venerdì 30 luglio 2010


Poi pensavo che c'era Betty,la mia cara cagnolina, l'affetto tutto mio che tanto mi aveva dato nei suoi tredici anni di vita, e la mia mente tornava a rasserenarsi e il mio cuore si riempiva di dolce tenerezza. Anche per lei il tempo scorreva inesorabile e la sua età la rendeva piu' vulnerabile, soggetta negli ultimi tempi a sempre piu' frequenti episodi di raffreddore e catarro.Ma lei ne aveva avute tante di batoste ben piu' gravi e le aveva tutte superate con una tempra d'acciaio, una voglia di vivere quasi imcomprensibile per un esserino cosi' piccolo,delicato, fragile come una statuina di vetro soffiato.Tutti dicevano che era il mio amore a tenerla su, a renderla piu' forte, a darle tante motivazioni di vita, e forse era anche vero, ma per me quello che provavo per lei non era mai abbastanza, rapportato al suo amore incondizionato, alla sensibilità profonda che mostrava anche solo nel guardarmi, nell'avvicinare timidamente il suo musetto al mio volto, quasi a volermi dare un bacio, simbolo discreto di un legame non a pieno comprensibile.
Mancavano tre giorni a Natale, ed era stato piuttosto freddo, per questo non restai tanto impressionata quel mattino nel vedere che Betty tremava, guardandomi con gli occhi socchiusi.Non toccò cibo per tutto il giorno; pazienza, avrebbe mangiato la sera, pensai. Ma quella sera Betty cominciò ad ansimare, emettendo un rantolino che non faceva presagire nulla di buono.Preoccupata, pensai che il giorno dopo l'avrei portata dalla mia amica Stefania, suo medico veterinario che la conosceva fin da cucciola. Sicuramente Stefania mi avrebbe rassicurata, come sempre ed io sarei tornata a casa con la mia gioia tra le braccia.Dopo una notte non proprio serena mi levai e nell'andare in cucina per preparare il caffè notai che il mio braccio destro restava leggermente sollevato su una parte un po' dolente. Immediatamente la mano sinistra toccò quella parte. Un tuffo al cuore. Qualcosa, simile ad un fuso di pollo sdraiato giaceva nel mio seno destro, tranquillo come se quello fosse da sempre il suo habitat naturale. Che assurdità! Fino alla sera prima non c'era niente ed ora questo impiccio, questo pensiero in piu'. Nel lavarmi mi guardai:su quel fuso c'era un grosso livido e al di sotto un diffuso rossore. Lo feci vedere a mio marito che mi ricordò le posizioni assurde che assumevo nell'addormentarmi in ogni dove, quindi quella era chiaramente una botta che avevo preso, non poteva essere altro.La risposta mi rassicurò perchè era quella che volevo sentire per non pensare oltre.Non potevo, non in quel momento.

1 commento:

  1. E' strano, ma emozionante leggerti...
    Nonostante i tanti anni vissuti insieme, mi sembra di scorgere qualcosa di assolutamente nuovo in Te: una "forza" che non ho mai conosciuto...
    Coraggio, sorellina! Ce la faremo!!!....

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