martedì 21 settembre 2010

Da sempre molto unite ognuna sapeva di poter contare sulle altre; anche quando era morta nostra madre avevamo condiviso il dolore donandoci i ricordi che la riguardavano e la ricchezza di valori che ci aveva lasciato. In questa maniera, piano piano il dolore stesso si era trasformato in malinconica nostalgia, un sentimento che scalda il cuore, non lo lacera. Un discorso a parte merita mio fratello; dico "merita" a ragion veduta perchè a lungo è stato relegato nella mia categoria "errori di valutazione". Nove anni più giovane di me, unico fratello, il più piccolo, è stato sempre "il fratellino"; gli ero molto affezionata, ma negli ultimi tempi, non vedendolo che nelle feste comandate, lamentavo di lui non una carenza, ma una mancanza di fisicità affettiva fatta di confidenze, supporto e di tante risate insieme per passare il tempo, ricordando i nostri trascorsi familiari. Beh, mi son dovuta ricredere perchè in questa occasione l'ho sentito molto vicino, abbiamo parlato tanto ed è come se si fosse ripreso un discorso interrotto da tanto tempo ma di cui non si è perso mai il filo. Ci vediamo sempre poco, però ora so che lui c'è.
Questa malattia, è meraviglioso constatarlo, mi ha permesso di scoprire nuovi rapporti, ha confermato delle certezze, ha fatto sì che rivalutassi persone e situazioni che si sono trasformate in altrettante certezze ancora più forti. E' stato il rovescio positivo della medaglia che mi ha fatto continuare a... credere negli altri.

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