mercoledì 15 settembre 2010

"Figlia mia, questa è la vita. Può succedere a tutti, anzi se guardi bene succede a tutti; io, per esempio, sono rimasta vedova con quattro figli e senza un soldo, mi sono rimboccata le maniche e sono andata avanti. I malanni poi, non mi sono mai mancati: porto la cassetta per il cuore (leggi pacemaker), tre anni fa ho avuto un tumore all'intestino, mi sono operata e sono andata avanti, poi ancora un'ernia e adesso questa debolezza, l'anemia! Mah, chissà perchè!? Ma io voglio vivere anche se ho una bella età, e poi il 2 luglio devo andare al matrimonio di mia nipote Silvia, mica ci rinuncio." "Non posso pensarci: perderò il mio seno". "E che fa?! Poi ti ricostruiscono". "E i capelli? Con la chemio mi cadranno tutti". "E che fa?! Sono capelli, poi ricrescono. L'importante è che tu continui a stare sulla faccia della terra e fai sentire la tua voce, perciò fatti coraggio e vai avanti: andrà bene pure per te, oggi non si muore più per un tumore, però bisogna lottare". Che spirito combattivo quello di mamma Ripalta! A 86 anni, nonostante tutto si sentiva "giovane" e sicura tanto da infondermi forza e anche entusiasmo, sì proprio entusiasmo nel riprendere possesso della mia vita o meglio della mia voglia di vita che, a momenti alterni, tra coraggio e scoramento, serenità e inquietudine, stavo perdendo. Mi asciugai gli occhi; grazie a quelle parole tutto sembrava ridimensionato, meno grave, e più ci pensavo meglio mi sentivo. Mi convincevo che condividere la paura equivaleva a smitizzarla, ad osservarla con occhio freddo e distaccato, a non sentirla più con tutto il suo peso.

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