sabato 4 settembre 2010

Fu una notte insonne e l'oscurità coprì di ombre i miei pensieri. Appoggiata alla spalliera del letto, sentivo il respiro di mio marito che mi dormiva accanto; nonostante la tensione provai un senso di tranquillità perchè avvertivo in quel respiro regolare il segno che tutto continuava a... scorrere normalmente e che la vita non si sarebbe fermata. "Che fai, non dormi?"mi disse, svegliato da un mio lieve movimento, "Cerca di riposare, sei stanca e domani avrai una giornata pesante, densa di tensioni e cambiamenti; però sarà anche l'inizio della risoluzione del problema e questo pensiero deve rasserenarti e farti guardare al futuro con ottimismo". Dicendo così mi prese la mano e la strinse forte, poi si riaddormentò. Con gli occhi aperti nel buio facevo mille pensieri, avevo mille paure perchè sapevo bene quello che mi aspettava. Che sarebbe stato per me, grande fifona, l' affrontare le difficoltà delle terapie, il viverne gli effetti collaterali? Forse sarei crollata. Le ore trascorsero così, lentamente, come il progredire di una processione sacra che segue un unico percorso. Alle prime luci del giorno mi alzai e andai in cucina per preparare il caffè. Come un copione già vissuto mi ricordai di qualche mese prima, quando di punto in bianco mi ritrovai quel "bozzo" nel seno; già, proprio lui, erano tre giorni che non lo "torturavo" piu', dal momento della mammografia ne avevo preso le distanze e provavo la forte sensazione che il seno, anzi entrambi i seni non mi appartenessero piu'.

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