venerdì 8 ottobre 2010

In quel clima di indecisione ma fermamente convinta della mia voglia di vita, non mi restava altro da fare che pregare e sperare, mentre " dalle alte sfere mediche " attendevo decisioni importanti. Ero serena ma anche trepidante: sapevo che la mia vita sarebbe stata diversa, ma volevo viverla nella sua pienezza con le gioie, le preoccupazioni, le incombenze quotidiane, con la serenità che deriva da tutto ciò.
Ogni tanto mi affacciavo alla finestra in fondo al corridoio: l'aria era così profumata! Respiravo profondamente per caricare le mie batterie e poter affrontare nuove giornate cariche di incognite ma anche di novità per il mio nuovo percorso di vita. I medici non sempre concordi sulle decisioni da prendere riguardo la mia situazione, cominciarono a prospettarmi alternative diagnostiche diverse,  per altro tutte molto valide, che avrebbero dovuto portare alla valutazione definitiva del mio tumore e alla strategia terapeutica più giusta. Anche io venivo posta davanti a scelte non proprio facili e quindi dovevo fare la mia parte, pur non sentendomi all'altezza della situazione, ma decisa ad uscire dal mio guscio per crescere.
Un pomeriggio, di ritorno dalla stanza di mio padre, trovai nella mia una " new entry ", Iole, una donna di ottanta anni con il mio stesso identico problema: il suo tumore sembrava il mio allo specchio, perchè era posto al seno sinistro, l'unica differenza era nel capezzolo, a lei completamente introflesso, cosa che a me non era successa e che mi aveva fin dall'inizio illuso. Un tumore non è mai uguale ad un altro e nel suo presentarsi alla ribalta sa mascherarsi in mille modi, purtroppo. Iole diceva che da quando lo aveva scoperto piangeva sempre; era sola, non aveva marito nè figli, solo una cognata che l'aveva convinta a farsi visitare, ma non si sentiva molto motivata e per la sua età e per il senso di vuoto e di solitudine che colmava " divorando " intere telenovelas alla televisione. " Beh, - le dissi- tra qualche giorno non piangerai più, non puoi sempre piangere e le lacrime non vanno sprecate per noi stessi. Piuttosto a noi serve tutta l'energia possibile per poter continuare a... vivere, imparare, conoscere, crescere. E poi vorrai pur vedere come vanno a finire le storie che vedi in televisione, o no? " Gli occhi ancora lucidi si illuminarono di un sorriso che rivelarono un'insolita giovinezza per una donna di quell'età.

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