domenica 10 ottobre 2010

Oggi, a distanza di mesi ricordo quando mi dissero della chemioterapia cui avrei dovuto sottopormi ancor prima dell'intervento. Tutti quelli che me ne parlarono, intendo i medici del reparto, lo fecero senza guardarmi negli occhi e velocemente, come fosse la cosa più naturale e semplice del mondo oppure perchè temevano di dover rispondere a domande per quanto ovvie pur sempre difficili. Ma io non avevo domande perchè le risposte le sapevo già: la chemioterapia mi faceva paura, anzi terrore e basta! Non c'era altro da aggiungere oltre al fatto che la vedevo come una violenza fisica fine a se stessa, una specie di accanimento contro qualcuno già abbastanza provato. Ero convinta di questo e nessuno mi avrebbe fatto cambiare idea mai e poi mai.
Le opinioni che la mente si costruisce non nascono sempre in maniera autonoma da un punto di vista oggettivo, spesso derivano dal pensar comune e da preconcetti ostinati e portano la mente stessa,così arroccata,  a perdere di lucidità. Per me era questo, in seguito mi sarei ricreduta, ma certo non per merito mio. E' chiaro che quelli che sono gli effetti collaterali di una terapia così pesante restano tali, ma quello vero e proprio, ciò che ti fa accettare la stessa malattia e addirittura superare, è di gran lunga superiore alla paura, alla fatica di affrontarla. Viene poi potenziato dall'atteggiamento, quanto più questo è positivo tanto più rapida è la risposta alla terapia. Dette così sembrano cose scontate, e forse lo sono per chi  le sente ma non certo per chi le vive sulla sua pelle e deve fare un gran lavoro su se stesso per metabolizzarle. Si ha bisogno di aiuto, di grande aiuto che può venire solo da parte di persone preparate, con una grande carica di umanità, forte sensibilità, e che sanno fare della propria forza , la motivazione di chi hanno in cura e aiutano. A quel punto del mio percorso avevo anch'io bisogno di tanto aiuto, e di lì a poco lo avrei trovato e sarebbe stata un'altra svolta nella mia storia.

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