martedì 26 ottobre 2010

" Tutto bene, signora? Bentornata! " Così mi accolse Massimo quella sera, mentre con mio marito entravamo nella sua pizzeria come ogni sabato. L'ultima volta era stata due settimane prima, il giorno della mammografia quando ormai si era definita anche se non ufficialmente la mia malattia. Era stata quella una serata molto triste in cui c'eravamo imposti di far finta di niente, ma ogni boccone era stato amaro e buttato giù a forza. Ora era diverso, anche se la situazione non era cambiata gli animi erano sereni in attesa di una risoluzione e perciò ci sentivamo più propensi a stare tra la gente, a scambiare qualche battuta, a mangiare una buona pizza. E quella volta fu davvero tanto buona. A tarda sera rientrammo e dopo aver spento come al solito le luci di casa subito a letto, con la mente volta indietro al giorno appena trascorso e il cuore speranzoso di bei sogni. Proprio così! Era da tanto che non sognavo più perchè l'ansia aveva fatto scendere un velo scuro sulla mia anima, lasciando solo un piccolo spiraglio attraverso il quale la luce stentava a passare. Quella notte un po' di luce filtrò e a me venne in sogno mia madre. Era in una casa di montagna tipo baita, tutta di legno; all'interno più stanze intercomunicanti. Io entravo e in fondo intravedevo una luce molto intensa e poi lei che mi veniva incontro. Avrei voluto abbracciarla ma non ci riuscivo; le dicevo di essere felice perchè ora saremmo state sempre insieme e lei ancora,  scuotendo la testa sosteneva che quel posto non era per me e che dovevo tornare a casa. Ci rimanevo male, come se mi avesse rifiutato, ma poi mi convincevo e prendevo una strada tutta in discesa che andava giù,  e senza ostacoli portava alla mia casa.

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