mercoledì 13 ottobre 2010

Volevo ancorarmi alla vita ma,  come una piccola imbarcazione in prossimità del porto cerca di gettare l'ancora e viene ricacciata indietro dall'arrivo improvviso di un'onda diversa, più grossa, così io ripiombavo nel dubbio e nella tensione pensando continuamente a quel 99% in cui non era per niente sicuro potessi io rientrare. E poi, mi chiedevo,  che cosa accade per l' 1% restante? Sapevo che a volte la malattia tende a cronicizzarsi ma che si può imparare a convivere con essa tra alti e bassi, e alla fine, se proprio non doveva andar tutto bene, speravo almeno in questo. E' naturale che l'altalena delle situazioni incideva notevolmente sull' umore e sulla mia determinazione a combattere, e passavo dal sorriso al pianto, dall'allegro discorrere al silenzio più cupo. E in questo stato mi trovò quel pomeriggio Anna P. Anna è una volontaria dell' AVO, forse quella che meglio tiene fede al suo impegno perchè ha una difficile esperienza alle spalle. Dodici anni fa anche lei aveva vissuto il dramma del tumore al seno e della mastectomia e a 39 anni aveva detto a se stessa che ce l'avrebbe fatta a tutti i costi: nessuno mai l'aveva vista piangere. Ora, superata completamente la malattia,  a distanza di anni sfoggiava un decolettes da fare invidia.  Era passata prima dalla stanza di mio padre che le aveva raccontato di me e l'aveva pregata di portarmi la sua esperienza come testimonianza positiva affinchè io trovassi forza crescente per lottare e vincere. Il racconto di Anna dalla sua viva voce, la gioia che l'accompagnava costituirono la bonaccia che mi fece gettare l'ancora. E di nuovo mi rasserenai, mi sentii tranquilla, a tratti privilegiata; di continuo ricevevo doni che rivoluzionavano la mia anima e non solo. Pregavo Dio di essermi vicino e sempre più forte sentivo la sua presenza accanto a me.

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