venerdì 12 novembre 2010

Avevo promesso a me stessa che in quei giorni che mi separavano dall'inizio della chemio avrei fatto finta di nulla, avrei continuato a... occuparmi delle cose di sempre, avrei trascorso una Pasqua serena, non avrei parlato mai della mia malattia. Lo dovevo fare per me stessa, perchè questo era l'atteggiamento giusto per iniziare a combattere, calma e lucidità, e anche per tutti quelli che mi erano accanto, che potessero avere di me un'immagine rassicurante di normale serenità. Cominciai con le pulizie di primavera; lavai i vetri di casa, lucidai a specchio le piastrelle della cucina, svuotai gli armadi per poi riempirli di nuovo, quest'ultimo in particolare era un rimedio infallibile per scaricare lo stress accumulato in quegli ultimi giorni. Nel pomeriggio mi telefonava qualche amica per informarsi del mio stato di salute e per gli auguri, alcune non le vedevo da tempo, chissà se quelle loro telefonate non erano dettate da pura e semplice curiosità, mah! Certo è che tutte restavano stupite nel sentirmi così tranquilla, che ricambiavo gli auguri con l'entusiasmo e il trasporto di chi non ha pensieri, e in verità mi meravigliavo io stessa di quella forza che non mi riconoscevo e che, facendosi largo prepotentemente, sarebbe stata la mia salvezza. Mi chiedevo altresì di che natura fosse quel sentimento mai provato prima che mi spingeva verso gli altri,  portava ad aprirmi con loro mostrando tutta la mia fragilità senza vergogna ma con dignità: non volevo nascondere niente, nè la malattia nè le mie reazioni, a tratti di scoramento, il più delle volte di speranza e di fiducia. Ero grata a tutti perchè stavano ad ascoltarmi, perchè si interessavano a me, perchè mostravano di volermi bene.

1 commento:

  1. come siamo simili... mi ci riconosco nel tuo racconto, sempre di più! grazie!

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