mercoledì 3 novembre 2010

Nella speranza di conoscere ufficialmente l'esito della mia agobiopsia tornai il giorno dopo nel primo pomeriggio. Ero con Valeria, ci accomodammo nella sala d'attesa e cominciammo a contare i minuti e poi le ore;  il Dottor F. C. non c'era ma ci fu detto che sarebbe tornato ed io ero troppo tesa e nervosa per tornarmene a casa. Aspettando la tensione aumentò, ero tanto arrabbiata perchè avevo provato un grande senso di colpa per aver perso tempo a decidermi nel farmi visitare ed ora erano altri a indugiare, a infischiarsene del fatto che io stavo tanto male e sentivo la terra franarmi sotto i piedi. Allora la pensavo così, sbagliando, ma tali erano le mie considerazioni. Dopo quasi tre ore non ce la facemmo più e andammo via, stanche ed io personalmente con una  forte sensazione di sconfitta. Dio, com'ero furibonda! Non riuscivo persino a sentire quello che mi si diceva, o in realtà non lo volevo sentire. Ero stanca di parole, belle parole "incoraggianti" che non incoraggiavano un bel niente. Stanca dei conflitti intestini. Stanca dell'interessamento altrui: il problema era solo mio e così pure il dolore. Tutti gli altri, compresi i miei familiari potevano sì dispiacersi, comunque avrebbero continuato la loro vita, " disturbati" ogni tanto da questo piccolo "neo", alla cui idea presto si sarebbero abituati; io no, non mi sarei mai abituata, neanche quando quel maledetto "bozzo" non ci fosse stato più. L'aver vissuto l'esperienza del tumore è qualcosa che ti scava dentro e non si può dimenticare, la puoi a tratti accantonare in un angolo della tua mente, ma poi basta poco, molto poco che ritorna prepotente a rinnovare l'antico dolore. A pensarci mi sembrava e a volte mi sembra ancora una lotta impari: non conoscere completamente il mio nemico mentre lui conosce me; non poter prevedere le sue mosse e al contrario lui gode dei miei momenti di debolezza. Diventare più forte di lui, questo era l'obiettivo di allora e lo è ancora, in questo momento quando tutto sembra essere sopito e ti predispone così ad abbassare la guardia.

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