venerdì 26 novembre 2010

Un pochino stanca mi sentivo; mi muovevo in casa cercando di mettere ordine ma ero deconcentrata e ogni tanto forte era la necessità di sedere, quasi mi mancava il respiro. Che pretendevo? Non potevo lamentarmi, era già molto NON AVER VOMITATO, essendo questa la peggior cosa che ritenevo potesse capitarmi. Pazienza! Mi ripetevo ancora, passerà; poi, cauta passavo da una faccenda all'altra senza stancarmi, concedendomi lunghe pause magari sfogliando una rivista o appuntando qualche riflessione sul mio diario. Avevo incominciato a scrivere ciò che provavo sul blocchetto dove di solito annotavo la lista della spesa, proprio il giorno che Betty era peggiorata e aveva trascorso tutto il tempo senza staccarsi da me, a poche ore dalla morte, poi c'era stata  la mia malattia... Avevo trovato il modo di metabolizzare quei due eventi così improvvisi e drammatici sottoponendomi a una sorta di autoanalisi: svisceravo le mie emozioni, fortissime, le mettevo sulla carta, rileggevo piano, le lacrime con potere catartico mi liberavano dal peso che avevo dentro. Così avevo continuato e ancora continuo a... farlo.
Era quasi mezzogiorno quando mi resi conto che qualcosa in tavola avrebbe dovuto pur esserci; in realtà la nausea mi impediva anche il solo pensare al cibo, ma la nausea, appunto, era la mia e non di quelli che si trovavano purtroppo a condividerla, quindi che fare? Per quel giorno, niente paura! Pasta con l'olio per tutti, così si rimaneva leggeri, ci si disintossicava dall'abbuffata pasquale ed io, necessità primaria e indiscutibile, non sentivo odori. Mi comportavo da egoista? Ma no! Mi ritagliavo solo un altro pezzetto di cura e attenzione, non lo avevo mai fatto prima, ora me lo dovevo. E avevo ricordato i "compiti a casa"? Certo! Protettore per lo stomaco più compressa per l'ipertensione al mattino, pillola antinausea a mezzogiorno e alla sera avrei preso quella per il colesterolo. Tutto col massimo scrupolo, tutto per cavarmela al meglio e sempre.

Nessun commento:

Posta un commento