mercoledì 5 gennaio 2011

"Una cosa è certa: mai e poi mai potrei reggere la vista di qualcuno che vomita, nè tanto meno raccoglierlo, il vomito." Così sentenziò mia figlia dall'alto delle sue sicurezze mentre si accomodava di nuovo sulla sedia con il cellulare in mano pronto per ogni evenienza ma soprattutto per chiamare il fratello non appena avessi finito. "Ma', tutto a posto?" Ogni tanto mi chiedeva non sentendomi parlare. Il fatto era che l'appuntamento con la chemio costituiva per me un'occasione in più per riflettere, non che non mi piacesse conversare, anzi, ma in quelle pause forzate del mio quotidiano facevo il punto della situazione; lasciando indietro i momenti brutti superati proiettavo in avanti il mio agire, cercando di caricarmi il più possibile di positività. Finita questa, mi dicevo, sarà -2 e andrò avanti fino all'intervento: che arrivi presto!
"Allora Mary, la prossima il 18 maggio. Aspetta... non ti alzare di scatto... ti può girare la testa. Fa' piano!" Grazia mi consegnò il foglio dell'appuntamento seguente e le sue parole giunsero alle mie orecchie come attaverso un filtro: strano, sentivo meno. Mi levai dalla poltrona con la solita sensazione di ebrezza e con le parole che si smorzavano in gola. Niente di nuovo, pensai, passerà e intanto erano due in meno. Mentre mi avviavo verso l'uscita dove ci aspettava Francesco, mio figlio, trovai difficoltà a camminare in linea retta, molto più della volta precedente; piano piano, comunque e con un piccolo "slalom" raggiunsi la meta. Che cerchio alla testa! Che bruciore agli occhi! Ma... che lagna stavo diventando! Basta... non dovevo stare troppo a pensarci. Piuttosto era quasi ora di pranzo... e per me  che pranzo sarebbe stato?

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