mercoledì 23 febbraio 2011

La data di scadenza di un vasetto di yogurt mi fa da promemoria: 5 marzo, devo fare la mammografia. Sempre di marzo anche quest'anno, come un anno fa... sempre di marzo... ed ecco l'ansia. Un vento gelido d'inverno non spazza pensieri ed ansia e un torrido pomeriggio d'estate non fa dimenticare che pensieri ed ansia possono non appartenere ad un'unica persona. Quel pomeriggio nel volto di mia figlia leggevo esattamente quello che provavo io. Per non "bastonare" ulteriormente le mie intenzioni di positività, cercai di distrarmi prestando attenzione alle altre persone che attendevano. Una donna anziana e un'altra molto più giovane, la prima quasi all'inizio del percorso, dopo l'intervento di mastectomia, la seconda dopo la ricostruzione. Parlavano fitto tra loro con molta complicità ed affiatamento come se si conoscessero da anni, mentre erano state solo compagne di stanza per cinque giorni: sono quei legami forti che si creano in situazioni simili, incuranti d'età, condizioni sociali e mentalità, e trovano spiegazione solo nell'aver condiviso la malattia. Più in là un'altra signora che per la lunghezza e la natura "riccia" dei capelli, deduco ora avesse tolto da poco la parrucca, il foulard o il cappello; raccontava la storia del suo tumore grande quanto un palmo di mano posto tra i due seni, serenamente ed anche con un pizzico d'ironia, un modo come un altro per metabolizzare quello che le era capitato, poter girare pagina e lasciarsi alle spalle un vissuto doloroso. Il mio cognome pronunciato ad alta voce mi richiamò all'immediatezza del momento, il cuore riprese a battere all'impazzata, mi alzai dirigendomi verso lo studio medico, sull'uscio ad accogliermi un sorriso luminoso e straordinariamente rassicurante, quello di Marilina, l'altra assistente del dottor C. Era fatta, ormai ero là, e finalmente tra un po'avrei saputo quando l'odiato "bozzo" avrebbe tolto il disturbo.

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