venerdì 18 febbraio 2011

Quei giorni che mi separavano dalla festa passarono in fretta ed io, presa com'ero dai preparativi, ai disturbi post-chemio ci pensai poco e niente. Finalmente avevo tutto pronto, l'abito nelle tonalità del grigio e rosa con un coprispalle bianco, le scarpe come la pochette di color argento e la parrucca, che per l'occasione sarebbe stata quella più elaborata, a riccioli larghi, molto bella: avrei stupito tutti ed in effetti era proprio quella la mia intenzione, che vedessero come il tumore, la terapia e la paura non fossero riusciti a scalfirmi più di tanto. La vita continuava in tutti i suoi molteplici aspetti e partecipare al matrimonio della "nipote del cuore", come lei ama definirsi, voleva dire per me continuare a... divertirmi, sorridere, sperare, avendo sì il pensiero della malattia ma limitandolo in un angolo della mente.
Nel primo pomeriggio andai da Teresa, la mia parrucchiera, doveva sistemarmi "i riccioli" e truccarmi un po'. Era molto caldo, pensai che ormai era estate, un'estate anomala per me, ma pur sempre continuavo a...sentirne il profumo, a farmi accarezzare dalla brezza ristoratrice tipica della stagione, a godere della luce senza limiti di tempo. Me ne accorgevo solo in quel momento di quanto fosse bella l'estate: era tutto meraviglioso. Tornata a casa dopo il "restauro" fui pronta in un attimo con crackers e gelatine di frutta nella pochette, e tutti in auto partimmo verso il luogo della cerimonia. La chiesa si trovava nelle campagne antistanti una vicina località balneare, una bellissima basilica di stile romanico- pugliese, dall'interno raccolto e molto suggestivo; fummo tra i primi ad arrivare e uscendo dall'auto provai un'emozione molto simile a quella del giorno del mio matrimonio, trentuno anni prima, sempre d'estate e con lo stesso batticuore.

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