martedì 1 marzo 2011



"Te le affido!" In un volto da bambina due occhi pieni di lacrime; il desiderio immediato di stringerla come fosse mia figlia. "La mamma comincia la ROSSA", un colpo allo stomaco per me, ma... "Ah, è un'altra esperienza" e ingoio un boccone che non assaporo. "Subito comincia con lo ZOMETA; domani... il prelievo, mercoledì, la flebo". Avevo intuito, ora era chiaro. Ma come in un quadro che a tinte fosche e cupe riproduce una tempesta, si cerca uno squarcio nel cielo, uno spiraglio di luce come via di fuga a tanta oppressione, così in quelle tre frasi, necessariamente secche e solo in apparenza slegate tra loro, subito sono andata alla ricerca della scappatoia, perchè, bisogna ricordarlo, ce n'è sempre una, e l'ho trovata. "Allora ci vediamo mercoledì! Salutami mamma, e... non piangere, non farle vedere le tue lacrime". Poi mi è rimasto il magone. Perchè tanta sfortuna? Un tumore solo un po' più grande del mio!... Mi sono sentita quasi in colpa per un "privilegio" che dovrebbe essere un diritto di tutti quelli che si ammalano di cancro, la risoluzione rapida, semplificata che non segua vie contorte ed  estenuanti; ma purtroppo non è sempre così. "Ciao, avevo bisogno di sentirti", mi ha detto oggi al telefono quella voce da bambina rotta dalle lacrime; "Oggi c'è stata la delusione e piangere è naturale; il percorso è diventato più lungo e difficile ma non è senza speranza... bisogna crederci e lottare perchè SI VINCE e SI VINCE SEMPRE anche quando sembra impossibile... Piccola cara, CE LA FAREMO!"
Stasera, in silenzio ho appaiato dodici paia di calzini da uomo posti sul termosifone ad asciugare...li ho stesi bene con la mano e mi è piaciuto sentirne la morbidezza e il tepore... ho aperto il cassetto del comò e li ho riposti. Ho ringraziato Dio per quest'altro dono, ancora... ancora...

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