lunedì 28 marzo 2011

Potevo aver dormito cinque minuti o una notte intera sarebbe stata la stessa cosa, e il ritorno alla coscienza fu un misto tra il sogno e la realtà con i suoni presenti in un lieve crescendo e le figure prima annebbiate e confuse, poi nitide se pur mosse. "Ma perchè mi spostate di nuovo?" "Dobbiamo andare in camera, non possiamo restare qui." "Allora... è tutto finito???" "Sì, l'intervento è finito." Provai un senso di sollievo misto a gioia: il "bozzo" non c'era più, richiusi gli occhi con la tranquillità di chi non ha più nulla da temere. Nel dormiveglia post operatorio sentivo lo scorrere della barella sul pavimento, la vetrata che si riapriva sul corridoio fino alla mia stanza, ogni tanto socchiudevo gli occhi e le sagome dei miei familiari mi apparivano come figure eteree. "Mamma, è andato tutto bene... Ma'... mi senti?" La voce di Valeria mi arrivava distintamente; dei sensi l'udito aveva ripreso in pieno, mentre stentavo ancora a vedere, non riuscivo a fare respiri profondi e nel mandar giù la saliva sentivo grattare la gola come se avessi ingoiato scorza di pane raffermo. Un insieme di sensazioni sgradevoli che culminavano con una forte pressione sul petto, istintivamente avrei voluto levarmi quel masso, portai la mano là dove sentivo maggior fastidio, trovai tutto piatto e rigido. No, non era stato un sogno." Mi dispiace, può entrare una persona sola." La voce dell'infermiere mi scosse. "Valeria. Mia figlia... fate entrare mia figlia." Avevo voluto lei perchè era parte di me, una sorta di prosecuzione di me stessa e poi perchè le avevo affidato un incarico ben preciso, una volta che fossi uscita dalla sala operatoria doveva subito coprirmi la testa con il cappellino e infilare al mio dito la fede nuziale. In testa il cappellino anche se sbilenco fu posto, il dito invece oppose un po' di resistenza all'anello. "Mamma hai il dito gonfio, proviamo dopo. " Assolutamente non se ne parlava. "Insisti, vedrai che s'infila." Ci misi tutta la forza del mio pensiero perchè ciò avvenisse, ci tenevo troppo a riprendere uno dei miei ruoli e guardare di nuovo la vera al dito significava sentirmi più viva che mai, sorretta dall'amore di chi era al mio fianco da tanto tempo.

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