martedì 15 marzo 2011

Stamattina ci contavo di poter alleggerirmi di un peso, fare un altro passo avanti, avere la certezza di una speranza sempre in divenire. "Devo ritirare un referto." "Un attimo solo." La ricerca di una busta tra le altre. Strano, non c'è. Ma è oggi il 14? Mi chiedo. "Scusate ancora." Passa qualche minuto. "1953? (anno di nascita)... mi dispiace, non è pronto... manca la dottoressa, rientra mercoledì... ripassate." Ma come una 048 (codice dei malati oncologici) deve ritornare, deve vivere ancora momenti d'ansia, non ha dato già abbastanza "alla nobile causa"? E' evidente che no, se alla mia domanda forse inopportuna ma comunque comprensibile "C'è qualche problema?" arriva la risposta un po' stizzita "Signora... la dottoressa deve mettere la firma al referto!" "Scusate." ho risposto con un timido sorriso e all'improvviso ho avuto tanto caldo, quasi soffocavo. Pensavo che non avrei mai rivissuto queste sensazioni e invece... Sono uscita di lì e avrei voluto piangere. Brava! Faccio la forte e poi mi perdo così, affogo in un bicchier d'acqua. Mi sono ricomposta e sono salita in reparto, tra i miei amici, dove mai mi ritrovo da sola con i miei pensieri perchè li condivido ricevendo in regalo tanta forza. E si scambiano sguardi e negli occhi si leggono storie, percorsi, una lotta che non finisce mai. Lo sguardo arrabbiato ma anche smarrito di chi da troppo tempo s'aggrappa alla vita, quello spaventato di chi la sente sfuggire come sabbia tra le dita, lo stupore negli occhi di chi finalmente si rende conto e non crede sia vero, di poter chiudere un'ampia parentesi che aveva interrotto il suo lineare discorso con la vita. S'impara tanto leggendo quegli sguardi, ne vien fuori la natura umana, fragile, vulnerabile ma anche forte quando combatte la battaglia per la vita, un po' incredula ma tanto felice quando ne esce vittoriosa.

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