martedì 29 marzo 2011

Un anello può non fare la differenza ed in effetti non la fa, ma quando si crede fortemente in ciò che si è costruito e si porta avanti con altrettanta forza e convinzione, anche un simbolo può costituire un valore aggiunto. Questa era stata sempre pure l'opinione di mia madre che della famiglia ebbe la vocazione e che con quel cerchietto d'oro teneva strette le pagine della sua storia. Una volta, quando cominciò a peggiorare ci disse di voler essere sepolta con la fede al dito e alla mia "rimostranza", "Però, mamma, sono la primogenita, dopo di te vorrei conservarla io", avanzata per sdrammatizzare e allontanare la tensione creata dalle sue parole, aveva risposto senza esitare, "La vuoi tu? Sarà tua." Come tangibile passaggio di testimone, testamento spirituale dei valori in cui da sempre aveva creduto. E quanto dolore aveva provato quando l'aveva persa venti giorni prima di morire! Non aveva colpa, tuttavia pianse perchè non avrebbe potuto mantenere la promessa. Non ho "ereditato" il suo anello, ma tutto ciò in cui lei ha creduto, quello sì, l'ho fatto mio, patrimonio che investo ogni giorno nella mia quotidianità e non solo nell'ambito familiare, e che mi ritorna con gli interessi facendomi sentire sempre più ricca. E per questo vorrei poter seguire continuamente la voce del cuore, anche a costo di star male; vorrei non deludere nessuno e forse vengo meno alle aspettative di qualcuno esagerando con degli atteggiamenti involontari; m'impegno a far tutto da sola, ad uscir fuori dai miei momenti (mi è consentito?) bui, a risollevarmi, a non temere ciò che sarà, e probabilmente anche questa viene considerata una forzatura, una maschera per nascondere la vera natura dei miei sentimenti. Ma io ora sono così, una scoperta continua anche per me stessa, in tempo reale ho consapevolezza di ciò che provo che è diverso da ieri e anche da domani. La mia "avventura" mi ha insegnato soprattutto questo, a non dare niente per scontato, neanche me stessa.

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