giovedì 26 maggio 2011

Quanto più l'epilogo di una storia è triste e doloroso tanto più lo è il vissuto che c'è alle spalle; venirne a conoscenza spesso lascia senza parole con lo stupore di quanto sia sottile la linea che separa la realtà vera, autentica da quella "romanzata", come fosse la sceneggiatura di un film o addirittura di una fiction televisiva. Sono soprattutto i particolari, gl'intrecci dei rapporti e delle situazioni che danno da pensare, ma come può esser vero??! In quest'ultimo periodo ne ho ascoltate tante di storie così ed ogni volta mi rendo conto di quanto io sia da sempre fortunata, dal giorno in cui sono nata, e anche passare attraverso la malattia è stato per me come attraversare un cerchio di fuoco ed uscirne leggermente scottata. L'aver trovato sulla mia strada tante persone meravigliose, professionisti bravi ed umani mi ha convinto di ciò che vado affermando sempre e con tutti.
Il giorno che tornai al Day Hospital e ritrovai il dottor Antonio, Dora, Marta e Grazia, mi sentii come se fossi di nuovo in un porto sicuro; quell'ambiente familiare, quelle persone costituivano dei punti di forza per la mia rinascita. Il dottore in particolare, mi accolse con un sorriso molto aperto che sentii sincero, dato il suo carattere a volte apparentemente scontroso e la sua serietà di comportamento. In quell'occasione mi ascoltò a lungo e mi fece sentire tutto il suo appoggio, la strada da percorrere sarebbe stata ancora lunga ma mi sarebbe stato vicino, questo era sicuro. Nell'attesa dell'esito dell'esame istologico tornai a casa; presto la dottoressa P. A. di cui nel frattempo ero diventata amica, mi avrebbe dato i risultati e da lì finalmente si sarebbe chiarito definitivamente il quadro della mia patologia, sarebbe venuta fuori la carta d'identità del mio tumore.

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