domenica 17 luglio 2011

Quanto tempo è passato, poco meno di mezzo secolo...
Avevo quasi dieci anni e frequentavo la quinta elementare; allora la mia scuola aveva bandito un concorso a cui avrebbero partecipato i temi di alunni dell'ultimo anno. La traccia da elaborare era, "Se avessi un milione..." Certo, una bella cifra, considerata l'epoca, l'inizio degli anni '60, un milione era davvero tanto e non solo per una bambina. Ma questa bambina che amava tanto leggere e che, a detta della maestra, scriveva piuttosto benino, decise di partecipare anche perchè in palio c'era una collana di libri per ragazzi e una mini borsa di studio, quest'ultima interessava meno ma i libri, oh quelli sì e tanto! E allora, un giorno seduta al mio solito banco, durante l'orario normale di lezione, isolandomi dal contesto scolastico quotidiano cominciai a pensare... "Se avessi un milione..." Con la penna sulle labbra e gli occhi chiusi mi chiesi, sì... con un milione, che cosa vorrei fare? Mi si palesarono tutte le risposte possibili, le più ovvie naturalmente per una bimba di quell'età, ma non so perchè, man mano che comparivano nella mente passavano via velocemente, come quelle scritte delle insegne luminose che per la rapidità del passaggio non si fa in tempo a leggere. Ad una ad una tutte mi sembrarono troppo scontate, insignificanti e neanche tanto belle. Poi, ad un certo punto mi venne così spontanea..."Se avessi un milione... mi piacerebbe creare (fu proprio questo il verbo usato) un ospizio per anziani, una grande casa a quattro piani con tante stanze belle e luminose ed un immenso giardino con lunghi viali costeggiati da alberi sempreverdi e reso bello da aiuole di fiori colorati così che i nonnini non potessero essere mai tristi... " Il tema continuava con considerazioni simili e descrizioni particolareggiate su come, secondo me, doveva essere questa "casa" perchè di casa  parlavo, d'affetto e di gioia senza mai tristezza intendevo. Sarà stata l'originalità della risposta, impensabile per una bambina di quell'età, e anche un po' per tutto il resto, che comunque poteva essere invece comune per quell'età, fatto sta che vinsi il concorso e il premio fu mio. La soddisfazione fu grande anche perchè il testo fu considerato così bello da essere letto in pubblico in presenza del direttore didattico che per tutti noi scolari era davvero un'alta personalità.
Cinquant'anni fa ciò che era stato scritto da una bambina, un desiderio non per sè ma per gli altri, aveva un valore immenso anche oggettivo, oggi sarà ancora così? Per quello che mi riguarda so che se avessi tanti ma tanti soldi, non in più, tanti e basta, non comprerei una villa a Lampedusa per essere considerata lampedusana, ma metterei su una mega struttura tipo casa famiglia non solo per malati terminali, dove tutti i pazienti di qualsiasi patologia potessero ritrovare la serenità giusta per convivere con ciò che è loro capitato, "elaborando" la perdita di quella parte di se stessi, e continuando a... vivere col piacere di vivere. Vorrei proprio questo, sì, e mi sentirei DI AMARE DI PIU' LA VITA PERCHE' NON SOLA AD AMARLA.

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