martedì 11 dicembre 2012

"La speranza non va confusa con l'ottimismo, nè con lo sforzo continuo di mantenere accesi sogni e progetti. Avere speranza significa che una forza più grande alimenta la tua piccola storia e che questa potenza di vita è sempre a tua disposizione."


Stasera ultimo incontro del gruppo di auto-mutuo-aiuto prima delle feste... un'atmosfera serena per un argomento difficile, la qualità della vita del paziente oncologico.
Ognuno ha espresso opinione su come intende vivere qualitativamente la Sua esistenza  nella particolare condizione di malattia e soprattutto in questo periodo festivo che tradizionalmente vuole gaiezza e bontà. Nessuno si è astenuto dal dire la propria, compresi "il facilitatore" e le "due volontarie" che comunque vivono da vicino e di riflesso la condizione oncologica.
Gli interventi sono stati vari ma in sintesi hanno espresso il medesimo concetto o desiderio... vivere come se niente fosse, anzi meglio alla luce di quello che è stato... se passato, alla luce di quello che è... visto che il domani non è dato conoscere. E poi la gioia nelle piccole cose... nel calore della famiglia... nell'amore per il prossimo di cui si riscopre la presenza e la necessità anche per fuggire da un altro tipo di "cancro" ancora più doloroso... la solitudine.
Una delle volontarie ha detto che per Lei , "qualità di Vita" è... esserci, quindi la Vita stessa, mai uguale e in continuo divenire.
La seconda delle Nostre Amiche ha affermato che riscoprirsi ogni giorno capace di amare "sinceramente" gli Altri, solo questo la fa stare bene in modo autentico.
E infine... "il facilitatore". Per Lui, "qualità di Vita" è continuare a... far ricerche, studiare il "CANCRO" per smitizzarlo, perchè ad Altri venga data la possibilità di comprendere come poterne fare una risorsa, un'opportunità in più.
Per quel che mi riguarda non c'ho mai pensato alla "qualità di Vita"... esserci, avere la forza fisica e morale per fare tutto quello che facevo prima è già vivere "con qualità", poi col mio essere "cancrocentrica", studiando, approfondendo, stando vicino a Chi "subisce" la malattia senza "viverla", ho imparato a dominare l'angoscia dell'evento e l'ansia che ne consegue... perchè questa davvero non finisce mai, nemmeno quando Ti dicono... puoi stare tranquilla.

6 commenti:

  1. Credo anch'io che elaborare la malattia e non limitarsi a subirla sia già una grande "qualità di vita".

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    1. Significa "vincere", cara Ambra... e una vittoria così fatta è altro che... qualità di Vita!
      Un abbraccio.
      Mary

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  2. Sono d'accordo con Ambra cara Mary, credo che tu sia un esempio di ragionevolezza. Buona giornata vara amica.
    Tomaso

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    1. GRAZIE, Tomaso... mi hai fatto un complimento bellissimo.
      Grazie ancora di Cuore,
      Mary

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  3. La speranza c'è... ma c'è anche quel po' di ansia che rimane, a chi vive o ha vissuto questa terribile esperienza di vita... Buona serata e un affettuoso abbraccio.

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    1. Ale cara, spesso "ansia" e "speranza" vanno a braccetto, anzi forse neanche ci sarebbe la seconda senza la prima... perchè succede che si dia sempre tutto per scontato.
      L'esperienza con la malattia, questa in particolare è molto forte e come tale segna una tappa di crescita alquanto significativa... vista così alla fine non è nemmeno la peggiore che si possa vivere e dopo tutto SI SUPERA.
      Un immenso abbraccio... esclusivo, per TE...
      Mary

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