giovedì 31 gennaio 2013

"Il ritrovarsi fra persone accoglienti ed empatiche, la possibilità di raccontarsi, di esprimere i propri sentimenti, le lacrime, le risate, i progetti e le speranze condivise sono esperienze di per sè terapeutiche"

"Dire a se stessi di stare bene aiuta a stare meglio"





Quante volte vorremmo mettere in pausa il "tempo"... fermarlo insieme con le emozioni che l'hanno accompagnato...
E' impossibile perchè Nulla resta uguale e Tutto è in divenire. Se per assurdo ci provassimo e si riuscisse persino in tale impresa, non sarebbe la stessa cosa... la magia e il fascino, la gioia o al contrario lo struggimento perderebbero in immediatezza e sarebbe come recitare "se stessi".
Solo stamane ho riposto il "presepio completo"... subito dopo le feste non abbiamo voluto, ci rendeva tristi. Per tutto il periodo c'aveva donato luce, colore... la "serenità" di un simbolo "particolare", dal valore e significato esclusivo perchè noto solo all'Amore della mia Vita e me. Passato il Natale abbiamo continuato a... guardarlo, considerarlo ma con uno spirito diverso... ogni tanto accendevamo le luci e chissà perchè non sembravano più tanto luminose. Forse era il "giorno" che col suo perdurare ne velava la brillantezza...
Il Tempo va e porta via i segni del suo passaggio... e se è pur vero che possono venir meno le emozioni belle e positive, lo è altresì per le sensazioni dolorose, l'ansia e l'angoscia e si è subito pronti ad affrontare quello che verrà con progetti nuovi, solite risate diverse solo per motivazione, lacrime che non saranno mai le stesse e magari sempre meno copiose perchè consapevoli.
E così stamattina il presepio è stato riposto pensando a quello che faremo per il prossimo Natale...  più grande, più ricco... sempre più "Nostro".
Ieri in reparto ho incontrato "due signori"... facevano la terapia nella stessa stanza. Ho offerto Loro delle caramelle ed abbiamo cominciato a chiacchierare... il "primo a sinistra" sosteneva "il bicchiere pieno a 3/4", il "secondo a destra" era propenso per "la condanna", ovvero si diceva sicuro essere destinato alla fine certa, prima o poi... abbiamo capito più in là che la Sua era affermazione scaramantica, che certamente preferiva il "poi", molto poi e in quanto alla prima parte non era un granchè di scoperta visto che per Tutti la "fine" è certa. Il signore "primo a sinistra" invece ad un certo punto ha detto... " Mi hanno detto che dovrò fare chemio a vita, e sentir questo se per un verso mi sgomenta, a tratti mi consola... per lo meno avrò una vita per poterla fare. Allora ho pensato, perchè non godermela? Ho venduto dei terreni che a causa della malattia non posso più seguire ed ho comprato casa. Una bella casa nuova, grande e luminosa... c'andrò a stare a vita! Continuo a... ripetermelo, a vita e mi riprenderò quella che il tumore m'avrà tolto".

mercoledì 30 gennaio 2013

"Se sopravviverò a questo tempo e se allora dirò: la vita è bella e ricca di significato, bisognerà pur credermi. Se tutto questo dolore non allarga i nostri orizzonti e non ci rende più umani, liberandoci dalle piccolezze e dalle cose superflue di questa vita, è stato inutile"
(Etty Hillesum)




La "malattia" come la "guerra"...
E' da poco trascorso il giorno della memoria, ed è inevitabile per me un confronto del genere, ora più di prima. Da volontaria "tirocinante a vita" in un reparto di oncologia continuo ad... assistere ad una lotta senza esclusione di colpi ove eroi speciali di una vita normale si battono per il diritto ad esistere. Perchè hanno ancora da donare... vedere, per non essere dimenticati. Ed ogni volta con rinnovato stupore mi rendo conto che fu per me solo una "battaglia" ciò che per questi Amici è vera e propria "guerra".
Stamattina me l'ha detto anche l'Amica che ha lo stesso nome della mia mamma... è ancora in terapia eppure... "Sai, quando vengo qui mi rendo conto che ho molto da ridimensionare riguardo alla mia patologia..." Eh, già... c'è sempre qualcuno che sta peggio... e anche peggio di questo qualcuno sta Chi non c'è più. L'unico privilegio, se così si può dire... è che non ha più dubbi... forse o magari, non si pone domande... chissà, è possibile?... non teme più di essere scordato nè potrà mai rendersi conto se effettivamente è così.
Perchè è questa l'angoscia che tormenta i pazienti come Noi... essere cancellati dalla "memoria generale".
Ricordo ancora gli occhi lucidi di mia suocera quando ci chiese... mi scorderete? Quelle parole mi sono rimaste impresse dentro, intatte anche nel suono, e nel momento che è toccato a me ne ho capito ancora di più il significato.
Essere scordati... e ancor prima essere considerati quasi un ostacolo per il normale proseguimento di una vita frenetica, fatta di attese, progetti... realizzazioni, tempo che va via veloce e non può essere sprecato.
Bene ha detto la mia nuova Amica dal carisma speciale... "non ho che fare di gente che viene a farmi visita,  chiede se mi sento meglio, guarda l'orologio e va via perchè ha da fare. Meglio farebbe a rimanere a casa propria... non perderebbe tempo e non guasterebbe i miei programmi che sono diversi ora perchè alla luce di un'altra dimensione. Che interesse può avere nei miei confronti Chi pur vedendomi ridotta ad ossa e pelle, chiede se mi sento meglio? E' persona che non possiede la logica del pensiero... perciò non può andare da nessuna parte."
Ho guardato i Suoi occhi... una luce speciale messa ancora di più in evidenza dalla mancanza delle ciglia. Le ho dato il cioccolatino promesso due settimane fa... l'avevo messo nella tasca del camice per non dimenticarmene e poi quello era Suo, il pegno per un appuntamento fissato...
"Ma come hai fatto... ti sei ricordata?!", " Certo... Tu non Ti ricordi di me?", "Sì... io sì, ma tu ne vedi tante di persone...", "Ognuno occupa un posto preciso nel Cuore dell'Altro, poi ci sono persone speciali che si collocano avanti agli Altri... al di sopra. TU sei una di quelle."
Mi ha guardata commossa... " Se non dovessi esserci più, ricordami... ricordati... non abbassare la guardia col tumore e combatti... combatti senza stancarti mai."

martedì 29 gennaio 2013





La vita è una processione.
Chi è lento la trova troppo veloce e si fa da parte.
Chi è veloce la trova troppo lenta e si fa da parte.
 


Per arrivare all'alba non c'è altra via che la notte  (Kahlil Gibran)


Entrambi non vivono... non nel senso pieno del termine.
E dire che io non ho mai troppo amato le processioni... le rispetto ma non mi ritengo "adeguata" nel seguirle.
Perciò trovo tale paragone azzardato, almeno ora che la mia vita-processione va come deve, a passo lento ma sicuro... sostando quando gli eventi lo impongono, riprendendo quando è ora.
Forse il segreto è tutto qui, come sempre... sapersi adeguare senza mai soccombere anche quando sembra che il mondo Ti crolli addosso. Bisogna saper mantenere una buona dose di ottimismo per continuare a... credere che prima o poi  i "tentativi saggi" saranno riconosciuti. Perchè... tentativi? Perchè lo sforzo c'è ma non sempre l'esito, e poi si sbaglia... l'uomo sbaglia si sa, e molto spesso non se ne accorge.
Sono io persona molto riflessiva, istintiva quanto basta per ribellarsi al "non vero" e all'ingiustizia, sufficientemente ragionevole e pacata nel saper riconoscere il momento di tacere. L'ho fatto più volte quando è stato il momento... ho morso il freno anche se il mio Cuore diceva il contrario...
Così ricco di "buoni sentimenti" era deluso e ferito, possibile mai che non erano valsi a nulla? Ma forse lo erano solo per me... buoni e per Altri soltanto... a metà... inspiegabili in un mondo "come questo". Di qua i tanti fraintendimenti e gli inconsapevoli errori colpevoli di così grande sofferenza.
Non mi piacciono le processioni perchè non so stare al passo e la concentrazione mi difetta... penso ad altro.
Molte volte nella vita mi ritrovo nella medesima situazione... come tempo fa... come stamani. Allora ho dovuto fare un passo indietro... era necessario, oggi ho ripreso ad andare con buona pace di Dio.
Avrei potuto fermarmi del tutto, uscir fuori dalla "processione", ancora una volta non sarebbe stata per me... non l'ho fatto, ho continuato ad... andare magari in tono dimesso forse poco convinta, ma oggi non ho avuto di che pentirmi.
Mi è stato chiesto... perdono.
E perchè... se non è successo nulla?

lunedì 28 gennaio 2013

"Ora che ho imparato ad apprezzare la Vita e a comprenderne in pieno il valore... ora più che mai non posso passare oltre..."



Perchè la "Speranza" è unica e sola, e se è vero che bisogna guardare avanti, lo è altrettanto procedere con un occhio al passato... soltanto una rapida e fugace occhiata per carpirne gli errori e trasformarli in "bontà"... unica e sola.
Nel celebrare il "giorno della memoria" mi pare inutile e banale far uso di frasi ripetute e sentite tante volte da non suonar più autentiche per natura... ho pensato invece di riportare "stralci" di un diario... "Il diario di Anna Frank", divenuto in seguito non solo famoso "memoriale"  di una ragazzina ebrea bensì "simbolo" di un intero, triste periodo, oserei dire... epoca.
Una delle primissime pagine... e l'ultima.
Nella prima spiega il motivo per cui decide di dar un nome a quelle "pagine di carta"... perchè "la carta è paziente"... come "amica" discreta ascolta, non replica... soprattutto non giudica.
Nell'ultima... pur dopo tanta angoscia proclama il Suo confidare ancora nella speranza... perchè in fondo l'Uomo non può essere così cattivo... ha solo dimenticato la Sua capacità di essere buono.


"... a me piace scrivere e soprattutto aprire il mio cuore su ogni sorta di cose, a fondo e completamente.
- La carta è paziente -; rimuginavo entro di me... e siccome non ho affatto intenzione di far poi leggere ad altri questo quaderno rilegato di cartone che porta il pomposo nome di diario, così la faccenda non riguarda che me. Eccomi al punto da cui ha preso origine quest'idea del diario: io non ho un'amica.
...
Perciò questo diario. Allo scopo di dar maggior rilievo nella mia fantasia all'idea di un'amica lungamente attesa, non mi limiterò a scrivere i fatti nel diario, come farebbe qualunque altro, ma farò del diario l'amica, e l'amica si chiamerà Kitty."


"E' un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perchè esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perchè continuo a credere nell'intima bontà dell'uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l'avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l'ordine, la pace e la serenità."




domenica 27 gennaio 2013

"Non aver paura di affrontare il futuro con speranza e consapevolezza"





Percorri una via... e fino a quando sei in cammino e conosci la strada, vai tranquillo. Anche se sei stanco non hai fretta di arrivare perchè non sai se finalmente troverai quiete e riposo o dovrai andare ancora... magari per un sentiero più impervio... o troverai ostacoli per cui costretto, tornerai indietro.
Non sai... è meglio non pensare e intanto continui il percorso che Ti è dato. Poi si vedrà.
La Vita non è altro che questo... un susseguirsi di tappe e traguardi, a volte bastano semplici esercizi di riscaldamento per essere sufficientemente preparati e bravi al raggiungimento della meta, altre volte devi fare i "salti mortali" o improvvisare e non è neanche certo che ci riesci.
Come è quando incappi in una "storia difficile"... come è quando capita un'"avventura non facile". Possono sembrare la stessa cosa ma non è così... e la differenza la fa quel "non" davanti ad un attributo di chiara positività.
Spesso in una storia difficile ci si va ad infilare quasi volutamente o per lo meno non si fa niente per evitarla e si manda a benedire la "santa ragione" perchè santa non lo è più. L'avventura non facile Ti capita tra capo e collo, la devi vivere che piaccia o no, raccogliere le forze e andar dritto come un treno finchè non sei "fuori dal tunnel".
Fuori dal tunnel... che bella frase! L'ho sentita talmente tante volte che ho cominciato ad odiare le gallerie... quando in auto ne infiliamo una, preferisco chiudere gli occhi, mi fa meno paura perchè sembra di essermi assopita e vivo meno l'ansia di uscirne.
Fuori dal tunnel... e poi? Magari prima c'era un cielo azzurro e poi, se la galleria è tanto lunga Ti trovi sotto una pioggia scrosciante che non fa vedere nulla e... Ti senti perso. Oppure subito dopo l'uscita,  c'è una strada piena di curve e dossi, senza indicazioni chiare per raggiungere la meta.
E se perdi l'orientamento, sbagli strada? Allora... davvero non arrivi più.
Eppure... fuori dal tunnel devi uscire... il desiderio della "luce" è più forte di ogni altra cosa, e quando l'avrai trovata sta in TE mantenerla sempre viva ai Tuoi occhi... perchè non perda in brillantezza e vigore e sia guida per il resto della "strada" che Ti è data.
Non ci sono scuse... è "opportunità" da non sprecare perchè tutto diventi più motivato e facile e il cammino sia così leggero da diventare molto simile a un "volo".

sabato 26 gennaio 2013



Un'eroina dei Nostri tempi... Anna-staccato-Lisa
"Aiutare chi sta vivendo la stessa esperienza. Sconfiggere la malattia rende persone speciali agli occhi di chi sta ancora lottando contro il cancro. Un aiuto può essere molto importante per chi ne ha bisogno."




Avevo riportato questi brevi pensieri, tratti dall'ultimo "verbale" dell'incontro del gruppo "G.A.M.A.", perchè fossero introduttivi a quello che avrei raccontato della mia giornata odierna in reparto... un giorno da "volontaria convinta"... tirocinante esperta. Sì... perchè di cancro, metastasi, terapie ed effetti collaterali ne capisco un po' e non solo perchè ci sono passata... quindi tra questi argomenti mi muovo spedita, ma quando si tratta di persone... anime, emozioni e sofferenza, penso proprio di dover affermare che non smetterò mai di imparare, dovrò agire con la massima cautela... sarò una "tirocinante a vita".
Prima di cominciare come ogni sera cercavo poi un'immagine che fosse significativa  per quello che avrei scritto... e ad un certo punto mi è apparsa questa foto, la foto di "Anna-staccato-Lisa" che ho postato.
Parlare di Lei credo sia inutile... Chi non la conosce almeno di fama, per quel Suo coraggio e la grande voglia di vivere che l'hanno resa indimenticabile?
La foto accompagnava una pagina del blog di cui era autrice... forse quel giorno non era di quelli giusti, capita a volte... e Lei per esprimere uno stato d'animo ricorrente in Chi si trova ad affrontare una lotta quotidiana di quel tipo, in tale spazio preferì riportare un brano inviatole da un lettore... parole che rispecchiavano in pieno ciò che provava in quel preciso momento.
Desidero trascriverle anch'io... per ricordarla innanzitutto, perchè oggi ho colto in più di un paziente le stesse emozioni, e poi... perchè capita anche a me... a volte di fare gli stessi pensieri.

ORA CHE SONO VIVA...

PREFERISCO che tu condivida con me qualche minuto
ora che sono viva,
che una notte intera quando sarò morta.

PREFERISCO che tu accarezzi soavemente
la mia mano ora che sono viva,
piuttosto che adagi il corpo sul mio cadavere
quando sarò morta.

PREFERISCO che tu mi faccia una breve chiamata
ora che sono viva,
invece di intraprendere un lungo viaggio
quando sarò morta.

PREFERISCO che tu elevi a Dio una breve preghiera
ora che sono viva,
che non una messa cantata
quando sarò morta.

PREFERISCO che tu mi dedichi un solo accordo di chitarra
ora che sono viva,
che non belle parole sulla mia tomba
quando sarò morta.

PREFERISCO anche i più piccoli dettagli
ora che sono viva,
che non grandi manifestazioni di affetto
quando sarò morta.
               (da  "Vivere il tramonto", Paure, bisogni e speranze dinanzi alla morte.   Arnaldo Pangrazzi)


venerdì 25 gennaio 2013

"... ora è sì, molto responsabile ma io col cancro a volte sono più pesante, più irascibile... se domani si stancasse e mi lasciasse, lo capirei..."

"Un marito che scappa è un cattivo ed un irresponsabile..."

"Il cancro nella coppia può fare del bene o del male... dipende..."



E prima ancora mi era stata raccontata un'altra di quelle "storie vere"... a quanto pare si va creando un'autentica letteratura sull'argomento... e questa volta addirittura dagli "addetti ai lavori", dalle persone che mi curavano.
Erano i tempi della mia chemio, quando spesso palesavo un po' per vera paura un po' per esorcizzarla, il timore di non superare l'anno. Ogni tanto mi balenava l'idea che non ce l'avrei fatta, anzi a tratti ne ero proprio convinta e condividere questo pensiero negativo mi faceva bene sia perchè, esternandolo non ci rimuginavo su, sia perchè Chi ascoltava il mio sfogo si premurava di rassicurarmi.
"Ti stai curando... non hai niente da rimproverarti. Vedrai, andrà bene...", "Ma il "mio" è un cancro!", "E che vuol dire?! Guarirai e sarà come prima, anzi meglio perchè con i controlli starai sempre in guardia", "... e se torna?", " E Chi lo può dire? Una volta guarita avrai le stesse probabilità di Tutti gli Altri. E' molto probabile che morirai per causa diversa".
Anche se ugualmente di morte si parlava mi sentivo rincuorata. Un giorno evidentemente la cosa fu chiara anche all'esterno perchè la "persona" che mi parlava così riprese...
" Sai quanti "accompagnatori" di pazienti non abbiamo visto più all'improvviso? Erano "sani", almeno credevano di esserlo e poi... poi i pazienti hanno continuato a... venire, curarsi da soli senza "compagno" o "compagna". Ricordo un marito che a causa della lunga malattia della moglie ad un certo punto chiese... quanto pensate possa durare, siamo tutti molto stanchi... io sono stanco, troppo stress. Se continua così mi ammalo pure io!... Chiaramente a questo sfogo a dir poco strano e alquanto egoistico che ricorda tanto un mors tua vita mea, non c'era stata replica. Un giorno vedemmo arrivare la moglie in lutto stretto e quando le fu chiesto il perchè rispose... l'ultima volta che ho fatto la terapia, tornata a casa ho trovato mio marito privo di sensi steso sul pavimento della cucina. Era rientrato prima per cucinare i fagioli.... e non l'ho visto più vivo".

Le storie narrate,  pur nella loro parvenza grottesca sono "realtà" che danno da pensare. Malattie lunghe che sfiniscono e non solo Chi viene colpito... equilibri che vengono meno mettendo fuori la vera natura dei rapporti, magari già deboli in tempi non sospetti.
Perchè c'è da far prevenzione anche per queste situazioni... che all'interno della coppia sia sempre continua e profonda la comunicazione affinchè possa essere garantita la stabilità e persino una crescita affettiva dei partner, pur in presenza di situazioni dure come il cancro.

giovedì 24 gennaio 2013

Al di sopra delle "responsabilità"... perchè? (immagine dal WEB)
"... noi mariti... siamo soggetti alla sindrome di Peter Pan, possiamo avere la tentazione di fuggire, di abbandonare il campo..."







Capita a volte ma comunque troppo spesso, considerata la straordinarietà della situazione... capita quando una "coppia" incappa nella "brutta avventura" del cancro. Ad un certo punto e non si va neanche tanto oltre, uno dei due dichiara forfait e si ritira in buon ordine, scappa e lo fa senza un minimo di creanza, sbagliando tempo e modi... pensando solo a sè e dimenticando con inaudita facilità il passato e ancor più il presente concretizzato in una situazione drammatica.
Le statistiche parlano chiaro e ancora una volta le Donne ne escono con onore e gli Uomini sempre di più con le ossa rotte... volutamente per propria responsabilità. Sono Loro, infatti quelli che più spesso abbandonano il campo, fuggono a gambe levate in tempi brevissimi quasi temessero il "contagio"! E a pensarci bene se così fosse, se esistesse un pericolo del genere, azzarderei anche la possibilità di giustifica.
Ma così non è... e allora perchè lo fanno?
La Donna raramente lascerebbe il compagno al Suo destino, istintivamente portata alla protezione e all'accudimento se lo facesse sarebbe tormentata dai sensi di colpa... questo nella stragrande maggioranza dei casi.
L'Uomo al contrario e nello stesso tempo per logica conseguenza, vedendo improvvisamente venir meno un importante punto di riferimento, un appoggio sicuro e dovendo necessariamente scambiarsi di posto, si sente "oppresso" dalle responsabilità ancor prima che gli venga chiesto un minimo di supporto e aiuto materiale.
A ciò si "aggiunga" la paura concreta di perdere la libertà di "non pensare" che non è la spensieratezza bensì la volontà assoluta di cancellare dalla mente certe eventualità nel "proprio" futuro, quello che riguarda solo Lui. In altre parole rifugge dall'idea che la "cosa" gli  potrebbe toccare prima o poi... e così scappa da un fantasma che si crea da solo e così inconsciamente crede di salvarsi.
Tempo fa mi fu raccontata una "storia vera"...
Una donna, non giovanissima ma di quell'età in cui ancora tanto ci si aspetta dalla Vita, si ammalò di tumore al seno. Alla diagnosi il marito quasi  venne meno, poi si riprese ma piano piano si chiuse in se stesso, alternando atteggiamenti strani... scatti d'ira e lunghi silenzi. Un "bel" giorno, si fa per dire... senza una parola di spiegazione scomparve, in seguito si fece vivo chiedendo la separazione. Tutto questo nel periodo più difficile per la moglie, indebolita fisicamente e psicologicamente da intervento e terapie. In seguito sarebbe venuta a conoscenza pure di una relazione del marito con un'altra donna.
Trascorse del tempo, la donna superò la malattia e intanto l'iter della separazione faceva il suo corso.
Un giorno, tornata in ospedale per i controlli di routine qualcuno le chiese com'era andata a finire la storia con il marito, al che Lei rispose... "Bene, molto bene...", "Vi siete riappacificati?", "No... è morto, il cuore non ha retto..."
Era scappato per paura della Morte e... ironia della sorte... l'aveva incontrata per strada.

mercoledì 23 gennaio 2013

GRAZIE, NIKI!
"Avere il cancro non deve essere motivo di vergogna"


"Non bisogna rinchiudersi in se stessi o in casa, nè rinunciare alla vita sociale, ai contatti, alle passeggiate, a fare shopping, nè farsi intimorire dalle domande indiscrete o dai commenti di commiserazione e dagli atteggiamenti degli altri"




Non esistono regole fisse... il fine giustifica i mezzi... ognuno agisce come meglio crede, l'importante è lo "scopo"... riuscire a star bene con se stessi dopo aver stabilito nuovi equilibri.
E' difficile, soprattutto all'inizio, accettare il cambiamento di una qualsiasi condizione... basti pensare al trambusto anche psicologico per un trasloco! Quando poi si parla di "malattia" che non sia un raffreddore o l'influenza, accettabili, tollerati solo per la brevità del decorso, allora l'autodifesa della persona si vede minacciata da un "qualcosa" di non noto che in quanto tale non può essere combattuto con armi certe e sicure. A questo punto è come se ci si sdoppiasse... una parte, consapevole dell'evento che appare sempre grave nell'immediato e non solo, non può fare altro che prenderne atto e pur "stralunata" lasciarsi andare a quello che le viene detto... l'altra, più ostinata perchè nascosta nel profondo della psiche, non accetta, rifiuta questo "nuovo ruolo" imposto dal destino.
Passato il tempo di una "convivenza" forzata, confusa e destabilizzante, l'atteggiamento assunto dipenderà dalla "parte" di Noi che predominerà.
L'apertura all'esterno... la voglia a tratti spasmodica, quasi esagerata di proclamare la propria condizione, incuranti del giudizio altrui ed anche dell'eventuale pietà suscitata... fieri di mostrarsi con quella "marcia in più" che solo un evento estremo può donare. E sei finalmente libero anche nella malattia, come se non ci fosse... perchè Ti fai uguale agli Altri, ai cosiddetti "sani"... non c'è niente da commentare perchè hai già detto tutto TU!
D'altro canto c'è invece Chi tende a nascondere il suo "stato" quasi fosse una "colpa" o ancor peggio una "vergogna"... non lo dice a nessuno, cerca di pensarci solo se è strettamente necessario, ha paura persino di pronunciarla quella parola... "cancro", quasi avesse potere di far morire all'istante.
Se da una parte non condivido questa seconda posizione, dall'altra credo che se funziona per riconciliarsi con la malattia e di conseguenza anche con se stessi, ben venga... l'importante è non perdere serenità e pensiero lucido, non nascondere la testa sotto la sabbia nè guardare con sospetto l'Altro quasi fosse sempre lì, pronto a scrutare per cavar qualche segno.
Comunque si agisca... tutto è giusto e fa "strategia" per combattere al meglio un nemico tanto "vigliacco" da nascondersi a volte e poi tornare per colpire alle spalle.



martedì 22 gennaio 2013

Immagine dal WEB
"La speranza alle volte non fornisce neppure un pane, ma solo un pizzico di lievito"




... perchè possano crescere la voglia di vivere, la forza e la determinazione e TUTTO vada al meglio di come DEVE ANDARE. Perchè purtroppo e per fortuna questo è imprescindibile... purtroppo perchè nulla si può per far sì che non sia... per fortuna in quanto con la positività del proprio pensiero e dell'agire molto si può invece per "assecondare" quello che deve essere.
Negli incontri del gruppo di cui faccio parte la parola "speranza"  ricorre dall'inizio alla fine, se mi venisse di numerare le volte, credo che a un certo punto perderei il conto. Del resto proviamo a sottoporci ad uno di quei test apparentemente simili a quiz, dai profani persino considerati inutili... pronunciamo la parola "cancro"... qual è quella che viene subito in mente, nell'immediato? Di sicuro al 90%... "speranza"... sono termini inseparabili, almeno per Chi alla Vita tiene pur conoscendone tutti gli aspetti. Ed è grazie anche a tale "virtù", contrappeso a dolore e sofferenza, che si "cresce" in questa difficile esperienza.
E non ci vuole poi tanto...
Ricordo all'inizio della "mia storia", quando la mammografia aveva rilevato oltre la presenza conclamata del carcinoma al seno destro anche il "vagare" sospetto di tre "cosini" al sinistro. Sembrava dover essere per me la "catastrofe"... nessun parere certo, qualche supposizione... infine la RM mammaria che al massimo dell'ottimismo per un inanimato strumento diagnostico sentenziò... io ne vedo solo uno e non mi sembra nemmeno tanto cattivo!
La dottoressa che mi comunicò la cosa ci tenne a sottolineare che se fosse stato davvero così non avrei dovuto considerarmi fortunata ma molto molto di più. Trattenni a stento le lacrime di gioia, anche perchè contenute dalla certezza che il cancro l'avevo comunque e poi si doveva approfondire l'accertamento.
Seguì un'agobiopsia il cui referto finalmente fu definitivo. I "cosini" vaganti nel mio tessuto mammario erano effettivamente tre di numero, furono identificati e fu dato loro un nome... frustoli di ghiandola mammaria, che detti così a sè stanti, oggi come allora hanno anche poco significato, ma in un contesto di possibile esito disperato, oggi come allora suonano unicamente come sinonimi di... speranza.
Fu uno squarcio tra le nubi minacciose, un piccolo tocco di rosa in mezzo a tanto grigio... un pizzico di un qualcosa per far crescere la fiducia in un futuro che per me pareva non dover essere più.

lunedì 21 gennaio 2013

Immagine dal WEB
"... e io sono particolarmente fortunato perchè, ora più che mai, ogni giorno è davvero un altro giro di giostra."

"Essere punto di riferimento per gli altri, soprattutto per chi sta peggio o sta male."



A volte non mi sento poi tanto "normale"... mi succede quando percepisco la curiosità incredula di Chi ho di fronte e mi scruta.
Ma sarà davvero normale una persona che vuol continuare a... vivere con gli Altri quello che ha passato sulla propria pelle, la durezza dell'incognito, la paura di soffrire... l'angoscia di non farcela?
Io sono così, normale quanto basta per fare tutto ciò... un po' meno o "sui generis" per Chi non condivide. E di certo, è più di uno. E anche questo è comprensibile forse anche "più normale".
Trovarsi al cospetto della sofferenza costa molta fatica, occorre farsi partecipe e nello stesso tempo prendere le distanze per non soffrire oltre misura... altrimenti non si è di aiuto alcuno... altrimenti si cela la speranza che così nascosta si perde di vista. E un procedere da "disperati" non fa bene a nessuno.
Molti si spaventano di fronte alla "diversità" e la malattia è una di queste. Chi è malato spesso soffre per inaspettati "distacchi" e se riuscisse a comprendere che ciò avviene solo per paura e senso di inadeguatezza di Chi all'improvviso si apparta, forse non si stupirebbe e altro dolore non si aggiungerebbe alla sofferenza per la condizione.
Persino alcuni infermieri non reggono e gettano la spugna... e che dire di professionisti che della psiche dovrebbero conoscere i più oscuri meandri? Beh, so di un paio che non hanno resistito in un reparto di oncologia e son spariti senza alcuna spiegazione.
La "Malattia", quella con la maiuscola fa terrore perchè esula da una quotidianità che tutto sommato, pur tra mille difficoltà si può gestire... e la Vita stessa tra ansie giuste o immotivate diventa un "fantasma", qualcosa che c'è ma così vissuta diventa trasparente...
 Un attimo l'afferri, dopo un po' Ti sfugge.

sabato 19 gennaio 2013

Immagine dal WEB
"Esprimere con libertà, senza paura di giudizio, ciò che si pensa..."


E a suo tempo lo dissi pure, che non m'interessava avere una mammella in meno se questo voleva dire continuare a... vivere, vedermi nel futuro con certezza.
Ma la certezza nessuno Te la può dare... mi fu detto ed io di rimando... beh, almeno c'avrò provato ed è anche probabile che riuscirei così... a cadere in piedi.
Con questi pensieri che ben presto diventarono forti motivazioni, figurarsi se potevo star lì a pensare di essere "donna a metà", esteticamente meno apprezzabile, privata della Sua... "funzionalità"! Trovo il termine orrendo ma in questo caso appropriato per ciò che voglio rendere.
Avendo ormai raggiunto un'età in cui la "bellezza" è da collocare in ben altro, avendo già dato tanto come moglie e madre ... non mi sentivo "vecchia" e neppure "anziana" ma appagata sufficientemente. Certo sarebbe stato meglio che non mi fossi imbattuta in quell' "accidente"... ma tant'è, mi ci trovavo e altrettanto valeva cercare di sopravvivere come meglio potevo... salvare la mia salute mentale perchè al resto c'avrebbero pensato Altri.
La "Speranza" poi fece il resto e la fiducia in me stessa completò l'opera, così all'indomani dell'intervento demolitore quando con estrema facilità trovai il coraggio di guardarmi, non vidi in quella cicatrice una "mostruosità" ma un "sorriso"... il sorriso che mi accompagna ancora oggi dopo la ricostruzione, termine  se vogliamo un po' forzato e che meglio sarebbe sostituire con "apposizione di protesi fissa"... più pratica, funzionale ma sempre cosa posticcia , e che dire poi?!... la senti tutta.
Allora... un'esperienza del genere segna, è naturale ma si può superare soprattutto quando vedi che passano i mesi e pure gli anni e se anche l'ansia fa capolino ogni tanto, è sì sufficiente ripetersi... sta andando e sono sempre più forte perciò...
Poi ben vengano la chirurgia estetica e il supporto psicologico per superare il "disagio"... ma se non ci metti del Tuo, sarà di là da venire guardarti allo specchio... ricordare e sentir poco dolore.
Ognuno se cerca trova la "strategia" giusta...
A nove mesi dall'intervento di ricostruzione io continuo a... dormire col reggiseno "contenitivo". Non ci sarebbe necessità, in realtà per me serve "a contenere" la piccola ferita al risveglio del mattino... quando sfilo la casacca del pigiama e riesco così a vedermi come una volta.

"CANCELLARE LE CICATRICI DEL CORPO E DELL'ANIMA..."


Anche se non del tutto, sento di dover dare credito a Chi mi dice che non è vero che per la malattia io sia cambiata, diventata una persona completamente nuova... "quel che eri in realtà è venuto fuori, e se è il meglio vuol dire che eri già così, buona e brava".
Immagine dal WEB
La mia natura fondamentalmente schiva porta a ridimensionare una definizione di me che detta in tempo di totale destabilizzazione era consolatoria, oggi invece appare un tantino esagerata. Che son tornata quel che ero, notevolmente "elevata all'ennesima potenza" però è vero. Mi riferisco in particolare a qualcosa di molto semplice... terra terra, niente a che vedere con le qualità dell'animo e gli aspetti gradevoli di un buon carattere.
Mi è tornata la voglia di leggere e quella che era una volta un'attitudine, una propensione che si traduceva in un modo proficuo di occupare il tempo libero, ora è diventata una "passione travolgente". Leggo di tutto e con estrema ed elastica facilità passo dalla narrativa alla saggistica, dalla poesia alla critica... anche contemporaneamente, ritenendo ogni "capitolo" o "brano" o "verso" ben impresso nella memoria, distinto e separato da altro... come conservato ordinatamente in un proprio spazio ma pronto secondo la necessità.
Perchè "leggere" arricchisce Mente e Cuore, questo si sa tanto da sembrare quasi luogo comune... ma "leggere" può anche stimolare lo spirito critico magari sopito dall'erronea convinzione che Altri, soprattutto Chi fa della "scrittura" la propria professione ne sa di più in assoluto.
E'capitato a me proprio stasera...
Leggevo la parte introduttiva di un testo acquistato di recente, "C'era una volta un cancro", storie di donne che hanno fatto a pugni con la loro malattia e hanno vinto. La sezione curata da uno specialista in Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica mi è parsa alquanto generica in quanto tratta in modo unico e assoluto il disagio derivante da un cancro mutilante. E' vero che grande è la sofferenza derivante dalla perdita di una parte di Te stesso, ma non credo che si possa passare ad una completa disistima solo perchè Ti guardi allo specchio e non sei più TU. TU sei sempre lo stesso o la stessa anzi ancora di più perchè quasi costretto o costretta a vedere altro che poi è anche il meglio... ciò che resterà fino alla fine.
Per me il trauma della mastectomia è durato lo spazio di 24 ore, il tempo della diagnosi del carcinoma per cui avrei dovuto perdere la mammella destra... un giorno e basta. Poi non c'ho pensato più... col mio seno presi immediatamente le distanze e se avessi potuto non avrei aspettato nemmeno quei tre mesi della neo-adiuvante... me lo sarei tolto da sola!

venerdì 18 gennaio 2013

"E come lo spieghi a chi ti ama che la tua libertà l'hai persa per sempre? Come lo dici che fingi, che tutta la forza che vedono fuori è solo l'abito che hai scelto di indossare? Come lo spieghi a chi vuole starti vicino che ogni cosa è cambiata, che null'altro ti sembra più una montagna da scalare, che tutto il resto è contorno e i limiti che davvero esistono sono solo quelli che noi scegliamo di vivere?..."
  dal blog... "IL CANCRO E POI"


Quante volte ho pensato le stesse cose, in questa stessa precisa sequenza... e le penso ancora anche "se ormai ne sono fuori", come continuano a... dirmi mentre replico... almeno per il momento e spero sia sempre così.
Immagine dal WEB
Questa "postura mentale" non è facile da correggere, ne sei impedita dai frequenti riscontri, da ciò che vedi e senti. A volte Ti pare di essere una sopravvissuta, stranamente "privilegiata" ed è a questo punto che più volte mi sono posta quella domanda che mai mi feci durante la malattia. "Perchè proprio a me?..." perchè dovrei scamparla, quale "merito" avrei? E poi...
E poi me ne faccio una ragione, forse non di merito si tratta ma di un fine, e continuo la "mia strada" cercando di evitare inutili e dannosi sensi di colpa. Non è facile però...
Non è facile per quella incorreggibile e a volte dolorosa postura  che "curva" la positività e fa prendere posizioni sbagliate. Eppure devi andare...
Devi andare seguendo un filo logico per cui devi apparire "normale", come se mai nulla fosse successo. E se per caso qualche volta non è così, ti viene anche rimproverato se non a parole con gli sguardi... ingrata! Pensa a Chi non ha avuto la stessa fortuna...
Sì... ma quanto costa questa " buona sorte"!
L'altro giorno ho conosciuto una paziente che lotta con il cancro da ben 16 anni... ormai non si sa neppure dove sta il male... si conosce solo da dove è partito tanto tempo fa, dal seno.
E' una donna dalla forza straordinaria, anche se a vederla non lo si direbbe proprio...
"Non mi arrendo, non gliela dò vinta... vedremo Chi è più forte! Per ora continuano a... fissarmi appuntamenti per la terapia... e a me sta bene. Sono appuntamenti, vanno rispettati e sicuramente ci arriverò a quelle date... una dopo l'altra."
Ho sorriso, stringendole la mano...
Ai "miei tempi" l'ho pensato anch'io che gli appuntamenti vanno rispettati... non si può, non si deve mai mancare.

giovedì 17 gennaio 2013

"La sfida più grande da vincere per ogni uomo è... morire vivendo... e non di... vivere morendo, dal momento che fin dall'inizio della nostra vita comincia il conto alla rovescia fino alla morte"

 "... sono arrivata al capolinea, perciò... comunque vada per me è un successo".

Piccolo com'è non c'ho messo molto a sottrarlo agli occhi critici di Chi entrava in casa... l'ho sollevato di peso e riposto nello stanzino.
E' da un po' di anni che le dimensioni del mio albero di Natale si sono ridotte, ora lo preparo nell'ingresso dove fa luce ed allegria, fruibile da Tutti, e all'indomani dell'Epifania... tempo il percorso fino al ripostiglio... non c'è più, o meglio c'è ma non si vede e poi mi concedo i giorni necessari per superare il trauma del dopo-feste e infine riporlo definitivamente.
GRAZIE... a "La bottega immaginaria"
Un tempo era diverso... alto e panciuto sostava in soggiorno per quasi un mese e allo scadere del tempo bisognava agire in volata per fare spazio e non sentirsi ancora immersi in un'atmosfera incantata che tanto strideva con la realtà.
E otto anni fa la permanenza dell'albero nella mia casa fu ancor più breve, perchè i giorni, anche quelli di festa furono così tristi da renderne quasi intollerabile la vista.
E in un baleno... quando trovammo la forza, fu spoglio e riposto senza rimpianto.
Appena in tempo perchè "... non si erano ancora spente le luci del presepio" che la mia mamma ci lasciò... esattamente oggi, otto anni fa.
E stasera ho spogliato finalmente l'alberello...
Senza volerlo mi sono messa all'opera proprio all'ora in cui si era aggravata e cominciava la Sua lucida agonia, cosciente fino all'ultimo respiro. Del resto nell'ultimo periodo aveva vissuto di consapevolezze e senso di realismo e all'avanzare della malattia aveva replicato con saggezza e coraggio... "... sono arrivata al capolinea, perciò... comunque vada per me è un successo". Una frase buttata lì che volemmo non capire e che fino alla fine sperammo fosse solo fatta di parole e niente di reale.
Mia madre aveva sofferto a lungo senza mai cedimenti, chiacchierava, sorrideva, dava a sè e agli Altri motivazioni da vendere per continuare a... vivere e credere che ne valesse la pena. Se mai qualcuno è "morto vivendo" quella è stata Lei, con grande fede e coraggio.
Stasera spogliavo l'alberello e pensavo... ogni decoro in meno era un ricordo in più, il Cuore che prendeva la rincorsa per arrivare là... dove sapeva.
E alla fine... in bell'ordine ho sistemato le decorazioni in una scatola nuova, il lungo filo di perle dorate e il nastro che faceva da coda alla stella in un'altra, l'angelo bianco in una custodia perchè non sia sciupato il suo candore... le luci ben avvolte in una matassa. Tutto in ordine... stranamente ancor più che in passato.

mercoledì 16 gennaio 2013

"Avere relazioni affettive con gli Altri...
Conseguire obiettivi concreti a breve termine e godere per la loro realizzazione...
Immagine dal Web
per... far finta di niente, non pensare di "aver incontrato" il cancro."





"Tutto bene, signora?"...
Oggi è tornato l' "omino dei surgelati" dopo la pausa natalizia, e non appena ho aperto la porta di casa mi ha rivolto questa domanda... come va?
Credo che sappia un po' di me, l'avrà intuito o semplicemente si ricorda di tre anni fa, quando al ritorno dopo l'Epifania come ora, non aveva trovato più Betty a fargli le feste.
Come va?... ed io ho risposto... Bene!... perchè è la realtà, allo stato attuale non potrebbe andare meglio. Almeno fisicamente.
Oh... non posso certo dire d'esser giù di corda, preoccupata... svogliata o demotivata... nemmeno questo.
E' come se sentissi la mia "forza" minacciata da un qualcosa che non saprei definire... e passo dai silenzi interiori al ricamare sulle delusioni, dai picchi accesi di permalosità all'ansia mai deposta di voler fare sempre di più.
 Perchè lo voglio ma devo anche farlo... per non pensare.
E' strano... il tempo passa e dovrei se non archiviare quella "parentesi" chiusa ormai da oltre due anni, almeno metterla in un canto, perchè inutile all'economia della mia vita attuale. E invece si ripresenta, come in un sogno velata e pur minacciosa a destar le mie insicurezze poste a tacere.
Però reagisco e per quel che posso mi scuoto e continuo a... fare quel che ho sempre fatto da quando "tutto cominciò"... mi spingo fuori, cerco altrove ciò che non trovo sempre in me... la tranquillità di un futuro che non conosco ma che, se non mi avesse dato prova di poter essere benevolo o maligno, sarebbe stato solo "sconosciuto" come lo è per Altri.
E così ieri sono stata con l'Amica che non ha neppure la compagnia di se stessa, alle prese con le infinite impegnative per i controlli... e poi ho rivisto dopo otto mesi la mia coetanea, aveva la mammografia e ci siamo incontrate al centro di senologia, là dove per entrambe iniziò la "storia".
La guardavo... e anche Lei guardava me, ci siamo trovate diverse, un po' cambiate nel fisico e negli sguardi... più rassegnato il Suo, lucido il mio.
Non so il perchè... ma tendo a commuovermi sempre più spesso e questo sentimento anche se mascherato dal sorriso mai perso, è tradito dal mio volto...
"Però... Ti trovo pallida...", "Non è nulla... un po' di stress... è tutto a posto".
Ma forse è languore, dono di quel senso dell'incertezza.

martedì 15 gennaio 2013

"Lottare, cercare, rialzarsi...
     Sperare, credere..."

                          "... e guarirai da tutte le malattie,
                           perchè sei un essere speciale..."


"Le uniche persone che possono veramente conoscere la tua storia, sono quelle che ti hanno aiutato a scriverla..."







Il mio "primo giorno" trascorreva mentre cercavo di far mia ogni parola, espressione che mi veniva donata.
Come Chi davanti a tanti doni non sa quale scartare per primo per poterne gioire, così io quasi mi affannavo... pensavo, a questo non c'ho mai pensato oppure... è vero, è capitato anche a me e com'è che l'avevo scordato?
Insegnamenti, ricordi che si aggiungevano e ritornavano senza far peso sul mio animo ma lievi come carezze confortavano una sofferenza solo sopita dal tempo.
Continuavamo il Nostro giro per le stanze e in una ho ritrovato un'Amica di recente conoscenza, la chiamerò... "leonessa ferita"... perchè appare così, fiera ma vulnerabile nel Suo particolare momento e schiva nel farsi vedere tale. Stava vivendo quel Suo secondo "incontro" con la terapia con l'ansia a tratti mal celata del "giorno dopo"... Starò tanto male come l'altra volta? Non voglio soffrire... almeno questo che sia risparmiato.
Le stringevo, accarezzavo la mano e davvero mi sentivo con Lei... mi pareva così di infonderle la certezza che sarebbe stato ciò che desiderava.
Chissà se lo è stato veramente... chissà?!
La mia "tutor" intanto si era spostata in un'altra stanza... "Io continuo...", aveva detto... "... tu resta pure, per questo tipo di argomenti certamente ne sai più di me." Dopo un po' avrei comunque dovuto seguirla... nessuno infatti deve sentirsi più o meno privilegiato per conforto, in una condizione di sofferto disagio come è quella di un paziente oncologico. Così anche se il Cuore avrebbe voluto trattenermi, sono andata altrove... in una stanza dove erano quattro pazienti, un uomo anziano e tre donne. Una di queste, saputo che anch'io avevo vissuto la stessa avventura e vedendo la  mia "buona cera", ad un certo punto mi ha chiesto... "Ma quale male è meglio, quello al seno o alla pancia?"
Mah... io non sono certo un medico, le mie competenze sono praticamente nulle però mi son sentita di risponderle... "Nè l'uno nè l'altro oppure l'uno e l'altro... tutto dipende dalla forza che ci mettiamo e dalla volontà di non nasconderci... come bestie colpite... per lasciarci morire".
In breve tempo sono riuscita a catturare l'attenzione generale e nessuno è stato "troppo serio"... non più.
Poi... passato il tempo...
A presto, Amici miei... e mi sono congedata da quel "primo impegno" che pur importante, tuttavia non mi era pesato più di tanto.


               











                                                                               

lunedì 14 gennaio 2013

"Stare insieme allevia la solitudine perchè... chi non è dentro a questa malattia non sa davvero quello che si prova. A noi invece basta uno sguardo... ed è questa la forza"



"E' una storia della tradizione siciliana... ve la racconto?", e al Nostro cenno di assenso ha continuato... "Ah, è bellissima. Il Signore dopo aver completato la creazione del Mondo, mandò sulla Terra San Pietro perchè controllasse che fosse tutto a posto. L' "inviato" di Dio partì per la missione, e appena arrivato vide che sulla terra regnava il caos... liti, guerre e lacrime dovunque. Tornò allora dal Signore... Padre, sulla terra non va affatto bene, c'è troppo dolore!... Così Dio diede una "resettata", per dirla alla maniera moderna, al tutto e poi mandò di nuovo San Pietro a verificare. Questa volta era tutto perfetto... solo sorrisi, spensieratezza e assoluta mancanza di sofferenza... Signore, ora sì che le cose procedono al meglio!... riferì il santo a Dio Padre che restò comunque ancora perplesso. Per Lui c'era da apportare qualche altra piccola modifica, più che altro... un "ritocco". Così San Pietro anche se malvolentieri ritornò sulla Terra... Ma che necessità c'era, pensava... era tutto così perfetto, la felicità assoluta! Ma obbedì e ritornò nel Mondo per la terza volta. Qualcosa  in effetti era cambiato... notò che metà tra gli uomini erano sereni e sorridenti, per la restante parte al contrario... adirati, burberi o addirittura violenti. Tornato da Dio Padre riportò la cosa, temendo che lo rimandasse ancora giù, invece... Aggiusta qui, aggiusta là, finalmente nel Mondo si era raggiunto l'equilibrio giusto.
Questo, Amiche mie che cosa sta a significare? Nella vita non si può stare sempre tranquilli, senza problemi e difficoltà... come non si può essere sempre arrabbiati e scontenti... ed è inutile pure prendersela con Dio.
La Vita è questa... è fatta così, metà e metà. Sei contento "però" ad un certo punto succede qualcosa e contento non lo sei più... poi Ti senti sprofondare, tocchi pure il fondo, "però" quando meno Te l'aspetti il peggio passa e cominci a risalire la china. C'è sempre un "però"... metà e metà!"
Incantate dal contenuto della storia e anche dal modo in cui era stata raccontata, guardavamo il Nostro "narratore" che continuava a... parlare di sè elaborando questa volta la "Sua storia" alla luce della precedente, frutto della fantasia.
Una vita vissuta in pieno... ricca di soddisfazioni...viaggiando per lavoro, conoscendo tanta gente...  "però" quando pensava di poter godere della pensione in tranquillità, ecco arrivare la malattia.
" Comunque non mi posso lamentare, ho 75 anni... tutto sommato ho vissuto bene e poi... se pur con le terapie continuo a... vivere! PERO'... a questa età, non sono stato così sfortunato..."

domenica 13 gennaio 2013

Immagine dal WEB
"La migliore difesa-corazza dalla curiosità e dagli atteggiamenti di paura o di pietà degli altri è il camminare a testa alta."


Arrivate in reparto, ci siamo dirette verso l'accettazione... Lei per chiedere informazioni, io per firmare il primo rigo del mio foglio di servizio. Poco prima l'avevo abbracciata... "Devi essere forte e non perdere la speranza... per i figli, per Te ma soprattutto per trasmetterla a Tuo marito...", "Ah... questo sì, Lui è in semi-coma ma fino a quando nei Suoi momenti di lucidità se gli chiedo un bacio me lo dona con la sola mimica delle labbra, io ci credo che può continuare, che non finirà.", "Se vuoi... se c'incontreremo ancora, posso darti il mio numero di telefono... anche solo per essere ascoltata...", "Grazie...", è stata la Sua risposta... e poi  a ciascuna il Suo seguito di Vita.
Iniziava così il "mio primo giorno" con un incontro che era quasi il "programma" di ciò che avrei vissuto da allora in poi in quella "veste", anche se per me non era affatto nuova anzi era ormai divenuta "corazza" a difesa della mia vulnerabilità. Dovevo comunque comportarmi da tirocinante, giustamente seguire le modalità in uso, rispettando il camice che indossavo e che faceva, rispetto al passato... la differenza, differenza soltanto esteriore... sia ben inteso, perchè quella vera si sa, la fa solo il Cuore.
 Il mio tutor, una volontaria di esperienza  prima mi ha presentato alle infermiere che in un certo senso mi conoscevano già, poi insieme abbiamo iniziato il giro delle stanze...
"Prendete una caramella?"
Nella stanza con due letti c'erano una signora semi-sdraiata quasi al termine della flebo e un signore sui settant'anni, coperto fino al collo e con un berretto blu...
"Prendete una caramella?", "No... non posso! DIA...", "... dia... cosa?" , "... ho il DIABETE! Antico, atavico... tanto per non farci mancare proprio niente... perchè è così ma non mi voglio lamentare, ho avuto una bella vita dopo tutto. Anzi... la conoscete la fiaba di Dio che mandò San Pietro sulla Terra?".
E quello che a prima vista sembrava essere una persona di poche parole che preferiva stare tranquillamente per conto proprio, stava per rivelarsi invece molto loquace oltre che dotato di straordinaria saggezza e serenità... nonostante tutto.








sabato 12 gennaio 2013

"... il modo che abbiamo ora di guardare alla vita non potevamo che raggiungerlo così..."




"Mi hanno detto di andare in Oncologia... non ci sono mai stata. Mi aspettano due dottori... giovani"
"... e il nome?"
"Non lo so...  con Loro ho parlato ma non ho pensato ad informarmi sul cognome. Ma Voi... se non siete una dottoressa, com'è che vi muovete con sicurezza in quest'ambiente?" La donna, comunque giovane ma di età non definibile a prima vista, mi aveva rivolto questa domanda dando quindi per scontato che non fossi una paziente...
"Sono una volontaria ospedaliera tirocinante... anzi oggi è il mio primo giorno di servizio, e guarda caso proprio nel reparto di Oncologia". Due occhi azzurri su un volto non tirato bensì segnato da rughe d'espressione, mi guardavano incuriositi.
 "E come si fa a diventare volontari?" Le ho spiegato allora del breve corso che si tiene ogni anno, del colloquio finale... della scelta, ma soprattutto della necessità di una forte motivazione.
"E TU... perchè lo fai e poi addirittura in Oncologia?" A questo punto la curiosità era svanita in quello sguardo per far posto ad un atteggiamento quasi di sfida.
"Ho avuto un tumore, al seno... mi sono curata, mi hanno detto che è passata, ma non sono più riuscita ad andar via di qui... ormai in ospedale sono di casa". "Ah...", è stata la Sua replica seguita da una strana pausa di qualche minuto... poi ha ripreso. "Io invece, ho mio marito di 30 anni con un melanoma cerebrale, non si può fare quasi niente... ora si tenterà con una chemio a base di compresse".
Ho girato il capo verso di Lei e ho notato che le labbra erano quasi atteggiate al sorriso... così pareva, poi guardando più attentamente, non era tanto verosimile un sorriso, piuttosto era una smorfia, ancor più un "ghigno". Nel giro di pochi minuti tre espressioni in una scala cromatica di contrasti... stati d'animo sconvolgenti per Chi li vive ma anche per Chi li osserva... rassegnazione, sfida... rabbia.
In questi casi è molto difficile saper dare inizio ad un discorso di speranza, comunque c'ho provato lo stesso...
"TU dici?...", è stata la risposta immediata e solo in quel momento mi sono resa conto che per la seconda volta mi aveva dato del "TU"... era passata dal mantenersi distaccata col "VOI" ad un tono tra l'amichevole e il familiare.
Non ero una dottoressa... avevo rivelato di essere stata una paziente oncologica, forse un po' atipica per quella strana volontà di continuare a frequentare un ambiente "da dimenticare"... parlavo con Lei come se la conoscessi da sempre. Praticamente eravamo sulla stessa barca, anche se da lati opposti, a tentar di mantenere l'equilibrio.




venerdì 11 gennaio 2013

"Possiamo sembrare fragili, deboli e malandati, ma ora siamo più determinati, più coraggiosi e più combattivi che mai..."

Emblematica questa affermazione e assai significativa... oggi più che mai. Potrei farne lo spot per "promuovere" me stessa... perchè fragile lo sono, ed è normale... debole e malandata non tanto, altrimenti non riuscirei a fare tutto ciò che faccio... mi sento coraggiosa e combattiva, questo sì ed ogni giorno che passa di questo mio stato sono certa sempre più.
Tante volte a Chi chiedeva come fare per mantenere costante la serenità anche con l'ansia del giorno dopo, ho risposto portando ad esempio il "mio modo", niente di più semplice ed elementare che si rifà in un certo senso ad un atteggiamento tipicamente infantile... prima di addormentarsi pensare alle cose belle da poter realizzare, vivere il giorno seguente.
Certamente non tutti i giorni sono uguali, belli alla stessa maniera ma uno certamente lo sarà, tale da compensare gli altri e questo basterà  come "ricarica" per continuare a...
Immagine dal web
Così stanotte, prima di chiudere gli occhi ho pensato a ciò che avrei fatto oggi... sarebbe stato un giorno importante anche se per me non costituiva una vera e propria novità. Finalmente in veste ufficiale sarei andata  in reparto come volontaria ospedaliera, non sarei stata più costretta a "ritagliare" un piccolo spazio in ordine di luogo e di tempo per condividere un sorriso e portarmene a casa il ricordo di altri, per mostrare che Tutto può essere se lo si vuole davvero e anche quando qualcosa non va lo si può reggere benissimo assecondandolo come conviene... perchè così è meglio e lo è ancor di più se lo si fa non da soli ma insieme.
Ero felice di quest'altro traguardo tanto che stamane sono arrivata addirittura in anticipo e l'ho presa comoda passeggiando per i viali che portavano alla palazzina dove ero diretta.
"Dottoressa, mi scusi... dov'è l'Oncologia?"
Intorno non c'era nessuno, quindi ho capito che la domanda era rivolta a me.
"Sto andando in quel reparto... potete seguirmi, comunque non sono una dottoressa."
Non so che cosa le aveva fatto pensare che potessi essere un medico, forse la speranza d'incontrarne davvero uno, a giudicare da quello che mi avrebbe raccontato di lì a poco...

giovedì 10 gennaio 2013

"Il regalo più grande che tu possa fare a qualcuno è il tuo tempo, perchè regali un pezzo della tua vita, che non tornerà indietro..."

E' questo il breve pensiero con cui inizia "Un pezzo di strada insieme", testimonianza di un anno di "percorso" compiuto da un gruppo di auto-mutuo-aiuto.
Per me averlo letto è stata gratificazione e motivazione insieme e i "perchè" sono facilmente intuibili.
E' chiaro che "regalare il proprio tempo" non è cosa che si può programmare come si fa col regalo di compleanno o di Natale... non è imposto dalle circostanze anche se a volte sono le circostanze stesse a favorirlo.
Per me è stato così... Chi mi conosce, anche attraverso queste "emozioni a briglia sciolta"... lo sa bene.
Un momento triste che non avresti mai pensato di dover vivere diventa inaspettatamente un' "occasione", una vera e propria "opportunità"... una chance in più che non va assolutamente sprecata.
Quando al termine della chemio mi fu detto che al momento potevo essere "licenziata" mi sentii felice come non mai e un attimo dopo però avvertii un senso di vuoto, d'abbandono come se da quell'attimo in poi io non interessassi più a nessuno, forse neanche a me stessa. Com'era possibile?! Avevo avuto un tumore... non il raffreddore, mica cosa da niente... un TUMORE! E ora dovevo ritirarmi così... come se niente fosse stato o avessi trascorso sette mesi in una beauty farm?
Furono inutili le felicitazioni e i complimenti che mi venivano da ogni parte...
"Ora dimentica... getta tutto alle spalle. Fai un viaggio... anzi no, una bella crociera!"... quasi fosse stato verosimile buttare a mare tutta quella sofferenza.
"Divertiti... fai quello che Ti piace... Te lo meriti!"... eh già, con la sorte avevo scommesso sulla mia vita e quella prima partita me l'ero aggiudicata, ma poi? Meglio non ritirare tutto e subito il "premio", caso mai fossi stata sfidata una seconda volta.
Tutte quelle parole mi sembravano banali, tediosi convenevoli che mi davano ansia piuttosto che levarla.
Poi... solo da Chi poteva comprendermi totalmente senza considerarmi folle mi fu offerto l'aiuto vero, concreto che mi diede la speranza di poter davvero guarire... se ce la mettevo tutta, se avessi avuto forza e coraggio di scongiurare un ritorno.
"Vieni quando vuoi... questo reparto è la Tua casa"... e in quel "tornare a casa" ogni giorno trovai la mia seconda "famiglia"... il Dottore, le infermiere ma soprattutto i miei Amici tra "quelli che contano" cui volli regalare il mio tempo e da cui ne ricevetti tanto tantissimo, forse moltiplicato... per 100!

mercoledì 9 gennaio 2013

Forse pensavo che dopo aver scoperto la parte migliore di me, la realtà circostante sarebbe riuscita a stupirmi ancora di più. E invece mi stupisce sì... ma per il contrario. La osservo perchè non posso farne a meno e la trovo anche peggiore di un tempo... quando integrata in essa o quasi non mi accorgevo di quanto l'essere umano sappia farsi del male. Per egoismo, incoscienza e superficialità, anche se il tutto lo si vuol far passare per necessità di proteggersi... obbligo di rispetto... sopravvivenza. Ma come si può ragionare in questi termini quando sono in gioco dei sentimenti? Possono essere... "a metà", positivi e negativi nello stesso tempo? Per me... NO e nel modo più assoluto.
Si può dire di amare e intanto "menar il can per l'aia?"
Si può essere genitore... a patto e condizioni?
Posso ritenere di fare volontariato "serio", se penso a... quel tanto che basta, magari qualche ora... un po' di sorrisi e solo poche parole pensate davvero?
Che cosa mai si proverà a "voler bene part time"? Perchè sempre di tempo limitato, quasi determinato si tratta.
Sarò seria o profonda... pesante o addirittura "catastrofica" ma... non posso farci niente... a ragionar di questo mi prende lo sgomento ed è così forte da farmi salire il magone.
Non posso farci niente... sono così... e me ne rendo conto adesso e ogni giorno che passa sempre più.
Ma anch'io trovo il  modo di proteggermi  perchè la delusione non annienti il "buono" che c'è in me... mi rifugio nella realtà che "mi ha toccata"... che mi fece tanto male ed ora invece costituisce  il "mio rifugio".
Da stamane non faccio che leggere e rileggere un libretto  che mi è stato dato ieri all'incontro del gruppo GAMA... "Un pezzo di strada insieme", l'esperienza del gruppo di auto-mutuo-aiuto fatta lo scorso anno, primo di questo progetto dalla validità inconfutabile.
E' una "piccola opera" dalla "grande ricchezza"... leggo e rileggo e ci trovo sempre una "gioia" in più.
Chissà... se la condividessi qui, in questo "mio" spazio che poi non è solo mio ma pure di Chi ha la bontà di leggere... chissà come sarebbe accolta e giudicata!?

martedì 8 gennaio 2013

"Ascolta cosa spera il cuore per te e per gli altri e poi segui quel richiamo.
Che la speranza metta il nido nella tua casa."


E la speranza ce l'ha messo il nido in me... e l'albero su cui poggia il nido ha radici forti e ramificate che tendono ad allungarsi per arrivare dove non è possibile sapere tanta è la capacità del buon intento. Eppure basta una folata di vento magari un po' più forte e... qualcosa cede... anche se la forza non crolla.
L'albero resta ben dritto e il "nido della speranza" si riaggiusta dopo qualche scossone.
Non resta che riprendere a mettere radici... questo è importante per restare in piedi e dar conforto alla speranza... chè non s'indebolisca e venga meno.
Un "fiocco di tenerezza" appropriato, capitato giusto a Chi oggi non si è sentito compreso. Un colpo di vento improvviso... e poi, queste parole a tentar di sistemare le cose.
Eliminerò la "radice" che non va per far posto questa volta a più di una e piano tornerò a star salda... e questo forse anche domani stesso. Perchè non può perdere tempo Chi al Tempo dà il valore speciale che merita.
Oggi al primo incontro dell'anno del GAMA (gruppo di auto mutuo aiuto) ho recepito stimoli fortissimi che hanno rafforzato la mia autostima, oggi bisognosa di sostegno.
Io credo moltissimo in ciò che dico e cerco di mettere in pratica e non solo per quello che riguarda la malattia, in quanto questa stessa mi ha allargato orizzonti e prospettive in ogni aspetto della quotidianità.
Guardo la Vita non più con occhi da miope... e chiaramente non mi faccio problemi inutili, non cerco il pelo nell'uovo... sorvolo sulle banalità e dò il giusto peso a parole ed azioni inquadrandole nel contesto. Non mi va più di "farmi il sangue amaro" per niente e per nessuno... sbaglierò forse a giudicare troppo "al positivo"... ma a che cosa servirebbe il contrario, vedere il male in Tutto e Tutti, non essere indulgenti?
Sarei sempre triste... e che Vita sarebbe questa, dopo che ho tanto lottato e ancora lotto per tenermela stretta?

lunedì 7 gennaio 2013


"Beh... hai cominciato a togliere un po' di "roba" in giro? Il "tempo" è passato... Natale è finito, 'ste "cose" sono state abbastanza..."
Mah... roba... cose? Dico, ma danno fastidio a Chi?
Vero è che ormai io non vivo più le feste nè il dopo - feste con il senso di angoscia, e perchè mai dovrei affrettarmi a spogliare casa ancor prima che sia necessario? Che poi, a pensarci bene e anche volendo una vera e propria necessità neanche c'è se non quella imposta dall'apparire forse un po' strambi nonchè fuori tempo agli occhi di qualcuno che non ha abbastanza dote di affari propri.
Perchè "Natale" non può essere chiuso entro limiti, "bruciato" nell'arco di due settimane... se così fosse sarebbe non solo giustificata ma anche logica la malinconia che l'accompagna... questo per "i più". La "minoranza" invece, di cui ora faccio parte anch'io... non sa quando comincia Natale e quindi nemmeno quando finisce... ovvero, se si dà credito al calendario ci si rende conto, però se si potesse vivere come la propria ragione detta  ma non da soli, fuori dal computo dei mesi e dei giorni, dell'abitudine e del conformismo, ebbene per questi "pochi" sarebbe sempre festa.
Quella festa che si vive con la serenità nell'animo, con la voglia di fare e la certezza che ci sarà sempre un domani...  la continuazione di una "storia" anche dopo la parola "fine".
Vivere ogni giorno come... dopo aver traslocato! Fa sorridere un paragone così?
Pensiamoci un po' su... appena si cambia casa c'è tanta stanchezza ma pure molto entusiasmo... si fanno progetti, spostamenti di arredo, si elimina l' "inutile" e si acquista il "nuovo". E' tutta una novità... si ricomincia e l' "affanno" va via.
"Natale" è questo... fare spazio dentro di sè, eliminare le "zavorre" che appesantiscono il Cuore e lo fanno vecchio, acquistare quella disponibilità a "sorridere" intorno perchè fa bene a sè e agli Altri... addormentarsi ogni sera pensando a qualcosa di bello e gratificante da fare il giorno dopo, magari anche... un "profumato minestrone", se questo risponde ai requisiti.
Perciò... ho deciso. Un po' alla volta riporrò gli addobbi... senza fretta, ma sul davanzale della mia stanza da letto lascerò per tutto l'anno la Natività... l'immagine della "famiglia" in cui da sempre ho creduto, la sintesi della serenità che si rinnova, così... semplicemente... senza troppi fronzoli.

               NATALE - Giuseppe Ungaretti

Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade

Ho tanta
stanchezza
sulle spalle

Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata

Qui
non si sente
altro
che il caldo buono

Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare

domenica 6 gennaio 2013

Giravo e rigiravo tra le mani quella scatola con su scritto un nome improbabile date le premesse.
Il conto alla rovescia che mi aveva portato a quel momento era finito ed ormai era questione di minuti se non di attimi.
"... da assumere a digiuno appena levate dal letto" ed io ero in piedi già da un po', quindi dovevo sbrigarmi e può darsi che così avrei evitato di andare incontro a tutti quegli effetti collaterali descritti in un "libretto" che più che un bugiardino sembrava il manuale d'istruzione di una lavatrice.
Il fatto è che ero già rimasta suggestionata dalle parole della dottoressa... "... dopo aver preso la compressa, dovete restare in piedi, passeggiare per un'ora", "E perchè!?", avevo esclamato praticamente basita... "Perchè potreste avere vertigini, nausea, vomito...", "mamma mia... e nient'altro?", "Sì... più o meno, nient'altro".
A posto, mi ero detta... "il più o meno" ci mancava, era la chicca finale. Va bene, comunque era una terapia da fare, indispensabile se volevo mantenere le ossa forti... "più o meno", e dopo tutto e per fortuna sarebbe stato solo per una volta al mese.
Di solito e soprattutto ultimamente evito di leggere il "bugiardino" che accompagna il farmaco, questo per non sentirmi poi tutti i "malanni inevitabili" del caso, ma stavolta ero troppo incuriosita dal "misterioso volumetto"... ma che cosa mai poteva star scritto da occupare lo spazio di una "Divina Commedia" in miniatura? Così ho cominciato a sfogliarlo... un vero trattato medico bilingue...  spagnolo ed italiano.
Sorvolo sugli "accidenti" facilmente immaginabili... ma una cosa la devo assolutamente precisare... "In caso di una doppia assunzione del farmaco, bere del latte e recarsi al Pronto Soccorso".
Orbene, l'avvertenza già inquietante di per sè trattandosi di un farmaco, era anche curiosa perchè inopportuna. Chi aveva stilato l'"interessante volumetto" avrebbe dovuto spiegarmi come avrei mai potuto commettere un "errore impossibile", visto che nella scatola c'è solo una compressa e il medico curante alla mia richiesta di una prescrizione per due, giusto per risparmiare tempo, aveva replicato... " eh, no signora... non si può, una scatola al mese è più che sufficiente".
Valli a capire 'sti foglietti, libretti opuscoli e volumetti... ma d'altra parte sempre di "bugiardi" si tratta anche se  di modeste dimensioni con un che di lezioso.

sabato 5 gennaio 2013

"Ma dov'eri finita!? E' mezz'ora che sto facendo squilli al tuo cellulare", "... ed io ho sentito solo l'ultimo... e mi sono precipitata qui", "... eh sì... proprio precipitata, figuriamoci!", "Oh... ma insomma, perchè ogni volta fai quella faccia... perchè te la prendi con me?!"
In reparto, un "quasi alterco" tra marito e moglie, a cui non volendo ho assistito stamattina.
Lui... aveva appena terminato la terapia, Lei... giungeva trafelata mostrando in volto chiaramente che qualcosa si aspettava, mortificata di non aver potuto evitarlo nemmeno stavolta.
"TU sai che ho bisogno di aiuto... devi essere pronta!", "... ma sì!", e poi nient'altro mentre si avviavano verso l'uscita.
"Caspit' e cumm' s'inc...!", ha commentato Ma che c'mport, mentre era chiaro che doveva essere abitudine iterata del marito prendersela per la "scarsa solerzia" della moglie. Questo a Suo dire, perchè già solo all'apparenza non sembrava fosse proprio così.
Altre volte mi era capitato di notare atteggiamenti simili, moti di stizza causati da una rabbia profonda per quel trovarsi lì, dall'"altra parte" senza sapere se... come... quando poter tornare al "proprio posto"... quello di "persona sana". E già qua, in questa discriminazione ha origine la grande sofferenza e le sue conseguenze, in quel sentirsi erroneamente "fuori posto" e non "diversamente a posto" solo per qualche momento o giù di lì.
Quando all'epoca vivevo questa seconda condizione mia figlia mi assecondava, anzi posso dire che era stata proprio Lei ad inculcarmi questa idea... prendermela comoda come se fossi in ferie da tutto, far solo ciò che mi piaceva, scartando il resto. In seguito l'"idea" era diventata solo mia, forte e radicata ancora oggi... ma probabilmente perchè lo era già in essere dentro di me.
Recentemente me lo ha ripetuto anche "il camice bianco" amico... "Il cancro fa venir fuori la persona per quello che è realmente... il buon carattere migliora, quello cattivo... beh, c'è rischio che diventi pessimo".
E in effetti di recente ho potuto constatare che è una verità inconfutabile anche se avrei preferito prendere atto del contrario.
Ricordo che per me fu diverso... non voglio farmene un vanto, anche perchè ho sempre creduto di non essere coraggiosa e fare un dramma per qualsiasi inezia o acciacco, ma come fui certa di avere quel che ebbi, mi sentii piccola piccola, estremamente debole e vulnerabile e bisognosa dell'aiuto degli Altri... di chiunque. E mi feci umile, fino all'inverosimile data la situazione... mi feci umile per meritarlo.

venerdì 4 gennaio 2013

Non è meno forte la voglia di condivisione nè sono sbiaditi i ricordi ora che la mia presenza in ospedale non è più "quotidiana" come una volta. Anzi... sembra quasi sia a compensare l'introspezione che mi accompagna ogni giorno, ogni momento quando basta un "piccolo segno" a riportarmi indietro.
E mi tornano in mente le persone conosciute durante un percorso mai abbandonato, gli Amici tra "quelli che contano"... alcuni sento ancora e vedo ogni tanto, altri sono fermi a "riposare", dietro un angolo non visti ed intanto vedono me, sorridono quando per Loro è giusto, scuotono il capo alle mie ingenuità.
Anche lontano da questa terra si continua a... vivere, perchè non si muore mai del tutto se presenti nella memoria altrui.
Lo scrissi all'epoca parlando di me, per infondermi speranza perchè non è tanto il pensiero di morire, almeno non solo, quello che angoscia bensì il timore di essere dimenticati. E da ciò il bisogno di aggiungere "qualità" ai propri giorni che così potranno pure essere non tanti ma "significativi".
Non è certo un impegno che si può assumere dall'oggi al domani... è di una vita intera che si parla, e allora... sarà difficile? Non è per consolarmi o darmi coraggio, ma credo di... no, non è difficile addirittura è "una realtà", perchè è possibile a Tutti aver lasciato anche solo un piccolo segno del proprio passaggio.
In questi giorni è ricorrente il mio pensiero per Angelina e ancora per l' Angelo gemello... Che strano... mi accorgo solo ora, mentre scrivo... due "storie" tanto simili e quasi lo stesso nome... il destino scritto in una parola.
L'Angelo gemello volò in cielo un anno e mezzo prima di Angelina, ed ora le immagino insieme...

"C'erano due angeli all'apparenza fragili ma forti nell'essere, erano due angeli gemelli, identici in tutto ma uno reggeva un cuore che era tutta la sua forza... l'altro aveva le mani giunte in atto di preghiera. Complementari, il primo partì a primavera... il secondo quando l'inverno era appena iniziato..."

Nel Cuore porto per sempre le ultime frasi di entrambe...
"Tutto finirà quando tornerà il sole..."
"... non arriverò a vedere il nuovo anno"
 E così per entrambe è stato.

giovedì 3 gennaio 2013

Non chiedetemi il perchè ma forse è anche chiaro... ripensavo oggi al conto alla rovescia che nella notte di Capodanno "traghetta" al nuovo inizio.
Da sempre è stato per me, come se il cuore quasi si fermasse... in pausa per l'attesa mentre brividi percorrevano la schiena e poi il tutto culminava in un profondo sospiro di sollievo... anche per quest'anno è andata, meglio non pensarci più per i 365 giorni che verranno.
Non so se qualcuno si riconoscerà in questo mio sentire, ammetto che sto troppo ad analizzare, forse forzare la mano per arrivare a chissà quali conclusioni profonde o magari anche profetiche... oppure succede il contrario, ed è il ricorrere puntuale di tali sensazioni a farmi pensare a  dei presentimenti.
Chissà...
E' tutto comunque molto "fisico"... brachicardia, brividi e sospiri... tutto, tranne il senso di solitudine che mi prende ogni volta... anche se sono con la mia famiglia... anche se sono in mezzo alla folla.
Ed ogni anno che passa "quel vuoto" è sempre più forte. Non dura molto per fortuna e "si dissolve" quando cerco con lo sguardo gli occhi dell'Amore della mia Vita, e i Suoi s'incontrano con i miei e le Nostre mani si stringono con l'augurio di poter percorrere insieme un altro pezzo di strada.
Stavolta ho avuto anche da riflettere perchè mentre vivevo il "mio Capodanno" tanto particolare, sapevo che per qualcuno lo stesso giorno sarebbe stato in futuro da dimenticare... per un motivo o un altro.
Forse avrebbe voluto davvero essere solo per poter dire per l'ultima volta e sommessamente, "Ti amo" a Chi non avrebbe rivisto più... o forzatamente solo si era ritrovato... incredulo, arrabbiato, deluso... con un futuro senza passato, da creare dal nulla e vivere con coraggio.
A me resta in fin dei conti la certezza di una mano che stringe la mia e di un percorso non sempre facile, è vero ma volutamente sereno.
Che sia ancora lungo o breve, non importa.

mercoledì 2 gennaio 2013

LA SPERANZA HA DUE BELLISSIME FIGLIE : LO SDEGNO E IL CORAGGIO.
LO SDEGNO PER LA REALTA' DELLE COSE, IL CORAGGIO PER CAMBIARLE...
  (Pablo Neruda)


L'ultimo giorno dell'anno è andato via, segnato da una notizia molto triste e da emozioni contrarie al mio solito sentire.
Per un momento sono arrivata persino a pensare che questo continuo "farmi... di speranza" possa essere anche solo un'illusione per costringermi a non pensare e poter vivere così quello che mi è dato.
Ho vissuto la morte di Angelina come un lutto personale...
 Pur riconoscendo delle ultime fasi della malattia i segni inequivocabili, continuavo a... parlarle convinta... ce l'avrebbe fatta se non avesse mollato, volevo infonderle speranza.
Ora mi chiedo... ma lo volevo davvero solo per Lei?
Sapere della Sua fine poi, ha suscitato in me prima un dolore acuto immediato, seguito da rabbia e infine avvilimento, in un'armonia di sensazioni contrastanti.
E' difficile mettersi nei panni di Chi ha fatto un percorso difficile e significativo, per comprendere in pieno il senso di "perdita totale", di "vuoto" che si prova. E' come trovarsi a... ricominciare, e in questi casi è quasi una tragedia.
Ho ripercorso le varie tappe della "Nostra" amicizia... due anni e mezzo, straordinariamente un'eternità... e farlo proprio alla fine dell'anno è sembrato per certi versi un ironico scherzo della sorte.
Sarà così... o è un segno che non potremo mai dimenticarla?
E intanto penso ancora... voleva tanto vivere! e le brillavano gli occhi quando parlavamo delle aspettative future... del nipotino che a malapena ha visto in fotografia... dei Suoi capelli che sarebbero tornati come un tempo. Erano pochi attimi e quel luccichio si trasformava in due sole lacrime a rigarle il volto di una bellezza comunque mai persa.
Voleva vivere Angelina e questa Vita andata via, quasi "a togliere il disturbo", tanto contrasta con l'esistenza di Chi non la vive come dovrebbe e si aggrappa ad illusioni perchè non crede in sè e mai si stima.
Perchè non convincersi di vivere l' "adesso"... in modo semplice, lasciando che il Tempo faccia il resto?
E' così facile "abbandonarsi" a ciò che è... e lasciare che sia...
E' solo "coraggio" di Vivere.