giovedì 28 febbraio 2013


Liberarsi dai sentimenti negativi... può rappresentare una svolta... lasciarsi scivolare nella  pacatezza  della  vita
"Viaggiare in positività" quando da troppo tempo si vive la sofferenza, rappresenta un impegno difficile. Tuttavia converrebbe provare almeno a far piazza pulita dei sentimenti di amarezza e disperazione... potrebbe rappresentare una svolta.






"Non ce la faccio più, sono stanca... Vorrei... morire." E il viso pallido aveva preso colore.
Perplessa, all'improvviso ho sentito tutta l'inadeguatezza del mio sorriso all'ingresso in quella stanza... almeno di un certo tipo di sorriso e poi il modificarsi dello stesso in vaga espressione di serenità. Così era molto meglio.
Quando ero entrata Le avevo posto sotto gli occhi la "dolce scatola" senza presentarmi, non lo faccio mai perchè lo trovo inutile, dal momento che indosso il camice... da un lato il "fiocchetto" verde-blu, dall'altro la "foto" con il nome, comunque... voglio dire, non mi presento per... "qualifica". Che cosa aggiunge infatti... sono una volontaria... se si vede? I volontari, secondo me hanno poco da sprecar fiato con parole inutili e piuttosto da agire, per quel che possono e dando il massimo di sè.
Mi scuso... ho aperto al mio solito una parentesi, però chiusa subito anche perchè opinione mia personale e non certo "dogma" di verità assoluta.
Dicevo... Le avevo offerto di prendere una caramella, un cioccolatino dalla scatola e aveva accettato di buon grado... una "dolcezza" al caffè, e l'aveva posata sul letto accanto a sè.
Avrei dovuto capire... inconsciamente aveva "accettato" un mix dolce-amaro, come gli anni che l'avevano vista tanto vulnerabile.
"Sono 23 anni che combatto... ne ho viste e passate di tutti i colori...", e dicendo così si era sollevata e posta a sedere sul letto, e con un filo di voce a causa anche di una corda vocale intaccata "forse" da un tumore, aveva cominciato a "raccontarsi" con uno strazio tale, una sofferenza talmente palpabile che ho dovuto sedermi anch'io.
Non ho saputo replicare in modo convincente... almeno, mi sentivo parlare ma ero poco convinta.
Ma come si fa... che cosa si può dire ad una persona che di sicuro ha avuto un tumore di pochi millimetri al seno per cui non Le è stata tolta l'intera mammella, non ha fatto nemmeno la chemioterapia, solo "un po'" di radioterapia... eppure di lì sono cominciati tutti i Suoi guai? "Forse" un tumore al rene... quindi priva di un rene.... "forse" un tumore al polmone o... forse no... "forse" anche al cervello, ma a guardar bene, no perchè ad un controllo non c'era più niente, allora forse era una serie di ematomi poi scomparsi... e intanto le molte terapie, troppe che Le avevano causato il reflusso gastro-esofageo per cui non può mangiare praticamente nulla senza avere acidità o vomitare. Troppi "forse"... e nessuna certezza se non quella di soffrire in un modo o nell'altro.
"... e a tutto ciò si aggiunge anche la solitudine...", e le lacrime non finivano di venir giù.
Che cosa dire quando si ascolta tanto dolore? Come si può offrire un sorriso se non con una punta di amarezza, magari mascherata ma viva, sincera?
Prima di andare via sono tornata a salutarla...
"Tu credi?", mi ha chiesto... "Sì...", "Allora... prega che io muoia...", "No", Le ho risposto in tono deciso, anche con una certa durezza..."... no, io prego, indegnamente prego, ma solo per la Vita."
L'ho abbracciata... e sono andata via.

mercoledì 27 febbraio 2013

Quello che scriverò stasera sarà il post N. 1000... più di due anni e mezzo per raggiungere questo traguardo e tenendo conto che praticamente ho scritto ogni sera, è stato un bell'impegno, non gravoso ma importante.
Idealmente "mille pensieri", in realtà molti di più con il susseguirsi di altrettante emozioni. La "mia storia" in mezzo a tante altre, un unico filo conduttore, la speranza anche quando non sembra.
Il primo di questi 1000 iniziava con un'enfasi discreta che celava una provata timidezza... chissà se qualcuno sarebbe arrivato a leggere quei miei pensieri?!
"Sto per scrivere di qualcosa che all'improvviso ha cambiato il corso dei miei giorni..." cominciavo così e mai avrei pensato di poter continuare a... raccontarmi anche dopo, dopo che la bufera fosse passata.
"Stasera sono stanca, molto stanca. Mi sembra di partecipare all'Olimpiade della mia vita..." scrivevo questo il giorno che "salutai" la chemio per l'ultima volta, e mentre le dita si muovevano sulla tastiera lentamente, piangevo e un nodo alla gola mi tratteneva quasi il respiro. Era un pianto da "fine corsa", liberatorio ma anche di sofferenza e dubbio per quello che sarebbe stato dopo.
"Una fitta al cuore, una pressione alle tempie, gli occhi velati di lacrime: un dolore profondo. Dopo lo sbigottimento, la reazione: il desiderio di non lasciarti andare. Volevo scrivere di te, per trattenerti..."
E con queste parole iniziali celebravo l'anniversario della morte di mia madre, figura determinante di una vita intera, "unico modello che non vorrò mai deludere"... scrivevo anche questo, credendoci fermamente e col cuore che batteva a mille, come in questo momento tanta è l'emozione.
Me lo fa sempre quando penso alla "mamma".
Durante il "mio percorso" l'ho sentita accanto passo dopo passo, vicina sempre anche nei posti dove potevo esserci io sola... nei "tubi" delle risonanze magnetiche, della TAC... nella sala operatoria per ben due volte. Sempre...
 Per finire...perchè 1000 post sono davvero tanti...
 "E finalmente sono qui... Quella famosa telefonata o chiamata è giunta in extremis, quando non ci speravo più...", è il post che annuncia la "ricostruzione" tanto attesa, quasi due anni e i tanti timori sull'esito e non solo... anche la paura rinnovata di non farcela.
E potrei continuare all'infinito, ma mi fermo qui.
Oggi avrei voluto festeggiare quello che per me fu un evento, avere uno spazio tutto mio dove conservare ciò che ritenevo più prezioso, in altro modo... festeggiare nel vero senso del termine, ma stamane durante il turno in ospedale ho fatto un incontro... ho conosciuto una "nuova Amica"...
Raramente, in tutto questo tempo ho provato una simile emozione...


martedì 26 febbraio 2013

Non si cancellano i ricordi, sentinelle perenni della nostra memoria, mescolano il dolce e amaro della vita.
  (cit.)





Non sono stata distratta dai "clamori elettorali" ed anche quest'anno si sono affacciati i ricordi di sempre, antichi e recenti.
Non so se definirlo un pregio o una "fissa", ma la mia mente pare proprio un "almanacco", e per dirla in modo moderno e tecnologico... un apparecchio programmato per gli avvenimenti  e gli eventi successi in un tal giorno... il santo sempre del giorno... compleanni da ricordare... varie ed eventuali. Non è cosa che mi impongo, viene da sè e comunque se merito ha, importante e grande è quello di tenermi in esercizio la memoria. Anche se per certi "fatti" della vita non occorre nemmeno che sia di ferro.
Il 25 febbraio di molti anni fa nasceva una delle mie sorelle, che visse nel breve arco di otto anni una vita intera. Aveva tre anni meno di me ma nel ricordo mi appare come fosse di tutte l'età.
Vivace, allegra e discola come una bambina... saggia, matura e generosa come persona adulta.
Credo che sia prerogativa di Chi ha nel destino un "breve percorso", avere in sè e mostrare un "condensato" di atteggiamenti ed emozioni. Mia sorella (non è un caso se non la chiamo "sorellina") era così, grande e piccola insieme... non piangeva mai, nemmeno per dolore.
A otto anni morì per una meningo-polio-encefalite... erano gli anni '60, e una malattia del genere così complessa era ancora mortale. Questo evento segnò un po' tutta la famiglia... fece maturare in fretta i piccoli di casa, lasciò una ferita profonda nel Cuore dei genitori, è inutile dire che non fu mai dimenticata anzi divenne per Tutti Noi  l'Angelo Custode certo perchè eletto da Dio.
Restò tale per sempre...
Una sera ero per strada da sola, non c'erano molte luci tanto da sembrare più buio del solito. Non avevo borsa con me, solo una rivista piegata sotto il braccio per avere le mani impegnate... nient'altro. Ad un certo punto mi venne in mente il Suo ricordo, così vivo da sentirmi chiamare per nome... nello stesso tempo dei passi affrettati ed incalzanti dietro di me. Provai un brivido freddo lungo la schiena, poi fu tutt'uno... un ragazzo mi aggredì alle spalle, ebbi paura ma la sorpresa non fu eccessiva... come se qualcuno mi avesse avvisato. Mi difesi non so come, anzi lo so... con quella rivista, non era un granchè d'arma ma funzionò. La rabbia, l'istinto di conservazione e l'"aiuto" provvidenziale trasformarono quell'insieme cartaceo in un "manganello" improvvisato ma efficace. Il "teppistello" se la diede a gambe... ed io la scampai bella.
Mi convinsi che fosse stata mia sorella a venirmi in aiuto... poi in altre occasioni, soprattutto quelle riguardanti il mio recente vissuto, la convinzione si fece più forte ed ora, pur in tempo di "bonaccia" non mi abbandona.

lunedì 25 febbraio 2013

C'è dentro il dolore di essere diventati così poveri di ideali, senza più uno slancio, un sogno, una proposta, una fede...




Chissà se esco fuori tema se mi inoltro in altro tipo di discorso... forse no, perchè sempre di vita si tratta... vivere con la speranza e adoperarsi affinchè finalmente qualcosa cambi.
Ho i miei dubbi... comunque, solo due giorni per eleggere il nuovo Parlamento, oggi e domani  per "rivoluzionare" (si fa per dire) tutto quanto, mandar via Chi ha deluso, dar fiducia a Chi si propone (vedi mai!?), o ripropone ( la minestra tirata fuori dal frigo e riscaldata... il cosiddetto, "meno peggio". Mah!), fanno Tutti promesse e magari ci credono pure.
La politica, quella dei partiti non mi ha mai interessato più di tanto, ho sempre dato il voto in base alla mia cultura storica e ad un ideale, ero convinta sì per quel che sapevo e illusa da un' idea che poteva far giustizia.
Votavo... e poi finiva lì, restando neanche un po' delusa dai risultati, quasi sempre contrari a quelli auspicati da me. La vita dopo tutto continuava lo stesso... il mio"dovere" l'avevo fatto, mi bastava... i "politici" facessero pure quello che volevano... la "palla" rimbalzava dall'uno all'altro, ancora.
Sarà stato perchè allora avevo un entusiasmo diverso nel futuro o tanto da pensare nel mio piccolo mondo familiare, sarà stato per questo e anche altro... tutto quell'affannarsi, farsi la guerra e "scannarsi" mi sembrava lontano almeno quanto la Luna dalla Terra, cose dell' "altro mondo". Un modo sbagliato d'intendere la politica che dovrebbe essere per l'uomo, indispensabile e facile come il respiro.
Che dire?... probabilmente così non è perchè l'aria è stata quasi sempre pesante.
In verità ora più che mai, ed io che di anni non ho più 30, nè 40 e neppure 50 ne sento tutta la fatica soprattutto quando penso ai figli miei.
Per "buttarla" sul riso... che a piangersi addosso poco giova, "momento leggero" che sa di satira e anche di amarezza, ecco un testo di Giorgio Gaber, risale a più di tredici anni fa ma tutto è rimasto uguale... storia e persino i "personaggi".


...Perchè in ogni parola, in ogni gesto, in qualsiasi azione normale,
in qualsiasi momento della nostra vita,
ognuno di noi ha la possibilità di esprimere il suo
pensiero di uomo e soprattutto
di uomo che vuol vivere con gli uomini.
E questo non è un diritto. E' un dovere.

Giorgio Gaber: Il voto

domenica 24 febbraio 2013

E' giusto che i figli, anche grandi paghino dazio, subiscano restrizioni alla loro libertà, vivano giornate in tensione e in spasmodica attesa che qualcosa, in meglio o in peggio possa mutare?






Ovviamente... no, non è giusto e bene lo sa una madre che è incappata nell'avventura più complicata della sua esistenza.
Lo sa "soprattutto" una madre che si ritrova anche a dover fare i conti con i propri sensi di colpa, ingiusti e immotivati. Non ha scelto di ammalarsi ed ora è costretta a farlo, decidere quale atteggiamento assumere... dare libero sfogo a rabbia e dolore, senza remore e pudori... o far quasi finta di nulla, continuando a... vivere come prima, con la stessa responsabilità e carico d'oneri.
E' un conflitto di sentimenti ed emozioni non di poco conto perchè a volte gli uni predominano sulle altre e viceversa in un'altalena instabile a discapito dell'equilibrio e degli umori... la serenità è fortemente a rischio e si vive con la psicosi dell'equilibrista... cadere da un momento all'altro.
Nei primi tempi della mia malattia, "Figlia" e "Figlio" mi furono vicini, ognuno a proprio modo, più la Figlia del Figlio in verità, ma proprio per questo fu la prima a stancarsi e non reggere. Prese a lamentarsi del menefreghismo degli uomini di casa... a Lei sola toccavano le incombenze più pesanti mentre per gli altri tutto continuava come prima, almeno in apparenza. Apprezzai molto il Suo modo di "esserci", avevo bisogno della  forza e caparbietà, note di quel carattere che a me erano sempre mancate, però... quando vidi i Suoi cedimenti mi sentii sola e per un attimo ebbi timore di non poter continuare.
Con il Figlio, meno introverso e più propenso a condividere la propria vita, avevo avuto sempre un rapporto molto forte, fatto di confidenze e consigli reciproci. Nel momento più brutto, quello dell'inizio fu Lui, inconsciamente a sentirsi abbandonato e per "colmare" quel vuoto affettivo prima si chiuse poi si gettò tra le braccia di una ragazza senza che ne fosse molto convinto, a giudicare da quello che è successo in seguito.
Morale della favola... Chi restò da sola, a tu per tu coi Suoi problemi e malanni fu un'unica persona, IO... e a quel punto, dopo aver pianto le più belle e risolutive lacrime della mia vita, mi rimboccai le maniche, sfoderai un sorriso sempre "stampato" ma non "stereotipato" e decisi... devo andare avanti, non so come... ma devo... da sola o in compagnia... più da sola? E sia...
E così è stato...
In questi giorni pre-elettorali la famiglia è al gran completo, muoversi frenetico in ogni ambiente della casa... bagni-stanze, stanze- bagni.
Mi sembra di stare al luna- park!
Stanotte siamo andati a dormire ben oltre quella che è la Nostra normalità che è già anomala, e quando tutte le luci si sono spente, mi son fatta un regalo... una dolce ninna-nanna.

sabato 23 febbraio 2013

Amore incondizionato per la VITA
... risonanza positiva nel sentirsi chiamati per nome, notevole bisogno di parlare e di essere empaticamente ascoltati, scambio di vissuti... condivisione come antidoto al senso di solitudine latente.
... tornare a casa e portare con sè la serenità di uno solo o l'allegria di un intero gruppo... immaginare la spensieratezza di una gita, un solo giorno al di fuori di "ieri" e di "oggi", spunto di speranza nel "domani".
... un messaggio-richiesta di essere ascoltati... una telefonata improvvisa condividendo le piccole "cose".
Tutto questo è attaccamento alla Vita!
E il CANCRO? Chiamiamolo pure per nome... resta sempre una parentesi.





" Ma dico davvero... mi fa piacere sentirmi chiamata così, la signora delle caramelle...", "No... che vuol dire, non sapevo il tuo nome, ecco... ma ora lo conosco!"
Qualche giorno fa un'infermiera mi ha dato questo nome, non mi è dispiaciuto affatto, anzi... in qualche modo si collega all'idea della dolcezza e questo è un bene... va molto bene. Stamattina si scusava ancora e con una grazia tale da confondermi quasi... poi abbiamo riso insieme e a Noi si è unita anche qualche altra.
E' stupendo poter essere allegri in un posto così... perchè al di là che si deve non è nemmeno tanto difficile esserlo. Le occasioni nascono anche nei momenti più... difficili, non voglio definirli neri o bui... sarebbe troppo definitivo per fatti che reputo unicamente "parentesi". Tutto passa prima o poi, anche il peggio... se questo concetto non lo si dimentica, passa ancora più in fretta.
Oggi il reparto era abbastanza tranquillo... pochi pazienti in terapia... altrettanti follow up. Ho potuto fare soste più lunghe nelle stanze, ho rivisto il "ragazzo antico" di qualche giorno fa... un paziente ultrasettantenne dalla filosofia di vita tutta sua che ama così definirsi .. ragazzo antico dalle tante patologie e tantissima voglia di vivere che mette insieme le prime in una sorta di "medagliere", più malanni grande onore, non un sopravvissuto nè eroe ferito...ma un combattente in piena attività.
Nella stessa stanza una signora col cappellino sempre fuori posto... secondo Lei. Ha preso una caramella anzi due e poi ha cominciato a parlare... parlare senza fermarsi, col racconto della Sua "storia", dell'immenso, "eterno" amore per il marito che non è più e che fa rivivere in ogni angolo della casa con foto di tutte le dimensioni e in pose diverse... "Vado da una stanza all'altra e mi pare di vederlo sorridere, sentirne la voce. Non so... anche se non aveva un carattere facile, non riesco a ricordare di Lui gli scatti e i modi bruschi... solo e sempre i bei momenti trascorsi insieme. Non so come fanno ora a non amare per sempre..."
In verità è cosa oscura anche per me, ma questa è un'altra storia, un po' per epoche diverse, età e sentimenti... lasciamo allora ad ognuno la libertà di esperienza e di trarne la conclusione che crede... senza giudicare pur convinti della bontà delle proprie.
Prima di andar via sono quindi passata dalla mia Amica "Ma che c'mport"... "Ti ho portato le caramelle senza zucchero, una confezione alla menta e un'altra al mirtillo, le metto sul comodino... ok?", "Sì, vabbè... mettile là, però... vieni qua, famm' avde'... che altre caramelle tieni dentro alla scatola?"
Sempre così la mia antica Amica del Cuore... non le basta mai! Si sente privilegiata, e in fondo in fondo non ha torto.



venerdì 22 febbraio 2013

Siamo Noi a dare ordine alle nostre cellule su come comportarsi, è il nostro cervello a farlo? Forse...
L'Ottica diversa delle cose (imm. dal web)
  (cit)







Una volta che hai consapevolezza di una situazione o condizione, allora sì... e dal modo con cui l'accetti e vivi gli "ordini" saranno "giusti" o "sbagliati", per essere precisi, "proficui" o "dannosi" per gli stati d'animo... la psiche.
Psicologia spicciola che nasce osservando la realtà con cui ci si confronta, guardando dentro di sè... atteggiamenti mentali che si trasformano in comandi... possiamo azzardare?... in comandi per le cellule e finiscono con l'influenzare anche il fisico, se positivi... a migliorarlo pur in condizione svantaggiata, in caso contrario a peggiorarlo. Sarà così che vengono fuori pure i cosiddetti "disturbi psico-somatici", reali e concreti senza una vera e propria patologia. Viene allora confermata la tesi sostenuta dall'esperto americano di anatomia e biologia cellulare, Michael Gershon... del "secondo cervello" che vive nel ventre di ciascuno e regola stress, ansia e tensione, pare anzi che sia proprio il cervello addominale in grado d'influenzare lo stato d'animo. Secondo l'esperto i due cervelli, quello encefalico e quello addominale, devono cooperare altrimenti è il caos e tutto l'organismo ne risentirà.
"E' TUTTA QUESTIONE DI TESTA"... l'ho ripetuto a me stessa nei mesi che via via son trascorsi, trasformandosi in anni forse grazie anche a tale esercizio, e alla fine suona come uno spot, ora che continuo a dirlo alle persone che incontro e sono visibilmente tese se non addirittura angosciate.
Capisco che immediatamente può sembrare una specie di frase fatta, tanto per dire... non è facile capirne subito il senso e l'applicazione pratica, la "mente" talvolta è così ostinata! Ma riflettiamo...
Questa cosa MI PESA... questa persona MI PESA.
E un atteggiamento così influisce molto sul Nostro modo di porgerci, sul Nostro ottimismo, sulla Nostra volontà in generale, quindi...
Consideriamo il caso contrario, fosse anche per acquisire uno splendido sorriso nelle difficoltà... proviamo ad invertire la situazione...
MI E' LEGGERO FARE QUESTO... MI E' LEGGERO ACCETTARE TALE PERSONA.
Cambiare l'ottica delle cose migliora la vita, perchè vediamo tutto meno negativamente e alla fine ci convinciamo da soli che si può fare, che non è così pesante come sembrava.

giovedì 21 febbraio 2013

... occorre sensibilità ed equilibrio per stare accanto efficacemente ad un paziente oncologico, guardarsi negli occhi per cercare di intuire cosa l'altro ha dentro, se sta male e perchè... occorre la strategia dell'elastico o dell'empatia: avvicinarsi quando cogliamo la debolezza dell'altro per condividere e sostenerlo, allontanarsi (per compiacerlo) quando l'altro si sente più forte...


"Il calabrone non ha la struttura alare, in rapporto al suo peso, per volare. Ma lui non lo sa e vola lo stesso".
(I. Sikorsky)



Il sapone è finito... la crema dov'è... quando ceniamo?...
Quante domande, richieste... tutte insieme, poi! Eppure avrei tutto il diritto di essere capita e considerata, non posso essere magazziniera-responsabile, cuoca e domestica full-time in servizio continuo tutto il giorno.
Ecco... si dovrebbe comprendere la necessità da parte mia di rivendicare un certo spazio che esuli da quelli soliti, "antichi"... del tempo che fu il mio. E aggiungo anche se non lo escludo, non solo perchè sono un' ex malata di tumore o, come preferisco definirmi, una paziente in stand by (spero... a vita).
Voglio poter avere tempo e modalità per far silenzio fuori e dentro di me... per ritrovarmi, quando mi assalgono le paure, l'angoscia del non noto che si fa dubbio... quando mi perdo.
E invece si fa di tutto, forse anche a fin di bene non lo nego, di "trascinarmi" sulla strada senza ombre, dove la luce è forte tanto da sembrar violenta ed accecante, ed io di tutto ho bisogno tranne che questo...
Voglio i mezzi toni, continuare a... vivere secondo i miei tempi che non devono essere necessariamente quelli di Chi vive con me... miei e di nessun altro, unici perchè "unica" mi sento anch'io.
Unica, non giusta... oggi, ad esempio sono stata "out"... e non è giusto!
Avrei voluto essere sola nella mia casa... voci e rumori parevano solo "fastidioso brusio", nient'altro perchè non mi appartenevano... e non è giusto.
Mi sono lasciata condizionare da un fastidio più che dolore al braccio destro, mi sono guardata allo specchio e mi è parso di vederlo leggermente gonfio. Niente di macroscopico eppure mi è venuto il nodo allo stomaco... in un momento è stato come se lo avessi visto ingigantito. E' grande e nello stesso tempo assurda la forza della mente... di che cosa è capace, persino costruire fantasie che fanno presto a trasformarsi in fantasmi...più temibili delle cose reali.
Pure in questa occasione avrei voluto essere capita... non assecondata, semplicemente rasserenata... ma forse dipende solo da me, ognuno dà quello che può e soprattutto giudica secondo il proprio metro... unico anch'esso. Fa comunque bene parlare ma bisogna accontentarsi di quello che si riceve, poco o tanto... della "qualità" desiderata o meno. Del resto "eroi senza medaglia" quali siamo, qualche volta da "intrattabili, complicati, lunatici" ci comportiamo, e magari dopo un po' diventiamo tutt'altro... saggi, forti per pazienza... padroni del mondo. E vuoi vedere, per assurdo... convinti persino di poter volare!?

mercoledì 20 febbraio 2013

Nel dolore sentiamo maggiormente il bisogno di dare e di ricevere, perchè avvertiamo di più la nostra fragilità, il bisogno dell'altro... il male comune è un vincolo fortissimo d'unione.
 (cit.)




Sarà per questo che la "malattia" diventa una "meravigliosa opportunità".
Rendersi conto di questo, lo riconosco, non è semplice almeno nell'immediato, quando vieni colto alla sprovvista e pensi che Tutto stia per finire, ma poi il tempo diventa "amico" e "maestro" e l'"esigenza" di relazionarsi per stare meglio fa il resto.
E' un' opportunità.
 La prima volta che ho sentito definire l'"accidente" che mi era capitato con questo termine è stato dalla mia parrucchiera; durante un talk-show televisivo un ragazzo malato appunto di cancro aveva parlato di "occasione nuova, unica ed ineguagliabile" perchè aveva scoperto aspetti della propria vita e dell'altrui mai immaginati prima. Sì... perchè quello che si vive in una situazione estrema come può essere il "CANCRO", non lo si vive da soli, e questa è già la prima "meraviglia" capace di vincere lo sgomento prima, l'angoscia dopo. Si tratta di non piegarsi su se stessi, allargare le braccia e comprendere idealmente TUTTI QUELLI COME TE... e sono tanti, noti e sconosciuti... di ogni età e condizione, estremamente fragili ed eccezionalmente forti... proprio come TE.
Con tale consapevolezza e la semplicità del Cuore risulterà davvero semplice avvicinarsi all'Altro che vive quel percorso, anche se c'è timore, riservatezza e pudore... come se ci mettessimo Tutti a nudo, Chi offre quella "particolare" fetta di vissuto e Chi l'accoglie, lo fa proprio e lo trasforma in supporto per se stesso... una sorta di "spalla" su cui appoggiarsi per continuare a... vivere, cogliendo ogni sfumatura.
Sarà per questo forse che appare "credibile" e non risulta "vano" ogni mio sforzo per far nascere un "sorriso" anche sul volto più teso e preoccupato, un "guizzo" di luce negli occhi spenti di Chi si fa scivolare la speranza come sabbia tra le dita.
Io ce la metto tutta... mi sembra di continuare ancora quello che fu il mio percorso e perciò la forza, la determinazione sono davvero le stesse come pure i successi e le vittorie.
Non sono incrollabile ed ho i miei punti di fragilità ma nella condivisione trovo il modo di recuperare e il bello è che questo succede anche per coloro che incontro. Sono contenta di questo... sto conoscendo tantissime persone a cui immediatamente mi affeziono, per il reale come il virtuale c'è ancora tanto posto nel Cuore e se posso fare qualcosa di più intendo continuare.
Di ognuno ricorderò il nome, le piccole gioie... la grande sofferenza.
Nel mio piccolo e come posso sarò "compagna di viaggio".

Dedico questo post a Maria, Lucia, Taide e Monica che oggi sono entrate a far parte di una grande "famiglia", il gruppo su fb "Continuare a... parlarne con speranza".
In particolare il mio pensiero va a Michela, una ragazza di 32 anni che domani affronterà la prova più difficile della Sua vita...
Ti stringo forte a me... la Tua "mamma virtuale"


martedì 19 febbraio 2013

Quando dicevo: "Il mio piede vacilla", la tua grazia, Signore, mi ha sostenuto. Quand'ero oppresso dall'angoscia, il tuo conforto mi ha consolato... il Signore è mia difesa, roccia del mio rifugio è il mio Dio.
(Salmo 94)





Nel mio continuo "errare" alla ricerca di me stessa, mi trovo... poi mi perdo ancora, e di nuovo mi ritrovo... come su un'altalena a sorridere quando sono su, in alto... ad aver paura se avverto il rischio, quasi la certezza del pericolo.
Il mio piede, perciò non smette mai di vacillare e avverto la necessità di un aiuto indispensabile... per non cadere.
E non vengo meno perchè resta in me forte e genuina, l'"umiltà del mendicante"... che non prova vergogna  ed aspetta.
Trovo questa espressione di un'efficacia straordinaria, l'ho ascoltata stasera all'incontro col gruppo di cui faccio parte e l'ho subito "adottata" per adattarla a me. Essere umili nel chiedere, perfettamente consapevoli della propria inadeguatezza... ed arriva provvidenziale la "mano che cercavi"... a sollevare, fermare, accarezzare. Chi credente non è, avendo bisogno di fisicità reale potrebbe replicare che è solo nell'uomo stesso, nella psiche la capacità di alzarsi dopo la "caduta"... fermarsi in tempo per non ricadere... e la "carezza"?... la troverebbe nel desiderio poi realizzato di non pensarci più e continuare.
Che si pensi così va anche bene... basta credere in qualcosa e andare avanti.
Per Chi è credente... pure questa è opera di Dio.
Ricordo...
... quando il tumore si manifestò in maniera eclatante, sentii subito il peso della cosa, intuii la gravità della situazione... eppure non volli subito accettare la realtà. Lasciai trascorrere ben due mesi prima di decidermi a far qualcosa, la paura mi paralizzava... l'angoscia mi schiacciò per tutto il tempo. In queste condizioni, è chiaro... sarei impazzita, perchè anche due soli mesi possono rappresentare un'eternità quando senti di essere come sull'orlo di un baratro, però capii che da sola non ce l'avrei mai fatta... ero, sono credente e mi "affidai" a LUI... mi assegnava una prova? Doveva darmi i "sussidi" per superarla, no?
Con LUI ho parlato a tu per tu tante volte... davanti a LUI ho pianto senza ritegno per poi ritrovarmi con gli occhi perfettamente asciutti e dopo un po' anche con il sorriso ed un'incredibile serenità d'animo.
Il tempo è trascorso... da allora ormai quasi tre anni... sono adesso quello che non ero, solo perchè non "sapevo"... ho imparato, conosciuto... oggi "posso" perchè "voglio".

lunedì 18 febbraio 2013

"Una volta che si è trovato se stessi, bisogna essere in grado, di tanto in tanto, di perdersi...
e poi di ritrovarsi"
Friedrich Wilhelm Nietzsche




Credi di aver scoperto finalmente come sei... aver trovato la strada giusta da percorrere, pensi che ci riuscirai perchè vedi tutto più chiaro e sai riconoscere le priorità... ma in fondo sbagli e anche di grosso. Perchè è proprio quando ritieni di "essere arrivato" che devi ricominciare... eh, già!
Non sei solo, continuo è il confrontarsi... e due tessere di un puzzle non s'incastrano alla perfezione se sono uguali, a meno che non hanno un lato perfettamente dritto e liscio... ma anche in quel caso d'incastro non si può parlare... sono solo due tessere "affiancate", perchè per esse c'è quella sola possibilità.
Non siamo anche Noi, esseri umani "frammenti" di un grande disegno? Però... purtroppo è un continuo rimescolare e gli sfondi, i colori ed anche il resto mutano di continuo... ed allora ci si perde, inevitabilmente. Perso ogni riferimento, occorre poi gran forza, soprattutto volontà per orientarsi e ritrovar se stessi.
Certe volte, nonostante attenzione e grande cura... e poi passi cauti e lenti, mi perdo anch'io... perchè con l'animo umano di per sè complesso, il rischio è alto, e in questa eventualità di errore includo anche il non capire il mio... posso essere confusa, aver sbagliato per ingenuità o troppo zelo... o altro altro ancora, insomma, sì mi perdo e quanta fatica costa ritornare indietro e riprendere il cammino sperando di non smarrirsi più... almeno nell'immediato.
Perchè... è inutile illudersi... capiterà ancora, è logico e umano, forse anche una fortuna e l'unica consolazione sarà che avrò imparato un altro po'...
E così sarà sempre meno il tempo trascorso a rimuginare su una delusione... soffrire per un rimprovero "ingiusto" o una sgarberia, in fretta farò scivolare tutto di dosso perchè è bene così se desidero ritrovarmi.
Ogni volta che mi sentirò smarrita... poi mi scoprirò più forte, sicura che l'essermi persa sarà stata solo un'altra opportunità.

domenica 17 febbraio 2013

"E ricordati, io ci sarò. Ci sarò su nell'aria. Allora ogni tanto, se mi vuoi parlare, mettiti da una parte, chiudi gli occhi e cercami. Ci si parla. Ma non nel linguaggio delle parole. Nel silenzio."
Tiziano  Terzani










Ed ogni tanto mi capita di mettermi da parte, a pensare... ricordare.
Non era molto che la mia mamma non c'era più e una notte la sognai... ero disperata, nel sogno come nella realtà perchè non volevo staccarmi da Lei.
La rivedevo com'era stata un tempo, indaffarata ed entusiasta anche delle piccole cose e incombenze quotidiane, così in quello che mai avrei definito un sogno tanto era verosimile alla realtà, stava preparandosi a partire e riempiva una valigia del necessario perchè... diceva... dove sarebbe andata non le serviva più di tanto. Io le stavo dietro, pregandola di non andar via... mi sarebbe mancata tanto... lo sapeva e allora come poteva lasciar tutto e tutti?
All'improvviso aveva posato quelle sue poche cose e, seduta sulla seggiola che da sempre aveva in un angolo della cucina, aveva preso a dire... "Devo andare via, ma non preoccuparti... io continuerò a... esserci. Quando mi vorrai, pensami intensamente ed io ti prenderò in braccio come quando eri piccola... e non ti lascerò per tutto il tempo che vorrai..."
Mi svegliai di soprassalto e con gli occhi inumiditi... forse mi ero lasciata andare alle lacrime per quell'addio o  per la felicità di non essere abbandonata nonostante le apparenze? Non so... restai molto colpita da quel sogno, tanto che continuavo a... ripetere quelle parole a me stessa per renderle ancora più autentiche e non dimenticarle mai.
Dopo qualche anno mi sono ammalata... e il mio pensiero, inutile dirlo... è stato rivolto sempre a mia madre, l'ho sentita vicina come se non fosse mai andata via. Quando volevo... la pensavo con la forza del Cuore, soprattutto di notte e con gli occhi chiusi... e in quell'oscurità punteggiata di brevi bagliori improvvisi mi pareva persino di vederla... e nel silenzio assoluto, rotto solo da qualche fruscio notturno mi arrivavano sussurrate addirittura le Sue parole.
Ciò che avrei voluto sentirmi dire, con la leggerezza che Le era propria...
"Meh, da'... non t' preoccupann... non fare la tragica! I problemi vanno e vengono, lo so... sarebbe stato meglio che non fosse arrivato 'sto accidente... ma che vogliamo fare? Passerà... ha da passare per forza! Sennò... che ci sto a fare io... vicino a te?"
Queste parole, tante parole... per moltissime notti... fin quando s'è fatto chiaro ed è arrivato il giorno.

sabato 16 febbraio 2013

"Le situazioni più difficili vanno sempre vissute a testa alta... andare tristi a capo chino è inutile anzi porta danno... impedisce di guardare intorno e ricevere l'aiuto che serve..."





Per regalare un po' di dolcezza che accompagni un sorriso ad ogni Amico tra "quelli che contano", in ospedale porto con me una vecchia scatola di latta, molto bella dal rassicurante gusto "vintage". Prima di uscire la colmo di caramelle ai tanti gusti, qualche cioccolatino... chiudo col coperchio e vado. Devo ammettere che sarà un po' per la bontà dell'intento, lo spirito e poi perchè è davvero bella, non appena comincio il mio giro Tutti ne sono attratti e sorridono... le "dolcezze" in bella vista vengono accolte quasi con gioia ed è come tornare a quando si era bambini ed una cartina rossa di caramella posta davanti agli occhi faceva sentire in un mondo magico.
Adoro le scatole di latta, ne ho moltissime di varia grandezza e forma... è una vecchia passione che mi porto da bambina, cominciai con quella rotonda delle "pasticche" per la gola e l'altra di quei famosi "biscotti per la prima infanzia", e non ho più smesso. Col tempo qualcuna l'ho pure regalata con delle "pastarelle", torroncini... per le feste o un compleanno... come quella volta ad una delle mie Amiche infermiere dopo averla riempita di "gelatine di frutta", le Sue preferite. Qualcosa che mi era appartenuta, in più personalizzata... un dono pensato, fatto col Cuore perchè è questo che fa la differenza vera.
Da qualche giorno nella "mia scatola" ho aggiunto le caramelle latte menta, ed è stata la prima che è andata via stamattina per un'Amica che oggi iniziava la Sua avventura con la terapia...
"Ecco la signora di cui Vi parlavo...", ha esclamato la compagna di stanza, giunta oramai all'ultima seduta e per questo completamente... rinnovata. Quando l'avevo conosciuta sedeva rigida sulla poltrona e parlava alternando toni alti e bassi... le mancava quasi il respiro, oggi era sorridente e dispensava consigli e rassicurazioni, come facciamo un po' Tutti quando scopriamo ciò che per Noi non poteva mai essere.
"Non riesco ancora ad accettare... non voglio dirlo a nessuno, cammino sempre a testa bassa perchè non si veda...", "Che cosa dovrebbe vedersi e poi... perchè con la testa bassa?". "Che nessuno possa vedere, accorgersi di quello che mi è capitato... mi vergogno tanto". Eh, no... Amica mia...
La "vergogna" non è compagna della malattia che non si sceglie nè si compra... capita appunto, e può capitare a Tutti prima o poi se è segnata sulla mappa di quel percorso di vita. Nascondersi fa male, tanto... perchè porta pensieri tristi, priva di confronto e conforto... Che strano, sembrano la stessa parola... confronto e conforto... c'è solo una "n" di troppo, importante però ed esplicativa a saper leggere.
Se si  "N"ega il primo... "N"ullo sarà il secondo...

venerdì 15 febbraio 2013



Solo chi ha fede in se stesso può essere fedele agli altri.

L'amore immaturo dice: ti amo perchè ho bisogno di te. L'amore maturo dice: ho bisogno di te perchè ti amo.

Erich Fromm


Credo che ogni anno per San Valentino lo proporrò, dopo averlo cantato a me stessa, letto sommessamente e serbato in Cuore come piccolo tesoro.
E' il dono che faccio all'Amore, al sentimento che racchiude tutti gli altri, grazie al quale finchè ne resterà una briciola il mondo non finirà.
E' stata oggi una giornata fredda, stancante... piuttosto deludente e se il pensiero non fosse andato più volte a Chi mi è vicino ormai da quasi quarant'anni e poi ai miei figli che sono il Nostro "continuare a... essere" nel futuro, penso proprio che mi sarebbe venuto da piangere... per rabbia, stizza e voglia di gettar la spugna.
Ma provvidenziale è arrivata la cura e così sono riuscita a farmi scivolare tutto di dosso e pensare a... domani.
Vorrei tanto poter ricambiare con l'intensità dei gesti e non solo di parole l'amore che ricevo... talvolta ci riesco oppure me lo impongo e poi ci resto male... non so recitare e non mi sembra neanche giusto... dopo tutto. Ma quella che ho vissuto è stata esperienza forte, devastante... in alcuni punti ha fatto terra bruciata e chissà se un giorno quella stessa riuscirà a darmi i "brividi" di un tempo... il battito accelerato... i rossori improvvisi.
Eppure amo ancora... forse più di prima, di questo sono sicura... certamente come prima.
Il Tempo coi suoi eventi che fanno da cesoie, porta via quei "fronzoli" che una volta rendevano più aggraziata l'espressione del sentimento... ora, così alleggerito appare scarno ma a guardarlo bene è "tutto occhi" e riflette bene ciò che è nell'animo.
"... ho bisogno di Te perchè Ti amo"... e perciò di Te e di nessun altro... perchè nonostante tutto non siamo stanchi di "Noi" e col Tempo andiamo...
L'Amore vero è quello che sa adeguarsi ai cambiamenti, e se è vero che la specie più resistente è quella che fa altrettanto... resisterà anche questa "specie d'Amore", sentimento vecchio quanto il mondo.

giovedì 14 febbraio 2013

... Solo Chi ha avuto la fortuna di vivere un rapporto "speciale" con un animale domestico può capire ciò che si prova quando lo si perde: è un filo che si spezza, è come se il cuore battesse a metà...




Tommy ha finalmente trovato la pace che non riusciva ad avere senza la sua padrona...
Si può morire per amore.








Del mio amore per gli animali ho parlato tante volte in questo spazio... non mi dilungo ora per non ripetermi ed apparire scontata a Chi, come me ama queste creature, e stucchevole a tutti gli altri.
Qualche riflessione però voglio concedermela, non posso esimermi dopo aver letto la notizia della morte di Tommy, splendido "cagnolone" morto di crepacuore... per troppo amore.
Quando adottiamo un piccolo amico la gioia è tanta ed aumenta col passar dei mesi e poi degli anni...  ad un certo momento però si comincia a pensare che il tempo passa troppo in fretta e che purtroppo il "Nostro compagno" invecchia e prima o poi dovrà lasciarci. Come tutti gli esseri viventi, del resto... prima o poi, si capisce... però il Cuore prima della Mente si ribella e vorremmo cambiare l'ordine delle cose... poter "partire insieme" per il ponte dell'Arcobaleno. Ciò ovviamente non succede "quasi mai"... ed è l'uomo "quasi sempre" a restare solo, e "a volte" anche se di rado l'amico fedele.
Capitò a me... quando Betty, la mia cagnolina morì proprio quando mi ammalai di tumore, anzi c'ammalammo insieme, lo stesso giorno... un'antivigilia di Natale. Poi spirò all'Epifania... perchè potessi curarmi e non mi dessi più pensiero per lei, così cagionevole e morbosamente attaccata a me da non poter stare lontana neanche un giorno. Figurarsi se non ce l'avessi fatta! La sua morte fu quasi un segno del destino  e lo stimolo a combattere con più tenacia.
E' capitato a Tommy, un grosso meticcio che due mesi fa aveva perso la sua padrona e da allora ha continuato ad... aspettarla nella stessa chiesa dove era stato celebrato il funerale. Per tutto questo tempo ormai nessuno ci faceva più caso, era normale che fosse lì ogni giorno ai piedi dell'altare... ma l'attesa vana, la mancanza di quell'affetto insostituibile l'ha indebolito e fragile si è lasciato andare fino a morire.
Si è spento ieri Tommy e la sua morte ha fatto notizia... perchè l'amore incondizionato, straordinario in ogni tempo, oggi lo è ancor di più, per gli uomini... s'intende non certo per gli animali che conoscono solo quello... senza se, senza ma... senza alcun patto o condizione.


                                                         

mercoledì 13 febbraio 2013

"Le nostre non sono guerre perse, quando ci raccontiamo di noi abbiamo già vinto le nostre paure (esternandole)
   (cit.)


"Lo scopo di un gruppo di auto-aiuto è proprio di poter parlare liberamente, quasi per sconfiggere le paure, in un clima di ascolto e solidarietà, con compagni di viaggio che conoscono e vivono lo stesso problema sulla  propria pelle..."


Quando sono a casa, al ritorno dalle mie due ore in ospedale sento di aver bisogno di altrettante per far "silenzio" dentro me... per elaborare racconti di vissuti, sguardi smarriti oppure di sfida, altri infastiditi, stufi se non rassegnati.
Al mattino parto in quarta con tutto l'entusiasmo che non m'impongo... penso a Chi incontrerò perchè in un Day Hospital Oncologico periodicamente s'incontrano sempre le stesse persone, e poi mi chiedo pure... quanti  volti nuovi conoscerò, in quanto se crisi c'è non riguarda di certo "la malattia".
Quindi arrivo, indosso il camice che dovrebbe fare la "differenza" e mi "butto nella mischia"...
E' vero, è un'espressione un po' forte, solo che qualche attimo prima di cominciare a confrontarmi umanamente nel modo più semplice e naturale possibile mi viene una "gran paura"... di non essere all'altezza, sbagliare, turbare... non portare quel minimo sollievo per poter continuare. Allora faccio un bel respiro profondo e poi... vado, mi lancio dal trampolino dell' "osare".
Oso ascoltare... oso raccontarmi, ho la pretesa di comprendere... do per scontato di essere capita, ma forse è tutto sbagliato, solo io avrei il dovere di capire senza pretendere il contrario. Perchè arrivando all'"Altro" sicuramente l'avrei in cambio... le paure, le emozioni sono le stesse... la condivisione farebbe il resto.
Mi è piaciuta moltissimo l'immagine che ho trovato ad illustrare i pensieri di stasera... esprime bene la dinamica di un confronto condiviso... tanti interrogativi rivolti al centro, gravano su un unico punto che diventa di pressione, poi... secondo me... dovrebbero tornare indietro non più sotto forma di punti interrogativi, bensì di esclamativi... essendo chiariti i dubbi che son comuni, trovate le soluzioni che non sempre sono uguali per Tutti... sedata quella paura che fa sentire il vuoto pur in mezzo alla folla.

martedì 12 febbraio 2013


E' una giornata speciale questa che si conclude... dedicata al "Malato", a Chi soffre nel corpo e non può, almeno per una parte, non soffrire anche dentro di sè... per quella serenità negata, per aver perso la spensieratezza che lascia spazio solo ai crucci "semplici" di ogni giorno... per un futuro visto a malapena, sbirciato dal "buco di una serratura".
Questa preghiera è perchè si possa scorgere anche o addirittura nel dolore il senso della propria Vita. Che sia accolta ogni giorno con dolcezza e gratificazione, così com'è per ogni "dono".

PREGHIERA PER LA GIORNATA DEL MALATO
Signore, accogli le preghiere e i lamenti
di coloro che soffrono e
di quanti si adoperano per alleviarne il dolore.
Tu che hai percorso la via del calvario
e hai trasformato la croce in segno di amore e di speranza
conforta coloro che sono afflitti, soli e sfiduciati.
Dona loro:
la pazienza sufficiente per sopportare le lunghe attese
il coraggio necessario per affrontare le avversità
la fiducia per credere in ciò che è possibile
la saggezza per accettare ciò che è rimasto irrisolto
la fede per confidare nella Tua Provvidenza.
Benedici le mani, le menti e i cuori degli operatori sanitari
perchè siano presenze umane e umanizzanti
e strumenti della tua guarigione. Benedici quanti nelle nostre comunità
si adoperano per accompagnare i malati
perchè accolgano la profezia della vulnerabilità umana
e si accostino con umiltà al mistero del dolore.
Aiutaci Signore a ricordarci
che non siamo nati felici o infelici,
ma che impariamo ad essere sereni
a seconda dell'atteggiamento che assumiamo
dinanzi alle prove della vita.
Guidaci, Signore,
a fidarci di Te e ad affidarci a Te.
Amen


Il "concetto assoluto" di Felicità, espresso nei pochi termini  che maggiormente aggradano, basta che manchi una "virgola" e non funziona più, per questo non viene accettato nella sua originalità ed ognuno allora si sente "infelice nato" perchè non si avvede di aver perso ciò che da sempre ha avuto.  E' in ogni uomo la potenzialità di continuare a... restare sereni... le prove non mancano ma sta tutto nell'atteggiamento da assumere... paziente e non ribelle, accomodante e cauto. Credere in "qualcosa", affidarsi a "qualcuno"... fiduciosamente "accogliersi" in se stessi.

lunedì 11 febbraio 2013

Sono stata in crisi oggi...
Meraviglia sentirmi parlare così? Succede a volte... succede a Tutti perchè non dovrebbe a me?
Perchè ne hai passate tante, hai superato... sei forte. Mi pare di sentirle queste parole, ormai è diventato luogo comune... come se il "cancro" fosse il vaccino per ogni altro male.
Va bene... diamo per buono anche questo, ciò non toglie che ci sono malesseri per cui non è possibile vaccinarsi  proprio perchè sono tali... cose non gravi che passano in fretta ma comunque fanno star male.
Sono stata in crisi... perchè ad un certo punto mi sono resa conto che seguo tanto la voce del mio Cuore, forse "troppo",  ben inteso... penso che sia giusto così ma certi sguardi, discorsi... contraddizioni mi fanno tornare indietro quando partivo in quarta e poi finivo col frenare di botto.
Perchè? Perchè all'improvviso non ero più sicura di niente... sempre messa sotto esame, valutata con la sufficienza che si assegna ai "senza infamia e senza lode". E se pur capitava quella volta che "brillassi" di luce propria e inaspettata, si elogiava come "breve primavera", tanto prima o poi sarei tornata nella penombra.
Chissà perchè a questo non ci sto più... sarà beneficio o effetto collaterale di quel famoso vaccino?
Nell'uno e nell'altro caso è una certezza... ho idee chiare, ben radicate e non mi va di usar violenza a me stessa per farmi accettare, soprattutto non credo di meritare "prese in giro" e critiche da "sapientoni".
Il "dono" più grande che mi ha fatto la malattia è la "sicurezza", la percezione precisa e gratificante di essere... "me stessa". Ho i miei principi, alcune certezze comprovate da effetti ben visibili, il tutto potrà anche non essere perfetto ma se in virtù di questo sono più sorrisi e meno malumori, più stabilità e meno sofferenza, qualcosa di buono pur ci sarà... o no?
Perchè se è "no"... ecco palesarsi il motivo di crisi.
Ma ora sono ben consapevole di quel che sono e momenti disorientanti vengono considerati da me anch'essi per quel che sono... attimi particolari di scelta.
 La Vita ne presenta tanti... a volte non si fa in tempo neanche a rendersene conto per la rapida successione, questo "normalmente"... per me e probabilmente per tanti non è più così.
Con la riconquista della propria esistenza, fatta di momenti belli o meno... va di pari passo la "difesa" strenua a volte disperata della Nostra emotività... con le percezioni, emozioni e sentimenti da vivere con convinzione e fino in fondo.

domenica 10 febbraio 2013

"Al di là della validazione scientifica della preghiera e della meditazione, c'è la validazione testimoniata dall'esperienza e dai vissuti di tantissimi pazienti che ribadiscono l'interazione tra mente e corpo, cioè l'affermazione del beneficio della forza della mente e del pensiero positivo nella terapia oncologica."  



Avrei voluto stare a lungo con l'Amica di sempre... tornare indietro dalla "paziente addormentata"... continuare.
Due ore non sono poche ma neanche abbastanza per seguire ciò che il Cuore desidera, destreggiarsi per non far torto trascurando, diventa un limite da cui purtroppo si finisce con l'essere condizionati. Inevitabilmente regoli gli interventi, misuri le parole e quel che è peggio a volte ci scappa pure l'occhiata "furtiva ma non troppo" all'orologio. La peggiore cosa che si possa fare di fronte ad un paziente, se poi si tratta di un "paziente oncologico" che dal tempo, si sa, prende le distanze, è ancora peggio.
Tutto questo nel precedente "mio volontariato selvaggio" non mi era capitato se non una sola volta, quando fui chiamata quasi all'improvviso per la ricostruzione. C'era stato quindi un "valido" motivo, ora di motivi veri non ce ne sono eppure... devo sacrificare parte della mia "genuinità".
Spero di abituarmi ed arrivare ad un compromesso che penda più dalla mia parte.
Così ieri proseguendo nel mio "giro" sono finita nella stanza dove era in terapia una persona che ho riconosciuto essere il fratello di una mia compagna di scuola. Impossibile sbagliarsi, la spiccata somiglianza affatto inalterata nonostante i tanti anni trascorsi, fugava ogni dubbio. Sicura, allora mi sono presentata accennando ai Nostri trascorsi di conoscenza, e di lì a poco è stato un continuo condividere i rispettivi ricordi... amici comuni, amici degli amici, amici che già non sono più... poi alla fine un "grazie" per la dolcezza e non solo delle caramelle.
Ero venuta fuori da quella stanza fortemente carica e motivata... c'eravamo congedati con un appuntamento alla prossima settimana e addirittura una "risata"... le risate "qui", sono autentiche come in nessun altro luogo.
Poi aver incontrato persone di una "positività disarmante", espressa con un... "per me, non cambia niente... continuo a... fare la vita di sempre e in più... aspetto", dona tanto entusiasmo e tale forza da sentirne in esubero, e voler condividerla a tutti i costi.
Sarà stato per questo che prima di andar via ho fatto qualche passo indietro e sono tornata dalla "paziente addormentata"... Ora non dormiva più.
"Vuoi una caramella?", "Ce n'è una alla frutta?", "Prendi questa al limone... Ti calmerà la nausea..."
L'ha scartata con espressione di disgusto, poi ha preso a sbocconcellarla ad un angolo, con sospetto come se non ne avesse mai mangiato una.
"Come Ti chiami?", Le ho chiesto allora, tanto per approcciare. Con voce fioca ha pronunciato il Suo nome, aggiungendo quasi indispettita... "... ma non voglio parlare".
Da quella stanza sono uscita in punta di piedi, non avendo neanche il coraggio di dare le spalle mentre me ne andavo.
 Come fosse stata mancanza di rispetto per Chi in quel momento lo meritava più di chiunque altro.                                                                            

sabato 9 febbraio 2013

"Continuare a vivere normalmente" è un consiglio che il più delle volte suscita scetticismo e disagio...

Ripropongo l'immagine del mare appena mosso dalla brezza... quel giorno di aprile lo guardavo incantata, affacciata alla ringhiera sul lungomare.
Fino ad allora non mi ero mai accorta  mi piacesse tanto. Con la testa finalmente scoperta provavo fino in fondo il piacere di un tepore primaverile completamente "rinnovato".
Ricominciavo a Vivere e tutto rappresentava una scoperta.
Durante la malattia, anzi fin dall'inizio sentivo ripetere... continua a... vivere normalmente, poi imparai a ripetermelo da sola per paradossale necessità di sopravvivenza. Ma come si fa... con una spada di Damocle sulla testa, un nodo alla gola che si stringe e si allarga a suo piacimento e fuori da ogni controllo, il disgusto per certi cibi e l'ansia che ha fatto della mente e cuore la sua dimora... con tutto questo, come si fa Nessuno mai è riuscito a spiegarlo.
Stamattina ero passata davanti a quella stanza... un'unica paziente, sembrava dormisse. Non ho avanzato un passo per entrare, sono andata oltre... "quel pallore" parlava da sè, non occorreva altro. Ho incontrato quindi un "signore anziano" in compagnia di Suo figlio... era abbastanza tranquillo... "Eh, signora cara... quello che ci manda Dio ce lo dobbiamo prendere. Vedete me, 80 anni... sono stato sempre bene ed ora me n'è venuta una e buona. Anche per mia moglie... la stessa cosa! Ottima salute fino a qualche mese fa e oggi... in questo momento è in sala operatoria. Va bene, ci siamo detti, prendiamocela in pazienza e facciamo finta di niente. E che vuoi fare?! Se non fosse che diamo tanto disagio ai figli..."
Qualche stanza più in là... e mi ritrovo con la mia Amica ormai di sempre, "Ma che c'mport"... "Finalmente che riesco a vederti co 'sto -grembiule- (leggi... camice)... fatti vedè... meh, stai proprio magnifica!", e poi rivolta ad un'infermiera... "... visto che bella volontaria vi ho portato? 'na volontaria così non esiste."
A nulla servivano i miei cenni perchè non esagerasse coi complimenti... non è molto che sono lì, non vorrei alla fine risultare anche antipatica. "Certo, è brava e molto dolce...", e Lei con la Sua consueta simpatica sfrontatezza ha replicato... embè, come per dire... poteva mai essere il contrario?
Quando l'infermiera si è allontanata le ho chiesto... "Che mi dici... come va?", " Va, diciamo che va perchè deve andare. Io me ne infischio, mangio e bevo, dormo quando ho sonno e sennò sto sveglia e faccio servizi. Poi  quello che vuol fare 'sto mostro, lo facesse pure. Mi vuol far morire... e facesse! Per il momento sto qua e vado avanti come se niente fosse... io non ci penso proprio!"
E' vero, l'Amica mia non ci pensa proprio... e non ci pensa ormai da quasi 10 anni, continua pur tra alti e bassi a vivere normalmente e la Sua strategia l'ha trovata.

venerdì 8 febbraio 2013

L'educazione, la tolleranza, la correttezza dovrebbero essere le coordinate di ogni nostra azione, ma se riconosciamo qualcuno dissimile da noi, non dobbiamo necessariamente uniformarci per farci accettare.
Possiamo salutarlo, sorridergli ma sicuramente non potremo sentirci "amici veri".



E' naturale, comprensibile che situazioni estreme come "la malattia" comportino a volte inevitabili momenti di particolare tensione, in cui i buoni propositi di tolleranza, lucido distacco e correttezza corrono un serio pericolo. L'agire dovrebbe essere sempre cauto, ben motivato e muoversi secondo educazione, ricordando sempre che nulla è dovuto se non il rispetto per l'Altro... qualunque sia la Sua situazione, ancor più se è in una posizione di debolezza e vulnerabilità.
Qua e là ho accennato a qualche mia "disavventura" in cui sono incappata un po' per eccesso di entusiasmo, un po' troppo per faciloneria ed ingenuità che mi hanno portato erroneamente a vedere in Altri la mia "immagine riflessa", in altre parole a dare per scontata non solo l'accettazione del modo di agire ma addirittura l'approvazione. Sentirmi pienamente considerata è capitato solo rare volte e di queste non so quante veramente sincere.
Quando mi rendevo conto, restavo delusa... mi sentivo fortemente umiliata... eppure per far tesoro di quelle esperienze ce ne ho messo di tempo! Sono stata proprio "di coccio"... un'ostinata sostenitrice dell'ottimismo nel prossimo. Piano piano sto imparando, ma ancora capita che mi ritrovo a sbatterci contro.
Ora... non è che voglia farmi paladina di me stessa, vittima indefessa d'ingiustizie continue... faccio errori anch'io e me ne rendo perfettamente conto, però per indole ed educazione sono sempre a far "mea culpa" e pronta a più di un passo indietro. Mi metto in discussione ogni volta, forse anche quando non dovrei perchè sono convinta che in qualsiasi tipo di relazione l'equilibrio dipenda dal modo di porgersi non di un'unica parte e se qualcosa non va la responsabilità va condivisa, più o meno... ma condivisa.
Stabilito questo, poi tutto può riprendere su basi diverse, modificatesi in seguito all'esperienza...
Si riprenderà "il viaggio" con Chi aveva frainteso ma solo se sarai attento ad evitare le condizioni per esserlo ancora... Sorrisi e poche parole saranno sufficienti.
A Chi, troppo occupato "giustamente" a curare il corpo e poco lo spirito, forse ora basterà vedere "un camice" per comprendere la bontà di un operato un po' così... poco accorto nei confronti delle regole ma sempre discreto e osservante del rispetto per la "persona".
Si è sempre detto... l'abito non fa il monaco... evidentemente in certi casi proprio tale non è, dovremo farcene una ragione, magari però farei una precisazione... la differenza vera la fa solo il Cuore che sa dispensare "sorrisi" e "giuste parole" perchè capace di andar ben oltre.

giovedì 7 febbraio 2013

"La Vita è come un viaggio, e ogni volta che siamo vicini a qualcuno ne percorriamo un pezzetto insieme..."

"In due... tre, in gruppo la strada è meno solitaria e difficile"




Parlando dell'esistenza di ognuno facile è spaziare, pensarla simile a un viaggio con le sue tappe, stazioni fino alla meta. Quando poi però si passa ai "compagni di viaggio", chissà perchè la visione si restringe, diventa limitata e si pensa solo alle persone che sono immediatamente vicine... i parenti o al massimo qualche amico molto molto caro di cui fidarsi, una sorta di proprio alter-ego. In seguito sarà la Vita stessa col suo trascorrere a far capire che è vero, essa è simile ad un viaggio ma che assolutamente non è da far da solo o con pochi intimi... Procede infatti parallela ad altre, con queste s'interseca... quindi sosta,  poi riprende e da un lato di lontano continua ad osservarle. E per quel tratto sia pure breve, della sosta porta ciò che ha "raccolto", che resta a lungo, forse fino all'ultima stazione.
E' questa una verità che fino a quando resta a livello di mera intuizione, lascia inquieti... poi quando l'occasione decreta che è il momento, diventa "consapevolezza acquisita" e all'improvviso ci si rende conto che la propria vita è tanto simile ad altre, a volte solo con qualche differenza... è proprio come viaggiare con Altri nello stesso vagone di un treno, e fare in tempo a raccontarsi più o meno, a seconda delle stazioni d'arrivo per ognuno.
Il "mio viaggiare" ora si è fatto intenso, i "compagni di viaggio" sono diventati tanti, e altrettanti arrivano per "proseguire insieme"... nel "reale" come nel "virtuale" e la cosa strana e nello stesso tempo "grandiosa" è che non si "sta stretti", si va avanti con gli "spazi giusti", senza "spingersi oltre" nel rispetto e in perfetta armonia. Forse perchè non si ha fretta di arrivare, si prova la gioia di guardare fuori e godere di una campagna verde nella bella stagione o innevata d'inverno... alzare gli occhi al cielo e socchiuderli perchè abbagliati dal sole d'estate o stare a contare le stelle di notte.
Sarà per tutto questo ed altro ancora....  come sapere, ad esempio, che qualcuno Ti aspetta per un sorriso ed una caramella che sarà proprio la Sua preferita solo perchè TU non avrai dimenticato.

mercoledì 6 febbraio 2013

"Momenti di benessere e di carica... dolcezza... calore ed affabilità... condivisi in modo naturale senza troppo pensare, mettono a proprio agio sin dall'inizio di una conoscenza..."


"Eh sì, sono stata davvero un'incosciente perchè arrivare a 56 anni senza fare prevenzione...", "Come!? Avete detto poco fa che siete stata operata da quasi tre anni... scusate, ma qual è la Vostra età attuale?"
Ero stata interrotta nel bel mezzo del "mea culpa" ricorrente quando parlo di me, da uno dei due signori anziani che erano nell'ultima stanza da visitare... "Ve la devo proprio dire?..."
Non nascondo che quando mi viene fatta questa domanda velata da un malcelato senso di meraviglia, resto molto soddisfatta, un pochino lusingata e con una voglia matta di rispondere... "Quasi 60!...", anche se di mesi ne mancano ancora un bel po'. Che volete che Vi dica? E' un gran piacere per me in questo caso essere sincera al massimo ed anche oltre, poichè è verificato da Altri il mio discreto "stato di conservazione" nonostante il Tempo vada avanti impietoso e tutto quello che ho passato.
"Ma no! Non può essere...", e dopo altri complimenti sui "giovani" capelli sale e pepe, sorrisi e tanta serenità sono andata via.
Tornavo a casa e ripensavo alla mattinata trascorsa, ai volti nuovi e a quelli noti da un po'... alle tante battute, tristi e allegre, alcune di vera e propria ilarità. In quel reparto è come se un arco di tempo ne comprendesse cento e tutto fosse condensato, ristretto comprese le emozioni, così con estrema facilità e disinvoltura passi dal paziente giovane all'anziano... dalle lacrime disperate alla risata fino alle lacrime, e questo senza che si provi il minimo disagio.
Ogni volta per me... un "concentrato di Vita" in due ore o poco più.
"Signora... avete finito la terapia per oggi? Gradite una caramella?", "Certo, signorina!"
Che bello... oggi per me... giornata favolosa, complimenti a volontà... gratificazione a iosa.
"Eh sì, magari signora cara... La gradite una caramella allora?", "Oh... signora o signorina che differenza c'è, basta che Vi chiamo in un modo, e poi... sì, me la prendo la caramella anzi due, però se non vi dispiace... mi prendo questa quella, anche l'altra e per finire queste due! Va bene?", "Beh... se sta bene a Voi, sta benissimo anche per me!"... e sette caramelle son finite nella tasca del paltò della nonnina.
"Sapete, quando torno a casa mi aspettano i nipotini... nonna nonna che c'hai portato? Eh già, loro sono tre... due caramelle ciascuno, e l'ultima per me... mi sembra più che giusto."



martedì 5 febbraio 2013

"Entusiasmo: che magnifica parola d'azione!
E' una forza che trascina, contagiosa. Ti aiuta a realizzare l'impossibile, e rende il futuro pieno di promesse.
Sii entusiasta!"


Certo che di entusiasmo ce ne vuole quando Ti trovi a percorrere una strada tanto difficile! E non Te lo puoi nemmeno imporre perchè è una "forza" pari a un sentimento, un'emozione... o ce l'hai o non ce l'hai, però è altresì vero che come per gli "altri due" necessariamente deve esserci l'"oggetto" e la "motivazione", così per l'entusiasmo basterà prefiggersi un fine, uno scopo per sentire dentro di sè una piccola scintilla da tramutare in fuoco.
Il "fuoco dell'entusiasmo"! Che bella immagine mi è venuta fuori senza volere... Già, perchè io sono fatta così... mi lascio prendere dalla foga dell'argomento, arrivo nell'immediato alle conclusioni che stranamente non sono quasi mai affrettate e senza rendermene conto, ecco esternato il "pensiero" più bello che potessi fare, e poi "incoraggiata" da questo come fosse di Altri e non mio, ci metto l'impegno e lo traduco in "azione".
E tutto perchè... c'è di mezzo l'entusiasmo!
In coscienza non posso dire di essere stata in passato una persona incline a dar valore a questo tipo di  "intrinseca naturale ricarica"... piuttosto ero attenta a carpirne anche un "briciolo" in Chi mi era vicino per metterlo a frutto. Insomma funzionavo come la dinamo della bicicletta... se qualcuno pedalava io... mi ricaricavo. Poi è arrivata la malattia e per evitare che la "bicicletta" stessa finisse appesa al chiodo perchè non c'era più Chi pedalava, ho cominciato a ricaricarmi da sola... perchè senza "luce" non si va da nessuna parte.
Ed ecco che, ancora senza volere, dell'entusiasmo ho dato un'altra "giusta" definizione... "luce".
E dal Fuoco e dalla Luce non si può non essere attratti... come falene al buio anche in gruppo si accorre per trovare calore e poter vedere ciò che altrimenti non si conosce.
I rischi ci sono... è inutile negarlo, ci si può "bruciare", presi da eccessivo entusiasmo si rischia di andare incontro a delusioni anche "cocenti", ma secondo me ne sarà valsa sempre la pena, almeno per quell'arco di tempo, lungo o breve che sia in cui ci si è sentiti davvero VIVI.
E così... la "giovane coppia" che stasera cominciava il corso di ballo, il "paziente ultraottantenne" che si diceva affatto impaurito del Suo cancro perchè tanto a quell'età ogni giorno per Lui era "oro colato", e la proposta entusiastica di fare TUTTI INSIEME una gita... hanno caricato il resto della "compagnia".
Di cosa? Ma naturalmente di ENTUSIASMO, no!?
E un gruppo di auto-mutuo-aiuto per pazienti oncologici all'improvviso si è trasformato in un gruppo e... basta, perchè è proprio vero che l'entusiasmo è tanto tanto contagioso!

lunedì 4 febbraio 2013

"All'imbrunire della sera,
Quando il tocco dell'Ave Maria
Correva con il vento,
Un Angelo passava,
Vide un fiore, lo colse e
Lo portò in dono a Dio."

Come sempre... poichè Tutto ha un senso, forte e pregnante e avviene perchè deve essere... ho vissuto quest'altro giorno donatomi, valorizzandolo come meglio non avrei potuto... proprio oggi, "giornata per la Vita".
Quando giorno per giorno le "azioni" superando se stesse bastano già a celebrarla, poco servono le "parole" che a volte lette o sentite così distrattamente, appaiono vuote e di significato astratto.
Per questo stasera poco parlerò di Vita, della mia poi non dico già troppo ogni volta che porgo i consueti pensieri?
Solo un cenno per rendere in immagine come vorrei che fosse questo passaggio per la Terra..."melodia" di rintocchi portati dal vento. Ma che fossero in sintonia, intonati col Tempo e amabili per Tutti.
Ahimè, sempre così non è, però resta sempre "suono", non gradito è vero... e quando cessa si preferisce dimenticarlo in fretta.
Non credo dimenticherò mai... la "melodia" di stasera... il volto dolce di una giovane mamma... lo sguardo lucido di un uomo che ha perso la compagna di sempre. Proprio no!

"Se mi chiedessero di scrivere una lettera a una bambina che sta per nascere, lo farei così. Cosa hai sentito finora del mondo attraverso l'acqua e la pelle tesa della pancia della mamma? Cosa ti hanno detto le tue orecchie imperfette delle nostre paure? Riusciremo a volerti senza riempire il tuo spazio di parole, inviti, divieti? Riusciremo ad accorgerci di te anche dai tuoi silenzi, a rispettare la tua crescita senza gravarla di sensi di colpa e di affanni? Riusciremo a stringerti senza che il nostro contatto sia richiesta spasmodica o ricatto di affetto? Vorrei che i tuoi Natali non fossero colmi di doni-segnali a volte sfacciati delle nostre assenze ma di attenzione. Vorrei che gli adulti che incontrerai fossero capaci di autorevolezza, fermi e coerenti: qualità dei più saggi. La coerenza, mi piacerebbe per te. E la consapevolezza che nel mondo in cui verrai  esistono oltre alle regole le relazioni e che le une non sono meno necessarie delle altre, ma facce di una stessa luna presente. Mi piacerebbe che qualcuno ti insegnasse a inseguire le emozioni come gli aquiloni fanno con le brezze più impreviste e spudorate; tutte, anche quelle che sanno di dolore. Mi piacerebbe che ti dicessero che la vita comprende la morte. Perchè il dolore non è solo vuota perdita ma affettività, acquisizione oltre che sottrazione. La morte è un testimone che i migliori di noi lasciano ad altri nella convinzione che se ne possano giovare: così nasce il ricordo, la memoria più bella che è storia della nostra stessa identità. Mi piacerebbe che qualcuno ti insegnasse a stare da sola, ti salverebbe la vita. Non dovrai rincorrere la mediocrità per riempire i vuoti, nè pietire uno sguardo o un'ora d'amore. Impara a creare la vita dentro la tua vita e a riempirla di fantasia.
Adora la tua inquietudine finchè avrai forza e sorrisi, cerca di usarla per contaminare gli altri, soprattutto i più pavidi e vulnerabili. Dona loro il tuo vento intrepido, ascolta il loro silenzio per curiosità, rispetta anche la loro paura eccessiva. Mi piacerebbe che la persona che più ti amerà possa amare il tuo congedo come un marinaio che vede la sua vecchia barca allontanarsi e galleggiare sapiente lungo la linea dell'orizzonte. E tu allora porterai quell'amore sempre con te, nascosto nella tua tasca più intima.
     Paolo Crepet

domenica 3 febbraio 2013

"L'evento della malattia rivoluziona la coppia in quanto può comportare evoluzione positiva o negativa...
Nell'ambito di essa deve permanere forte e stabile lo scambio dei vissuti emotivi reciproci; in genere si passa dalla paura, rabbia, rifiuto, esasperazione emotiva ad una crescita della coppia nella bontà, nella tolleranza, nella disponibilità e nella pazienza, nel fare unione e nell'accettazione reciproca dei limiti."


Poi a volte succede ma per fortuna non spesso che il "compagno in buona salute" scappi... per vigliaccheria, paura, perchè vede riflessa nell'altro la propria immagine nel futuro... forse, chissà... potrebbe essere così anche per me? E fugge e trova ricovero nell'effimera illusione... quasi fosse Suo unico potere.
Questi casi limite è evidente che denunciano un difetto di comunicazione a monte e non solo, probabilmente anche il sentimento non era quello che pensavano entrambe le parti.
Per Noi... per la Nostra coppia vale una storia a sè.
La prima immagine che mi torna alla memoria è lo sguardo carico d'ansia ma anche di speranza dell'Amore della mia Vita al ritorno a casa che feci dopo la mammografia che "decretò" la diagnosi. Stava per raggiungermi dopo il lavoro in bici... Nostra figlia gli telefonò... "non venire, stiamo tornando a casa", "... e allora? Tutto a posto, vero?", "dopo... ti spieghiamo tutto a casa"... penso che avesse capito, del resto se non ci fosse stato nulla non ci sarebbe stato altrettanto da spiegare. E poi... a casa lo trovai ad aspettare già con l'uscio aperto e gli occhi tra lo spaventato e l'incredulo... ed il resto. Quel giorno non pranzammo, nel pomeriggio andammo come sempre al supermercato per la spesa perchè Lui continuava a... ripetermi, la vita va avanti, non dobbiamo farci schiacciare dalla notizia, perchè al momento era solo quella, l'aver preso consapevolezza di una situazione, dura difficile ma da affrontare subito e poi... poi l'avremmo superata.
Insieme?
Oggi, dopo oltre due anni non saprei dire se l'abbiamo vissuta e superata "insieme" come si potrebbe comunemente credere. So solo che quello "sguardo" dell'inizio non ha fatto altro che accompagnarmi nelle varie tappe della mia "storia" e in un certo senso mi ha anche condizionato perchè d'un tratto mi sono resa conto che non solo dovevo darmi da fare perchè il "problema" era soprattutto il mio ma avevo da proteggere quello che avevo costruito in tanti anni... un rapporto a cui tenevo tantissimo, all'unico Amore della mia esistenza... all'intera famiglia che era e sarebbe stata la mia sicurezza ancora di più in quei momenti difficili che avrei affrontato.  Fu tutt'uno decidere di proteggerlo quell'Amore e di vivere perciò "quasi" da sola la malattia.
Lui mi è stato vicino come e quando ha potuto ma non ha mai perso il sonno per me perchè non gliel'ho mai permesso...
"Come Ti senti, Mary... stasera?", "Stasera?... Meglio, molto meglio...", "Buonanotte... Amore mio...", "Buonanotte..."
Ed "insieme", sempre e comunque in un abbraccio stretto.