venerdì 31 gennaio 2014

PRONTI A UDIRE... LENTI A PARLARE

La quotidianità in reparto mi vede "sorridente" sempre ma non sempre con la stessa facilità.
L' "ascolto" è ciò che meglio predispone o addirittura l'unica cosa indispensabile per essere accolti con benevolenza e fiducia. Bisogna tener conto che nella maggioranza dei casi Chi ci è di fronte vive un momento di angoscia e profondo disinteresse per ciò che lo circonda, e si arrovella nel cercare in se stesso la risposta ad una domanda continua ed inquieta... perché?
Senza trovarla.
A questo punto sarà pure inutile da parte Nostra tentare di fornirne una, perché nessuna potrà essere esauriente, e poi a volte manco servono le parole e basterà una presenza silenziosa che comunque rassicura.
Silenzio o parola giusta al momento giusto? Resta un compito di una difficoltà inaudita, in quanto non esistono regole precise, le differenze culturali e di personalità possono incidere e così ciò che può fare star meglio una persona malata non è affatto di aiuto per un'altra. Senza contare le "fluttuazioni" degli stati d'animo per ogni giorno che arriva. O l'alternarsi delle vicende e le speranze logicamente disilluse.
Una mamma che nel corso del tempo... perché gli anni sono tanti... per Sua figlia vede trasformare l'angoscia in speranza e poi ancora in paura per rivederla di nuovo speranza e... dopo tanta tanta fatica... ecco la rabbia...
"Ma di che... di che si lamentano!?... dell'ansia dei controlli!... e allora, che cosa deve fare Chi non l'ha mai provata, l'ansia dei controlli?... perché da quando la storia è iniziata... ogni giorno è stata ansia, ogni volta... un controllo".
Non c'è da stabilire livello o grado per la sofferenza... è per Chi la vive, la "summa" dei dolori, all'apice di tutte le sensazioni.

lunedì 27 gennaio 2014

A TUTTA ... POSITIVITA'.

Quant'è che per fortuna mi sono scoperta così?
Più o meno da quando Tutto cominciò... e alla paura e angoscia  fece seguito la grande "voce ribelle", silenziosa perché dentro di me, ma costante in quanto mai inascoltata.
Ed è grazie a questa che i "momenti no" ritornano là dove hanno da essere... in un angolo remoto della mia consapevolezza di esistere. Non posso evitare che siano... devo  far sì che non siano più, richiamando "alle armi" le mie risorse interiori. Costituiranno lo schieramento frontale all'unico nemico che vuole annientare, l'incapacità di veder l'"inghippo" dov'è e superarlo.
La Nostra interiorità, di fronte ad un dubbio o anche ad una difficoltà palese, oppure ad una semplice crisi d'ansia (semplice... si fa per dire), si comporta un po' come la pelle, si rimargina e continua la sua funzione, ma resta la cicatrice. La crisi passerà... ma non saremo più quelli di prima né possiamo immaginare quello che saremo.
Perché questo inciso?
Per tutto questo tempo mi sono impegnata in ogni modo per lasciarmi alle spalle quello che era stato... per il tempo che sarà continuerò a... farlo perché intendo resistere alla "noia" di una cicatrice, rimarginata e pur sempre visibile. Quei "famosi momenti no"... sono i picchi di un "fastidio" che credo sempre permarrà.
Il dolore può essere trasformato, integrato e su questo si può costruire. E la "resilienza" è il motore che mette in moto le energie necessarie perché tutto questo avvenga e si ristabilisca un nuovo equilibrio.
Non so se "la mia" è tanta e tale, visto che, ogni tanto l'equilibrio... perde se stesso, però... dai, ci voglio credere ancora a quel paragone fatto dallo psicanalista Serge Tisseron, che vede l'ostrica reagire all'invadenza, all' infiltrarsi di un granello di sabbia... producendo una bellissima perla...


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mercoledì 22 gennaio 2014

QUEI FAMOSI MOMENTI... "NO"

"Stasera sono stanca, molto stanca. Mi sento come se stessi partecipando alla Olimpiade della mia vita, un enorme competizione, di grande portata, con tante gare da affrontare e da vincere a tutti i costi".
Un giorno scrissi così, quando per me ebbe termine la lunga e dura fase della terapia.
Avrei dovuto essere felice... e in realtà lo ero ed anche tanto, avrei dovuto gioire e far follie... e gioivo pure ma l'unica follia che mi era venuta all'istante, senza pensarci... fu quella di dar sfogo alle lacrime.
Un pianto sommesso, rotto da qualche singhiozzo frenato a stento che si smorzava in gola... ma incontenibile.
Sulla schermata bianca le parole si susseguivano veloci, inevitabilmente sfuocate mentre cercavo di nascondere quell'inspiegabile emozione a Chi non avrebbe capito.
Era uno dei tanti... momenti "no", forse il primo di quelli veri e seri, che prendono all'improvviso, continuano intensi anche per breve tempo e non hanno spiegazione perché ben celata dal visibile fortunato evolversi degli eventi.
Questo strano senso di stanchezza dopo una gran corsa... m'ha preso anche oggi. E sono passati più di tre anni.
Sarà perché forse di correre non ho smesso mai, ho voluto restare in pista ed accettare i rischi che una gara comporta.
 La gara con la Vita... quella con me stessa.
Quando mi ritrovo col batticuore a temere per un mal di testa che non va via... come questo che mi opprime da due giorni e mi fa sentire come una bestia ferita, disorientata da ciò che non comprende... Oppure a pensare che sono passati già due mesi dagli ultimi controlli e fra un po' si ricomincia e poi... chissà.
E se vogliamo dirla tutta, come se non bastasse si aggiunge la maledetta voglia di "strafare", di non essere mai contenta di ciò che si è fatto, pensando... sono qui e perché, se non faccio di più, se non sorrido di più, se non riesco ad abbracciare idealmente Tutti, non importa se qualcuno se la defila per motivi suoi... forse è solo mia la responsabilità, e ancora se... se... se...
Delirio d'onnipotenza il mio... o semplice paura di perdere terreno durante il cammino?


martedì 21 gennaio 2014

La RETE... le "maglie" di supporto

Tutto intorno si pongono a sostegno di questa rete "invisibile" ma "reale", le maglie di supporto. Ovvero gli elementi considerati a priori più forti per struttura ed esperienza, non logorati da particolari situazioni di stress emotivo o che pur sottoposti a tensione, hanno dato prova di "reggere" un fardello improvviso e gravoso.
Le maglie di supporto avvertendo i tentativi di cedimento delle altre più centrali, vanno loro in soccorso "tirandole su" con una tensione "positiva", così che il peso sia di nuovo distribuito e possa ristabilirsi l'equilibrio.
Così è o almeno dovrebbe essere... sempre.
Però succede che le "pressioni" si facciano tante e tali che pure se le "sostenitrici" hanno sempre retto ad un certo punto presentano qualche problema. Sempre troppo tese, esposte ai mutamenti repentini, diventano sottili e fragili e prendono la "via" delle maglie più indebolite, oppure "irrigidite" restano lì dove sono, mute spettatrici di processi quasi involutivi.
Questo perché niente può essere dato per scontato e di conseguenza tutto può succedere... ma non di certo che la rete vada persa.
In seguito alle recenti scomparse di cari Amici, elementi portanti del Nostro gruppo... cercando di capire ho prestato attenzione alle parole sommesse, sfoghi accorati di Chi non avrei mai pensato. Noi, "maglie precarie" c'appoggiavamo a Loro e, in particolare sentirmi chiedere... non so come fai Tu, io quasi non ce la faccio più... oppure da altra parte... mi dispiace, ma da adesso in poi posso arrivare fino ad un certo punto, oltre non riesco... Bene, tutto questo non dico m'ha spiazzato però mi ha fatto riflettere e a lungo.
Il "nodo" che più si fa stretto e maggiormente tira ciò che viene appresso è sempre quello... l'evento della Morte.
Non che a me non faccia un certo effetto. Quando mi trovo al suo cospetto, sul momento resto muta... non trovo le parole... quasi stentassi a crederci. La Vita, io la vedo... la trovo meravigliosamente bella, non può essere negata e la Morte sembra proprio la sua negazione. Se mi soffermassi su questo, penso che dopo un po' sarei io a negare me stessa e quel che fino ad ora ho creduto di essere diventata. Così cerco una spiegazione, una sorta di motivazione perché Tutto continui a... esistere comunque.
All'improvviso una scintilla, un briciolo di speranza che per un attimo sembrava persa... l'afferro e lo tengo stretto.
In un cerchio immaginario la Vita è il punto d'inizio... la Morte l'ultimo.
 E' così... la vita e la morte sono una cosa sola, come una sola cosa sono il fiume e il mare.
E' tutto misteriosamente naturale.


















lunedì 20 gennaio 2014

La RETE... dal cedimento alla forza rinnovata

Poi si sa, tra il dire e il fare... e capita  che pur capaci di guardare in faccia il "mostro", certe volte non ce la si fa... e non è nemmeno per paura, o scoramento o semplice stanchezza...
"No, non voglio gettare la spugna... questo no. Vorrei ritirarmi e stare per conto mio, perché se tutti questi Amici non ci sono più, io non ce la faccio... mi sento vuota e... sola".
Sono le parole di una "grande combattente" dalla fede incrollabile... ben 24 anni di lotta. All'improvviso vede minacciata la capacità di essere sostegno, Le sembra che tutto sia inutile, anzi vede addirittura la Sua presenza dannosa per gli Altri.
 Ovviamente sbaglia... in questo momento è la famosa "maglia allentata".
Inaspettatamente un giorno l'ho vista piangere... davvero mi sono venute meno parole ed espressioni del volto. LEI, una "veterana" da cui avevo attinto forza e strategie... metteva in crisi ME, una "pivella" nella malattia. Se avessi ceduto anch'io di fronte a quelle lacrime... sarebbe venuto meno il "centro della rete", perché "due maglie" agli estremi non avrebbero retto. E allora, quasi col cuore in gola ho raccolto la mia "forza" che pur residua in quell'occasione sentivo scalpitarmi dentro, e come fosse un estremo tentativo, l'ho buttata lì.
Non si può, non si deve abbandonare la mischia. Si va Tutti insieme perché così ci si protegge e nello stesso tempo si è pure pronti ad attaccare... come la "Testuggine" di storica memoria.
Salvarsi per quanto sia possibile, per combattere più a lungo possibile.
Un abbraccio ha ricucito i punti deboli della maglia, le lacrime asciugate dal sorriso, hanno fatto da collante... come ceralacca a suggellare un nuovo patto.
L'alleanza rinnovata contro l'acerrimo nemico di sempre.

domenica 19 gennaio 2014

La RETE

E' l'intersecarsi  di maglie più o meno fitte... può proteggere come pure costituire un limite.
Nel mio discorrere per metafore ed immagini, questa ... della rete... mi prende e in effetti mi riguarda di più.
Quando entrai a far parte del G.A.M.A. (gruppo di auto mutuo aiuto) mi colpì in modo particolare la definizione che il facilitatore diede all' intreccio dei rapporti tra i vari componenti. Con lo scambio di esperienze, informazioni e dati veri e propri, il tutto inquadrato in un progetto di condivisione, veniva appunto a crearsi una sorta di "rete" invisibile ma più che reale.
 Una rete intesa a sorreggere, sostenere e proteggere.
A volte persino capace di "cullare".
Bellissima e rassicurante immagine senza dubbio, ma da considerare nei limiti del possibile. Succede infatti che anche le "maglie" più resistenti possano logorarsi parzialmente o addirittura cedere del tutto, lasciando così un "vuoto", ed occorrerà "ricucire" in fretta le restanti perché la rete possa continuare a... sostenere il peso.
In quest'ultimo periodo il gruppo ha subito delle perdite che per quanto prevedibili, hanno comunque segnato in modo più o meno significativo l'insieme dei componenti. Si sa... alla morte si pensa, della morte si parla ma alla morte non si è mai abbastanza preparati, e così quando capita che le "scomparse" si presentano ravvicinate, il ritrovarsi di fronte ad una sorta di "bollettino di guerra" genera sgomento, e quasi non sono le maglie cedute ad arrecare il danno quanto quelle vicine che tendono ad allentarsi pericolosamente.
E allora... come si potrà rimettere insieme la rete, ristabilire il benefico insieme degli intrecci?
Riponendo al centro di interesse comune la "Speranza", sottolineando le sempre crescenti possibilità di guarigione. Non è detto che si muoia sempre, almeno non sempre a causa di un tumore... si continua anche a vivere, magari non guariti ma in "pacifica convivenza" con la neoplasia. Della serie... ci stai TU e ci sto pure IO... senza darci reciproco fastidio, e ritrovarsi così forti da non aver paura persino di chiamarlo col suo vero nome... CANCRO.
Perché non è un termine che fa la differenza ma il tono e la forza con cui lo si pronuncia.

CONTINUARE...

... e a volte ripetersi ed anche riprendere vecchie immagini che tali non sono più perché rinnovate dalla rapida successione del vissuto. Partirono da un'intuizione ed ora trovano riscontro nei fatti e nelle emozioni che si fanno sempre più numerose, si... soprattutto queste, forti ed intense nonostante il tempo trascorso.
 Chissà perché...
Forse perché per "tutto il tempo" mi sono fatta le ossa, nel senso che non ho sprecato quello che in più mi è stato concesso... o almeno c'ho provato.
All'inizio procedevo cauta e timorosa, pronta a ritrarmi molto prima che fosse necessario, o magari non lo sarebbe mai stato ma lo facevo lo stesso... retaggio della vecchia insicurezza.
Oggi è diverso e non ho ancora finito d'imparare.
Amo questa vita che per me ha assunto aspetti diversi e con curiosità di aspettative felici continuo a... viverla come esperienza sempre nuova. Non smetto di andare e quando sento, comprendo di aver fatto ancora un passo avanti, di esser ricca di qualcosa in più... ne gioisco come fosse la "prima conquista" dopo l'avventura, la felice intuizione di un tempo per raggiungere rapidamente l'uscita dell'intricato labirinto.
Passati quei momenti in cui mi pareva di trattare d'enigmistica, con gli eventi sempre più simili a rebus e sciarade, vado spedita e di nuovo mi cimento, e sul campo mi tempro e grande forza acquisto.
Non penso più che forse sarebbe giusto avere una "dotazione" di partenza per affrontare quel che deve essere... meglio un'opportunità in più che consenta di imparare sempre e ancora, una sorta di "dono illimitato" da mettere a frutto e non solo per sé.
E così mi ritrovo ogni tanto a fare un "bilancio" del tempo trascorso da quando tutto iniziò, e la voce in attivo è la ricchezza che ho acquistato... quello che ho imparato.
Ho imparato che... se si vuole, si può recuperare il tempo perso a giudicare una persona basandosi solo sulle apparenze e non volendo concedere una seconda possibilità. Basta darla prima a se stessi, questa seconda possibilità, ammettendo di aver sbagliato. Perché nessuno è infallibile.
Ho imparato che... si può andare avanti poco convinti e rassegnati, eppure sorridere e in quel sorriso ritrovare la speranza. Come quel mio Amico che ha detto... " non si potrà guarire ma continuare a... vivere, si...", e in quella determinazione per tenere il "libro sempre aperto", riporre la grande aspettativa.
Ho imparato che... si può andare avanti ignari e pur convinti, e ancora... parlare, parlare quasi senza sosta per darsi quel coraggio che a tratti si nasconde.

venerdì 17 gennaio 2014

da... MIA MADRE... in poi

In un primo momento è sembrato strano anche a me un "titolo" così per questo post, poteva bastare la "parte centrale", quella con le maiuscole e sicuramente avrei detto quasi tutto, come succede ormai da qualche tempo in questo periodo dell'anno.
Appunto... "quasi tutto"...
E' che di mia madre, di cui in questi giorni ricorre la scomparsa, ho detto veramente quel che era possibile dire ed anche l'impossibile, vista la Sua statura morale e tanto altro... e questo mio giudizio, lo posso assicurare, non è assolutamente di parte... ed allora?... allora si va oltre partendo da Lei, in poi.
Gli ultimi anni della Sua vita così pieni di sofferenza e nello stesso tempo di dignità, sono stati una linea guida da seguire quando a me toccò la parentesi inaspettata e difficile. Lo feci e in più fui aiutata dal riferimento preciso che mia madre aveva dato anche col Suo agire per il tempo precedente. Come se... avessi voluto copiarla, ma copiare perfettamente un modello unico non si può... così se ne segue l'orma, l'impronta profonda e significativa. Si diventa "altro", e si continua ancora lasciando"altro" dietro di sé.
I momenti di crisi così destabilizzanti, gli acciacchi che non mancano e si insinuano silenti nell'oscurità del pensiero... e la voglia di andare avanti sempre e comunque, a tratti frenata da tanti "accidenti", intesi più che altro come "accadimenti"... tutto ciò è talmente tanto che richiede uno spazio ben grande perché possa essere sostenuto. E non si può non pensare all'Eterno... là dove tutto ha inizio e ritorna.
Detta così la cosa sembra abbia un limite, e invece non esiste perché è di "immenso" che si tratta e perciò non ha confini.
Ed io, così come ho fatto fino ad ora, continuerò a... pensarci, a radicare in me sempre più forte e senza condizionamenti e freni, il mio desiderio di andare. Sarà pure un procedere "atipico", contro il pensar comune, a volte si concederà una pausa che sarò accorta a non rendere più lunga dell'accettabile, ma continuerà a... essere.
"... Come una chiocciola... che strisciando piano piano, arriva in posti inimmaginabili... e intanto lascia dietro di sé una lunga scia d'argento".
Mi piace riprendere questa immagine, rende bene l'idea degli anni vissuti da me... e non solo per me.
La scia d'argento continua e non si perderà se non a distanza... col tempo e finché tempo ci sarà.

mercoledì 15 gennaio 2014

PERCHE' LA SPERANZA NON SIA ILLUSIONE



E' noto quanto sia sottile la linea di confine che separa speranza ed illusione. Tanto che a sentirne parlare, superficialmente si può intendere siano la stessa cosa quando invece così non è. 
ILLUSIONE è voler vedere la realtà distorta, così come l'immaginario desidera.
SPERANZA è tutt'altra cosa... è crederci che la realtà possa cambiare ed attivarsi perché sia così.
Ma convincimento ed azione vanno potenziati con il CONFRONTO e la CONDIVISIONE, e in questo modo la Speranza sarà tangibile, concretezza per più di uno solo.
E se coinciderà con la voglia di continuare e soprattutto vivere e... vivere bene, facile ne sarà il raggiungimento grazie al potere terapeutico della parola, e in particolare della SCRITTURA.
Molti dati dimostrano, infatti, che riportare su una pagina quanto si sta vivendo mentre si affronta una difficile battaglia, aiuta a rinforzare corpo e psiche (difese immunitarie e positività di spirito) e a ridimensionare la sofferenza.
La Scrittura, come comunicazione con se stessi, permette di esteranalizzare i propri vissuti e guarire da esperienze traumatiche. In seguito, rileggendosi, si potrà sempre ritornare su quanto esternato e quindi poter vedere se stessi da fuori, prendendo le distanze dagli impulsi negativi, lasciati sul foglio.

Questi pensieri, nel loro insieme... intendono essere un INVITO per continuare a... RACCONTARSI. Ognuno lo farà a Suo modo, con semplici parole, attraverso lo sfogo estemporaneo, o righe meditate o anche versi che sublimano l'idea ed esaltano il sentimento. Ognuno come vuole, ripeto... senza reticenza e timore, niente sarà censurato se nel pieno rispetto del sentir comune e della sensibilità individuale.
E ricordiamo sempre che si procede IN CORDATA... l'uno aiuta l'altro, ogni tanto la pausa è necessaria oppure doverosa, ma poi si va avanti.
SI CONTINUA A... e ad uno ad uno proviamo a sostituire quei puntini col desiderio o la gioia più grande.



N.B.  il nostro indirizzo e-mail: continuarea@virgilio.it

martedì 14 gennaio 2014

Non ci si abitua mai...

... il "callo" non lo fai, nonostante tutto e non ci si abitua mai, mi è stato detto, mai a vedere qualcuno che prende l'altro percorso. E anche se non può essere diversamente si resta sgomenti e sorpresi come da una sconfitta. A nulla serve quella corazza che l'esperienza dà per proteggersi da certi sentimenti, perché essa non respinge ma solo nasconde dolore e vulnerabilità.
Eppure la vita continua... e come dopo una gran corsa, colto d'affanno ti fermi per prendere respiro, così resti a guardare chi si stacca dal gruppo perché non può più seguirlo. Te ne rammarichi ma poi riprendi la tua strada, magari con più calma, guardandolo da lontano e intanto rifletti.
Quando si è a stretto contatto con questa malattia si mette in conto e tutto fa parte del gioco... me ne accorsi quando si ammal
arono di cancro i genitori di mio marito e ancor di più quando ad esserne colpita fui io: paura, dolore poi lucido distacco, necessario per continuare a... vivere.
Dalla morte devi prendere le distanze anche quando la senti quasi che minaccia, presente e fastidiosa come una scimmia sulle spalle. Vuoi sorprenderla perché scappi altrove, ma non sei mai abbastanza capace e forte per guardarla negli occhi, ed essa si sposta solo di pochi passi... te ne accorgi perché continui a... sentirne il peso e l' "alitare" umido e scomodo sul collo.
Allora sempre con la "forza della Mente" devi saper prepararti e poi... poi non pensarci più... come un tuono che preceduto dal lampo spaventa meno perché quest'ultimo l'ha annunciato.
Si fa strada sempre più l'idea e si radica come convinzione che questa "Nostra malattia" sia simile ad un "avviso di garanzia", non una condanna ma un'opportunità di crescita. Diventare finalmente adulti e riflettere quando si presenta l'occasione o forse no, sull'unica cosa certa della vita... la sua "conclusione".
Ci si prepara così... senza paura, per gestire al meglio l'esistenza in ogni fase e riuscire ad andare oltre, mentre si fruisce e si assapora pienamente il gusto della vita.

venerdì 10 gennaio 2014

Un "lampo" all'improvviso...ed è emozione

Confrontarsi con le situazioni, inevitabilmente riporta ricordi ed emozioni. Tutto all'improvviso.
E' quasi una terapia che fa affiorare ove è possibile la sofferenza, anche quella che ha preso un solo istante, e poi la cura quale efficace medicina, con brividi già provati come unico effetto collaterale.
La condivisione di questo stato d'animo, timida all'inizio ma completamente libera alla fine, fa il resto e il miracolo si compie.
E' tutto superato e quel che era rimasto sepolto sotto la cenere di un dolore cocente... non esiste più.
Penso a quanto tempo mi è servito per mettere fuori quello che ho detto... e non mi sembra vero, perché comunque resta breve e di certo pensavo non ce l'avrei mai fatta ad esternare emozione... tanto intima.
Qualche giorno prima dell'Epifania ho incontrato un paziente avanti negli anni, in terapia per una recidiva di un tumore alla parotide. Un po' triste perché deluso dal ritorno in breve tempo del male, stava in silenzio mentre la figlia che l'accompagnava, gli parlava con dolcezza e l'accarezzava.
Di solito non mi soffermo sui particolari perché trovo sia cosa inutile che al massimo soddisfi curiosità morbosa, ma stavolta devo farlo... si comprenderà poi il perché.
La guancia sinistra e parte del collo visibilmente gonfi, impedivano al poveretto quasi di parlare, e la testa calva che per un uomo anche in chemioterapia di solito non costituisce un problema, completava un quadro di assoluta mestizia. Non era la prima volta che parlavo con Lui, anzi tra di Noi si è stabilita una certa confidenza scherzosa e nel tempo buono pure scanzonata, così che le battute non mancano mai. Timidamente ne ho azzardata qualcuna anche allora... per un po' ha resistito e sembrava non volesse stare al gioco, ma quando è stato il momento di salutarci, mi ha detto... auguri per la befana!... ed ha persino abbozzato un mezzo sorriso. Poi ha pure aggiunto... gli auguri li faccio pure alle mie tre befane che vivono con me. A quel punto è intervenuta la figlia... le tre befane siamo noi figlie, la moglie, Nostra madre è esclusa.
L'ho guardato... e ho visto che si accarezzava la guancia gonfia ed aveva gli occhi pieni di lacrime.
Un lampo all'improvviso... ed ho rivisto me, senza capelli... umiliata da quel senso di miseria che da la sofferenza, certe notti... abbracciata all'uomo che amo.

mercoledì 8 gennaio 2014

Il danno e la beffa

"... per non finire mai di essere" - RACCONTA LA TUA STORIA
Abbiamo più volte parlato di importanza e validità della "condivisione", e di quanto bene faccia il non restare isolati, altrimenti oppressi da una solitudine non cercata ma neppure evitata.
Molte sono state le "storie" inviate al Nostro indirizzo e-mail, altrettante se non di più  quelle riportate nell'ambito di un reparto di Oncologia Medica dove presto servizio di volontariato ospedaliero.
Abbiamo constatato che sono le donne in numero superiore a voler raccontarsi, soprattutto scrivendo, gli uomini invece lo fanno più raramente in questo modo, ma spronati "colloquiano" facilmente, forse perché hanno bisogno del contatto immediato e diretto che li riporti alla realtà immanente anche in termini di conforto. Insomma... parole ma pure fatti.
Quella che sto per raccontare è l'esperienza... tragicomica di un paziente ammalato di carcinoma polmonare da ben quattro anni.

"Mi hanno convinto a provare di nuovo con questa terapia che due mesi fa mi ha quasi annientato. Mi hanno convinto?... diciamo che mi sono lasciato convincere, anche se non so come andrà a finire. I medici e pure i miei familiari continuano a ripetere che devo pensare positivo... ma io, fino ad ora che cosa ho fatto se non questo? Eppure sono tre mesi che niente è positivo per me.
Avevo un solo polmone colpito... adesso c'è anche l'altro, ho subito due interventi, cambiato due tipi di terapie e per giunta sono due mesi che non percepisco pensione di invalidità né accompagnamento. Tutto bloccato... e sai perché? Per un nome e un cognome che mi perseguitano da quando sono nato.
Ma si ha l'idea di quante persone si chiamano come me?... tantissime, ma fin qua ci sta, è comprensibile... ma che ce ne fosse uno, pure con la mia stessa data di nascita e quindi stesso codice fiscale, è proprio il massimo del "negativo"! Per Noi DUE quasi la medesima condizione, solo che IO la malattia non me la sono andata a cercare... LUI, al contrario da alcolista, fumatore con la propensione al consumo saltuario ma non troppo di sostanze stupefacenti, i danni li ha fatti e non solo a se stesso.
Ora chiedo... ma questo "blocco" è per entrambi?... o hanno fatto la conta, e poiché Io penso positivo, è capitato a me?"

Un sorriso amaro accompagna questa storia che mette in luce una delle tante contraddizioni di questa Nostra società che pare andare a senso unico.
Chi si trova a combattere non deve farlo solo contro ciò che minaccia la Sua vita, bensì deve fronteggiare l'incrollabile mostro della burocrazia che fa presto a scovare un "errore" o un "vizio" nella massa, ma sa chiudere i suoi tanti occhi di fronte ad una falla dalla gittata continua di energie.
Ormai, è vero... siamo abituati, ma rassegnati mai.
Per questo è bene che si continuino a... denunciare fatti che sempre più sanno di grottesco.


N.B.   il nostro indirizzo e-mail: continuarea@virgilio.it

domenica 5 gennaio 2014

C'è modo e... modo

Ormai questo "Nostro"appuntamento è un'abitudine che dura da molto, sentirci al telefono ogni domenica è come ricaricarci per l'intera settimana, e se assai di rado succede che non si mantiene fede, prendiamo a preoccuparci... l'una per l'altra.
"... ma come stai?", chiedo ogni volta, e Lei, sia pure acciaccata, magari perché di "fresca terapia", risponde puntualmente nel Suo dialetto italianizzato... "Sto bene, non ti caricare, e se non sto bene... mi faccio stare bene".
Più chiara di così...! E non è tanto per dire... perché davvero fa in modo di stare bene... vivendo la Sua giornata come Le
viene, affrontandola come se niente avesse o al massimo fosse... un inizio di influenza da battere in volata.
E in questo modo va avanti da oltre 10 anni.
Perché c'è modo e modo...
A nascere, è ovvio... siamo bravi Tutti ma è a lungo termine che si apprezza l'impegno e la bravura. Nell'arco dell'intera esistenza, tolti i "momenti no" che devono restare tali e soprattutto pochi, è l'"atteggiamento" quello che conta, e per citare sempre la mia "Amica della domenica", Lei dice a proposito della malattia... che non la pensa proprio, praticamente la ignora...
 "... ci sta lei e ci sto pure io, e se ci sto ancora vuol dire che sono più forte io, e quando sarà forte lei, che mi potrà succedere?... al massimo morirò. E va bene... comunque, prima o poi... però fino ad allora perché affliggermi?"
E' vero... perché affliggersi, dare tedio a se stessi e agli Altri? E non serve nemmeno essere malati, se si pensa a quanti, pur godendo di ottima salute, per una "spina di traverso" boccheggiando implorano il silenzio generale e in più non riescono ad apprezzare la salvifica morbidezza del boccone di pane che la manda giù.
La mia riflessione nasce da eventi recenti... in questi ultimi dieci giorni sono stata presente a ben tre funerali. Nonostante il Natale... il Capodanno e pure l'Epifania... le feste e l'allegria. E mentre mi chiedevo perché mai proprio in questo periodo si erano concentrati, la risposta è venuta fuori da sola nella massima semplicità tramite un'altra domanda... perché non proprio in questo periodo?
Quanti, infatti sono nati il giorno di Natale e nessuno si stupisce?... anzi si sorride all'evento o si piange di gioia.
Sicuramente la morte non è un evento lieto e non invita alla festa... ma perché non trovare anche in quel pianto che l'accompagna la "logica naturale" della Vita?

giovedì 2 gennaio 2014

Una sola frase

Credo davvero che "conservarsi positivi" nelle avventure della vita costituisca quella famosa marcia in più che permette di viverle al meglio e magari superarle pure.
Così sostengo convinta che la vicenda capitata a me come ad Altri potendo raccontarla, è stata una sorta di "avviso di garanzia". All'inizio abbiamo temuto, poi ce l'abbiamo messa tutta per dimostrare che con quel "momento" non c'entravamo affatto, infine ci concediamo il tempo per riflettere su ciò che è da recuperare.
Per questa opportunità, in un certo senso possiamo considerarci anche fortunati. E probabilmente tale pensiero matura pure strada facendo, anche in presenza di una positività non al massimo livello... matura perché conviene e la disperazione al contrario annienta. Ognuno vivrà il Suo percorso come meglio può fare... un briciolo o più di speranza al giorno e mai ai margini di un atteggiamento che traballa.
Sino alla fine...
... e alla fine resterà un'unica frase, solo una, forte ed emblematica nella semplicità di forma e pensiero, che costituirà il "programma" di una vita intera o l' "atteggiamento" nei confronti di una sua "parentesi".
"... tutto finirà quando tornerà il sole...", "... manca poco all'anno nuovo, chissà...", "... resto tranquillo ad aspettare, non ci penso proprio...", "dovevo viverla pure io questa storia, come l'ha vissuta mia moglie..."
Sono alcune frasi raccolte da un contesto di quotidianità... chiunque potrebbe dirle e avrebbero sempre un senso diverso, ma pure la cosiddetta "normalità" non è uguale per Tutti, così che quelle parole messe insieme, dopo attenta riflessione, acquisteranno un valore aggiunto.
Presentimento o speranza?... comunque prova che l'uomo solo non è mai... accompagnato per mano si porta là dove deve andare.

mercoledì 1 gennaio 2014

Un copia e incolla...?



Non vi lasci ingannare l'immagine buffa di quel pinguino... è solo per sdrammatizzare  il tono un po' serioso di un testo da "primo giorno dell'anno".
Col pensiero torno ai Capodanni trascorsi, gli ultimi quattro in particolare, e ci trovo una scenografia pressoché sempre uguale, con situazioni leggermente diverse. Quindi... ammesso si potesse  fare un copia e incolla ideale, in questo caso sarebbe impossibile, tanto sarebbe da modificare e rettificare, e non parliamo di quanto da cancellare. E così per l'ennesima volta si terrà conto delle emozioni che più o meno resteranno quelle, tranne qualche variazione sul tema, perché tutto può cambiare ma non il Cuore che in sé le trattiene.
E quest'inizio d'anno è stato un'altra vera novità. Dopo quattro anni per queste feste ho avuto entrambi i miei figli a casa. Mi ci ero quasi abituata a quella assenza, un evento né straordinario tanto meno drammatico.
 E forse a questo punto un "copia e incolla" ci sta... 
I figli diventano grandi  e s'impossessano della Loro  vita, anche se... anche se, a volte cominciano a sentirne il peso e "te la riportano" indietro a piccole dosi, in modo tale che dopo aver fatto sforzi immani per accettare la situazione, ti ritrovi a ricominciare tutto da capo. Ma non l'ammetterebbero mai di non farcela, non confesserebbero una sola volta, il vuoto provato per la solitudine e la nostalgia di casa.
E allora devi rassegnarti... partono e quando tornano, arrivano con la valigia vuota che puntualmente riporteranno indietro non piena ma stracolma, e si lamenteranno pure... perché, come faccio?!... è troppo pesante!.
Ci vorrebbe un "bagaglio" virtuale con un contenuto reale ma dal peso pure virtuale. E il viaggio?... magari di notte, mentre si dorme, e al risveglio trovarsi a destinazione.
E' pura "fantasia", d'accordo... ma potremmo impegnarci! I papà e le mamme possono tutto, no?! 
E sono capaci pure... per amore e necessità ad adattarsi alla "non presenza" dei Loro figli... dopo che lo sono stati si, tanto presenti... nelle notti in bianco per le coliche gassose, quando si presero morbillo e varicella, e poi a scuola, coi compiti e i finti mal di pancia, e le crisi adolescenziali... e ancora e ancora.
Ora mi chiedo... dopo tanti anni con la mente così uniformata, riuscirò e soprattutto "senza colpo ferire", ad abituarmi a questo nuovo tipo di "onnipresenza"?