giovedì 27 febbraio 2014

SUCCEDE...

Certo e sicuro non è proprio nulla... opinioni e persino convinzioni raggiunte a gran fatica arrivano quasi a negarsi da sole, e questo per le vicende, i condizionamenti... gli "spunti" che la Vita presenta spesso anche su un piatto d'argento.
Così era venuto spontaneo parlare di vivere al meglio il presente per un futuro non negato e di "serenità", dopo un incontro tra persone che dovevano averla ormai acquisita, fatta propria per poterla poi trasmettere. L'evidente contraddizione tra il dire e il fare imponeva una minima riflessione che in seguito si era ampliata, traducendosi in pensieri che mi avevano entusiasmato quasi non fossero miei. Ero contenta di me, di quello che provavo per ferma convinzione... così forte da infischiarsene di ogni forma e schema, sicura di poter andare dritta come un treno, rispettando "passaggi" e persone, senza tuttavia subire condizionamenti.
Al centro del tutto... l'obiettivo, Io come persona... a raggiungerlo, gli strumenti sicuri... la chiarezza di pensiero e soprattutto la serenità.
Però SUCCEDE...
... succede che una "piccola cosa" ma proprio minima, un equivoco... un "incidente di percorso" che nemmeno riguarda ciò che hai da fare o già fai, mandi in tilt la "centralina" delle sicurezze.
E la Serenità, sorpresa alle spalle barcolla... non cade del tutto ma sente il bisogno di appoggiarsi a qualcosa per poter riprendersi.
Tutto questo accade perché si perde di vista l' "oggetto" principale e si prende a considerare in modo esagerato, esasperato quello che è intorno... e intorno quasi a coronamento dovrebbe restare.
Quando si ha da scattare una foto, importante è sempre la "messa a fuoco" del soggetto... non è che ci si può distrarre con lo sfondo, il paesaggio o gli eventuali passanti, rischiando di "stornare" del tutto l'obiettivo e ottenere quello che non si voleva.
Ciò che è dietro supporta e arricchisce l'opera... ma non dovrà mai sovrastarla.

mercoledì 26 febbraio 2014

RICARICARSI DI SERENITA'

Ci capita spesso di staccare la spina col mondo e di andare per Nostro conto al pari di una scheggia impazzita. Di solito attribuiamo la responsabilità di questo ad Altri, ma in realtà è una situazione in cui ci mettiamo noi stessi senza l’aiuto di nessun altro.
A volte può anche essere una sorta di meccanismo di difesa contro particolari momenti di disagio e la disattesa delle troppe aspettative che poniamo su Noi stessi.
Viceversa, e sarebbe splendido se fosse sempre così... si può anche provare  la bellissima sensazione in cui tutto sembra scorrere fluidamente, i tempi sono perfetti, quello che  viene in mente è detto senza pensare e per giunta è sempre la migliore cosa possibile... insomma non c'è altro che congratularsi con se stessi, ed è come provare il piacere dell'ebrezza senza pagarne le amare conseguenze.
 In un'unica e semplice espressione... è uscire dalla propria testa e vivere il presente.
In realtà tutto questo diventa possibile quando decidiamo di venir fuori dall'isolamento volutamente forzato e cominciamo a parlare ed interagire con altre persone, restando Noi stessi nella "fluidità" di pensiero e desiderio, in pace e rilassati. E a questo punto avviene una sorta di "miracolo" perché ci ritroveremo perfettamente sincronizzati col mondo esterno.
Ma forse le cose non vanno sempre come vorremmo perché pensiamo troppo e agiamo poco, e in questo modo  ciò che viene fuori non è la realtà Nostra desiderata in quanto troppo rimaneggiata e rivisitata. E poiché gli Altri vedono ciò che Noi vogliamo far vedere e ci accettano in base a questo... sarà tutto sbagliato a partire dalla reale volontà all'accettazione finale. 
E della serenità?... nemmeno una pallida ombra in lontananza.
Bisogna VIVERE e... NON PENSARE COME VIVERE.
Nella maggioranza dei casi l'inconscio guida e tutto va alla perfezione senza averci pensato. Spessissimo  la razionalizzazione estrema delle cose, non ci fa vivere con serenità. Meno si pensa più tutto viene naturale, le cose vanno per il verso giusto e in caso di malattia si potenzia persino il sistema immunitario.
Si deve VIVERE ASSOLUTAMENTE NEL PRESENTE, per non precludersi un Futuro, qualunque esso sia... breve o lungo che sia.
E' questa la semplice e naturale base del "Pensare Positivo", farmaco senza effetti collaterali della "terapia del benessere". 
Sdrammatizzare,  qualche sorriso in più, "amore" grande per se stessi, pazienza e speranza... costituiscono una "ricarica" a rilascio immediato di serenità.
 

 

martedì 25 febbraio 2014

UNA MATTINA... canticchiando all'improvviso

"Ma senti un po' come canta...", mi son ritrovata così a canticchiare all'improvviso mentre rifacevo il Nostro letto, e l'Amore della mia Vita si stupiva in un certo senso compiaciuto, anche perché era giorno per me di turno in ospedale.
"Ma come farai, non lo so proprio...", continuava a... ripetere a mezza voce mentre faceva la spola tra la stanza e il bagno.
Eh già, Lui si stupisce e non è nemmeno l'unico... come faccio a frequentare ancora quel posto che dovrei dimenticare, almeno secondo la comune e "normale" opinione.
A me la risposta viene data sempre, ogni volta e... rinnovata, così che non saprei riferirla in modo semplice e netto, al massimo potrei sintetizzarla in una sola parola... LIBERTA'... e avrei detto tutto e niente se non azzardassi una spiegazione.
Chi passa per una "situazione estrema", e la malattia lo è, acquista il pieno diritto alla Libertà, o meglio a un nuovo senso di tale valore. Riprende in mano la propria vita, "carpisce" autonomia ed entusiasmo, "assapora" l'energia del pensiero e il gusto di poterlo esprimere come meglio gli pare.  Non ha più niente da perdere e inconsapevolmente mostra la Sua vera "natura", buona o cattiva che sia. Una natura che ritrovatasi, in un certo senso vorrà a suo modo imporsi, nel bene o nel male... in mezzo agli Altri. Nel bene, sarà "condivisione"... in caso contrario, un continuo voler prevaricare, protestare, rivendicare presunti diritti violati... in nome di una "libertà mortificata" per troppo tempo. E' ovvio che così facendo, senza rispetto calpestando quella altrui, la si nega a se stessi duramente per la seconda volta.
Dopo che con tanta fatica si è conquistata la "vittoria", non importa se temporanea o definitiva, a riprova di questa nell'osservanza di un valore oggettivo quale è la Libertà, è indispensabile il "saggio aggirarsi" nel sociale. Ciò vuol dire liberarsi di ogni forma di ingenuità, temprare l'obiettività di giudizio e rendersi stabili con  grande equilibrio. Ovviamente cosa facile non è, ed ognuno troverà la modalità più giusta per risentirsi come un tempo, se non addirittura meglio... sia da solo che con gli Altri.
E alla fine, in una serenità mai vissuta si potrà avere un unico rammarico... non aver capito prima che non è necessario vivere un "percorso ostico" per accorgersi di non essere depositari di alcuna verità.

domenica 23 febbraio 2014

"COSE" SERIE... ovvero spunti per pensare

Come è noto, bazzico anche io Facebook... capitata quasi per caso in seguito ad un caso non cercato ma capitato.
Niente paura, non mi inoltrerò in altri giochi di parole o "sciogli lingua" strani... è stato un modo come un altro per introdurre un argomento che è tutto tranne che è un gioco.
Negli spazi di questa "piattaforma sociale" è facile, anzi direi proprio è consuetudine imbattersi in banalità di ogni genere, anche scempiaggini e scopiazzature di frasi obsolete che molto spesso non rispecchiano neppure la natura di Chi le posta. In sintesi... si fa tanto per fare, si dice tanto per dire.
Per fortuna però... non è sempre così, anche perché non siamo Tutti uguali. E può capitare di ritrovarsi "in perfetta sintonia" con un "amico" che ha sempre qualcosa di serio, importante e... mai scontato da dire, al che viene d'impulso... rispondere. Come è successo a me, che non so resistere quando è di Vita che si tratta... di quella vera che riprendi in mano come un pugno di sabbia appena umida e fai fatica a tenere stretta una volta che è asciutta.
A delle stupende espressioni che definivano l' "essenza" della vita, ho replicato con alcune mie, non in contrapposizione di certo ma a completamento, perché Tutto fosse "in armonia" fra i concetti... e non solo.

"La Vita ha un senso solo nell'ottica di relazione con l'Altro, Chi è vicino o capita sullo stesso percorso.
La Vita è quindi "parola" intesa come insieme di parole nel tentativo di comprendere e farsi capire, a volte fruttuoso a volte vano.
La Vita è "accettazione", "serena disponibilità"... "passi indietro" per ricominciare con un "balzo in avanti" nella consapevolezza di un ritorno certo se tanto si è dato. E questo per un elementare principio fisico.
La Vita è realtà e sogno... speranza ed illusione, da vivere giustamente e in modo equilibrato, "felicemente uniti" nell'emozione, duri essa un attimo o l'esistenza intera.
La Vita è malattia e dolore... rinascita e gioia da cui e per cui giunge Amore, nuovo e diverso, non più circoscritto e limitato entro rigidi e banali paletti, che ha pudore ma non conosce vergogna perché finalmente sa e può mettersi a nudo.
La Vita è restare "fedeli a se stessi" e non tradirsi per compiacenza, in quanto l'Altro sarà proprio per questo che continuerà ad apprezzarti.
La Vita è tutto ciò e tanto altro, personalizzata da Chi la vive ed è felice di esserci.
La Vita è uguale per Tutti nel suo culmine, la Morte a cui ognuno arriva in modo diverso, ma soprattutto con l'impegno di non avere rimpianto alcuno.
La Vita, infine è "Tormento ed Estasi"... come qualcuno scrisse... il Tormento che si dà e torna indietro, l'Estasi che annulla e fa dimenticare il primo nel riportare la pace in se stessi e con Altri da sé".

venerdì 21 febbraio 2014

UMILMENTE... SUPERARSI

Nell' "agenda" del mio Cuore son presenti tutti gli amici tra "quelli che contano"...
Senza un ordine preciso non si rispetta alfabeto né cronologia... tornano alla mente come pensieri i volti e i nomi e di ognuno ne rivivo la storia.
Il tempo passa così... e ancora altre sono le "storie" da ricordare.
E ripensandoci mi accorgo d'una cosa... i rapporti più belli ed intensi sono proprio quelli in cui l'approccio da parte mia non è stato facilissimo. Una conquista dura, in seguito molto più apprezzata.
Il problema sorgeva per una sorta d'inquietudine che mi prendeva quando ero a cospetto di certe persone.
All'improvviso mi mancava il "coraggio"...  proprio quello, e le parole, o per meglio dire gli argomenti venivano meno.
 Ma non è possibile... mi si diceva... tu non sai che cosa dire? Magari... forse si... qualcosa potevo argomentare... ma come cominciare? Appunto... l'approccio difettava.
Succedeva in presenza del "silenzio ostentato", occhi chiusi per non ascoltar parola e guardare invece ai propri pensieri.
Non avendo mai avuto grossi problemi nel relazionarmi con gli altri soprattutto nell'età matura, e vinto poi con la malattia ogni forma di timore o reticenza, mi chiedevo come mai potesse capitare questa cosa pur essendo le mie intenzioni proposte come buone e in modo discreto.
Se fossi riuscita a darmi una risposta, ero convinta... avrei superato l'ostacolo.
Più volte forzando l'innaturale ed inopportuna timidezza data la situazione, piano piano la risposta è arrivata da sola. Ciò che mi bloccava  era un senso d'inadeguatezza... la paura di violare un animo provato e di entrare troppo dove non era consentito neppure affacciarsi. Dopo tutto io non ero nessuno... Senza qualifica né competenza con che diritto potevo pretendere di dispensare  consigli e serenità? E a onor del vero... in genere non è stata mai la mia intenzione, non sono quelli dolcetti o caramelle  e non si può esordire certo con la "saccente saggezza spicciola" per acquistare credito e fiducia.
Così varie volte di fronte a certe persone grande era il disagio...
Ora le cose vanno assai meglio, il mio "intuito" si è affinato ulteriormente, la "sensibilità" è sempre delicata nel comprendere, ma più resistente alle "onde d'urto" e fare un dietro-front comporta sempre meno fatica e strascichi di amarezza.
Se così non fosse, assurdo sarebbe ostinarmi a fare quel che faccio.
Nonostante questo ci sono momenti di particolare mia vulnerabilità... timore di perdere una "preziosa conquista", lieve e inaspettata o un' emozione appena percepita e ancora da assaporare... in cui il "lucido distacco" si appanna.
Come lo sguardo che ride per la gioia e all'improvviso piange appena per il ricordo.

mercoledì 19 febbraio 2014

UNA STAGIONE ANOMALA

Anche questo mese sta passando, diciamo che è metà inverno ma dell'inverno non ci siamo accorti.
All'improvviso in una "quasi primavera", abbiamo spalancato le finestre... e pur nella "piacevolezza" della situazione, non ci ritroviamo più.
E' che... ogni cosa ha il suo tempo. Lo ripetiamo e ne siamo convinti.
Così il sole più che tiepido, un profumo avvolgente e inusuale, e la minestra fumante e la tisana bollente, arrivano o restano per disorientare... e non solo.
Certo, perché viene da pensare a quello che sarà dopo, alla stagione che verrà... quella giusta del tepore atteso, della luce in crescendo, della rinascita in generale.
Sarà così... o anomala anch'essa?
E come ne risentirà la natura umana, fragile e tanto legata a schemi fissi rassicuranti, passando da un'inattesa situazione piacevole ad un'altra sconfortante?
Chissà se le "stagioni anomale" ci sono sempre state, o solo qualcuna "fece scalpore" a suo tempo e come si comportò Chi in quel tempo la visse.
Anche in questa occasione, ora converrà adeguarsi... non si può fare altro che seguire la corrente e vivere "ogni momento" traendone il meglio. Le "carezze" di un vento leggero che adesso mai avresti pensato, i "baci" di un sole inaspettato, il "palpitare" di una rinascita sia pure fuori stagione.
Strana, anomala ma fino ad un certo punto, perché l'imprevedibilità è sempre da tenere in conto e per questo... Chi mai lo può dire?

martedì 18 febbraio 2014

UNA SERA... pregando all'improvviso

Dimmi TU cos'è quel tocco appena accennato, tanto simile a una carezza  che arriva quando meno te lo aspetti però più ne hai bisogno.
Dimmelo TU... che solamente sai che cosa mi passa per la testa in certi giorni quando all'improvviso non mi accorgo più di quello che ho... non scorgo più quella che sono.
Con quella carezza mi conforti, e rassicuri con la certa Tua presenza.
E nonostante quel pensare che non sempre rispecchia ciò che voglio e intendo, mi accompagni e dici... ricorda.

Succede... accade ancora e forse sarà sempre così.
Un "privilegio" di pochi o... un' "opportunità" per tanti?
Una preghiera nata così, davvero all'improvviso dopo una giornata di sensazioni vuote, alla ricerca di non so quali altre, incurante del bello e del buono che è di fronte.
Come avendo tra le mani sabbia che scivola via e continui tentativi per non perderla... una ricerca senza sosta di dare sempre un senso all'esistenza.
Non tenendo conto di averlo già fatto... vivendola.

IN UN CRESCENDO...

La saggezza antica, in particolare quella che della Fede si fa scudo e conforto, avrebbe detto... il Signore non assegna mai una croce troppo pesante da portare, il che sta a significare, comunque un onere è dato ad ognuno, leggero o pesante... è tutto da vedere. Dipende in realtà dalla "soglia" individuale, non ben valutata a priori ma tutta da scoprire dal soggetto stesso allorché viene chiamato alla "prova".
Bene...questa viene superata, e vedi che dopo tutto male non te la sei cavata... hai retto al meglio e ti aspetteresti, non dico una medaglia ma un minimo di considerazione. Non hai dato "fastidio" e poi sei ancora qui... a disposizione.
 E qui casca l'asino, ancora una volta e come sempre quando si dà  tutto per scontato.
Quante domande, richieste... tutte insieme, poi!
E' vero, sono passati quasi quattro anni, ma non è che in questi casi ci sia una "scadenza dei tempi", e anche fosse... non son passati nemmeno quei "5 anni di sopravvivenza"!
 Eppure sono capita e considerata in qualità di magazziniera-responsabile, cuoca e domestica full-time in servizio continuo tutto il giorno, nonché "consulente medico" di base (... scusa, stai sempre in ospedale!?), psicologa... "stampella" per ogni acciacco.
Ecco... si dovrebbe comprendere la necessità da parte mia di rivendicare un certo spazio che esuli da quelli soliti, "antichi"... del tempo che fu il mio. E aggiungo anche se non lo escludo, non solo perché sono un' ex malata di tumore o, come preferisco definirmi, una paziente in stand by (spero... a vita).
Voglio poter avere tempo e modalità per far silenzio fuori e dentro di me... per ritrovarmi, quando mi assalgono le paure, l'angoscia del non noto che si fa dubbio... quando mi perdo.
E invece si fa di tutto, forse anche a fin di bene non lo nego, per riportarmi ad una comune realtà, di "trascinarmi" sulla strada senza ombre, dove la luce è forte tanto da sembrar violenta ed accecante, ed io di tutto ho bisogno tranne che questo...
Non dico sempre, solo a volte...
...voglio i mezzi toni, continuare a... vivere secondo i miei tempi che non devono essere necessariamente quelli di Chi vive con me... miei e di nessun altro, unici perché "unica" mi sento anch'io.
Unica, non giusta... oggi, ad esempio sono stata "out"... e di rimando non è giusto!
Avrei voluto essere sola nella mia casa... e anche se poche erano le voci e ovattati i rumori, sentivo che non mi appartenevano...
Mi sono lasciata condizionare da qualche pensiero che andava oltre il consentito che non fa danno. Niente di macroscopico eppure mi è venuto il nodo allo stomaco.
E' grande e nello stesso tempo assurda la forza della mente... di che cosa è capace, persino costruire fantasie che fanno presto a trasformarsi in fantasmi...più temibili delle cose reali.
Puoi parlarne ed è un bene farlo, ma bisogna accontentarsi di quello che si riceve, poco o tanto... della "qualità" desiderata o meno. Del resto "eroi senza medaglia" quali siamo, qualche volta da "intrattabili, complicati, lunatici" ci comportiamo, e magari dopo un po' diventiamo tutt'altro... saggi, forti per pazienza... padroni del mondo.
E vuoi vedere, per assurdo... convinti persino di poter volare!?

domenica 16 febbraio 2014

E... IL MIO SPAZIO AZZURRO?

Va tutto bene... non c'è da temere.
Accade solo che stormi di pensieri spesso prendono ad attraversare il mio "spazio azzurro". Questo è inevitabile quando non si dimentica la propria natura di "esseri pensanti" cui viene sempre richiesta una verifica.
E inevitabili di conseguenza sono pure i ricordi.
Quanto tempo è passato?
A lungo nubi scure sono state all'orizzonte, le scrutavo sperando che mai raggiungessero il mio cielo. Pian piano si avvicinavano ma io mi dicevo... "Finché non è tutto coperto non fa niente, un colpo di vento può far tornare il sereno". E il colpo di vento invece ha raccolto tutte le nubi scure, anche le più nascoste ed è arrivato a coprire il mio cielo. Minacciose gravavano sul capo, mi angosciavano, poi...tutto è successo ed è stato temporale, bufera, tempesta, tutto ciò che porta sconvolgimento e paura.
 Tanto è durato, a tratti uno squarcio s'apriva... speranza, un arcobaleno tra  le nuvole... poi, di nuovo tutto buio ed ero un fuscello in un vortice d'aria. Col tempo la pioggia scrosciante diventò battente, in seguito come pioggerellina rischiarò il mio cielo con larghi spazi d'azzurro.
E ancora... il sole! Non proprio quello luminosissimo d'estate, magari un po' velato, comunque sempre sole.
Però ogni tanto capitava di sentire il brontolio dei tuoni arrivare da ogni parte, magari proprio di tuoni non si trattava ma ugualmente ne rimanevo spaventata e poi basita.
Pensavo... non sono una quercia secolare, non posso resistere a tempo indeterminato. Allora per non contare i giorni mi creai un "piccolo" spazio con un "piccolo" cielo sempre azzurro sempre da me colorato dopo che i brutti pensieri l'avessero reso bigio.
 Fuori sarebbero rimasti ansie e crucci, rimpianti e falsi pentimenti...che passassero pure davanti ma senza nemmeno sfiorarmi.
E così è stato...
... quindi un lungo periodo di stabilità... dura ancora, un tempo sereno vissuto pur nella consapevolezza della mutabilità, perché nulla è veramente definitivo e in gran parte, a volte siamo proprio Noi i responsabili inconsapevoli.
Una stabilità resa più chiara da un'autostima mai avuta in passato, una maturità affermatasi attraverso un percorso ad ostacoli, una ricchezza da tenere stretta in un pugno.
Man mano che il tempo trascorre, faccio meno fatica per mantenermi quello spazio d'azzurro conquistato. Non voglio rinunciarci!



venerdì 14 febbraio 2014

... ANCHE SE RESTO IN SILENZIO...

 Ogni anno per San Valentino mi torna in mente...
Una melodia assai dolce accompagnata da parole che lo sono altrettanto, un vero e proprio "madrigale" da dedicare a Chi si ama.
E' un po' di anni che lo propongo, dopo averlo cantato a me stessa, letto sommessamente e serbato in Cuore come piccolo tesoro.
E' il dono che faccio all'Amore, al sentimento che racchiude tutti gli altri, grazie al quale finché ne resterà una briciola il mondo non finirà.
I miei genitori si sposarono in questa giornata, tanti anni fa... quando San Valentino era conosciuto solo come un santo che in vita fu vescovo, e nemmeno tutti lo sapevano. Poiché quell' amore era stato davvero grande, mia madre in seguito ci scherzava su, dicendo che la festa degli innamorati era stata fissata per quel giorno proprio per merito loro... perché in quel giorno si erano recati all'altare... alle 6 di mattina... che era ancora buio, dopo aver tirato giù dal letto a viva forza il parroco semi-addormentato e pure influenzato.
Lei ci scherzava... ma penso che in fondo in fondo aveva finito per crederci davvero.
Erano i tempi di "due cuori e una capanna"... tanti problemi ma... "insieme", nessun problema.
Un matrimonio durato più di 50 anni... "... finché morte non ci separi".
Oggi... le cose vanno in modo diverso, e arrivare ad un traguardo del genere è da guinness dei primati.
"Noi"...
...Chi mi è vicino ormai da quasi quarant'anni ed Io, e poi i figli che sono il Nostro "continuare a... essere" nel futuro, però ci proviamo ad arrivare a quella "meta", e magari superarla di gran lunga. Non è sempre facile... stanchezza e difficoltà non mancano... i "pensieri" a volte prendono il sopravvento e lasciano il posto ai "silenzi".
Ma provvidenziale arriva sempre la cura e tutto scivola di dosso nel pensare a... "domani".
E penso...
... vorrei tanto poter ricambiare con l'intensità dei gesti e non solo di parole l'amore che ricevo... talvolta ci riesco oppure me lo impongo e poi ci resto male... non so recitare e non mi sembra neanche giusto... dopo tutto. Ma quella che ho vissuto è stata esperienza forte, devastante... in alcuni punti ha fatto terra bruciata e chissà se un giorno quella stessa riuscirà a darmi i "brividi" di un tempo... il battito accelerato... i rossori improvvisi.
Eppure amo ancora... forse più di prima, di questo sono sicura... certamente come prima.
Il Tempo coi suoi eventi che fanno da cesoie, porta via quei "fronzoli" che una volta rendevano più aggraziata l'espressione del sentimento... ora, così alleggerito appare scarno ma a guardarlo bene è "tutto occhi" e riflette bene ciò che è nell'animo.
L'Amore vero è quello che sa adeguarsi ai cambiamenti, e se è vero che la specie più resistente è quella che fa altrettanto... resisterà anche questa "specie d'Amore, meno esigente ed "affamato" perché sa nutrirsi pure di silenzi.

mercoledì 12 febbraio 2014

... CON IL CUORE APERTO


A me... come a tanti altri come me, in una situazione analoga alla mia e forse anche in una peggiore... non fanno paura quelle domande che appaiono obsolete quando il tono si fa serio riguardo l'esistenza.
Da dove veniamo, Chi siamo e dove andiamo...
... sul significato del dolore e della sofferenza.
Sono interrogativi che restano senza una vera risposta ma angoscia non arrecano, pur non cadendo nel vuoto e vagamente latenti nell'animo.
Quello che è piuttosto difficile da accettare è l'idea della perdita di dignità che accompagna la malattia, il diventare dipendente da altri anche per le piccole e normali necessità quotidiane e di conseguenza costituire un peso.
Senza contare poi l'assurdo e pressante pensare all'altrui sofferenza di cui involontariamente si è la causa. Sento ancora sulla mano il calore delle lacrime di una mamma che l'altro giorno aveva retto bene, con il sorriso il peso del racconto della malattia ma non aveva potuto trattenere il pianto al pensiero del marito e dei figli cui aveva chiesto scusa per il dolore arrecato. A Suo dire avrebbe voluto "dileguarsi"  nel momento stesso della diagnosi.
A questo proposito ricordo di aver letto che i pellirosse, quando sentono avvicinarsi la morte si ritirano in cima ad una montagna e aspettano in solitudine di morire. Conservano la dignità e nel luogo più vicino all'infinito non sentono il peso di se stessi.
Un ritorno alla "leggerezza" iniziale.
Questa cosa mi ha fatto riflettere, analizzare il desiderio anzi la mia volontà a proposito. Guardo al comportamento dei pellirosse con molta ammirazione, ma non sono poi così convinta di voler fare altrettanto.
Ho una visione in genere ottimistica e sono in assoluto convinta che l'essere umano sia tendenzialmente rivolto alla "gioia", che è un po' come dire la felicità ma con più modeste pretese, o ancora meglio la felicità a "piccole dosi". Premesso questo, tutta l'esistenza è una ricerca continua alla gioia... finché non la si trova in se stessi ma solo donandola ad Altri. Un grandioso progetto che trova realizzazione nella "condivisione" giusta in ogni occasione.
In quest'ottica una situazione estrema come può esserlo una malattia più che seria, acquista senso e diventa un'opportunità... c'è da partire convinti e fare il primo passo, ed è molto più semplice di quello che si possa credere.
Ho pensato più volte a come sarebbe per me un eventuale... "ritorno di fiamma".
Un giorno mi fu detto... e ogni volta mi si continua a... dire, è tutto a posto. Mai mi è balenata l'idea di chiudere la porta dietro di me, non ho preferito isolarmi come se la "cosa" non mi riguardasse più anzi ho voluto condividere la mia gioia, donandola sotto forma di speranza. E immediatamente in cambio mi sono tornate indietro entrambe con gli interessi.
Perché mai... dopo aver trovato la gioia, dovrei desiderare di finire i miei giorni da sola?
E l'infinito poi?... è assai assai vicino. Basta "sentirlo".

domenica 9 febbraio 2014

"CERTE" E "FALSE" INSICUREZZE

Mi verrebbe da sfidare chiunque. Chi non si è mai portato appresso il pesante strascico delle insicurezze?
Di certo, nessuno... non saremmo umani... non saremmo di quella "fragilità camuffata", ostinati e inutilmente protetti da un triplo involucro di cristallo.
Così, oltre a quelle in dotazione ce ne prendiamo altre di insicurezze, in un'altalena di sentimenti contrastanti, sensazioni ogni volta tanto simili ad un pugno nello stomaco, emozioni mutevoli... da levarti il sonno.
E nasce così la distinzione... "certe" e "false" insicurezze.
Quelle certe sono proprio le Nostre, quelle vere ed autentiche che nascono con Noi, o vengono dopo perché magari i genitori avrebbero voluto che prendessimo una strada, e la "scelta" diversa, anzi contrastante li ha delusi. Di conseguenza ne portiamo il peso, fatto di pentimento, dolore serpeggiante che non abbandona perché mai avremmo voluto deludere... eppure era una scelta, e la scelta è, deve essere personale e libera... o no?  E alla fine arrivano anche i rimpianti...
Poi la loro parte potrebbero farla anche gli "eventi della vita", quelli grandi e tosti che la vita ti sconvolgono.
Cadono le certezze... e non sei più sicuro di nulla, nemmeno di ciò che pensavi potesse essere "roccaforte" per Te. Cerchi di non restare schiacciato sotto il peso di quello che vai creando Tu stesso, inevitabilmente... e quando sembra che ci sei riuscito, avendo trovato un "rifugio"... ecco che Ti cade un'altra tegola sul capo, perché ciò che avevi creduto... non è.
Ed è altra insicurezza... che non dipende da Te, perché avresti dovuto o potuto trovarti altrove e non lì... al momento dell' "impatto". Pensavi di essere al sicuro, vivere quel presente al meglio, ma era la tegola questa volta a non esserlo... sicura.
Che cosa può dire quella persona che da tempo immemorabile non fa altro che aprire e chiudere "parentesi", non solo sue ma anche quelle di Altri che sono accanto?
Insicurezze vinte per far spazio a nuove, inevitabili.
Si "ribella" con la stessa "tranquilla accettazione" di Chi in partenza riconosce l'insicurezza come propria dell'essenza umana.
Verifiche a cui sottoporsi nel tempo... per arrivare "inconsapevolmente sicuri" fino alla meta.

giovedì 6 febbraio 2014

6 FEBBRAIO...


Voglio ricordarla questa data, anche se stasera non sono proprio in vena... voglio ricordarla anche perché non posso dimenticare. Si ricordano sempre con "enfasi" i "momenti importanti" della propria vita... il "primo" bacio, la nascita del "primo" figlio, tutte le "prime volte" in genere. Quella da "celebrare" oggi è alquanto atipica, ma non per questo meno importante per me. Il 6 febbraio di tre anni fa... era finalmente la prima volta di nuovo coi "miei capelli", dopo dieci mesi di "felice connubio" con la parrucca. Di questa mi ero innamorata (... di necessità, virtù), l'avevo accettata ( guardandomi ripetutamente allo specchio), sopportata (d'estate, non è uno scherzo), e alla fine non avrei più voluto separarmene (per abitudine e convenienza). Furono proprio "loro", i miei nuovi capelli, tanti, folti e ricci... a spingerla via e a decretarne l'addio Quella sera d'inverno uscii così a "capo nudo" dopo tanto tempo... e mi pareva che Tutti mi guardassero come se fosse cosa strana... in effetti lo era, ma solo per me. Era come aver rotto il ghiaccio, perché il giorno dopo fu come se quei dieci mesi non fossero passati e la parrucca, pur tanto "amata" non fosse mai esistita. Fra le "stranezze" che la Vita regala ci sono da annoverare le frequenti "coincidenze". Molti le interpretano come messaggi gratuiti dell'esistenza stessa, la cui interpretazione non è che sia cosa facile, anzi piuttosto "ardita" e persino "privilegio" per pochi. Eppure basterebbe riflettere... e forse da strane combinazioni di eventi, incontri solo apparentemente casuali e "date" che si rincorrono, si riuscirebbe a capire... "come sarà", o almeno "come si può"... per non morire dentro e continuare a... sperare. Non vana "illusione" ma "strategia" d'attacco per sopravvivere. Le tappe più significative della mia "avventura" hanno avuto come data il 6. Di giorno 6 mi fu fatta la diagnosi di carcinoma duttale infiltrante, il 6 del mese successivo cominciavo la chemioterapia... un 6 febbraio dicevo addio alla parrucca. I ricordi si susseguono in un silenzio creato da me stessa, e nel Cuore si trasformano in emozioni che non hanno perso in forza né in freschezza. Piango, infatti ancora senza un motivo... poi mi chiedo il perché, e vedo che magari è stato per il passaggio furtivo di un'immagine, un profumo o una musica all'improvviso... un qualcosa che mi riporta ad... allora. E' facile dire e ripeterselo pure... dimentica, devo dimenticare... ma non si può e a tratti diventa anche più difficile perché non c'è più nemmeno quella "dignità" che a viva forza ricacciava indietro le lacrime.

martedì 4 febbraio 2014

4 FEBBRAIO... GIORNATA MONDIALE DELLA LOTTA CONTRO IL CANCRO

La data odierna è da ricordare, non solo da "NOI", pazienti speciali  ma da Tutti... un giorno da celebrare come una sorta di "ricorrenza della liberazione".
Un tempo era impensabile poter parlare di CANCRO senza restare basiti e terrorizzati, lo si guardava sempre come un fenomeno "lontanissimo" e chissà per quale assurdo convincimento, riguardante solo gli Altri possibilmente non parenti, al massimo conoscenti alla lontana.
Oggi è diverso... si resta legati ad alcuni pregiudizi ma è sempre più evidente una certa apertura.
Una maggiore "consapevolezza" anima coraggio e determinazione, la giusta "informazione" obiettiva e non fuorviante alimenta speranze sempre più concrete. Ma è soprattutto la "condivisione" delle "persone informate dei fatti" (leggi... malati guariti) a far sì che anche coloro "in corsa" scoprano la validità della "forza della Mente", il suo potere terapeutico a livello psicologico e... perché no... anche fisico.

4 febbraio 2014 - Giornata mondiale della lotta contro il cancro.

Il cancro deforma le sue cellule.....nutrendosi di “enfasi umana”  che in questo caso è la cornice negativa apposta intorno ad un quadro già di per sé inguardabile e che andrebbe coperto da un telo e riposto in soffitta oppure in cantina.
Grazie ai progressi della scienza medica, curare e guarire il cancro è ormai possibile, archiviarlo un po' meno perché è la stessa natura umana a generarlo, inscindibile dal patrimonio genetico della specie e che coabita in un angolo nascosto della nostra mente per molto tempo se non per tutta la vita.
Una dottrina di pensiero  presume che il cancro venga richiamato "in vita" da una serie di comportamenti mentali perpetrati nel tempo, connaturati e adattati alla personalità e al carattere dell'essere umano in un determinato periodo della sua vita.
Il cancro è un abito ritagliato e cucito addosso in maniera grossolana, scarsamente rifinito e di pessima fattura col "solo pregio" che si attacca ed è difficile da sfilare....senza che se ne venga anche la pelle.
E' di stoffa resistente e adatta.....a tutte le stagioni, non segue le tendenze, calza a pennello e chi lo indossa si sente di mancare il fiato……
Eppure molti sono riusciti.....a sfilarselo, dolorosamente ma ci sono riusciti,  scegliendo di rimanere nudi pur di non sentire quella stretta mortale che ha attanagliato per anni la loro vita, rendendoli schiavi di un destino sconosciuto scevro da ogni forma di programmazione.
Molti hanno lottato e vinto la loro guerra personale, a questi sicuramente ne seguiranno altri, e altri ancora che guadagneranno il lasciapassare per la vita  in un corpo a corpo micidiale in cui la forza, il coraggio e il non arrendersi mai sono e saranno il simbolo di un messaggio indelebile per l’umanità che per decenni ha ritenuto, classificato ed elevato il morbo a malattia “incurabile”.
Anche se non c’è vittoria che non abbia un prezzo salato da pagare, il dolore e la sofferenza della malattia si trasformeranno in esili strascichi che il passare del tempo guarirà…… la mente tornerà a volare,  la salute rifiorirà spavalda  e il gusto per la vita ritornerà a sorridere.
Il cancro non è più morte certa, è passaggio, trasformazione, rinnovamento, consapevolezza e maturità, è una delle poche possibilità che ci viene data dalla vita di riappropriarci della sicurezza e dell’integrità del nostro corpo, eliminando eccessi e distrazioni.
L’enfasi in negativo che circonda il cancro sin dalla sua prima apparizione è il risveglio della nostra coscienza di fronte ad un male che mai avremmo pensato ci potesse colpire.
La sua forte pressione psicologica influenza ogni centimetro della nostra pelle ostacolando gli atti del vivere quotidiano e per intero tutta la nostra progettualità che sino ad allora non era mai stata messa in discussione.
Spogliare il cancro dall’enfasi che inevitabilmente lo circonda forse potrebbe essere la nuova medicina del futuro, un potenziale farmaco prodotto dalla nostra mente che ridurrebbe la gravità della malattia ad un normale decorso di consapevole accettazione.
L’enfasi è un salto nel buio……della speranza a cui si finisce per rimanere aggrappati con paura per tutta la vita, rinunciando alla nostre sensazioni, alle emozioni e ai sentimenti a cui nemmeno la parola cancro potrebbe mettere fine.
 - ENZO SANTORSOLA -

Consapevole e reale il pensiero di ENZO SANTORSOLA, che ha vissuto sulla Sua pelle la "vicenda" in un'epoca in cui la malattia era un "tabù", quasi una colpa da espiare vivendola da soli e non lasciando trapelare nulla... nemmeno la Vittoria.

lunedì 3 febbraio 2014

NELL'UNICO MODO POSSIBILE...

Quando ero bambina mi regalavano spesso i cubi di legno, quelli colorati da comporre insieme per farne immagini, o scene da fumetti... una sorta di puzzle facilitato, adatto ad un bambino perché cominciasse ad abituarsi all' "ordine logico" delle cose.
Quel gioco mi piaceva moltissimo e mi entusiasmava tanto, soprattutto all'inizio che non conoscevo i soggetti né le scene che sarebbero venute fuori.
Ogni cubo aveva 6 facce... quindi 6 immagini da realizzare e di cui andare fiera. Pareva sempre che c'avrei messo tanto tempo, poi in realtà me la sbrigavo in fretta e così mescolavo le facce per farne scene diverse che, ovviamente risultavano sballate e per questo irritata finivo con l'accantonare definitivamente questa idea... cercare di mettere insieme cose che non possono essere.
Quel tempo è passato da un bel pezzo ed io mi ritrovo ancora a voler fare la stessa cosa coi "pensieri"... cercare di accomodarli coi "ricordi" e infilandoci pure i "progetti". Il tutto "sistemato" con una fragilità d'animo che vuol evolversi e non restare tale ed una Mente che scarsamente collabora perché a tratti teme e ha fretta di arrivare.
Qualche volta ne esco... irritata. Cerco poi di non pensarci più di tanto, ho la mia quotidianità che preme... il "presente" che non può aspettare... ma un'inquietudine mi prende.
Che cosa mi succede?... è come se volessi recuperare qualcosa, gustare ciò che forse non ho mai avuto, non perché ne fossi priva solo perché distratta o incapace di vedere.
Mi rifugio così nell'angolo più nascosto del "sentire", raggiungibile da me solo quando lo voglio davvero.
Mi scruto... mi critico... quasi mai mi approvo.
Riprovo a mettere insieme quei pensieri ma nell'unico modo possibile, e alla fine c'è una gioia nuova anche per un'immagine già vista.
La sensazione contenuta per un dolce complimento...