mercoledì 12 febbraio 2014

... CON IL CUORE APERTO


A me... come a tanti altri come me, in una situazione analoga alla mia e forse anche in una peggiore... non fanno paura quelle domande che appaiono obsolete quando il tono si fa serio riguardo l'esistenza.
Da dove veniamo, Chi siamo e dove andiamo...
... sul significato del dolore e della sofferenza.
Sono interrogativi che restano senza una vera risposta ma angoscia non arrecano, pur non cadendo nel vuoto e vagamente latenti nell'animo.
Quello che è piuttosto difficile da accettare è l'idea della perdita di dignità che accompagna la malattia, il diventare dipendente da altri anche per le piccole e normali necessità quotidiane e di conseguenza costituire un peso.
Senza contare poi l'assurdo e pressante pensare all'altrui sofferenza di cui involontariamente si è la causa. Sento ancora sulla mano il calore delle lacrime di una mamma che l'altro giorno aveva retto bene, con il sorriso il peso del racconto della malattia ma non aveva potuto trattenere il pianto al pensiero del marito e dei figli cui aveva chiesto scusa per il dolore arrecato. A Suo dire avrebbe voluto "dileguarsi"  nel momento stesso della diagnosi.
A questo proposito ricordo di aver letto che i pellirosse, quando sentono avvicinarsi la morte si ritirano in cima ad una montagna e aspettano in solitudine di morire. Conservano la dignità e nel luogo più vicino all'infinito non sentono il peso di se stessi.
Un ritorno alla "leggerezza" iniziale.
Questa cosa mi ha fatto riflettere, analizzare il desiderio anzi la mia volontà a proposito. Guardo al comportamento dei pellirosse con molta ammirazione, ma non sono poi così convinta di voler fare altrettanto.
Ho una visione in genere ottimistica e sono in assoluto convinta che l'essere umano sia tendenzialmente rivolto alla "gioia", che è un po' come dire la felicità ma con più modeste pretese, o ancora meglio la felicità a "piccole dosi". Premesso questo, tutta l'esistenza è una ricerca continua alla gioia... finché non la si trova in se stessi ma solo donandola ad Altri. Un grandioso progetto che trova realizzazione nella "condivisione" giusta in ogni occasione.
In quest'ottica una situazione estrema come può esserlo una malattia più che seria, acquista senso e diventa un'opportunità... c'è da partire convinti e fare il primo passo, ed è molto più semplice di quello che si possa credere.
Ho pensato più volte a come sarebbe per me un eventuale... "ritorno di fiamma".
Un giorno mi fu detto... e ogni volta mi si continua a... dire, è tutto a posto. Mai mi è balenata l'idea di chiudere la porta dietro di me, non ho preferito isolarmi come se la "cosa" non mi riguardasse più anzi ho voluto condividere la mia gioia, donandola sotto forma di speranza. E immediatamente in cambio mi sono tornate indietro entrambe con gli interessi.
Perché mai... dopo aver trovato la gioia, dovrei desiderare di finire i miei giorni da sola?
E l'infinito poi?... è assai assai vicino. Basta "sentirlo".

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