martedì 7 luglio 2015

PAROLE GIUSTE E LIEVI CAREZZE


Emoticon heart 
Mi pare di aver letto da qualche parte che oggi è stata la giornata dedicata al "bacio", il simbolo più forte di un legame, il primo contatto fisico tra due persone che si vogliono bene... un uomo e una donna ma pure la mamma e il suo bambino. Con un bacio si dimostra amore ma pure si conforta, poiché condividere una situazione ha bisogno non solo di parole, ma sguardi, sorrisi, carezze e, dulcis in fundo quando è il caso e momento, pure qualche bacio.
Piccoli dispiaceri o grosse pene, è spesso utile trovare una spalla su cui piangere. Tutto dipende dall’intensità del momento ed anche dal contesto, ma molti mali possono essere alleggerirti da una presenza calorosa. Basta a volte uno sguardo, un gesto tenero, una parola amichevole per mitigare dolore e tristezza.
Consolare è, innanzitutto, non lasciare l’altro solo, essere là effettivamente e affettivamente, per evitare che alla sofferenza si aggiunga la solitudine.
Il tempo della consolazione è quello della condivisione e del dono.
Come dire... ti dono parte del mio tempo per aiutarti a sorreggere il peso che ti angoscia. Condivido il "tuo percorso".
Condivisione e dono attestano che la vita mantiene un senso, al di là di ciò che momentaneamente lo nasconde.
Condivisione e dono per ritrovare la voglia di vivere.
Dono del proprio calore di vita, di piccoli gesti e parole, ricevute e date.
Le parole che consolano sono quelle che riportano fiducia nella vita, quelle che si vorrebbe ascoltare, in cui credere, ma che al momento non si riesce più neanche a pensare.
Parole che ricordano, che al di là di ciò che si sta vivendo con difficoltà e ansia crescente, una parte della vita resta indenne, che il tempo, grande guaritore, è all’opera per alleviare il dolore e che provare la gioia sarà ancora possibile. Come diceva Freud, le parole giuste, che siano amichevoli o in un contesto terapeutico, permettono a colui che è caduto in disgrazia di ricominciare a fare progetti, parole che confortano e riconfortano, è la "pulsione di vita" che abbiamo dentro. Parole che curano e fanno sentire meglio.
Tuttavia, in certi casi estremi le parole giuste e i gesti di affetto non hanno potere di guarigione, possono aiutare a sopportare la sofferenza, ad attraversarla, ma non ad annullarla. E’ necessario allora cercare altre strade, "farsi aiutare".
Proviamo tutti la nostalgia di un mondo scomparso in cui era possibile gettarsi in lacrime, tra le braccia di un adulto, trovando totale conforto. Bene, se il desiderio di essere consolati è legittimo a ogni età, sarebbe troppo illusorio raggiungerlo. Ciò che può dare consolazione è aspettare che il tempo faccia il suo corso, che la vita riprenda normalmente, accompagnare questo "lavoro del lutto", l'elaborazione, la cui riuscita dipende solo da chi soffre.
Aver vissuto un'infanzia felice... essere stati amati, coccolati, consolati da bambini, può sicuramente permettere che si porti a compimento un profondo lavoro interiore. Una parte importante del cammino che conduce alla consolazione passa per se stessi.
Si tratta di smuovere in sé un altro sé, che ha fiducia, consoli, compito una volta appartenuto alla figura materna, per ritrovare ciò che appaga. Prendersi cura di sé... come da persona che è doppia. Madre e parte bambina che è in ognuno.
L'aver raggiunto tale prezioso conforto permette di optare finalmente per la vita, piuttosto che per la prostrazione e la disperazione.
Accettare, sopportare, superare e amare malgrado tutto. E la presenza sincera,
rassicurante e affettuosa di qualcun altro non può che giovare.

Nessun commento:

Posta un commento