martedì 1 dicembre 2015

CURARE O... AVER CURA?


Emoticon heart 
Saranno sinonimi... o cosa?
Quanto più tempo passo tra medici ed infermieri, altrettanto mi rendo conto della differenza. Curare e aver cura non sono la stessa cosa, e probabilmente il nocciolo, la motivazione di tanta insofferenza da parte dei pazienti è proprio in questo, nel non sentirsi curati. Ognuno vorrebbe il medico tutto per sé... che conoscesse a menadito la sua storia, imbroccasse la terapia giusta, non "perdesse tempo". Ah, pure... fosse sempre sorridente, e possibilmente "messaggero" di buone notizie.
Utopia sanitaria.
In primis spezzo una lancia a favore del medico. Come potrebbe costituire l'ideale? Soprattutto nell'ambito di patologie oncologiche... come potrebbe? Con l'aumento dei casi più complessi e disparati, e la ricerca che fa si, passi da gigante ma lascia comunque al tempo a venire l'Oncologia scienza precisa e puntuale... come potrebbe?
Quasi sicuramente un dì partì col proposito di prendersi cura, ma poi trovò a scontrarsi con la realtà e finì col curare solamente. Fare diagnosi ed applicare protocolli. Bisogna pur sopravvivere.
Però... perché un "ma" c'è sempre... se provasse a cimentarsi in una "comunicazione" più efficace, non sarebbe meglio per tutti?
Una porzione considerevole dei malati oncologici, infatti, sviluppa ansia e depressione e ritiene di non ricevere informazioni sufficienti e incontrare notevoli difficoltà a causa di una carente sinergia tra i vari rami che riguardano la specifica patologia. Insomma ogni paziente si sente caricato di un fardello troppo pesante e immesso in una realtà che stenta ad accettare e lo spaventa per le innumerevoli incognite. Un distress psicologico notevole che comporta un aggravio di sofferenza, compromette la comunicazione con il medico e finisce con l'interferire con i percorsi di cura.
Il medico dovrebbe interagire con un'equipe multidisciplinare di sostegno al paziente, per riuscire a comunicare in modo piano e comprensibile tutte le informazioni che lo riguardano. E già questo sarebbe un bel passo avanti.
Poi tentare un "dialogo", una sorta di conversazione almeno una volta tanto, farsi intendere empatici, "lettori" di pensieri ed "accordatori" di emozioni...
Ma forse sto azzardando troppo. Il tempo non basta mai, e poi ci sarebbe massimo coinvolgimento. Bisogna proteggersi o... cambiare mestiere.
Sarà per questo che...
Una volta mi fu detto da un' Amica... generosa in modo esagerato... Non potevi essere tu il medico?
No. Non avrei mai potuto. Non sono all'altezza, incapace di dimenticare, troppo
facile ad affezionarmi. Serve lucidità, sempre... per non sbagliare.

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