venerdì 22 gennaio 2016

DI CHI SI PRENDE CURA...




Quest'anno nel GAMA si fa un distinguo fra i partecipanti-soci-componenti.
Pazienti... Volontari... Simpatizzanti... Familiari (vedovi/e)... Chi si prende cura. Questi ultimi dalla traduzione letterale del termine "Caregiver", fino allo scorso anno denominati... accompagnatori.
Di proposito, per "accompagnatori" ho lasciato la minuscola, perché da tempo trovavo la parola inappropriata, quasi sminuisse l'importanza di un ruolo, un compito assai difficile. Al di là della fatica vera e propria di "Chi si prende cura", che dire della responsabilità morale e poi del "fardello psicologico" che non deve rivelare mai strappi e cedimenti? E se difficile sarà per un caregiver di professione, si immagina quanto più potrà esserlo per un familiare, un compagno/a, un marito o una moglie?
Nel Nostro gruppo sono più numerosi i mariti come "partners sani", brave persone relativamente al loro carattere e alle situazioni. Molte volte però è stato ripetuto che quando è il marito ad ammalarsi, la moglie è più paziente ed accudente. Sarà per una propensione materna che dura pure 100 anni, ma anche perché la tempra interiore femminile è davvero tosta. E' come la roccia. Si leviga ed arrotonda per le intemperie ma non si frantuma, e resta salda là dove è posta.
Poi c'è il sentimento che lega, e anche in questo caso il primato è della Donna. Se ama, ama davvero e nemmeno l'ombra di un futuro nerissimo la farà mai scappare.
Ho letto queste poche righe, e ne sono rimasta incantata. Parole vere...

Quando una persona si innamora non lo fa apposta: succede. Ma dopo, per amarsi bisogna sudare..soffrire..ridere..stare svegli .. donarsi…fidarsi.. sacrificarsi …comprendersi…tutelarsi.. rimanere insieme in costante cammino, cadere e rialzarsi più uniti innamorati e forti di prima. L’Amore non succede. L’Amore si fa…

... mi hanno fatto riflettere, e poi comprendere, giustificare certi comportamenti che a volte, direi molto spesso, deludono e procurano sofferenza. Come non bastasse quella che già è.
Così di getto ho scritto anche io poca cosa, pensando e dedicando...

A CHI E' VICINO...

E non va via, ma fa quel che deve, come sa... per quanto può.
Altro non chiedere.
Non regge più di tanto... 
per cui arriva quando tutto è finito o almeno passato.
Per il momento.
Arriva col fiatone, e tutta la sua ansia da sviscerare.
E poi i dubbi, l'incubo di ogni giorno e la paura che non sa mascherare.
Ma io lo conosco, lo conosco bene questo atteggiamento,
è un modo per proteggersi,
come voler indossare gli occhiali da sole,
per non ferirsi gli occhi che così restano in una penombra rassicurante.
Comunque va bene perché alla fine ciò che unisce è altro.
I ricordi e la compassione. Aver deciso di patire Insieme.


Insomma, per concludere... c'è Chi va avanti per appianare il sentiero, Chi segue perché stenta, ma c'è pure Chi va al passo, sorregge ed accarezza fino alla fine della strada. Comunque conta restare... Insieme, vincersi e inaspettatamente superarsi. Non andare via.

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