lunedì 29 febbraio 2016

ANGELI A FILET E SFUMATURE IN ROSA


Settimana impegnativa quella appena trascorsa, difficile quella che sarà.
Vorrei che ogni domenica si concludesse come ricarica totale. Recupero di energie, fiducia ed entusiasmo, ma non è così. Capita solo qualche volta di sentirmi come desidero, per il resto è scontrarmi con affermazioni scontate, sguardi indifferenti...
Ma si, sarò diventata troppo esigente, o avrò dimenticato...
Meglio credere e farlo credere, anche se un "rigurgito" di orgoglio all'improvviso assale e verrebbe da dire... ma che ne sai Tu di un Cuore addolorato, impaurito che non riesce a sintonizzarsi con una Mente addolorata ed impaurita? Eppure vivono lo stesso sgomento...
Succede perché sono "cellule" diverse che da sempre sono insieme e ad un certo punto accomunate da un "accidente", non si riconoscono più. Il Cuore perde colpi e la Mente lucidità. Ognuno per proprio conto, del tutto sconnessi.
Difficile la settimana che sarà... avrò dei controlli da fare, e gli abituali moderati timori dovrò mettere a tacere non solo sedare. Non è una novità, ora in più è responsabilità.
Che sto a lamentarmi di un eventuale possibile, forse si forse no, e con Chi poi...?
C'è bisogno di annullarsi a volte, per farsi carico di altro. Fu una scelta, per niente imposta... ne ho tratto pure beneficio, e quindi...?
E ancora mi conforta ascoltare di copriletto e quadri con angeli a filet... punti alti, bassi e catenelle seguendo lo schema, e di tovaglie di lino con l'orlo a giorno, e ricami delicati su disegni originali, esclusivi...
Una rosa di maggio in tutte le sfumature del colore che rappresenta. Dalla tenue a finire all'ottone con un accenno di ossido, perché appaia quasi a rilievo e si distingua.
Già... non ci si può fermare alla normalità, alla piattezza.
Bisogna fare di più, lavorare sempre per non pensare. E il tempo che passa, tra un filet e un ricamo, darà ragione.

domenica 28 febbraio 2016

ELABORARE E RIELABORARE... ANCORA



Metabolizzare è difficile. Perché il termine lo spiega, sarebbe farselo proprio, farlo entrare in circolo col sangue ciò che è stato e poi... non rendersene conto più.
Non avvertire l'Assenza, non accorgersi della Presenza che pur continua a... esserci in forma e per emozioni diverse.
Certi "Amori" quando ci lasciano non abbandonano completamente il Cuore, non possono perché sono stati grandi ed essenziali. Per questo però lo mettono a rischio... perciò elaborare si deve perché a Noi è dato un pezzo di strada ancora, e il dolore della "perdita grande ed essenziale", senza aver trovato logica, lo impedirebbe.
Ripetersi... mi manca.
Mi manca da morire... mette fuori rabbia, senso di vuoto, tutta la sofferenza per un evento che resta incredibile come un sogno, angosciante come un incubo.
Mi manca... e poi si continua il cammino, avendone nel Cuore sempre la presenza.

ELABORARE E RIELABORARE

Stasera mi sono capitate sotto gli occhi poche righe scritte da me un paio di anni fa, quando cominciavo seriamente ad incamminarmi su quel sentiero casuale e benefico di cui ho parlato e parlo...
Credo sia nota a Tutti la mia storia e il suo proseguo.
Questa è una riflessione frequente per tirarmi su, quando il pensiero assale e sono da sola.
E poiché sono convinta, ho ancora tanto da fare, metto solo un...
PUNTO E A CAPO... e mai un PUNTO E BASTA
Quando non si può girare pagina o non si vuole,
bisognerà comunque mettere un punto e andare a capo per ricominciare.
Cominciare una nuova storia, un altro capitolo... un periodo.
Arriverà però ugualmente che tutto lo spazio sarà pieno, ci sarà il punto ma il proseguo potrà essere solo di quella stessa storia la pagina "che verrà".
Così scrivevo allora, e nulla è cambiato per il momento, giacché di punti non troppo fermi ne ho messi tanti, giusto per elaborare "piccoli lutti" di me dopo aver vissuto quello al primo impatto ritenuto devastante. Dovevo vivere perché lo volevo, e fu il primo "punto" e pensai di convincermi non solo a voltare pagina, ma cambiare libro. Non fu così. Perché seguirono "pagine di appendice", prologo di un'altra storia che continua e desidero non finisca.
Confesso che all'inizio ero presa da una tensione che nasceva dalla consapevolezza di un cambiamento imminente che doveva segnare il superamento definitivo di ciò che era stato.
Mi sentivo caricata di forte responsabilità. E se fosse stato troppo presto per girare pagina?
Poi più per caso che per mia volontà non mi allontanai dal posto dove avevo trascorso l'anno più difficile della mia vita, quasi ci misi le "tende", e allora mi resi conto che per sopravvivere a tanto dolore di riflesso avrei dovuto dare una sistemata a quello che era rimasto dopo la dura prova.
Gli strumenti psicologicamente utili in un contesto di questo genere sono gli stessi strumenti usati da un bravo chirurgo per incidere, recidere, pulire, disinfettare e ricongiungere allo scopo di migliorare e risanare un aspetto fisico del paziente. Quando ci si trova davanti a una svolta infatti, è necessario anche in senso psicologico avere una visione chiara, senza essere visionari, di quello che sarà, sia nuovo proposito da realizzare o quel che capita da vivere.
Occorre incidere un sentiero che conduca recidendo tutte le escrescenze emotive e mentali, ossia quelle forme di pensiero cristallizzate e pesanti che ostacolano la nuova realizzazione di se stessi.
Un "punto e basta" però non potrà mai essere, se altre storie simili a cammei andranno ad incastonarsi nell'antica trama, ripulita e corretta. Consapevole.

sabato 27 febbraio 2016

A CIASCUNO IL SUO


Per mantenersi in buona salute quindi, sono necessari Equilibrio e Stabilità.
Giuste emozioni e costante attività fisica. Una buona pratica è lo Qi gong, una sorta di ginnastica dolce, una serie di esercizi e massaggi collegati alla medicina tradizionale cinese.
Anche l'Alimentazione ha il suo ruolo importante. Saper dosare e combinare gli alimenti diventa una vera e propria arte. 
Interessante è quella teoria che vuole alimenti diversi a secondo del metabolismo per ciascun gruppo sanguigno.
Nasce dalla constatazione che un alimento fa bene ad un individuo, e lo stesso risulta dannoso per un altro. Questo perché appartengono a gruppi sanguigni con caratteristiche diverse, dovute anche alle loro origini non contemporanee.
Il GRUPPO 0 è il più antico, ed è quello dei primi uomini che si procuravano il cibo cacciando.
Chi appartiene a questo gruppo ha un apparato digerente robusto e necessita di molte proteine e legumi.
Il gruppo 0 è vulnerabile per le malattie infettive e lo stress a cui reagisce in modo rapido ed istintivo.
Il GRUPPO A si è sviluppato in seguito al sorgere delle prime comunità agricole, e presenta una predisposizione alle infezioni. La sua alimentazione è composta principalmente da frutta, verdura, pesce e uova. Non tollera molto carne e latticini e vive lo stress con irritabilità ed ansia. E' anche soggetto ad alcuni tipi di cancro.
Il GRUPPO B arrivò con le popolazioni nomadi che vivevano di pastorizia, quindi l'alimentazione è costituita di carne, latte e derivati. Discreto il sistema immunitario.
Il GRUPPO AB è il più recente e comprende le caratteristiche dei due gruppi. E' esposto alle malattie dovute a parassiti. E' come il gruppo B intollerante a frumento, grano saraceno, glutine in genere.
E siamo arrivati alla conclusione...
Come non ci sono due gocce d'acqua uguali, due steli d'erba identici, due animali uguali identici precisi... così non esistono due esseri umani con le stesse caratteristiche, perciò...
a ciascuno il suo. Se si può.


giovedì 25 febbraio 2016

UNO PER TUTTI... TUTTI PER UNO




Ogni essere umano viene al mondo con una "dotazione" di buona salute. Col passare degli anni, come è naturale e logico, si invecchia, gli organi si usurano e le difese immunitarie diminuiscono. Alla fine si va "in riserva", di qui la necessità di uno stile di vita sano che preservi il più a lungo possibile. Buona alimentazione, attività fisica e controllo delle emozioni sono ottime strategie naturali per non ammalarsi. Ma se può risultare relativamente facile la pratica delle prime due, mantenere l'equilibrio dell'emotività è assolutamente la cosa più difficile.
La correlazione tra stress e malattia e' vastissima.
Purtroppo a volte non ci rendiamo conto delle tensioni accumulate, se non quando è troppo tardi. Il nostro corpo ci manda continui segnali ma spesso facciamo finta di nulla.
La medicina moderna tende ad avere un approccio piuttosto meccanico nella visione del corpo e delle funzioni fisiologiche degli organi che lo compongono. Ma nella medicina tradizionale cinese gli organi interni sono considerati la sede delle emozioni e risultano influenzati da esse. Le emozioni rappresentano la risposta del nostro corpo ai sentimenti. La medicina tradizionale cinese associa 7 emozioni ai rispettivi organi.
La gioia è un'emozione di profondo appagamento ed è collegata al cuore. Quando una persona si sente euforica per la gioia può sperimentare agitazione, insonnia, febbre e palpitazioni cardiache. Al cuore si collega anche l'amore.
La rabbia è un'emozione che viene associata con il risentimento, la frustrazione, l'irritabilità e l'ira. La medicina cinese afferma che questa emozione di tipo collerico è immagazzinata nel fegato e nella cistifellea. La rabbia può causare pressione alta e vertigini.
L'ansia è un'emozione legata all'eccessiva preoccupazione che può influire soprattutto sui polmoni e sull'intestino crasso. L'ansia può impedire ad una persona di usare bene la propria energia e portarla a soffrire di respiro corto, colite, ulcere e infiammazioni dell'intestino crasso. La preoccupazione viene associata allo stomaco. L'ansia viene collegata anche alla milza.
Il dolore emotivo può indurre disarmonia nei polmoni, problemi nella circolazione dell'energia in tutto il corpo. Il dolore può rendere fiacca la voglia di vivere, danneggiare i polmoni e causare malattie respiratorie. Ai polmoni vengono associate emozioni di dolore emotivo e di tristezza.
Malinconia e eccessive preoccupazioni, fino all'ansia, colpiscono la milza, e possono causare affaticamento, incapacità di concentrazione.
La paura può causare disarmonia a livello dei reni. La paura estrema può portare una persona a perdere improvvisamente il controllo della vescica e delle funzioni renali.
Lo spavento è un'emozione violenta causata da un avvenimento improvviso e inaspettato. Secondo la medicina tradizionale cinese lo spavento colpisce prima di tutto il cuore, nel breve periodo, (pensiamo ad esempio alle palpitazioni) e quando diventa cronico può colpire anche i reni, già associati di per sé alla paura.
La stretta relazione tra sentimenti - emozioni - malesseri - patologie è reale, provoca distress ed è l'aspetto più complesso cui badare. Considerando pure che se è un organo ad ammalarsi ne risente l'intero organismo, in quanto "uno di un tutto".
Troppe volte mettiamo in secondo piano la nostra salute e la rimandiamo ad un dopo che spesso non arriva mai. Per scaricare lo stress, il primo punto dal quale partire è volerlo fare.
Non sempre sono necessari grandi cambiamenti. Il più delle volte basta concedersi brevi pause, ogni giorno.
E' difficile ? Sicuramente si. Ci sembra che il tempo non basti mai.
Occorre creare in noi una nuova abitudine. Giorno dopo giorno man mano che i primi benefici si faranno sentire, migliorerà tutta la Nostra vita.
E finalmente saremo più felici e sereni. La vita va vissuta giorno per giorno.
Oggi seminiamo quello che raccoglieremo domani, ma occorre anche non perdere di vista il qui ed ora.

COLTIVARE LA VITA




Al GAMA, ieri ultimo incontro a carattere didattico. Argomento... le ME.TE.CO (Medicine, Terapie Complementari).
Una sintesi conclusiva di quelli trattati nei due incontri precedenti a quest'ultimo (Agopuntura, Naturopatia), con qualche nuovo arricchimento. Gruppi Sanguigni e metabolismo. Sentimenti e disturbi psicosomatici.
Prima di entrare nel vivo è necessaria una premessa sulla visione della vita.
La nostra vita è fatta inevitabilmente di alti e bassi, di momenti di gioia, realizzazione e ispirazione, e di altri momenti di sconforto, difficoltà o dolore. Più gli sbalzi sono importanti e più l’esperienza è logorante. Se invece gli alti e bassi sono contenuti, allora c'è una maggiore stabilità
Al centro c’è la normalità. Normalità è una parola che può dire tutto o niente. Qui la consideriamo come corrispondente a una vita media, una vita comune. Si nasce, si vive come la maggior parte delle persone, un giorno si abbandona questo corpo, senza aver lasciato il segno, né positivamente né negativamente. E’ una possibilità di vita, non il miglior modo di condurre la propria esistenza.
Se non si coltiva la vita, se non si ha cura di sé e del mondo, ci si allontana dalla vera natura per entrare in una zona di logoramento-allerta. È uno stato di tensione, di stress sostenibile ma duraturo, una condizione di non calma, di allerta. A prima vista non si nota negli altri questa condizione. Le persone a questo livello sanno comunicare e anche stare in allegria. A volte sono persino esuberanti ed energiche. Spesso, purtroppo, anche i soggetti stessi che abitualmente risiedono in questa dimensione non si rendono conto della qualità della loro vita. Alla domanda “ Come va?“ Rispondono spesso “Bene”, credendoci. Però, se li si osserva, sono sempre un po’ inquieti, di corsa, in affanno.
Per capire se si è in questo stato è fermarsi. Sedersi, chiudere gli occhi e rilassarsi un attimo. Possono essere azioni molto complicate o dare spazio a reazioni emotive notevoli. E proprio le reazioni emotive spesso “ingannano” chi vive in questo livello, perché a una provocazione o a un dolore, la reazione può essere esagerata, isterica o anche muta, di blocco totale. È importante fermarsi e realizzare che vivere in costante tensione interiore, porta alla consunzione, al consumo dell’energia vitale. Se non si prendono rimedi, si corre quindi il rischio di ammlarsi
Per malattia s’intendono non solamente quelle fisiche. Malattia sono anche i comportamenti ossessivi, la depressione profonda, la violenza diventata abitudine nel parlare e nell’agire. A questo punto il corpo e la mente cominciano a cedere. Quello che viene a mancare è la lucidità, la saggezza e la pazienza. Ci si rende conto, a volte improvvisamente, della gravità del proprio stato e si agisce d’impulso, come una persona che, nell’accorgersi che sta affogando, annaspa con tutte le forze travolgendo il proprio soccorritore. Se non si trovano i rimedi giusti, soprattutto interiori, e non si hanno le persone competenti e amorevoli, si giunge purtroppo alla dissoluzione. La vita, destinata comunque a terminare ad un certo punto, si interrompe in maniera sofferta, distruttiva e spesso piena di conflitti, lasciando problemi irrisolti e vuoti importanti a chi rimane.
In ogni momento, tuttavia, possiamo riprendere ciò che abbiamo perso e tornare ad una tranquilla stabilità. Attraverso la cura della propria vita, la gioia di essere nel presente e attraverso l’erogazione costante di gesti d’amore incondizionato, il nostro livello di stress, di paura e di rabbia, progressivamente scende verso uno stato di pienezza di vita. È una vita che non manca di difficoltà e di errori, ma la sua forza è che la persona è ben radicata nel quotidiano.
Anche le tempeste più dure possono scuotere ma non travolgere, anche i dolori più grandi feriscono ma poi passano, lasciando emergere uno stato di solidità interiore, basato sulla felicità.
Chi "ritorna a casa" apprezza sempre un abbraccio, lavora con passione. E se c’è da provare un’emozione “negativa”, se la può anche concedere, perché sa di non poter essere perfetto. La esterna, senza vergognarsi e senza ferire e poi torna subito nella propria centratura, senza portare rancore o altre scorie. Chi vive in questo stato, sa far fluire la propria vita in maniera non solo onesta, ma anche appassionata. La persona che coltiva e ama la vita, può vivere delle perle di consapevolezza, di armonia universale, di gioia assoluta e incondizionata dai sensi, delle illuminazioni che non permetteranno più a se stessi di lasciarsi mai andare alla disperazione, al dolore buio e nero.

martedì 23 febbraio 2016

GRAZIOSAMENTE "SPUDORATA"



Che termine, eh? Non so come mi vengano in mente certe espressioni, questa poi... seriamente a rischio di equivoco. Invece, a conforto di Chi mi vuol bene e mai vorrebbe restare deluso, dirò che è tutto lecito, non sono uscita fuori di senno a tarda età, semplicemente "spudorata" per gratitudine.
Non conservo più quel pudore dei sentimenti puri, che impediva al mio Cuore di esprimersi liberamente, e faceva abortire le manifestazioni più belle. Il sorriso per gentilezza, l'abbraccio d'affetto, la carezza di comprensione. Avrei voluto essere tutto questo, e tutto mi si fermava in gola e sullo stomaco come "boccone amaro ed indigesto" ma per sbaglio. Braccia indebolite, gambe senza forze.
Mi rendo conto di aver perso i 3/4 della mia vita, e per quest'ultimo che resta? Beh, mi sto dando da fare seriamente per recuperare. E per ogni passo avanti, per amor di confronto, ne faccio un paio a ritroso nel tempo, alle "origini" della gratificante nuova scoperta di me stessa.
Per l'ennesima volta, lucidamente e come dall'esterno analizzo il comportamento di una persona che non ha mai inteso isolarsi anzi... non ha fatto altro che " proclamare" a gran voce il Suo "male" per superare il "malessere" che ne derivava.
In realtà i primi due mesi, quelli che precedettero la diagnosi furono i più difficili da vivere... non accettavo l'"eventualità" della malattia pur toccandola con mano, guardando nello specchio gli occhi fissi, "incantati" dal terrore. Per questo evitavo il confronto con gli Altri... che non "leggessero" anche Loro quello che io già segretamente sapevo. Temevo di "essere sbattuta" contro la realtà a mani e piedi legati in modo da non poter "scappare"... non più.
Però, una volta che "da sola" mi posi contro quel muro, la vista offuscata dalle lacrime "del profondo" m'impedì di vederne la "bruttura" per intero, e la sensazione di vulnerabilità mi spinse a chiedere aiuto a Tutti e in ogni modo. E per Tutti, intendo proprio tutte le persone che conoscevo, le simpatiche e le antipatiche... gli amici ma anche quelli che fino ad allora salutavo appena.
Cominciai ad amare davvero... forse perché ero in una condizione di necessità? Non so... fu molto dura ammetterlo, accettare che da sola non ce l'avrei mai fatta fu anche doloroso, convincermi poi di poter restare coi miei pensieri come unica compagnia... fu impossibile. Dovevo venir fuori... "urlare sottovoce" e col sorriso (per non spaventare... i "sani" hanno paura di Chi non lo è più) tutto il mio dolore... "denudarmi" perché Altri potessero provare a prendersi cura di me.
Così cura ed affetto non mi mancarono, e sentivo tanto calore intorno, da parte soprattutto degli estranei alla mia famiglia. Era "dono" immenso perché non scontato, quindi meritevole di altrettanta gratitudine manifesta. E furono abbracci stretti, carezze ripetute, sorrisi ampi con occhi lucidi di lacrime trattenute a stento. Col tempo quest'ultime sparirono pure, e fu solo e finalmente "abitudine grata".
Ecco perché ora mi definisco spudorata ma con grazia. Sono facile agli abbracci e ai baci "rumorosi" che si sentono, agli slanci di gioia che mostrano i "sentimenti".
Langue ancora qualche delusione, ma questa non mi stupisce... è ripetuta e scontata quanto la persona che si ostina a non cambiare. Ma a questo punto il danno che me ne viene è davvero minimo, perché a cambiare c'ho pensato io. Ora in piena spudorata armonia con me stessa.

lunedì 22 febbraio 2016

LE MIE SCIARPETTE COLORATE


Certo è che in quasi due anni di attesa ne avevo messe insieme proprio tante, di tutti i tipi e colori, per ogni occasione. Non potendo comprare maglie scollate, top e camicette che valorizzassero la mia femminilità, ripiegavo sulla "sciarpetta" che non la mortificasse, adattandola con grazia alla nuova condizione per fortuna temporanea.
Per la ricostruzione trascorse un tempo non proprio breve a causa della lista di attesa, e quando l'espansore cominciò a fare le bizze col suo parossistico "su e giù", anche le sciarpette presero a non fare egregiamente il loro dovere, comunque le indossassi. Un giro morbido intorno al collo e le due code sui seni, un nodo lento a scendere. ad anello, a scialle... insomma, alla fine la destra era sempre un po' più su di tono. Per un po' anche le sciarpette seguirono l'espansore, diventarono antipatiche. Ma a loro mi ero affezionata moltissimo, sarà perché mi avevano abbellito, colorato il periodo più nero, e poi c'avevo speso una cifra per quante ne erano. Così le conservai tutte in un cassetto, perché dopo l'intervento di ricostruzione non mi sembrava vero di sfoggiare un decolletè nuovo di zecca, pure se non proprio come prima, ma cui adattarsi con un po' di fantasia. Del resto non mi era stato detto fin dall'inizio che avrei dovuto più volte... praticamente sempre... fare appello alla forza della Mente?
Ah... di che cosa è capace la Mente! Sfasciare e costruire, caricarsi per effetto di ciò che ha suggerito... scaricarsi per aver subito la sua stessa passività.
E' tutto nella mente, mi dicevano e alla fine mi sono convinta. E mi sono adattata a tutte le situazioni.
Il freddo che viene, per cui gli Altri si lamentano tutto il tempo che dura. Si scaricano per il freddo e si caricano per il caldo, per poi fare lo stesso e ripetere fino allo sfinimento... le mezze stagioni non ci sono più. Una noia stucchevole ed incredibile. Banalità per riempire spazi vuoti e non far asciugare la lingua.
Eppure mi sforzo ad adattarmi a tutto questo, e ci riesco anche a fatica.
Stento a farmi scivolare di dosso altri pensieri e "sensibili percezioni" che questa Mente sempre in frenetica attività mi presenta...
L'Amico che penso lontano e distaccato, l'abbraccio a mio padre che non mi stringe a sé, perché non l'ha mai fatto. Ma sempre lei, la Mente mi riporta alla "Figura" che mai mi abbandona...
Tu mi prendi sottobraccio e dici che qualcosa accadrà, qualcosa di insolito per cui siamo sempre stati pronti. Come il sole che spunta tra i tetti delle case al mattino, come la luna che si accomiata, lenta e sbiadita dopo una notte con noi.
Guardo ancora le mie sciarpette colorate, bene in fila in quel cassetto... sono e saranno le stesse o diverse se la Mente vorrà.
E magari ogni volta ricordando, mi sentirò pure felice, come nessuno può.

UN' "AMOREVOLE" TIRATINA DI ORECCHIE


Eh si, ogni tanto ci vuole, sempre a fin di bene s'intende, non per colmare qualche proprio vuoto ma per scuotere qualche coscienza intorpidita. Si dimentica facilmente il perché si cominciò, ciò che lo precedette ed ogni buon proposito. Così si parte in quarta "Tutti Insieme", e poi ci si perde per strada. Quasi non interessasse più. E a procedere restano in pochi, sempre i soliti che cercano di mantenere alto il livello e risollevare le sorti.
Anche se tempo è passato non può esserci disinteresse per quello che ha segnato la vita intera, compresa quella trascorsa che all'improvviso per confronto appare sprecata. Può passare in secondo piano, questo si ed è giusto, ma per senso di gratitudine dovrebbe essere elaborato in risorsa da donare, come fosse "investimento universale".
Bene... perché questo lungo preambolo?
In questo gruppo, il "Nostro gruppo", a volte mi sembra di essere da sola. La sola a scrivere... a salutare... a condividere... a crederci. "Like" soliti dalle solite persone, le solite persone che commentano. Di propria mano o iniziativa, praticamente Nessuno. Si timbra il cartellino e ci si dissolve.
Sia ben chiaro, anch'io non ci sono di continuo, ma quando ci sto... CI SONO. E non solo per mostrare e dire del mio, ma anche per stimolare TUTTI a scavarsi dentro e far venir fuori la Bellezza che è in ognuno. Il Bello che diventa Tesoro dopo aver dato alla Vita.
Già... a volte ci comportiamo da Esseri Viventi Incoscienti, Ignoranti... volutamente Inconsapevoli. E ci sprechiamo, quasi fossimo certi di un'altra, ennesima possibilità. Potrebbe esserci o meno... chissà, ma perché non sfruttarle tutte le opportunità? Non si finisce mai di imparare, e poi è Ricchezza che non basta mai.
C'è una religione indiana secondo la quale ognuno di Noi è una casa con quattro stanze. La fisica, la mentale, l'emotiva e la spirituale. Normalmente passiamo molto tempo solo in una di queste stanze, però se non le visitiamo tutte ogni giorno, anche se solo per farle prendere aria, qualche cosa ci mancherà.
E' un invito a riflettere... e magari tentare un cambiamento.
Dire... ci sono sia pure da lontano, ha la stessa forza di un abbraccio.
Pensateci... pensiamoci.

sabato 20 febbraio 2016

NON PIU' DI TANTO



Non voglio farmi turbare più di tanto, meglio far scivolare tutto di dosso.
Troppi discorsi in un vortice di parole che danno il capogiro, mentre dalla finestra entra il profumo che non è di questa stagione.
Cambia tutto. Le stagioni non sono più le stesse, non lo sono nemmeno le buone azioni. C'è sempre un "retro pensiero" che opprime e impone il guardarsi intorno, oppure le spalle.
Ma dico... sono arrivata fin qua, a che cosa è servito allora?
Sono cresciuta, sono consapevole e cerco solo "linearità" per continuare.
Pensieri a mille... i figli e il loro padre, mio padre e i suoi figli, me compresa...vorrei non avere da preoccuparmi che non il necessario, e invece c'è sempre quella "chicca" in più di cui farei volentieri a meno.
Stasera ho scritto quasi non volendo, perché non ero della solita vena e in più si era bloccato il pc. Comunque non mi sono arresa a restare in panne, fosse andata come doveva, sarei stata qui, compresa o meno non so.
Spero che domani sia migliore, di poter ricaricare le mie motivazioni. Come feci un tempo e tante altre volte ancora.
Poi, è inevitabile... qualche ricordo ritorna. E' adesso quasi la stessa stagione... il tempo fugge verso gli stessi giorni.
Ciò che ho vissuto sembra un sogno lontano, a tratti mi convinco sia capitato "di passaggio" o " per sbaglio" e che se è così non potrà tornare. Mai più.
Trasformare dei ricordi in emozioni dai benefici effetti non richiede un granché di capacità.
A volte basta solo predisporsi con l'atteggiamento giusto, semplice di Chi vuol godersi per un attimo la piacevole sensazione.

venerdì 19 febbraio 2016

2001... ODISSEA DEL MIO CUORE


Emoticon heart
Di quel Passato il Futuro è il mio Presente.
Novella Penelope a tessere trame lineari o controverse, suggerite dalla Mente coi ricordi e dal Cuore seguendo le emozioni. Ogni sera un pezzetto di tela, mai sfilato il giorno dopo, e che continua e pare non aver fine. Terminerà quando Dio vorrà.
Stasera mi sento "seriosa", SERI-a ed orgogli-OSA, sdrammatizzando comunque quello che per me è un evento, almeno nel mio piccolo.
Sto scrivendo il post N. 2001... da qui il parafrasare il titolo di un noto film, evidenziato da quel termine, odissea che la dice lunga. Perché tale è la storia mia, tanto narrare iniziato più di cinque anni e mezzo fa, per raggiungere al momento questo traguardo e tenendo conto che praticamente ho scritto ogni sera, è stato un bell'impegno, non gravoso ma importante.
Idealmente centinaia di pensieri, in realtà molti di più con il susseguirsi di altrettante emozioni. La "mia storia" in mezzo a tante altre, un unico filo conduttore, la speranza anche quando non sembra.
Cominciai per darmi un po' di pace, con un'enfasi discreta che celava una provata timidezza... chissà se qualcuno sarebbe arrivato a leggere quei miei pensieri...
"Sto per scrivere di qualcosa che all'improvviso ha cambiato il corso dei miei giorni...", fu il primo rigo e mai avrei pensato di poter continuare a... raccontarmi anche dopo, dopo che la bufera fosse passata.
"Stasera sono stanca, molto stanca. Mi sembra di partecipare all'Olimpiade della mia vita..." scrivevo questo il giorno che "salutai" la chemio per l'ultima volta, e mentre le dita si muovevano sulla tastiera lentamente, piangevo e un nodo alla gola mi tratteneva quasi il respiro. Era un pianto da "fine corsa", liberatorio ma anche di sofferenza e dubbio per quello che sarebbe stato dopo.
"Una fitta al cuore, una pressione alle tempie, gli occhi velati di lacrime: un dolore profondo. Dopo lo sbigottimento, la reazione: il desiderio di non lasciarti andare. Volevo scrivere di te, per trattenerti..."
E con queste parole iniziali celebravo l'anniversario della morte di mia madre, figura determinante di una vita intera, "unico modello che non vorrò mai deludere"... scrivevo anche questo, credendoci fermamente e col cuore che batteva a mille, come in questo momento tanta è l'emozione.
Me lo fa sempre quando penso alla "mamma".
Durante il "mio percorso" l'ho sentita accanto passo dopo passo, vicina sempre anche nei posti dove potevo esserci io sola... nei "tubi" delle risonanze magnetiche, della TAC... nella sala operatoria per ben due volte. Sempre...
E sempre sempre, anche adesso quando mi rivedo in Lei per quello che vivo e come lo vivo, se mi ritrovo in situazioni paradossali ed assurde quando la "contraddizione" in tutte le sue forme la fa da regina.
Mi chiedo spesso, come se lo chiedeva Lei capitata su un percorso se non uguale al mio forse peggiore... si può mai inciampare in conflitti interiori a causa di vicende da "comuni mortali", quando si scorge coi propri occhi negli altrui il velo che a poco a poco copre la luce della vita?
IO non ci riesco. Nemmeno se mi cala davanti quello fitto e grigio della rabbia.
Mi diventa impossibile. Sarà perché conosco qual dolore prima e vaga sofferenza dopo pure si prova, e poi c'è il ricordo di quella "Figura" che mai mi abbandona. Mia madre.
Lei ci credette fino all'ultimo. Ed affrontò tutto con una grande forza d'animo e sempre col sorriso.
Diceva sempre, "Il Signore ci deve pensare", mentre viveva come normale l'appuntamento a giorni alterni con il gelo nelle vene a causa della dialisi. Ben quattro anni vissuti così... un giorno, si e uno, no.
Eppure pensava a tutto per Tutti, mediatrice sempre nei momenti burrascosi e delle situazioni più difficili.
Angelo di Pace... la definirono così allora, come ancora, dopo 11 anni la ricordano.
Perché creature così non si dimenticano, leggere ed eteree continuano ad accarezzare pensieri e Cuore, ed è grazie a Loro che si può arrivare al punto dove sono IO ora.
E poi continuare a...

giovedì 18 febbraio 2016

TE' PER DUE



Non si può immaginare quanto bene faccia parlare in determinate situazioni e al contrario quanto danno arrechino le parole non dette, emozioni trattenute a fatica, creando un disagio fatto di ansia e timori a grave rischio di ingigantirsi e diventare Angoscia. Quella che fa perdere la lucidità e rende i pensieri come i movimenti parossistici e vani di una sedia a dondolo. Su e giù... avanti e indietro, senza realmente avanzare di un passo.
Io questo l'ho imparato... e penso non lo scorderò perché da allora sono attenta a non sbagliare più del logico e normale e recuperare ciò che ho perso.
Io ne ho fatto tesoro perché la malattia me l'ha suggerito, e scaltra come non sono mai stata né potrei essere in altri casi, continuamente faccio a me stessa il promemoria dei vantaggi, quando non si resta chiusi a rimuginare, elucubrare... a far di un sassolino, una montagna o a non scorgere, per tempo perso una montagna dietro un sassolino.
Ciò che tutta l'esperienza e pure questa in essere, mi hanno regalato, non riesco a tenerlo solo per me, così quando noto Chi si arrovella ancor più "celandosi" con il sorriso, sento di dover fare qualcosa. Inoltre premono pure l'affetto della relazione e certi sguardi che chiedono aiuto e fiducia. Mancano infatti in quel momento, ma esistono da sempre. Si tratta di scovarli, perché ricacciati dalla paura e dallo sconforto di un nuovo sfibrante percorso.
Ma perché pensarci, meglio cercare l'occasione per non farlo... distrarsi. Subito, ora... cogliere l'attimo. Dipende da Noi scegliere anche solo per un'ora di essere...
COSI' COME SIAMO
Non una virgola in meno, e tanti punti in più.
Quelli che ci sono rimasti a segnare le cicatrici,
e poi gli invisibili, messi insieme con fatica e dolore,
quasi fossero per ritirare un premio guadagnato.
Si ferma allora il tempo, quello che tocca può aspettare... nessuno spinge né reclama,
mentre due tazze di tè aiutano a parlare.
Si può pensare ciò che si vuole, il capo si volti pure per non guardare,
non è mai persa un'ora di dolcezza.
Il senso di libertà che regala un Cuore alleggerito vale bene il prezzo di un premio che nessuno mai andrebbe a ritirare.
Una delle mie "Amiche del Cuore" (sono tante in verità ma poi qualcuna, non so perché prende più posto) ed io abbiamo trascorso quasi due ore sedute una di fronte all'altra, in un locale che pareva il paese dei balocchi e di Bengodi, a sorseggiare tè verde e raccontarci e supportarci, sorridere e ridere... ma pure farci venire le lacrime agli occhi. Ricordi e paure... e poi Serenità. Grande catarsi del pianto manifesto, più o meno.

mercoledì 17 febbraio 2016

PERCHE' "DOPO"...?


Perché dopo un'avventura così, in genere si diventa più forti?
Mi riferisco agli uomini e alle donne, s'intende... ma sono quest'ultime maggiormente a rendersene conto. Ne parlo per cognizione di causa, sono una donna e vivo ancora per empatia quelle situazioni.
La Donna è madre e pure figlia, e in entrambi i casi si presta ad essere accudente. Quando sta male sente perdere la forza che le serve. Soffre per questo, si sente inutile se non di peso.
Dopo... dopo riprende ad apprezzare la vita, ad amarla ancora di più.
La trova bella in ogni particolare. E si sa, la vita è bella anche perché stimola sempre a guardarsi intorno, a guardarsi dentro.
E s'impara tanto, e non esiste più la paura, l'isolamento e avvicinarsi agli altri diventa la cosa più naturale e facile al mondo.
Quante persone, infatti ho conosciuto e quante ancora ne conoscerò, e sempre non saranno semplici conoscenze fugaci ma vere e proprie relazioni umane, vissute in tutto... ansie, gioie e pure nel caso ci fossero, delusioni.
Col tempo ho imparato la "giusta misura" del coinvolgimento, necessaria per non crollare e oggi mi riconosco una forza nuova che mi protegge da ogni forma di pessimismo, pericoloso se si vuole essere compagni di percorso accanto a chi vive un momento di dolore.

BELLA... RICCA DI FRUTTI E DI COLORI


Così è stata la giornata odierna, con la gratificazione giusta che arriva pronta dopo tanto impegno.
Impegno e fatica non di braccia ma di Mente e Cuore.
Quando si crede in un'idea o un progetto non si esita a mettere in gioco la faccia, ad osare e se qualcosa non va, pure a fare qualche passo indietro. Ché solo gli stupidi e presuntuosi non riconoscono responsabilità per errori di valutazione, al massimo delegano e così se ne scaricano, lesti a voltare pagina, cosa che richiede un "punto fermo". Non sempre però si può. Occorre concedere uno spazio ampio, perché non si tratta esclusivamente di "situazioni" ma persone che le fanno, vivendole. E' la solita storia che pare frase fatta... la Vita che continua, e non solo... per ogni "vita" con le sue speciali peculiarità.
Se non si considera questo, al primo ostacolo o incidente non voluto si formulerà un giudizio seriamente a rischio di pregiudizio.
Quando si presentano troppi "interrogativi", è opportuno lasciare un "rigo vuoto". Si riempirà man mano con le risposte che arriveranno autonome e senza forzature.
Ciò che è importante venga messo in rilievo e non tra parentesi, altrimenti lascerà il tempo che trova.
Si ripeta questo passaggio e lo si sottoponga a verifica. E gli "esclamativi" non si faranno attendere.
Bell'esclamativo quello di stamattina, un cesto colmo di arance e limoni della Nostra fertile Puglia, si è svuotato in breve tempo. Dal GAMA un nuovo progetto che vuole divulgare l'utilità, la salute e il benessere che viene dal consumare frutta secondo criterio di stagionalità. Distribuire per le corsie degli ospedali frutti colorati di stagione, come prevenzione ed anche cura. Non solo vaccini o terapie.
La messa in atto appena agli inizi ha richiamato attenzione e ottenuto consensi.
Oggi poi, nello specifico, c'ho aggiunto pure i colorati "fiocchi di tenerezza", l'esito è risultato una bella ed entusiasmante esperienza. Già... quando ci metti il Cuore ed un pizzico di buon senso...

martedì 16 febbraio 2016

EQUILIBRARSI PER... LIBRARSI



Stasera un titolo non proprio corretto ma piuttosto "ricercato" per dare rilevanza ad un'immagine. Spiccare il volo.
I piccoli degli uccelli impiegano tempo prima di lasciare il nido. Più volte vengono stimolati dai genitori quando pare il momento, ma loro si decidono al primo volo solo se ben "equilibrati".
Per un uccellino è sempre un fatto istintivo. Così non può essere per l'uomo, anzi sarebbe un bel guaio.
L'impulsività e la fretta non sono "qualità" dell'equilibrio, e male si accompagnano alle situazioni delicate che richiedono un passo dopo l'altro, lento e attento. Come quello di un funambolo.
Se il funambolo guarda in basso... o a destra... o a sinistra, rischia di cadere. Deve tenere lo sguardo fisso davanti a sé, fino al termine. Le braccia aperte come ali spiegate... quasi a librarsi in aria, appunto.
Una metafora a spiegazione di un' "adeguata condotta" di vita, consigliata e in certi casi d'obbligo.
Noi non siamo uccelli che seguono l'istinto, ma creature dotate di buon senso e criterio, cioè capaci di giudizio e scelta. Conosciamo i limiti e non dobbiamo superarli.
Noi, venuti fuori da un'esperienza estrema e per tutto il tempo che così sarà, siamo l' "esito variopinto" di un sassolino caduto in uno stagno. L'"istantanea perfetta" di una messa a fuoco.
Quando si ha da scattare una foto, importante è sempre la "messa a fuoco" del soggetto... non è che ci si può distrarre con lo sfondo, il paesaggio o gli eventuali passanti, rischiando di "stornare" del tutto l'obiettivo e ottenere quello che non si voleva.
Ciò che è dietro o intorno magari supporta e arricchisce l'opera... ma non dovrà mai sovrastarla, perché sarebbe privarla di "serietà" e bellezza, se non del tutto almeno in parte.
Noi... sempre sulle punte, in equilibrio, senza smettere lo sguardo attento dal centro di Noi stessi.
A tutto questo dovremmo arrivarci si, quasi per istinto e invece si parla fino allo sfinimento. Posizioni contrapposte, ognuno ha le sue ragioni e alla fine Tutti hanno torto.
Quante parole si disperdono al vento. Giuste o inesatte, formano frasi spezzate o lunghi periodi. Non dicono niente. Ci sarebbe bisogno di silenzio lieve che fa leggere dentro di sé e "concepire" solo pensieri privi di qualsiasi forma di giudizio.
Il silenzio è il migliore amico delle risposte che non arrivano ma restano a lungo attese. E va bene pure così, Cuore e Mente faranno buon uso del tempo e del silenzio.

lunedì 15 febbraio 2016

NON COMPRENDO MA MI ADEGUO... ovvero San Valentino non mono-tono



Per porre fine, sdrammatizzando, alle sviolinate del tema odierno dirò d'Amore che non fa solo rima con Cuore ma pure con dolore, e scende a terra più o meno dolcemente dopo aver solo per un po' toccato il cielo e sostato tra le nuvole. Perché è così all'inizio, quando te ne accorgi dai palpiti accelerati e lo senti crescere con dolce violenza. Desiderio e Passione, così giovane non ha bisogno di capire, piuttosto di carpire ogni piccola occasione per alimentarsi di se stesso.
Poi l'Amore maturo si farà esigente, sentirà bisogni e avvertirà mancanze e assenze, ma sarà sordo al richiamo della reciprocità. Sguardi svogliati e ricerca smaniosa dei propri "spazi liberi", quando basterebbe allargare quello che si ha già. Come fece a suo tempo la " dolcissima Amica" appassionata dei fiocchi di tenerezza, non faccio in tempo ad entrare che già lo pretende, e se per caso lo smarrisce manda indietro la figlia a cercarlo. E' Sua la frase... non comprendo ma mi adeguo. Un marito vecchio stampo come pure Lei, perché in effetti sono "antichi" e di una certa età entrambi... Lei ha la malattia e pure Lui ma immaginaria, Lei non si lamenta per non sentire l'ipocondriaco consorte piagnucolare notte e giorno... e così vanno avanti. Lei però si dedica alla nipotina con tanto amore e così commovente dedizione, che si sente come ai vecchi tempi, mamma giovane e mai nonna provata dal tempo e dalla sorte. Non comprendo ma mi adeguo... e lo spazio Suo l'ha cercato e trovato nel vecchio ambito, senza recriminare insoddisfatta, senza sfasciare nulla.
E' questo certamente un caso limite forse neanche troppo, vero è però che passa il tempo e l'Amore si trasforma. La Passione cala e in genere diventa Tenerezza, e i silenzi si colmano stringendosi le mani al buio, con carezze e baci lasciati lì, appena sfiorati. L'Amore si ridimensiona un po', a tratti perde la "maiuscola", le "farfalle" di un tempo ritornano là, al punto di partenza e "tutto" si trasforma in cristallo... trasparente... dai mille bagliori ma tanto tanto fragile.
Di nuovo non c'è bisogno di comprensione, perché ogni pensiero è chiaro in quello scambio di occhi.
Ma dovrà essere maneggiato con cura, protetto con delicatezza perché non si frantumi, e a lungo se non per sempre continui a farsi attraversare dall'antica luce.

domenica 14 febbraio 2016

QUELLO CHE NON MI ASPETTO...


E' sempre diverso ciò che mi arriva all'improvviso, e mi sorprende ugualmente in positivo anche quando palesemente è tutto il contrario. Perché riesco a dargli un senso unico, dopo aver analizzato quel che sarebbe un problema, a "doppio senso alternato". Con calma, oggettività e vagliando le posizioni arrivo alla conclusione che è un "non problema", quindi non c'è soluzione per cui rimuginare, arrovellarsi, rendere il sangue amaro a sé e agli altri.
Ieri è stato un po' così per un verso, fortunatamente però la mattinata mi aveva agevolato.
Entrando in una stanza ero stata accolta da un sorriso con gli occhi rossi e due braccia tese...
Grazie... grazie per essere venuta a farmi visita.
E poi mi aveva preso la mano così forte da farmi sentire la stretta.
Ma scusa, dov'è la novità? Noi ci siamo già conosciute... non è così?
Certo, ma non è che sei obbligata a venire ogni volta.
E ancora ripeteva, grazie... grazie.
Un "grazie" che non mi aspettavo proprio. Non tutti ringraziano, e di questo nemmeno mi rammarico né sto a pensarci, perché dovrei io ringraziare per un'opportunità che mi viene offerta. Essere migliore. E non solo, riuscire a superare piccole paure e grandi timori che a tratti coprono il futuro. Come nuvole fugaci in un cielo azzurro.
Grazie devo dirlo io, quando l'Altro apre il Suo Cuore nella speranza di non perdere la guerra.
Lo ascolto, faccio silenzio in me per elaborare le paure che ci accomunano. Da una parte la paura di non farcela, dall'altra quella di non essere all'altezza.
Per raccogliere le forze, allora respiro profondamente ma in modo lieve, ché non si veda. Poi mi azzardo con l'osare. Al respiro leggero si oppone e contrasta il "gran rumore" dell'osare, perché devo prendere coraggio per ascoltare anche i dettagli, delicati e amari, raccontarmi senza esagerare, cercare di comprendere.
A volte do per scontato di essere capita, ma forse non dovrei pretenderlo, sapendo bene ciò che si vive. Sono problemi veri, quelli non fisime di vanagloria e presunzione. Sono tanti timori e di varia specie, interrogativi che fanno pressione su uno stesso punto e poi per sopravvivere tornano indietro come soluzioni. Mai uguali che durano un giorno o due. Ma in quel momento di "mutuo aiuto" almeno è sedata la paura e torna azzurro il proprio cielo.

sabato 13 febbraio 2016

UN CAMICE A COPRIRE...


E al solito ce ne metto di tempo ogni volta prima di arrivare a destinazione. Oggi ho battuto il mio record... 45 minuti, dal cancello al "camice". Sinteticamente parlando, facendo il sunto stringato di quella che ormai è diventata consuetudine.
Stamattina ho incontrato nell'ordine, l'operatore socio sanitario che per primo sei anni fa aprì una porta che diventò ben presto nel mio immaginario, quella della possibilità, della cura e della salvezza, poi un'Amica delle prime, Donata... acciaccata e mai sconfitta, e ancora ancora altri finché sono arrivata al... camice.
Il camice, già... ne parlo e mi viene da sorridere. Le prime volte veramente, ridevo proprio perché mi sentivo in maschera, un po' a disagio quasi da voler passare inosservata, non dico poi quando erroneamente mi chiamavano, dottoressa. Prego... rispondevo se prima non avevo fatto in tempo a svoltare un angolo o entrare in una stanza... non facciamo scherzi. E diventavo seria, manco mi avessero offeso. Se ne accorgevano, si scusavano ed io mi sentivo in colpa per aver esagerato nel mostrare la volontà di non fregiarmi di un titolo non mio.
Così è... difficile trovare un equilibrio, c'è Chi mostra di essere troppo, e pure Chi ostenta di essere troppo poco o addirittura nessuno.
Va be, poco importa nello specifico, camice o meno conta alla fine ciò che si è sotto quella sorta di divisa che può voler dire tutto o niente, al massimo serve a dare un'identità. Sempre che non la confondino con altre.
Per me, attualmente è come velo delicato a coprire ciò che è prezioso e non si ostenta ma si custodisce.
Le mie cicatrici, medaglie di vittorie sempre più lontane nel tempo ma ricordate come conquiste faticose.
Il palpitare trattenuto a stento per le emozioni. Tante, varie e contrastanti.
Gioia, ma pure lacrime nascoste per Chi è stato sconfitto. Per sempre.
Così sotto un camice con la pretesa di essere tutto, conservo un animo determinato a mostrare di essere nulla.
Non sa né vuole arrendersi, però e si mostra contento di ciò che ha per poterlo offrire. Incondizionatamente.
Un passo alla volta per riconquistare la vita, per quella normalità tanto a lungo sperata e mai completamente certa.
Un camice a coprire qualcosa che in fondo non si può nascondere.

venerdì 12 febbraio 2016

LA DIGNITA' DEI "PRESCELTI"

Emoticon heart 
"Qualsiasi cosa vi dica, fatela" (Gv 2,5)
Mi sono commossa fino alle lacrime oggi in ospedale, alla celebrazione della Santa Messa in occasione della XXIV Giornata Mondiale del Malato. Saranno stati tutti quei camici bianchi, i Nostri... dei volontari, che parevano trasformarci in Angeli all'improvviso, quei canti da Paradiso, le parole semplici e chiare dell'Arcivescovo... saranno state tutte queste cose insieme, insomma mi sono sentita "piccola e stretta da me stessa", come fossi abbracciata per le spalle da Qualcuno non visto. Ed è stata una pace grande, un senso di riconciliazione profonda. Non provavo astio né rancori già prima, ma in un momento ero tornata bambina, piccolissima appena nata. Anima incontaminata di una vita che vede la luce per la prima volta.
Un'emozione a pelle. Da brividi.
E' una giornata speciale sempre quella dedicata a Chi soffre nel corpo e non può non soffrire, almeno in parte, anche dentro di sé. Coinvolge anche Chi non vive situazioni difficili ma sente e forte, il senso di responsabilità del dirsi solidale col "fratello" nel dolore. Coerenza scevra da ogni forma di ipocrisia. Non si ferma a lacrime venute su seguendo l'onda di emozioni momentanee, continua invece a vedere l'Altro non come lo "scarto" di una società che vuole tutti sani e produttivi, ma il "compagno" di un percorso verso la stessa meta, bisognoso di baci e carezze e non solo preghiere.
Quanto mi ha preso oggi tutto quanto, solo LUI può saperlo. Forse neanche io stessa ne ho piena consapevolezza. Sto invecchiando proprio... sempre più facile come sono alla commozione nell'animo, volontariamente chiusa nella comprensione a tutti i costi.
Dopo tutto che bisogno c'è?
Voglio solo continuare ad essere serena... a tutti i costi. Vivere l'ultimo quarto di vita a piccoli sorsi, per "godermelo" e avere l'illusione di rallentarne la fine.
Così...
Per quella serenità che lascia spazio solo ai crucci semplici di ogni giorno, per un futuro anche visto a malapena...
Io prego.
Per il tempo e l'altrove, per il colore e il calore. Meraviglie che esaltano il senso di una vita...
Io prego.
Che non sono nata felice o infelice, ma con il dono di poter continuare ad essere serena nonostante tutto...
Io credo.
Si cerca sempre intorno e ovunque, quando basta credere in "qualcosa", affidarsi a "qualcuno"... fiduciosamente "accogliersi" in se stessi.
Ho trovato la gioia nella mia vita?
La mia vita ha portato gioia agli altri?
Me lo chiederò più volte e proverò a darmi risposte.
E forse... prima che non ci sia più il tempo... avrò trovato già qui il Paradiso.

giovedì 11 febbraio 2016

UNA SOLUZIONE C'E' SEMPRE... ovvero... QUELLO CHE DI ME NON SI COMPRENDE



Mi restavano tre o quattro parole da scrivere ancora, poi all'improvviso è saltata la connessione e stanotte non ho potuto condividere i miei pensieri della "buonanotte". Qualcuno dirà... meglio così, data la loro abituale lunghezza, però io c'ho messo tutto l'impegno che insieme al buon intento e all'Amore sarebbe un peccato rinunciare a donarli anche a mezza sera, a quest'ora.
Ciò che avete letto stamattina è la "traccia" abituale che ogni sera condivido nella mia bacheca. Una diversa al giorno, seguendo la quale si svolgono i miei pensieri "notturni". Perché siano "emozioni" per Tutti indistintamente, e in questo spazio "confidenze" per Chi, informato o appassionato di emozioni forti e di rinascita, accetta, comprende e rielabora adattandole a sé.
Grazie sempre per la costante pazienza nel seguirci, e pure di questo "supplemento straordinario"...
"Essere passata per un'esperienza estrema non basta né giustifica. Grande è la responsabilità, soprattutto quando guardi negli occhi e sai che non puoi distrarti un secondo e neppure mostrare turbamento . Qualunque cosa vedi o ascolti. Serena e rassicurante, sul volto l'espressione giusta dell' "apparente normalità".
Non è facile. Per quello che mi riguarda vado in auto-analisi più volte, anche ogni giorno. Troppo forte è il senso di responsabilità che mi prende, non voglio arrecare danni e per questo devo prima uscirne indenne io, ogni volta. Questo di me non si comprende.
Come non si capisce il perché io abbia iniziato e mi conceda pochissime pause. E' perché, nonostante un certo "disagio doloroso", ne ricavo forza grande, ed anche quel tipo di coraggio supportato da un pizzico d'incoscienza. Come dire... io comincio ad andare a passi piccoli, mi guardo intorno e coltivo il silenzio, al primo sorriso accogliente, oso.
Poi ci sono quei momenti così belli, in cui senti forte la relazione stabilita, la confidenza stretta. Sai che non puoi deludere, così fai i salti mortali per farci entrare tutto il Tempo nel Tuo tempo che appare così esiguo.
Ma Chi te lo fa fare?... mi chiedono. Me lo chiedono perché... questo di me non si comprende.
E non potrebbero perché sono io a provare una specie di pudore per il tempo concesso, uno "strapuntino" di vita... come lo chiamo io.
Quando mi trovo a "dispensare" sorrisi e pensieri, sono queste le occasioni che mi fanno sentire di avere avuto tanto di più della persona che in quel momento ho davanti...
Ne asciugo le lacrime per un ricordo all'improvviso, condivido anche la risata per una battuta... sempre all'improvviso, e così mi pare di aver donato pure un po' di questo "mio tempo"... di aver fatto posto sullo strapuntino. Meno male... almeno questo.
Che conflitto di emozioni strane. Che silenzio poi, dentro l'animo mio.
E così non si finisce mai... di imparare che c'è sempre qualcosa al di fuori di Noi, difficile da gestire e che minaccia la presunta sicurezza. Tante prove si susseguono per il raggiungimento di una "maturità interiore" che in realtà non si consegue mai, perché intimamente fragili e sempre "intimiditi" come per un privilegio immeritato.
Un silenzio che preoccupa e fa sentire in bilico... quasi tutto stesse per finire.
E' la Mente che vive il suo "travaglio" prima di "rinascere", ogni volta per tante volte.
E poi si riprende a guardare avanti... a girare pagina perdonando e giustificando non solo se stessi, continuando a... donarsi, perché una rinascita non è solo una "seconda volta", ma un'autentica opportunità di cui mai sentire il peso.
Quando il tempo è passato, e la paura cambia nome, si resta comunque vulnerabili. Unico vantaggio è riscoprire un sentimento oggi obsoleto. La Tenerezza.
Un vago languore nel percepire il "conto dei giorni" negli occhi di Chi hai amato e rispettato un tempo con "timor riverenziale", ed ora è per Te rimasto l'unico punto di riferimento".

mercoledì 10 febbraio 2016

SE TI PREOCCUPI... NON TE NE OCCUPI


E si continua col tema dell'ultimo incontro del GAMA. Naturopatia, medicina integrata che non cura la malattia ma tiene a mantenere in buon equilibrio l'intero organismo, quindi a ripristinare la salute se minata in precedenza da una patologia.
Nel termine stesso il programma. "Natura" ed "empatia", perciò curare nel modo più spontaneo possibile
La Naturopatia utilizza un approccio Olistico (dal greco holos, cioè tutto) alla salute. Ogni individuo viene visto nella sua totalità, a prescindere dal singolo disturbo, e unicità, sulla base delle specifiche caratteristiche costituzionali e di stile di vita.
E' medicina che si affianca e completa la medicina ufficiale ed è riconosciuta dall'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), come disciplina salutistica, che si basa su metodologie e tecniche naturali e non invasive e che agisce favorendo la capacità innata dell'organismo a tornare ad una situazione di partenza. Essere "flessibile" e stare bene come prima.
L'uomo è un essere naturale e il rapporto empatico con il suo stato naturale è la salute. Per questo uno dei compiti fondamentali della Naturopatia è curare la salute...non la malattia.
Il Naturopata non si occupa di diagnosi e terapia. Egli, attraverso l'utilizzo integrato e sinergico di diverse discipline naturali, promuove nella persona le condizioni più favorevoli per conservare o ripristinare l'equilibrio psicofisico, risvegliando la capacità di auto-guarigione innata e insita in ognuno di noi. La forza vitale che muove ciascun essere vivente. La Naturopatia ha un principio di fondo comune alla Medicina Tradizionale Cinese... è quello che l'essere vivente possiede, sin dalla nascita, un determinato quantitativo di energia vitale, che variando nel tempo, determina la salute o la malattia.
Il Naturopata valuta questa "capacità" vitale e aiuta il soggetto a conservarla o a riequilibrarla in caso di alterazioni.
Ippocrate, medico greco noto come il padre della medicina, sosteneva che la salute si basa su uno stile di vita moderato, in particolare su una sana alimentazione, sul pensiero felice e sull'esercizio fisico, che permettono all'organismo di esercitare la "naturale forza guaritrice della natura", ossia la capacità interna di guarirsi.
Riportando tale pensiero al benessere psico-fisico individuale, in sintesi possiamo dire che... l'Equilibrio è insito in ognuno e bisognerà impegnarsi perché continui ad esserci.
Allora... un bel respiro profondo ad occhi chiusi, cercando di visualizzare la "luce " sempre presente nel fondo dell'animo. Potrà essere anche piccolissima, ma confidando nella positività, sarà ravvivata a tal punto da restituire energia nella sua interezza. Ad opera sua ogni pensiero negativo si trasformerà in positivo, e l'individuo da debole tornerà in forze. Il vuoto interiore sarà colmato dalla pienezza di nuovi sentimenti e vibranti emozioni. La disistima si muterà nell'orgoglio del cambiamento.
L'Uomo è parte della Natura, dalla Natura riprenderà l'Equilibrio.

martedì 9 febbraio 2016

BENESSERE... DELICATEZZA IN SINTONIA




Molto gradito l'incontro di oggi. Tema... Naturopatia, Serenità, Benessere.
Un argomento che ha preso tutti, molto coinvolgente anche perché trattato in modo estremamente chiaro e semplice.
Probabilmente anche il breve intervento musicale con la chitarra che l'ha preceduto, ha creato l'atmosfera giusta facendo sì che fossimo maggiormente recettivi. 
Si parla di Benessere, se ne va alla ricerca per stare bene in salute, spesso non c'accorgiamo quanto sia facile il raggiungimento di quel benessere che è già prossimo, vicino... a portata di mano. A partire dal relazionarsi con l'Altro, parente, amico, conoscente che sia.
Facciamo parte di "varia umanità", siamo "uno fra tutti", ne consegue che è impossibile non comunicare. E lo ripeto... perché già detto... non siamo per essere "isole" ma metterci insieme ed aiutarci, solidali l'uno con l'altro. Servirà per questo capirsi, non entrare nei pensieri e nell'animo altrui con irruenza, pensando bene prima ciò che si dice e come lo si dice. Quello che poco conta per Noi in termini di parole e modalità, può arrivare all'Altro simile ad un ceffone, o ad una tegola in testa. Oggi errori del genere sono assai frequenti a causa dell'uso smodato dei social, quando si pensa di stare a casa propria e poter fare ciò che pare. Non è così. Quel tipo di comunicazione senza buon senso equivale a collocarsi in pubblica piazza e parlare non tenendo conto che molti altri ascoltano, e poiché non siamo tutti uguali per carattere, educazione, vissuto e tanto altro, siamo a rischio di incidenti affatto diplomatici, con conseguenze ben immaginabili.
Quindi, comunicare si deve, però cercando di entrare in sintonia con la dovuta delicatezza. Meglio qualche giro di parole in più per capire con Chi si ha a che fare del rischiare uno "strafalcione" nella comunicazione. Ché poi si fa un gran chiasso, si comprende meno di niente, e il giorno dopo è tutto come prima.
Meglio la Musica, allora... col suo linguaggio universale mette tutti in sintonia, e accorda l'animo di ognuno. Allevia e rasserena. Solleva e cura ogni disagio e sofferenza.

lunedì 8 febbraio 2016

IL BIANCO E IL NERO DELLA VITA... due facce della stessa maschera


Anche da bambina quando era il tempo di Carnevale non amavo mascherarmi. Mi bastava una mascherina sugli occhi, di quelle a molti colori come l'abito di Arlecchino, poi c'aggiungevo un trombetta e un pacco di stelle filanti ed ero pronta per qualsiasi festa.
Restavo però affascinata dal personaggio del Pagliaccio triste, Pierrot. Veramente mi inquietava pure. Non riuscivo a capire se piangeva o 
sorrideva. Dipendeva dal modo in cui lo guardavo, ché fosse triste lo venni a sapere col tempo.
E' una maschera che rappresenta un uomo eternamente innamorato, con una comicità velata di tristezza, ecco perché per riprodurlo è necessario disegnare una lacrima nera.
Per tradizione ha un viso sbiancato segnato da una lacrima, un'ampia camicia in seta o raso bianca con grandi bottoni neri e dei calzoni bianchi dello stesso tessuto della tunica. A volte viene accompagnato da un collo di volant e un cappello nero a forma conica oppure una papalina nera.
Il Bianco e Nero della Vita.
La cosa più affascinante di questo personaggio è la sua ingenuità, o forse genuinità, non perde mai la fiducia. Dietro la sua felicità c’è una tristezza, dovuta ad un destino a volte troppo crudele, ma che non gli impedisce comunque di continuare a... sperare, anche se a volte la delusione lo fa stare male. Pierrot è un personaggio che intenerisce e commuove, col suo doppio atteggiamento riproduce la "dualità" dell'animo umano, sentimenti ed emozioni comprese.
Voglio ancora una volta fare riferimento alla mia storia. Ricordavo come mi avesse guardato quella vicina la prima volta che c'incontrammo dopo la mastectomia.Quasi "delusa" indugiava lo sguardo sul lato destro del mio seno, preparandosi alla "pietà" che il caso imponeva.
Guardava e scrutava... distratta dall' "impegno" perdeva perfino il filo del discorso. Non vide niente di strano perché io la mia strategia l'avevo trovata, e da quel giorno in poi si limitò a salutarmi dal suo balcone con un cenno di mano. Poiché poi con questa malattia non si sa mai, non si può mai dire... ed essendo nota la mia "avventura" un po' a tutti, successe (succede ancora, però meno di frequente ) che gli "sguardi indagatori" non cessarono.
All'inizio non capivo perché mi guardassero sempre negli occhi. Con il tempo mi fu chiaro... volevano scorgervi il coraggio o la paura, ignari che l'uno non può essere senza l'altra. Sono infatti due facce della stessa maschera. Le lacrime e il sorriso di un fragile Pierrot.

domenica 7 febbraio 2016

CONTINUITA'




Non so se è così da sempre, vanto un'ottima memoria, ma ora sembra abbia qualcosa in più. Quasi una nota di merito... la voglia di continuità. 
Un ricordo fissato nel tempo e il desiderio di perpetuarlo, riagganciarlo ad altri, ad esso collegare fatti recenti e nuovi. E poi ci sono i volti e persino le voci, tutto resta in mente, comprese certe espressioni ricorrenti e qualche conversazione che ha lasciato il segno.
Oggi ho ricordato Daniela, scomparsa giusto un anno fa. Di Lei, la risata a sentirmi pronunciare qualche termine in dialetto, ed una frase che diceva spesso di punto in bianco, facendosi seria e passando la mano sulla tempia.
No... non può finire tutto questo. Non mi può venir tolto ciò che mi è stato donato. Che senso avrebbe?
E poi restava in silenzio. Ed io me ne venivo fuori con un'altra battuta dialettale, presa dalla ricca eredità lasciata da mia madre. Confesso, lo facevo apposta per distrarla e vederla ridere.
Era una bella persona Daniela, innamorata d'Amore.
E mentre la ricordavo però non mi sono sentita triste, anzi sorridevo e pensavo ai Suoi ragionamenti così ricchi, alla passione per la cioccolata. Lei... la "piccola" di casa, all'affetto che la legava alle sorelle. Già... uno di questi giorni cercherò il numero di telefono della sorella che io avevo conosciuto e le era sempre accanto con una serenità incredibile persino a me che ne ho fatto una "divisa" per mente ed animo.
Si... lo farò, perché è continuità, desiderio di non veder sparire del tutto Chi ha lasciato orma di sé. Non si calca sabbia spazzata dal vento, ma "terra viva" ove si semina.
La Vita va custodita anche come principio. E' un impulso che coglie all'improvviso con la prepotente consapevolezza che qualcuno non ce l'ha fatta.
Bisogna resistere per proteggerla, la Vita. Perché non finisca con un'esistenza.
Pure se prende il dubbio dell'utilità del fare e di essere.
Le mani... quanto vere e benefiche saranno le carezze?
Tra l'infinità dei pensieri la testa è afflitta da un dolore insulso. E' senso di colpa che non porta frutto.
Gli occhi sono smarriti in cerca di qualcosa?
Forse di una spiegazione che nessuno potrà mai dare.
Perdonerà qualcuno le tante parole di speranza che spesso celano pietose bugie? Chissà...
E intanto suona antipatica la voce che le pronunciò, la zittisce la volontà di far silenzio per ricavare pensieri ancora positivi nonostante tutto.
Ché quella voglia di vita non perda vigore e come quercia secolare resti ben radicata e resistente ai venti freddi dell'inverno, aspettando la primavera.