giovedì 25 febbraio 2016

COLTIVARE LA VITA




Al GAMA, ieri ultimo incontro a carattere didattico. Argomento... le ME.TE.CO (Medicine, Terapie Complementari).
Una sintesi conclusiva di quelli trattati nei due incontri precedenti a quest'ultimo (Agopuntura, Naturopatia), con qualche nuovo arricchimento. Gruppi Sanguigni e metabolismo. Sentimenti e disturbi psicosomatici.
Prima di entrare nel vivo è necessaria una premessa sulla visione della vita.
La nostra vita è fatta inevitabilmente di alti e bassi, di momenti di gioia, realizzazione e ispirazione, e di altri momenti di sconforto, difficoltà o dolore. Più gli sbalzi sono importanti e più l’esperienza è logorante. Se invece gli alti e bassi sono contenuti, allora c'è una maggiore stabilità
Al centro c’è la normalità. Normalità è una parola che può dire tutto o niente. Qui la consideriamo come corrispondente a una vita media, una vita comune. Si nasce, si vive come la maggior parte delle persone, un giorno si abbandona questo corpo, senza aver lasciato il segno, né positivamente né negativamente. E’ una possibilità di vita, non il miglior modo di condurre la propria esistenza.
Se non si coltiva la vita, se non si ha cura di sé e del mondo, ci si allontana dalla vera natura per entrare in una zona di logoramento-allerta. È uno stato di tensione, di stress sostenibile ma duraturo, una condizione di non calma, di allerta. A prima vista non si nota negli altri questa condizione. Le persone a questo livello sanno comunicare e anche stare in allegria. A volte sono persino esuberanti ed energiche. Spesso, purtroppo, anche i soggetti stessi che abitualmente risiedono in questa dimensione non si rendono conto della qualità della loro vita. Alla domanda “ Come va?“ Rispondono spesso “Bene”, credendoci. Però, se li si osserva, sono sempre un po’ inquieti, di corsa, in affanno.
Per capire se si è in questo stato è fermarsi. Sedersi, chiudere gli occhi e rilassarsi un attimo. Possono essere azioni molto complicate o dare spazio a reazioni emotive notevoli. E proprio le reazioni emotive spesso “ingannano” chi vive in questo livello, perché a una provocazione o a un dolore, la reazione può essere esagerata, isterica o anche muta, di blocco totale. È importante fermarsi e realizzare che vivere in costante tensione interiore, porta alla consunzione, al consumo dell’energia vitale. Se non si prendono rimedi, si corre quindi il rischio di ammlarsi
Per malattia s’intendono non solamente quelle fisiche. Malattia sono anche i comportamenti ossessivi, la depressione profonda, la violenza diventata abitudine nel parlare e nell’agire. A questo punto il corpo e la mente cominciano a cedere. Quello che viene a mancare è la lucidità, la saggezza e la pazienza. Ci si rende conto, a volte improvvisamente, della gravità del proprio stato e si agisce d’impulso, come una persona che, nell’accorgersi che sta affogando, annaspa con tutte le forze travolgendo il proprio soccorritore. Se non si trovano i rimedi giusti, soprattutto interiori, e non si hanno le persone competenti e amorevoli, si giunge purtroppo alla dissoluzione. La vita, destinata comunque a terminare ad un certo punto, si interrompe in maniera sofferta, distruttiva e spesso piena di conflitti, lasciando problemi irrisolti e vuoti importanti a chi rimane.
In ogni momento, tuttavia, possiamo riprendere ciò che abbiamo perso e tornare ad una tranquilla stabilità. Attraverso la cura della propria vita, la gioia di essere nel presente e attraverso l’erogazione costante di gesti d’amore incondizionato, il nostro livello di stress, di paura e di rabbia, progressivamente scende verso uno stato di pienezza di vita. È una vita che non manca di difficoltà e di errori, ma la sua forza è che la persona è ben radicata nel quotidiano.
Anche le tempeste più dure possono scuotere ma non travolgere, anche i dolori più grandi feriscono ma poi passano, lasciando emergere uno stato di solidità interiore, basato sulla felicità.
Chi "ritorna a casa" apprezza sempre un abbraccio, lavora con passione. E se c’è da provare un’emozione “negativa”, se la può anche concedere, perché sa di non poter essere perfetto. La esterna, senza vergognarsi e senza ferire e poi torna subito nella propria centratura, senza portare rancore o altre scorie. Chi vive in questo stato, sa far fluire la propria vita in maniera non solo onesta, ma anche appassionata. La persona che coltiva e ama la vita, può vivere delle perle di consapevolezza, di armonia universale, di gioia assoluta e incondizionata dai sensi, delle illuminazioni che non permetteranno più a se stessi di lasciarsi mai andare alla disperazione, al dolore buio e nero.

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