lunedì 8 febbraio 2016

IL BIANCO E IL NERO DELLA VITA... due facce della stessa maschera


Anche da bambina quando era il tempo di Carnevale non amavo mascherarmi. Mi bastava una mascherina sugli occhi, di quelle a molti colori come l'abito di Arlecchino, poi c'aggiungevo un trombetta e un pacco di stelle filanti ed ero pronta per qualsiasi festa.
Restavo però affascinata dal personaggio del Pagliaccio triste, Pierrot. Veramente mi inquietava pure. Non riuscivo a capire se piangeva o 
sorrideva. Dipendeva dal modo in cui lo guardavo, ché fosse triste lo venni a sapere col tempo.
E' una maschera che rappresenta un uomo eternamente innamorato, con una comicità velata di tristezza, ecco perché per riprodurlo è necessario disegnare una lacrima nera.
Per tradizione ha un viso sbiancato segnato da una lacrima, un'ampia camicia in seta o raso bianca con grandi bottoni neri e dei calzoni bianchi dello stesso tessuto della tunica. A volte viene accompagnato da un collo di volant e un cappello nero a forma conica oppure una papalina nera.
Il Bianco e Nero della Vita.
La cosa più affascinante di questo personaggio è la sua ingenuità, o forse genuinità, non perde mai la fiducia. Dietro la sua felicità c’è una tristezza, dovuta ad un destino a volte troppo crudele, ma che non gli impedisce comunque di continuare a... sperare, anche se a volte la delusione lo fa stare male. Pierrot è un personaggio che intenerisce e commuove, col suo doppio atteggiamento riproduce la "dualità" dell'animo umano, sentimenti ed emozioni comprese.
Voglio ancora una volta fare riferimento alla mia storia. Ricordavo come mi avesse guardato quella vicina la prima volta che c'incontrammo dopo la mastectomia.Quasi "delusa" indugiava lo sguardo sul lato destro del mio seno, preparandosi alla "pietà" che il caso imponeva.
Guardava e scrutava... distratta dall' "impegno" perdeva perfino il filo del discorso. Non vide niente di strano perché io la mia strategia l'avevo trovata, e da quel giorno in poi si limitò a salutarmi dal suo balcone con un cenno di mano. Poiché poi con questa malattia non si sa mai, non si può mai dire... ed essendo nota la mia "avventura" un po' a tutti, successe (succede ancora, però meno di frequente ) che gli "sguardi indagatori" non cessarono.
All'inizio non capivo perché mi guardassero sempre negli occhi. Con il tempo mi fu chiaro... volevano scorgervi il coraggio o la paura, ignari che l'uno non può essere senza l'altra. Sono infatti due facce della stessa maschera. Le lacrime e il sorriso di un fragile Pierrot.

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