martedì 26 aprile 2016

ALL'ANGELUS


Ai rintocchi delle campane a mezzogiorno abbiamo fatto tappa a Motta Montecorvino, un altro piccolo paese dei Monti Dauni. Le strade erano pressoché deserte, per il maltempo e pure per l'esiguo numero di abitanti in gran parte anziani, che a quell'ora sono già a casa per il pranzo. Ad accogliere il gruppo GAMA, don Sergio che ha fatto da guida nella Chiesa Madre, San Giovanni Battista, divisa in due parti, l'inferiore e la superiore, questa aperta solo nei mesi estivi.
Il nome di Motta, è stato spiegato potrebbe essere rintracciato nell'avverbio latino "mox" ( più vicino), nel senso di più vicino alla vecchia Montecorvino, dalle cui ceneri è sorto il paese. Secondo altre fonti la parola Motta potrebbe derivare da "roccia o scoscendimenti del terreno".
Montecorvino di Puglia, ai principi del secolo XIII, dopo anni di splendore e floridezza, incominciò a tramontare precipitosamente. Nel 1303 Pietro D'Angicourt, possessore del feudo di Montecorvino, lo vendette a Bartolomeo Siginulfo, Conte di Telese. Sotto gli Angioini Montecorvino conobbe un lento e graduale decadimento e per questo motivo, intorno al 1375, gli abitanti, divenuti poveri e affamati cercarono altrove una dimora. Fu proprio in questo periodo che un gran numero di famiglie si stabilì sulla vicina collina, verso ponente. Sorse così il casale di Motta.
Montecorvino attraversò un duro periodo fatto di saccheggi e spoliazioni. Alla fine del secolo XIV, il paese fu abbandonato e i suoi abitanti si diressero in parte verso Pietra, in parte verso Volturino e in parte verso la Terra di Motta che in questo tempo fu designata con la denominazione della città distrutta, Motta Montecorvino.
Molto particolare La Chiesa Madre nella parte superiore. In stile romanico presenta una pianta a prima vista, storta... in realtà denominata "inclinato capite", che segue cioè la posizione del capo del Cristo sulla croce nell'atto di spirare. Sulle pareti, vari dipinti tra cui il più suggestivo è proprio quello rappresentante il Battista, e sul lato sinistro le statue di due Madonne, l'Immacolata e la Madonna dell'Arco. Quest'ultima regge con la mano sinistra il Bambino e con la destra pare indicare la strada. Una Madonna "Odegetria", quindi che guida verso la via della Salvezza.
A tal proposito, una curiosità... spesso per le vie dei piccoli paesi ogni tanto si nota ancora qualche icona con la Madonna, il senso è sempre lo stesso... indicare la strada per non perdersi.
E i rintocchi di campana a mezzogiorno? C'è una spiegazione anche a questo, una spiegazione di nuovo tra storia e leggenda. Si va indietro nel tempo, alla battaglia di Lepanto nel 1571.
A mezzogiorno di quel fatidico 7 ottobre, papa San Pio V, mentre si trovava in preghiera, trasalì all’improvviso, senza apparente motivo. Si riprese dopo pochi istanti e subito diede ordine che le campane delle chiese di Roma suonassero a distesa. Un ordine strano... suonare a festa mentre i figli di Roma combattevano lontano. A quell’ordine apparentemente incomprensibile di papa Pio V si obbedì senza discutere. E le campane di Roma suonarono a festa. In quel momento di silenzio il papa aveva ricevuto in visione mistica la notizia della vittoria dei cristiani, una vittoria così inaspettata, così incredibile davanti a un nemico così tanto più forte. E i messi da Lepanto giunsero a Roma con l’annuncio dell’effettiva vittoria solo diversi giorni più tardi. Una vittoria che si era compiuta proprio il 7 ottobre, proprio a quell’ora in cui il Papa aveva dato ordine di suonare le campane. Per questo nelle nostre città, nelle nostre campagne, a mezzogiorno udiremo i rintocchi di una campana, quelle sono le campane che ricordano ancora oggi la vittoria di Lepanto.
Noi siamo arrivati ai rintocchi di una delle campane che invitano nel mondo cristiano a pregare nell'ora dell'Angelus, ricordando una battaglia vinta. Sarà anche questo un segno...?

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