mercoledì 31 agosto 2016

SEMINARE E RACCOGLIERE


Li avranno sistemati apposta insieme nella stessa stanza, non so... certo è che hanno più di una cosa in comune. Entrambi ottantenni, con mogli assai più giovani, e la passione per la campagna. Un amore viscerale che li ha portati a fare di un "sentimento" il proprio lavoro. Agricoltori nel DNA.
La sola differenza "sostanziale"... uno ama le caramelle e l'altro no, anzi le detesta. Anche se recentemente per gratitudine e vedermi contenta, quest'ultimo si è "sottomesso" alla caramella al caffè.
Tu lo sai che non mi piacciono i dolci... però, meh dai... mi prendo questa.
E la succhia lentamente, e lo fa mentre continua a parlare di sé, della Sua campagna, dove va ogni giorno e dirige i lavori seduto sulla sedia a rotelle.
Per me la terra è tutto. E' madre e padre, fratello e sorella. Ci devo stare assieme e assisterla come conviene. Prima spaccavo il mondo, la giravo tutta a piedi. Oggi me l'abbraccio con gli occhi, perché altro non posso.
A questo punto si ferma per asciugarsi gli occhi, si commuove per se stesso ma anche per la terra. E' come l'avesse tradita, non potendo solcarla più con i Suoi passi...
Ah, quante ne ho fatte nella vita mia... E ne ho fatto pure di bene. So che non si dovrebbe dire, e ne dico una soltanto. Una volta mi morì un giovane operaio che col Suo lavoro manteneva i genitori anziani, a loro poi ci pensai io.
Si ferma ancora, sempre commosso...
Ora che sono arrivato a 'sto punto della vita mia, mi dispiace solo di una cosa. Non ho raccolto quello che ho seminato.
Perché dici questo...?
Signora Maria, lo vedi come sono ridotto? Io accetto tutto, la malattia, le cure impossibili. Mi tormenta il fatto che non posso camminare, non mi reggo proprio...
E intanto si gira e si volta nel letto puntando i piedi e stiracchiando le gambe...
Però guarda come sei agile e muovi le gambe. Sembri un atleta!
Eh, signora Maria... io mi difendo. E mi difendo in tutti i modi. Mangio e pure tanto, anche se non mi va niente. Mangio, ho lo stomaco "potente" e quello che mangio mi fa venire la forza. Poi faccio da solo la ginnastica con le gambe, faccio finta di andare in bicicletta, me le massaggio. Non voglio tenere due "cose appese"...
Stavolta sorride, e poi continua...
Mi difendo per non arrendermi. Io non mollo.
Gli faccio una carezza sulla guancia, e il sorriso Suo diventa più ampio.
Guardo il compagno di stanza. Poco prima aveva scartato una quarta caramella del mio cestino, ed ora si è addormentato. Mi rivolgo alla moglie...
Ma non è che può andargli di traverso...?
E che... mica sarebbe la prima volta. Fa sempre così. Ma poi si sveglia appena in tempo.
Mi viene da sorridere. E' gente di altri tempi. Ognuno a proprio modo, entrambi si difendono e non mollano.

martedì 30 agosto 2016

SILENZIO... TI ASCOLTO


L' altro giorno quando sono entrata nella stanza era solo. Non lo avevo mai incontrato prima. Quando capita una situazione così, nonostante la passione che ci metto sempre, provo un minimo d'imbarazzo. Non conosco Chi ho di fronte, non so nulla di lui... non vorrei cominciare male.
E in effetti stavolta mi pareva di non essere granché ben accetta, comunque...
Ciao, come va...?
Ehhh, come va?! Come vuole Iddio.
Risposta tipica di Chi non vuole continuare.
Mi chiamo Maria. E Tu...?
Mi dice come si chiama, ed io azzardo lì un "ti capisco".
Ah, si?... e perché?
Perché sono una come Te. Che voleva stare da sola perché si sentiva sola.
Forse per curiosità o chissà cosa, ha cominciato quindi Lui a fare domande, e in breve ci siamo entrambi messi in ascolto. Fino a quando ha preso a raccontare di sé. Ed io ho fatto silenzio.
Virtù dell'Ascolto, quello empatico che comincia con le parole e continua a sguardi secondo il ritmo del respiro.
Nella maggioranza dei casi Chi è di fronte vive un momento di angoscia e profondo disinteresse per ciò che lo circonda, e si arrovella nel cercare in se stesso la risposta ad una domanda continua ed inquieta... perché?
Senza trovarla.
A questo punto sarà pure inutile tentare di fornirne una, perché nessuna potrà essere esauriente, e poi a volte neanche servono le parole e basterà una presenza silenziosa che comunque rassicura.
Silenzio o parola giusta al momento giusto?
Resta un compito di una difficoltà inaudita, in quanto non esistono regole precise, le differenze culturali e di personalità possono incidere, e così ciò che può fare star meglio una persona malata non è affatto di aiuto per un'altra. Senza contare le "fluttuazioni" degli stati d'animo per ogni giorno che arriva. O l'alternarsi delle vicende e le speranze logicamente disilluse.
Saper Ascoltare è importante, e soprattutto lo è fare silenzio. Dopo.

lunedì 29 agosto 2016

MESSAGGI DI RICARICA


Non sono proprio espliciti. Devi cercarli, anche se a volte sono sotto gli occhi, e poi interpretarli. Ma l'efficacia è garantita. Ti senti bene, reggi l'urto del momento e sei pronto a ricaricare Chi è vicino.
Sono le piccole gioie, le "offerte" della Vita. A Te l'onore e l'onere di coglierle, sfruttarle e reinvestirle.
Dopo esperienze che lasciano il segno, ad un primo momento di entusiasmo quasi incontrollabile e per gli eccessi quasi incomprensibile, segue l' "adeguamento" al nuovo clima dell'animo. Quello che intendi e vorresti come una stabile e perenne primavera.
Uhmm... pare sentire già un borbottio di perplessità. Impossibile... qualcuno direbbe. Allora mentalmente t'impunti, idealmente punti i piedi. Ti senti incompreso, e così cerchi di spiegare che si può dopo aver provato il gelo, anzi quasi a prevenirlo si fa tutto prima, si cerca e si conquista la "bella stagione interiore". Ma Chi ti crede? Nemmeno spendono un po' di tempo ad ascoltare. Allora tiri su il ponte, e ti arrocchi ma in senso buono, ché almeno non sia guastato ciò che Tu hai compreso e conquistato.
Detto così può sembrare un vaneggiare illusorio, invece è cosa quanto mai concreta...
Oggi, domenica di fine estate, piacevolmente calda senza estremi, al solito sono stata in casa con le faccende sempre rimandate da sbrigare, e le altre mie piccole grandi cose. Messaggi da inviare, aggiornamenti vari, scoperte quotidiane che vanno oltre il limite cognitivo... comprensibili solo con l'intelligenza del Cuore.
Così il video di un'Amica dalla grande forza e serenità mi ha dato lo sprint di buon mattino, e le mie piante assetate hanno trovato ristoro tutte insieme sotto il getto di acqua fresca nel lavandino, e il fornello ha riscoperto il senso del suo essere dopo una settimana di forzato riposo. Mentre in casa si spandeva il buon profumo di un sugo "trasgressivo".
Tutto può servire per un buon fine, per ritrovare l'armonia e quell'equilibrio, frutto di strategie, piccole gioie e preghiera. Perché sia serenità continua dopo il dolore.

LE SEDIE INTORNO...



...e il "gran buffet" di lato. Al centro un ampio spazio per circolare, ma soprattutto per lasciare liberi di socializzare anche i bambini, che si scambiavano le figurine mentre avevano la bocca piena di biscotti presi di nascosto dal gran buffet.
E' questo un nitido ricordo della mia infanzia. I "giovedì delle visite".
Ogni settimana, in quel giorno destinato a "coltivare" le buone e sane amicizie, al mattino si preparava il "panettone" con l'uva passa, e già nel primo pomeriggio era in atto il recupero di tutte le sedie disponibili in casa e in prestito, per allestire il "girotondo delle amicizie".
Verso le 17 cominciavano ad arrivare, prima alla spicciolata poi ad incalzare. In breve erano tutti sistemati così in circolo, ed ognuno se non voleva perdersi con lo sguardo nel vuoto, doveva necessariamente parlare col vicino, conosciuto o meno.
Un brusio iniziale... qualche risolino. Poi un vociare e più di qualche grassa risata. Il momento del panettone faceva calare il primo, mentre il sorseggiare rosolio colorato favoriva la seconda.
Negli anni '60 si socializzava così, e contemporaneamente si tenevano vive le relazioni. Tutto era alla luce del sole, e se qualcosa non andava, una parola era un po' troppo sulle righe e l'espressione non proprio sincera, lo si capiva subito. Non c'era protezione né filtro, per cui si stava accorti a non offendere in alcun modo e a non sciogliere le briglie ai freni inibitori.
Ora, nel web, tra social, WhatsApp, e diavolerie varie tutto è cambiato. Si chiede l'amicizia e se a un certo punto non aggrada più la si cancella senza nemmeno interpellarla, si fa la battuta e si replica con la battutaccia, si arriva all'impensabile persino a farsi male. Tutto perché in mezzo è posto uno schermo o un display, ci si sente protetti, quasi non visti. Ma poi così è?
In realtà vedi nell'insieme chi è e chi sei... tutto sommato una delusione.
Un tempo un girotondo di sedie, oggi un cerchio vuoto nell'etere.

sabato 27 agosto 2016

THE END


Ho preso la mia "storia" e ne ho fatto un film.
Quotidianamente ne scrivo il finale, ne tengo una parte e il resto lo metto via.
Credo sarà il più bel "THE END" che potessi sperare.
Ogni giorno come l'ultimo...
e tante "briciole" di Vita da salvare.

A PASSI TARDI E LENTI...


Non voglio fare la saccente. Non ne ho la capacità, e poi non sono nessuno. Però questo è venuto fuori di getto come titolo ai miei pensieri di stasera.
E' stata una giornata confusa su più versanti, così che mi sono convinta... è vero, certe cose capitano tutte insieme. E non sai come gestirle, ti senti impotente da una parte mentre dall'altra prende un senso di colpa, anche se un'effettiva colpa non hai, perché Tu sei sempre la stessa o lo stesso, e in conformità e coerenza agisci. Così naturalmente.
Non ricordo bene, ma qualcuno disse che ogni uomo nasce con un animo da forgiare... come tavola di cera o anche metallo dolce su cui incidere. Poi sono le vicende della Vita a solcare quella superficie, le esperienze e le relazioni umane a darle un aspetto preciso che però è mutevole come l'evolversi dell'esistenza.
Così da ingenuo e credulone Ti fai dubbioso e attento, in seguito cauto e posato e se poi ne attraversi tante e altrettanti sono gli incontri e le conoscenze diventi persino diffidente, furbo per stabilizzarti finalmente in uno stato di "moderato ottimismo". Come dire... non posso sempre guardarmi le spalle, tanto vale che faccio finta di fidarmi. Poi col tempo, perché sei "persona genuina" non solo non fingi più con Te stesso né con Altri, ma ti fidi pure, e finisci con l'affidarti. E sei del tutto e profondamente "persona vera", sincera.
Beh, io credo di aver raggiunto questa condizione felice che non è compromesso ma raggiungimento di stabile pace interiore, per cui non dovrei mai scendere dalle nuvole quando i fatti smentiscono le mie opinioni.
Eppure... nonostante il mio intuito, il procedere per gradi in ogni relazione affettiva... succede. E resto delusa, non come un tempo magari ma ci resto ugualmente male e continuo a pensare che si... non cambierò mai.

venerdì 26 agosto 2016

IN DIFESA DI...


Chi non molla mai e bisogno non ha di parole inutili, numeri a casaccio o pseudo miracoli.
Siamo terra terra, e qui vogliamo restare. Concreti al massimo ma senza strafare.
Mi riferisco a ciò che è successo, all'ultimo colpo "ben" assestato dalla dura sorte. Ché gli eventi li sceglie ed organizza in modo tale che se ne debba parlare a lungo ma solo per fare "grande sensazione". Non che questo non sia giusto, per carità, ma il soffermarsi troppo su particolari o numeri, ripeterli ad ogni passaggio, nulla aggiunge al senso di una tragedia avvenuta all'improvviso, per giunta in piena notte e d'estate. Quando in pochi potevano salvarsi scappando, e molte erano le persone non residenti ma in vacanza per l'ultimo scorcio di stagione.
E così dobbiamo sorbirci una sorta di sciacallaggio mediatico che taglia le gambe alla speranza nei Cuori di tutti, anche di Chi non è direttamente coinvolto. E tutto per portare acqua al proprio mulino, dar lustro ad una testata o ad una "datata azienda" che ormai ha pochi argomenti da offrire.
E si chiacchiera chiacchiera, all'infinito... si mostra un falso compiacimento e ipocrita apprezzamento... e ci si fa veicolo delle solite promesse veloci nell'immediato che molto probabilmente si perderanno con l'eco nel tempo. E anche se l'argomento tornerà più volte, a resistere saranno i numeri. Dai numeri si parte, si continua... ci si ferma in stallo.
E delle singole realtà Chi si cura veramente?
Non sono quelle domande a volte indelicate e persino spietate che dimostrano il reale interesse, l'autentica preoccupazione. E dire... sono nessuno, non ho molto ma un po' di quel poco voglio donarlo a Te, in termini pure di tempo, ascolto, disponibilità... dire questo, no?
Che senso ha chiedere ad uno che ha perso tutto, anche l'orientamento... cosa pensa di fare per andare avanti?
Intorno solo macerie e pietre di ogni forma e grandezza. Forse potrebbe raccoglierne una per ricominciare, piangendo tutte le proprie lacrime nel silenzio che comporta la dignità, continuando a credere di potercela fare.
Ma Chi ha fatto quella domanda poi capirà?

giovedì 25 agosto 2016

PER NON SENTIRSI SOLI...

"Non siamo niente sulla faccia della terra. Siamo come formiche sulla strada..."
La stessa strada, percorsa a fatica, a volte sbandando ma poi con successo.
Il rischio c'è di finire schiacciati, travolti o portati via da un soffio di vento all'improvviso, però alla fine riprendiamo ad andare senza fermarci.
Perché è così che deve essere. Per tutte le Creature sulla faccia della terra.

SOTTO GLI OCCHI DEL CIELO


Un po' sotto tono, con tanti pensieri per la testa, e la netta, forte pressione della precarietà a lato. Comunque, un nuovo Mercoledì. Una settimana passa in fretta, e ti accorgi appena del tempo trascorso e di quanto la vita continui. Sempre e incurante di ciò che è intorno.
Già... ogni tanto, e in questi ultimi tempi troppo spesso, accade qualcosa che porta sgomento, e ci si ritrova al centro, quasi da superstiti ad attaccarsi a qualcosa che impedisca il crollo.
Siamo così. Pur timorosi avanziamo nel buio, stringendo tra le mani la pur minima certezza.
E oggi Noi siamo usciti, anche se ne avevamo poca voglia dopo le notizie di stanotte, e il cielo non era del tutto sgombro di nuvole, e il vento persistente da tre giorni continuava senza darsi pace.
Via dove ci portava il vento, con pane e metà companatico per preparare un panino, e la voglia di fermarci per strada a comperare dell'altro tanto per esagerare.
Quindi sosta tra gli ulivi, purtroppo vana... causa ultimi villeggianti tutto esaurito... succede e a Noi non resta che procedere.
In una bottega del paese che sa di antico, abbiamo acquistato l'olio che ci serve, mi sono guardata intorno e c'ho ritrovato tutta la bellezza e la bontà della Nostra bella terra di Puglia, regione unica dove in breve tempo puoi essere su un monte e poi scendere al mare, passando persino per i laghi. Proprio quello che abbiamo fatto Noi, seguendo la corrente del momento, assetati di vita e libertà mentre i pensieri tornavano agli eventi.
Così, semplicemente... dalla pacatezza di fronte ad un lago dall'intenso azzurro ad un panino gustato quasi in riva al mare solcato da onde sostenute e spumeggianti. E poi ancora all'altro lago a rimirare anatre docili e gabbiani contro il sole...
Quanta serenità in una giornata che riporta alle origini del proprio essere. Pure per quella pausa nell'Oasi di Pace di una chiesa. Una preghiera per Chi ha perso tutto, gli affetti o la vita stessa, un pensiero per Chi non è più.
Seduta tra quei banchi, ho levato lo sguardo in alto e oggi più che mai mi sono sentita sotto gli occhi del Cielo.

mercoledì 24 agosto 2016

L'ARIA FRESCA LO PERMETTE

E' rinfrescato proprio in queste ultime ore, dando quasi la certezza che la stagione calda sia alle spalle. Poi sarà così o no, staremo a vedere... però queste fasi di passaggio più o meno graduale permettono di riflettere, ricordare e apprezzare.
Poco fa ho scritto un pensiero che ho pure condiviso...
"Alla fine di ogni giornata, annota alcune buone cose che sono successe. A volte creare un'abitudine rende più facile apprezzare i lati positivi della vita".
Poi l'ho riletto soddisfatta... di sicuro me l'aveva suggerito il mio inconscio sempre in "frenetica attività". Perché effettivamente è cosa, questa dell'annotare, che faccio sempre, e poi l'estendo, nel senso che i miei bilanci non sono giornalieri, almeno non solo, ma pure settimanali, mensili... ogni fine anno. E non è stato sempre così, perché prima perdevo gran parte del tempo a constatare quello che mi mancava e rincorrerlo sempre senza esito. Visto che l'avevo già ma non riuscivo a vederlo.
Bene, ora che è diverso, trovo e quindi annoto il bello e il buono nella "normalità", soddisfo "capricci" semplici con quel che mi ritrovo, lo faccio immediatamente come mi salta in mente.
Nel pomeriggio, ad esempio... visto che l'aria fresca lo permette, mi è venuta la "sana voglia" di brodo vegetale, quello che preparavo ai miei bambini durante lo svezzamento e poi ho riproposto a me stessa per la "rinascita". Quando mi sentivo fragile, vulnerabile, incerta sul mio futuro e bisognosa di "coccole speciali". Non mi mancava sicuramente l'affetto, ma serviva quel di più che solo io... consapevole ed attenta ai miei bisogni... potevo darmi.
Che ricordi... sembrano appartenere ad un'altra vita, non mia... di Altra da me. E pur sono io. Mi riconosco ora come ero, e poi sono diventata.
Buono questo profumo, mi riporta ai sabato mattina d'inverno... ha esclamato mio figlio, entrando in cucina... ma è già settembre?
Non proprio, comunque è alle porte, quasi dietro l'angolo. Ed è meraviglioso constatare di poter ancora una volta svoltarlo, quell'angolo.

martedì 23 agosto 2016

TRE GIORNI DI INTERVALLO


Sono decisamente troppi. Diventano colmi di solitudine.
Perché puoi essere tra tanta gente, pure molto indaffarata, sentirai sempre che manca qualcosa.
So di poter sembrare esagerata, anche al limite della paranoia, ma è la pura verità.
Sabato, Domenica... Lunedì, sono trascorsi quei tre giorni, e già sul far della sera ho preso a sentirmi come fosse già domani. Anche perché sono arrivati più messaggi insieme da parte di qualcuno che sarà lì... domani. C'è attesa quindi, ed è reciproca. Succede quando ti metti in gioco completamente, e non c'è più differenza tra le "due sponde", forse solo una minima per la diversa prospettiva, e manco tanto visto che la mia passò per quella stessa.
E non è argomento chiuso, l' "accidente" è trascorso ma non del tutto passato.
Siamo stati fortunati, ancora diciamo.
Già... ora si parla al plurale, invece all'epoca dell'angoscia, del dolore, del senso di miseria che fa sentire nudi, la sfortuna fu di uno solo o sola... fate Voi, perché è questa situazione come una "veste" unisex e a taglia unica. La si può trovare "indossata" dove meno ci si aspetta.
Anche se ogni tanto una voce fuori dal coro si leva e la senti dire che quella veste si era fatta "coperta" perché Tutti si riparassero dall'angoscia, dal dolore e dalla miseria.
Insieme.
Insieme... una parola che pronunciata già dimezza il peso, colma il vuoto, riempie di voci una stanza. Fa persino andare veloce il tempo, così che una flebo dura meno e il percorso intero diventa breve.
Perché si sa la Mente funziona davvero quando vuole, e quel che pensa poi sarà.
Da soli non si va da nessuna parte, non ci riesce neppure chi si vanta di non aver bisogno di nessuno e che nei momenti brutti se l'è cavata da solo.
Si fa per dire.
Perché c'era chi faceva mille pensieri in un minuto e li cancellava tutti in un secondo, per non turbare la serenità, non trasmettere ansia e poter continuare a... vivere il presente. Poi tutto passava in un modo o nell'altro, e si restava "insieme" a godere della quiete dopo la tempesta.
Mai soli nella sofferenza... insieme nella gioia. E se al contrario fosse,
Insieme nella sofferenza... mai soli nella gioia, il senso sarebbe lo stesso?
Per me, non proprio... la seconda è forte di "speranza sorridente" sempre.
Di questo sono assai convinta, per questo non si potrà mai spegnere lo strano entusiasmo, smorzare un sogno, porre limiti alla particolare gioia di un traguardo.
Perché sono venuta su dal fondo, dopo averlo toccato. E ora solo una parziale ombra, come logica conseguenza, copre la quieta parte di azzurro.

QUEL BEL MEZZO PIENO CHE NON SI DEVE PERDERE ovvero... di una zanzara kamikaze per caso


Sapete bene quanto io non ami le frasi fatte, obsolete e scontate. Tranne una che, da me non troppo considerata in tempi passati, è invece ora lo "slogan" della mia vita. Guarda il bicchiere mezzo pieno, ché se così lo vedi ti convincerà di contenere abbastanza acqua da dissetarti. Ché se non l'avessi visto così da sei anni a questa parte e non continuassi ancora, ogni giorno sarebbe un conto alla rovescia né potrei essere quella che sono. E che invece ho scelto di essere. Da quel giorno che mi feci "la domanda" e in automatico mi diedi pure "la risposta", che poteva essere solo una. Sempre vedendo però quel famoso bicchiere mezzo pieno.
Accettare la situazione e accomodarsela. Ridimensionare ansie e disagi. Scorgere nel tutto estremamente complicato persino la motivazione di un sorriso e perché no, pure di una risata.
Senza timore di passare per un'esaltata che ama mettere "cornici" per mostrare quello che non è, vi assicuro che è proprio così.
Con naturalezza indossai la parrucca e mi vidi addirittura più bella. Nessun posticcio, alcun "gatto morto"... solo "strategia" perché la mente accettasse fluidamente quello che doveva essere. E le parrucche furono tre, per poter "giocare" con la mia immagine. E poi... vuoi mettere la comodità di scordare l'ombrello a casa anche col cielo grigio e minaccioso? Tanto con un semplice e rapido movimento della testa le gocce di pioggia sarebbero scivolate via, e la piega ne avrebbe risentito appena. Era così... perché volevo vederla in questo modo.
E pure per la chemio... avevo altra alternativa, visto che avevo consapevolmente firmato un consenso? Quindi cercai di ricavare da quei "nauseanti" appuntamenti, occasioni di incontri e nuove conoscenze, condivisioni cariche di speranza.
Senza contare che furono mesi senza punture di zanzare. Si, non sto scherzando. Qualcuna si permise... e restò stecchita sul cuscino. Pensai fosse un caso, che le schiacciassi mentre dormivo, e invece... poi intorno a me non fu più ronzio.
Zona a rischio. Pericolo di morte.
Il "passaparola" fra di loro aveva funzionato.

domenica 21 agosto 2016

DI LA' DA ME...


Notizie

Come non fossi io a scrivere, raccontare. Come non parlassi di me e quel che riguarda la mia vita, da allora in poi e pure con qualche accenno a prima. Prima di allora.
E' la scrittura autobiografica.
Mi piace tornare sull'argomento perché ne conosco la valenza. E' terapia, esercizio mentale e dialettico, facilita la comunicazione, perché a volte quel che non si riesce a dire "a parole" lo si esprime bene e chiaramente "con le parole". Si tratta solo di incominciare perché ognuno è in grado. Solo un po' di memoria... e Chi non ha ricordi, uno solo almeno?... e poi la volontà di introspezione, che altro non è che guardarsi dentro. E anche questo, Chi non lo fa magari senza rendersene conto?
Quindi... ricordi, analisi lucida e insieme amorevole del proprio animo, e consapevolezza... e poi si può incominciare. L'inizio sarà semplice forse elementare, ma col tempo e l'esercizio pensiero e parola evolveranno tanto che ogni scritto, rileggendolo sembrerà appartenere ad altri. Ed è questo il momento in cui avviene il prendere le distanze da ciò che si racconta, che poi funzionerà da terapia.
Per me fu proprio così quando presi a scrivere costantemente ogni sera sei anni fa. Dai primi timidi tentativi con l'uso esagerato di aggettivi e avverbi, passando per la leziosità di alcuni inutili dialoghi, fino agli ultimi scritti, più che altro riflessioni nate osservando il "pianeta Uomo". Sia ben chiaro, non mi picco di filosofeggiare, non è mio compito né tanto meno sarei all'altezza, parto semplicemente da me. E poiché non sono un' "isola" in questo immenso Oceano che comunque mi appartiene, amo "aggregarmi" e sentirmi parte viva di tanti piccoli mondi che fanno un Universo... di là da me.

sabato 20 agosto 2016

PENSAVO...


Ma è cosa che si sa, non è nuova... penso e scrivo, e poiché col tempo e ancor più con l'esercizio i pensieri scorrono veloci come nuvole rosate nel cielo di primavera, scrivo di getto. Eppure quando rileggo trovo le parole per esprimere i pensieri del momento, moderate e pacate... garbate, insomma giuste. E affermo questo non per "incensarmi", non sono il tipo. Anzi.
Però mi congratulo con me stessa, riuscire ad esprimere ciò che sento, far sì che Altri possano sentirsi come mi sento io, e poi riflettere senza mettere da parte una punta di leggerezza, e alla fine scoprire la "risorsa" più importante per sé, diversa per ognuno, beh... è una bella cosa. Mi dà motivazione ad andare avanti e impegnarmi maggiormente. Anche e soprattutto quando le parole non sono scritte ma dette a voce, quando il tempo... spazio tra le emozioni... è necessariamente breve, e il rischio di dire corbellerie fuori luogo o che feriscono è molto elevato.
Ah... quante ne sento... e poi noto in Chi le ha dette pure una certa soddisfazione, convinto com'è di aver parlato giusto, magari pure aiutato. E nell'altra persona invece, prima sbigottimento a stento celato per educazione, poi indifferenza cui segue cambio d'argomento. A questo punto cala pesante l'imbarazzo.
Bisognerebbe pensare prima di parlare, ma tempo non c'è. Allora che fare...? Se provassimo a ripeterle quelle parole come fossero a Noi rivolte, chissà...
Forse scopriremmo che non sono appropriate e manco dette con la giusta modalità. Così eviteremmo il danno più frequente e grave... sconvolgere alcune certezze che aiutano ad andare avanti.
Quando proprio si vuol dire qualcosa e non si sa cosa, meglio una parola gentile e affettuosa, sui generis è vero, che non c'entra molto ovviamente, ma capace di addolcire la rabbia che dura da tempo, sedare l'ansia del momento, restituire la fiducia persa. Nel domani e soprattutto in quel prossimo che è allora vicino e rappresenta il mondo intero.

venerdì 19 agosto 2016

QUANDO TI ACCORGI DI CIO' CHE HAI



... ché non è affatto scontato.
Anche se non ci fai caso o non ci poni l'attenzione, ti guardi allo specchio e pare che così dovevi essere, assolutamente e non diversamente. Come da progetto.
Uno dei miei soliti strani prologhi, vero?
Questa specie di farneticare senza senso sapeste da dove viene fuori...
Da una semplice "lavata di testa". Proprio così. Nessuna metafora stavolta, s'intenda così come è scritto. Lavata di testa = Shampoo.
Le mie parrucchiere sono in ferie, e oggi ho dovuto arrangiarmi da sola. Shampoo e piega "faccio da me".
I miei capelli sono corti, ma ugualmente è un'impresa. Da quando ho fatto la ricostruzione il braccio destro già un po' penalizzato dalla mastectomia, si è ulteriormente indebolito, così che l'operazione di asciugatura richiede un tempo doppio. Ogni tre minuti, braccio in pausa per ricaricarsi. E dire che il mio phon è uno di quelli con tutto incorporato, spazzola compresa, però... va be', meglio non lamentarsi considerando che ora ho il braccio un po' così così, ma almeno i capelli ci sono. Coi "colpi di luna"... non me li sono mai visti così belli, e docili.
Ed è vero... per apprezzare in pieno quello che hai, devi aver temuto di perderlo per sempre. Per qualche tempo restai senza capelli e sembrò un'eternità. Quando tornai ad averli fu come assistere ad un miracolo. Ogni centimetro... una meraviglia.
Di quel periodo porto una grande "tenerezza" per me stessa. Le "strategie", le "coccole speciali" che io mi riservavo, perché nessuno poteva più di me...
Quando a testa in giù, chiudevo gli occhi per non guardare, poi li aprivo troppo in fretta giusto per assistere ad una triste processione.
Ma quanti erano? E pensare che mi ero sempre lamentata che fossero pochi.
A pensarci, la vita è proprio strana, offre situazioni completamente capovolte che, è vero, disorientano ma fanno capire quanto non possano esistere opinioni ferme ed oggettive.
Tutto è mutevole e passeggero, come del resto lo è la vita stessa. In certi momenti però poco si pensa a questo.
Ma poiché, ringraziando Dio, non ho mai perso l'amore per me stessa e il piacere di curarmi sia pure badando un po' al superfluo, volli scegliere una spazzola e un pettine di un bel rosa confetto, il colore femminile per eccellenza, perché ero viva, ero femmina e intendevo esserlo per molto altro tempo ancora.
E adesso mi sento fiera per il modo in cui ho vissuto tutto quanto, mentre il tempo va e Mente e Cuore lo fermano per apprezzarlo. Si può quando si vuole.

giovedì 18 agosto 2016

OGGI... RELAX (ovvero l'altra faccia del riposo)


Uno dei Nostri mercoledì sempre nostro ma diverso.
Nessuna uscita fuori porta, all'apparenza un giorno come un altro.
Dai, visto che dobbiamo è l'occasione per riposarci.
Riposarci...? L'ho vista improbabile come cosa, con una figlia in partenza che torna al nord, a casa Sua, dopo le vacanze ferragostane coi genitori. Ecco, lei si... lei si è riposata, ha fatto qualcosa di diverso, per me... niente più di tanto. Ma non mi lamento, mi va benissimo così. Sono piena di tante e tali cose che mi occorrerebbe una giornata di almeno 36 e non 24 ore, cose che mi impediscono di pensare a quello che potrei avere e non ho.
Quindi dicevo... figlia in partenza, l'altro figlio momentaneamente assente e tempo contato in termini di minuti. Comunque alla fine ce l'abbiamo fatta, e nel primissimo pomeriggio eravamo in stazione per gli ultimi saluti in diretta.
Quando il treno è partito ho visto una mamma piangere mentre agitava la mano. Piangeva. Io ormai non piango più, e non perché il tempo trascorso mi ha regalato l'abitudine. La malinconia mi prende sempre, ma non piango perché sarebbe esagerato ed ingiusto. I miei figli partono per poi tornare...
E superata questa partenza, siamo tornati trafelati a casa. Pranzo in ritardo e poi mi è venuto in mente che oggi era il compleanno della Nostra cagnolina, a tutti gli effetti componente serena e rasserenante della famiglia. Sette anni di gioia semplice e insostituibile, terapia inconsapevole, indolore e senza effetti collaterali per tutta la famiglia.
Beh, quest'anno è andata così... solo un pensiero e senza candeline. Ogni tanto qualcosa cambia, non è mai un dramma e si guarda al domani. Perché c'è sempre un domani per tornare indietro, riparare e ricominciare.
Come ho ricominciato io... e pure oggi, passando la serata a ramazzare negli spazi ormai liberi della mia casa, illudendomi così di poter colmare gli immediati ed inevitabili vuoti.
Per una mamma è così. Una mamma che va avanti negli anni, è stanca e vorrebbe riposare ed essere più libera dagli impegni familiari. Ma poi più forte è l'Amore, quello unico che contraddistingue ogni madre, tipicamente incondizionato. Che è poco esigente, non chiede molto, solo quel tanto che basta per durare nel tempo.
Si è fatto tardi. C'è Chi mi ama e chiama.
Anche questo Mercoledì si è concluso. Mentre è già pronto tutto quel che serve domani.

mercoledì 17 agosto 2016

AL GIRO DI BOA... VERSO I PROFUMI DI SETTEMBRE


Oggi ripresa dell'attività in reparto. Tutto piuttosto tranquillo come fosse cambiato il vento, e persino la luce che entrava dagli ampi finestroni pareva diversa.
Passato è Ferragosto, e al giro di boa muta l'andamento... due sole settimane e saremo a settembre. E' una riflessione inevitabile un po' per Tutti, quasi banale per l'ovvietà del senso, ma quando appartiene a Chi vive "le due vite parallele" assume un valore prezioso che diventa insegnamento. I "profumi" di settembre, la sera che anticipa sempre più il suo arrivo, la brezza non più tale ma vento.
Stamane al solito, volti nuovi e noti, espressioni emblematiche tutt'altro che rassegnate, sono di accettazione nell'attesa che in un modo o nell'altro si risolva e finisca. Ogni cosa passa, niente dura in eterno... quando me lo ripetevano aveva per me un significato diverso, a seconda dei giorni. Dipendeva dallo stato d'animo del momento. Siamo Tutti strani Noi, che incappiamo in un'avventura del genere. Strani per Chi non sa né può comprendere.
Io dico mò... o so' scema o chissà che. Quello che sto vivendo io è come l'avessi passato già ad un altro dopo di me.
Così mi diceva Isabella, ed io di rimando...
Né l'una né l'altra cosa. Solo la Tua Mente si protegge, si difende da altri eventi simili della Vita. Attacchi, vere e proprie incursioni.
Ne ha già passate così tante. La perdita di una giovane figlia per un infarto, il tumore di un'altra e pure del marito, e ora la Sua malattia per cui non aveva versato nemmeno una lacrima. Non ne ha più, e poi le sembrava così normale che toccasse anche a Lei. Come un passaggio di testimone... appunto.
Ora le resta solo un altro di questi appuntamenti, e sarà già settembre. E' già tutto alle spalle, perché niente dura per sempre.
Questa seconda parte della mia esistenza è così ricca di eventi vissuti di riflesso da emozionarmi sempre. E sono esperienze che per numero superano gli anni. A volte idealmente è come posassi questo bagaglio, ma non perché sono stanca.
Voglio solo confrontarmi con la leggerezza di un tempo.
Condividere le emozioni è riconoscerne il valore, aiutare l'Altro a fare lo stesso, e insieme trovarsi assai simili.
Non credo a Chi afferma di non provare nulla e sentirsi sterile dopo un'esperienza negativa o di dolore.
Più si va avanti negli anni maggiormente si è facili alla commozione, al batticuore... a guardare la Natura e le sue creature e a sentirle proprie. Tutt'uno con l'universo emotivo.
Responsabile è l'età che avanza col suo bagaglio di esperienze,
si getta poi la zavorra e resta l' Essenziale.
L' Uomo che sente, e della Vita coglie il meglio.
Quello che faccio io, che pure in mezzo al dolore intensamente vissuto riesco a condividere un sorriso. E a riceverne tanti in cambio.

martedì 16 agosto 2016

RICORDI DI FERRAGOSTO... un pulcino, un mal di denti e una collana

Scrivo mentre si prepara la grancassa finale dei fuochi d'artificio a Ferragosto come tradizione vuole. Sempre uguali. Sempre quelli.
E al solito tornano i ricordi di altri anni, e tra i tanti qualcuno in particolare.
Un pulcino che si pensava non arrivasse a Ferragosto, un mal di denti con il fidanzato accanto, e una collana di turchese in regalo per l'ultimo onomastico della mia mamma.
Di tre epoche diverse, il compendio di una buona parte di vita.
Il pulcino Piripipì era con Noi da maggio, periodo della fiera dell'agricoltura dove era stato acquistato. Tutto rosso cinicamente dipinto, la nonna aveva decretato... quanto vuole campare? Questo non campa a lungo... e invece era arrivato ad agosto, in villeggiatura con la mia famiglia e pure ben cresciuto a forza di mangiare spaghetti. Un po' atipico come galletto, portava però al centro del capo già una bella cresta sempre più rossa...
Beh, visto che campa ce lo mangeremo l'anno prossimo il 15 d'agosto... aveva ancora sentenziato la nonna. Pianto generale. Conclusione... al ritorno in città mandato in campagna per porre fine al "lutto anticipatorio"
Passarono un po' di anni, più di qualcuno... sempre a maggio mi fidanzai con colui che sarebbe diventato mio marito. Ad agosto mi raggiunse al mare, quell'anno avevamo preso una casa grande e venne a stare da Noi. La Nostra prima estate insieme, "E tu..." di Baglioni come colonna sonora, e un'intera notte insonne per entrambi. Io col male al dente del giudizio e Lui a tenermi compagnia. Eravamo all'inizio e si capisce, giovani e innamorati... nulla di scontato.
Però anche se col tempo tutto diventa obsoleto ed ovvio, c'è sempre quella volta che stupisce, quando non è affatto scontato che un marito rinunci ad un Ferragosto fuori città per far contenta la moglie che vuole trascorrerlo con i Suoi genitori, la mamma in particolare, molto ammalata.
Fu quello l'ultimo Ferragosto di mia madre, la collana di turchese il regalo per l'ultimo Suo onomastico.
Narro così l'emozione di quello che è un momento. Proprio stasera, mentre ferragosto finisce con gli ultimi fuochi d'artificio.
E' difficile barcamenarsi tra gli affetti quando sono in ballo sentimenti contrastanti.
Però se gli affetti sono solidi e in equilibrio molte parole non servono.
Da una scatola la lunga collana di turchese e negli occhi il luccichio di un momento di gioia. La stessa per un pulcino diventato troppo adulto, e il sentirsi tanto amata per la prima volta.
Momenti di una stagione in epoche diverse
Sicuro... giusto un momento, frazione del Tempo che per niente si può perdere.

nb... nella foto siamo Noi, fidanzati novelli quell'anno del mal di denti. Era l'estate del 1974...

lunedì 15 agosto 2016

E CONTINUO A ESSERE AL MONDO


Mi ha sempre incuriosito la storia del gambero che procede all'indietro. Comunemente ha un significato negativo, io invece che sono fatta al contrario, così come dice mio marito, rivoluziono la cosa e ci scopro tutta la positività possibile.
Quando in reparto faccio una nuova conoscenza chiedo il nome e gli anni, e se fortunatamente non mi viene chiesto... quanti me ne dai, non rischio gaffe e posso affermare alla risposta... ma sai, non li dimostri affatto. E quasi sempre non è tanto per dire, è constatazione di fatto. Questa malattia che tanto ci devasta se presa nel modo giusto e con l'aiuto della buona sorte, ferma quasi il tempo, lo congela in attesa che riprenda il suo normale fluire.
Come andare avanti e fare qualche passo indietro che valga il doppio, alla fine è come non muoversi affatto. Nel frattempo sei consapevole, concentrato sul presente non ti appartiene il passato, e poco pensi al futuro, soprattutto questo... ed è per sentirti al sicuro, alla fine è normale che ti senta giovane dentro. Con picchi di entusiasmo che non conoscevi, realizzi che sai di tutto e di più, che sei quello che non sei mai stato.
E la storia del gambero mi sta a pennello e mi piace pure.
Anche se più volte mi chiedo... sarò normale? Non lo dico espressamente a voce, ma Chi mi è di fronte probabilmente lo intuisce dall'espressione perché risponde con un cenno di assenso o un sorriso.
E' certo comunque che io mi sento bene, molto bene quando seguo questo tipo di impulso che viene dal Cuore, così che quando dico la mia età sento replicare... ma no, davvero?... veramente ben portati, complimenti!
Ibernata anche io, quindi che così continuo a essere al mondo, un po' per testardaggine e tanto voler di Dio che mi dà impegni e responsabilità da giovane perché possa sentirmi giovane dentro. E se lo dico è perché lo penso davvero.

domenica 14 agosto 2016

CONFETTI

Quando si parla di coincidenze...
Oggi ho saputo del matrimonio di una cara ragazza il cui ricordo mi è altrettanto caro sia pure in un contesto non felice, e stasera in chiesa si celebrava un 25° Anniversario di nozze.
Tralascio i particolari di quest'ultimo, non proprio condivisibili da Tutti perché in eccessiva "pompa magna", a parte questo in relazione anche con la notizia precedente mi è venuto da pensare all'intero percorso di una coppia dal momento del fatidico... "SI" in poi. Al Nostro percorso, in particolare... ormai 37 anni... Insieme.
Quanti confetti abbiamo mangiato da allora, ne abbiamo visti di matrimoni e le considerazioni sono state sempre le stesse.
Incontrarsi ognuno nella propria diversità, nel rispetto reciproco della stessa. Senza alcuna pretesa di cambiare l'altro. Guai ci fosse. Non si avrebbe altro che ostinazione ed irrigidimento sulle proprie posizioni.
Smussare gli angoli spigolosi di situazioni controverse, Ascoltare nella consapevolezza che insieme ci si completa... Morbidezza. Sono piccole regole non troppo difficili da applicare se si ricorre alla straordinaria risorsa che è l'Umiltà. Solo così i confetti continueranno ad essere dolci come il primo giorno.
Ed ecco che cosa mi hanno ispirato i "matrimoni del giorno", versi quasi in prosa, che ricordano anche l'unione Nostra. Due persone che non hanno mai avuto niente in comune, ma che comunque hanno messo tutto il proprio in comune...
DIVERSI E IN ARMONIA
Tanto diversi, ma così diversi che nessuno si sarebbe mai sognato di vederli insieme.
Come dire... la Luce e il Buio, il Bianco e il Nero.
L'uno richiama l'altro ma solo perché l'uno è l'opposto dell'altro.
O forse l'Uno inizia dove finisce l'Altro e viceversa.
Come la Notte e il Giorno... la prima nasce quando muore il secondo, eppure è ancora chiaro quando spunta già la luna.
Ciò che unisce è la Luce.
Quello che ha unito è l'Amore.
E l'aver amato la libertà dell'Altro facendola propria.

sabato 13 agosto 2016

BUON FERRAGOSTO

Oggi ultimo giorno in reparto prima di Ferragosto.
C'ho pensato decine di volte da quando ho rallentato il mio pensiero, soffermandomi ad osservare, analizzare, considerare. Quanto è diverso il trascorrere del tempo se hai a che fare con la realtà della malattia in modo diretto o di riflesso. E' come sfogliare un calendario a blocchetto. Ti rendi conto di ogni giorno per giorno, data completa compreso il santo del giorno. E non ti pesa.
Almeno a me non pesa.
"Dicevamo con mia sorella, le signore con le caramelle... ma, sono in ferie? E siete arrivata voi. Meno male".
No... non andiamo in ferie mai. Stiamo bene qui con Voi se a Voi sta bene, e se la compagnia vi fa sentire meglio...
Ehhh, si... ha precisato una delle infermiere nell'andare via dalla stanza... Maria fa con Noi le ferie.
Certo. Per libera scelta e con gratificazione d'animo.
Giornata così, quindi ad evidenziare l'apice di una stagione, trascorsa non in modo convenzionale ma con convinzione.
Tutte le stagioni in un Day Hospital Oncologico hanno un "gusto" diverso. Più intenso. E se Chi è di passaggio nota marcate differenze con la vita che è al di fuori, Chi è costretto ad esserci non solo le vive ma pure le apprezza di più. Soprattutto se si ferma al presente, non fa confronti col passato e poco pensa al futuro.
Già... non è che sia molto facile non pensarci quando si è giovani, senza capelli e con due bambini cui mascherare la verità. Eppure... eppure si riesce e anche bene. Una bandana color fucsia, una variopinta casacca in tinta e rossetto in armonia. E un sorriso che non colpisce ma spacca.
Tutto qua.
Buon Ferragosto, insomma... non c'è stata una sola persona che oggi non me l'abbia augurato. I miei Amici tra "Quelli che contano", i dottori, le infermiere... grandi amiche anche loro. Angeli bianchi senza ali ma con un grande Cuore, che non trascurano nessuno. Neanche me.

PRIMA DI DORMIRE


Un giorno a caso, prendiamo oggi. Se penso a stamattina, mi pare non solo un'altra giornata ma pure tutt'altro momento storico. Carica di entusiasmo ed energia mi muovevo svelta per casa, avevo fretta di sbrigarmi per andare in ospedale. Non mi soffermavo sulle inezie, cercavo di sorridere delle cose irritanti... tutto si ridimensionava nell'ottica del "benessere ad ogni costo". E posso dire che scopo era raggiunto.
Poi in ospedale qualcosa è cambiato, e se da una parte sono stata contenta per il poco che ho donato, dall'altra mi è venuto il magone per qualcosa che non ho fatto. O meglio... per cui non posso mai fare niente. Impedire che tutto vada storto e non ce la si possa fare.
E un volto bianco dalla visibile sofferenza... e la notizia di una perdita, all'improvviso...
Ciao, carissima... come va?
Vi ricordate di me?... mio marito purtroppo non ce l'ha fatta.
Mi chiedo ancora, e sto quasi per chiuderla 'sta giornata strana, perché mi sono fermata e non limitata al saluto "giusto per...", ho rinnovato un dolore. Ho persino fatto cadere un paio di occhiali nella stretta di un abbraccio. Quando ti mancano le parole...
Poi mi sono scusata, e mi è stato detto...
Un paio di occhiali si può comprare di nuovo...
E poi più nulla. Solo due occhi lucidi.
Quello che ho visto e udito mi ha completamente preso, tanto da portarmi l'attenzione altrove, frastornata come al centro di un Luna Park. Non ci si abitua mai. E come si potrebbe?
Credo che Tutti dovrebbero almeno per una volta passare per quei corridoi, entrare in una sola di quelle stanze. E poi non dimenticare finché campano.
Eppure capita che qualcuno sia persino passato per la malattia, e abbia voluto "annegare" dolore e ricordi. Lo si capisce da un eccessivo spirito goliardico fuori luogo, una spensieratezza che ferisce ma non diverte.
Non so... spero che a me non succeda mai, nemmeno quando sono su di giri.
E tra un po', a luce spenta prima di dormire, penserò tra me una preghiera ed un ringraziamento.
Perché sia accorta...
Grazie per quel dono unico, comprendere quando è il caso di fare un passo indietro.
Non varcare qualsiasi limite e non far soffrire,
rompendo l'equilibrio di una serenità che accomuna.

giovedì 11 agosto 2016

BISOGNA PERDERSI PER RITROVARE LA VIA


Ma Chi lo disse? Di certo qualcuno lo ha detto, ma stasera è come lo avessi pensato io per prima, e poi ripetuto infinite volte all'Infinito.
Una delle solite metafore che a me piacciono tanto, fanno da insegnamento ed anche ricordo di ciò che si è vissuto.
Già... perché oggi, Mercoledì dei Nostri, ancora siamo stati fuori. Brevissima vacanza "mordi e fuggi", spicchio di serenità, sole e panorama da sogno... e alla fine ci siamo persi in tre. Dico tre, di tre persone una almeno doveva memorizzare la strada, e invece ce la siamo persa, e ritrovare l'auto è stata un'impresa.
Fortuna che eravamo a fine giornata, e la prima parte è andata bene.
In visita all'anziano genitore in vacanza al mare per espresso desiderio di Sua nipote, mia figlia... a Sua volta in vacanza dai genitori. Chiusura perfetta di un ciclo generazionale, appunto tre generazioni a confronto coi suoi "pro" e "contro", ma questa non è affatto cosa nuova.
Nonno e nipote così stamattina sono stati in spiaggia, i genitori che amano le azzurre acque solo da lontano, invece su in paese. Solo tre settimane fa c'eravamo già stati, ma abbiamo voluto tornarci per rivedere i muri esterni delle bianche case decorati, passeggiare e poi sedere all'unico posto all'ombra. Altre foto da diverse prospettive, senso di spensierata libertà. Insomma, una mattinata nell'insieme e come al solito piacevole.
E nel pomeriggio...
... dai, forza... andiamo a Termoli?
Ah, che bello... io manco dai tempi del fidanzamento!
E ci siamo avviati... e innervositi alla ricerca di un parcheggio, faticosamente trovato dopo tre quarti d'ora di gira e rigira. Staccato il ticket per quasi due ore di sosta... ehhh, ma faremo di certo prima.
Come no?!
Quindi lunghissima passeggiata fino al porto, borgo antico e castello, e poi ritorno. Ma per un'altra strada, attraversando un sottopassaggio, lungo un viale già semi coperto di foglie secche, e poi vicoli e rotonde. Interpellati vigili, passanti, motociclisti, ciclisti e negozianti... alla fine e quasi per caso ci siamo trovati là dove si doveva. Serenità somma e sospiro di sollievo...
Ma lo dicevo io, sicuramente ci stiamo girando intorno.
Già... ma perché c'abbiamo messo tanto per fermarci al centro?
Va be', comunque anche oggi è andata, e pure bene... ed è al suo termine. La Notte di San Lorenzo.
A volte succede di perdere la via quando è ancora chiaro, perché arrivi la sera e lo sguardo finalmente vada al Cielo.
E anche se poche sono le stelle mai perdersi d'animo, confidando che pur tra le "nubi" ci sarà quella che cade per esprimere il desiderio.
Quell'unico e solo di non sentirsi persi mai.

mercoledì 10 agosto 2016

E COSI' TI HANNO LASCIATA SOLA?

Davvero... ci penso ora che me lo chiedi, perché non me ne ero accorta. In verità non mi rendo conto nemmeno quando è il contrario, perché guardo solo dritto davanti a me. E penso a Chi mi pensa e vorrebbe stessi accanto, a Chi manco eppure a quella persona che silenzia il mio buongiorno con un "shhhh" e un dito sulle labbra. Ormai sono abituata, ed è per me un rituale saluto ed una certezza. Va tutto bene, procede come sempre. E mica si può essere tutti uguali, e neppure si può essere graditi a Tutti, anche se un po' d'Amore, quello speciale, serpeggia sempre.
Stamane l'ho avvertito sulla mia pelle, ascoltato con le mie orecchie, toccato con mano, mentre teneva stretta un'altra che ne sentiva il bisogno.
Così... mi hanno lasciata sola? Vuol dire che potevano fidarsi e poi sapevano che la cosa non mi pesa, anzi al contrario mi fa piacere. Riuscire a cavare un sorriso in condizioni non proprio ottimali fa sentire quasi onnipotenti, e il senso di gratitudine che alla fine leggi in certi occhi non fa che confermare ciò che pensi da un bel po'. Questa è la mia strada, e devo tutto alla malattia, che assolutamente non vorrei rivivere, è ancora incubo nei sogni, ma comunque mi ha lasciato dignità e rispetto di me stessa. Ho dato, però ho pure ricevuto. E a proposito di... dare...
Quanto vale l'amore che si dona? Tanto.
Quanto vale l'amore che si riceve? Ancora di più,
perché viene dagli altri, a volte come un ritorno, altre in modo del tutto gratuito. Per questo vale di più.
Quasi mai legati dalla diretta proporzionalità, ciascuno brilla di luce propria.
Quali stelle che si rigenerano continuamente a nuova vita.

martedì 9 agosto 2016

UN "GIOCO SERIO"


Dovevo decidermi, anche perché tutto questo mio scrivere, alla fine non so se vale o meno. Nel senso non del valore ma di valenza, insomma... vale la pena che io continui o faccio meglio a ritirarmi a vita privata si fa per dire?
Ho tante pagine scritte. Commoventi, allegre, significative per spunti di meditazione, ma sono ancora lì, anche se più volte ho detto di volerci fare un libro. Per tirannia di tempo e un po' per pigrizia, pure perché dovrei imparare a districarmi tra le colonne della formattazione, ho continuato a rimandare, e intanto ancora non sono così sicura che valga la pena o meno.
Ci vorrebbe un parere autorevole ma obiettivo, servirebbe uno stimolo per l'entusiasmo che a volte si impantana, ecco... magari un concorso letterario. Giusto per sapere, mica per vincere. Ché poi sarebbe bello pure... ma piano, dai... non vorrò montarmi la testa? Non bastano i presuntuosi, fanatici che sono in giro? Mai vorrei essere tale, perciò un "gioco serio" si, ma senza prendermi sul serio.
Così ho scritto un racconto dall'unica minima pretesa di essere divertente quel che basta per sdrammatizzare uno dei Nostri soliti esami periodici. Un aneddoto quasi, visto che parlo di un episodio di vita vera, un "cammeo" di una storia intera. Lo invierò ad uno di quei concorsi letterari dove non si vince che la gratificazione di se stessi. Un tesoro grande che non ha prezzo.
Mah, chissà... Mi metto in gioco e stavolta ci provo. Ce la farò o no, questo poco importa.
Resta che c'ho provato tra interrogativi ed esclamativi, virgole e parentesi, e qualche punto fermo.
Ma solo per andare a capo.
Ho rotto il ghiaccio, mi ci butto dentro e il freddo non lo sento perché sono presa da una strana frenesia, quasi giovanile.
E' questo, si... il vero inizio

METEO CUORE



Fuori piove ma ho il sole dentro. O quasi.
Perché una domenica d'agosto con la luce accesa in cucina mentre ti muovi tra i fornelli, puoi metterci tutta la fantasia e la positività possibili, proprio non va giù.
E piove, guarda come la manda giù. Prima dritta, perpendicolare al suolo... poi obliqua a destra e i primi goccioloni cadono sulla ringhiera del balcone. Improvvisamente colpi di vento ripetuti la fanno virare a sinistra, e la pioggia invadente e fastidiosa varca la soglia ed entra nella stanza. Pavimento bagnato... devo chiudere le imposte. Un forte odore d'aglio mi prende alle narici. Ovvio, non ho fatto in tempo a lavare le mani e poco prima stavo spellando uno spicchio d'aglio. E pensare che mi ero levata con tutte le buone intenzioni... mattinata "full time" in cucina a preparare un pranzo coi fiocchi.
Fiocchi... fiocchi, e il cielo di oggi se non fosse agosto farebbe pensare alla neve. Bella la neve, ma non di certo ad agosto.
Che pensieri strambi prendono quando sei sola in casa, con tanto da fare e il tempo che scorre così in fretta. Troppo in fretta e pare di andarci dietro, corrergli appresso fisicamente proprio. Vado in affanno... ma non sarà il cuore che comincia a perdere colpi? Non può essere, dopo tutto così anziana non sono e poi... mi sento giovane dentro.
Bella espressione, come "avere il sole dentro". Qualcuno a me vicino direbbe... e dagli co' 'ste frasi fatte. Sarà pure così, però caspita che servono. A forza di ripeterle diventano la "panacea" di qualsiasi malessere o tristezza, e la pur breve solitudine di metà giornata non pesa più.
La pioggia ha mitigato la sua irruenza, apro di nuovo le imposte, e un altro profumo mi prende alle narici...
E' incredibile... basta un profumo e viene giù ancora pioggia, ora però di ricordi. E rivivi persino i momenti, ritornano i volti a cui non pensavi più, e ascolti il suono di quelle voci.
Profumo di origano.
I pomodorini, tutti ben allineati e l'olio, un pizzico di sale e uno di pepe bianco.
Basilico, prezzemolo e aglio a pezzettini... un cucchiaio di capperi e tre di pangrattato... che cosa manca? Ah già... l'origano!
Fuori piove e dentro ho il sole, troverò quello che manca.
In un vecchio mobile di metallo, ancora nella busta di un supermercato ecco, una ventina di rametti di origano stretti insieme con un sottile spago.
Ancora lì, secchi ed intatti... l'origano di Costantina.

domenica 7 agosto 2016

UNA SOLA VOCE


E' quella che sale dal Cuore ed entra in grande sintonia col Divino. Per me questo vuol dire Pregare.
Le preghiere, intese come formule sono, ed occorre pure che siano, per "necessaria comodità", non Tutti hanno parole giuste per esprimere un bisogno, per elevare una lode e un ringraziamento.
Ci si può abbandonare nei momenti di maggiore vulnerabilità e debolezza, ed è questa la preghiera più bella, e lo si fa anche senza parole. Il Cuore parla, e Chi tutto può e sa è l'unico a poter ascoltare.
Io prego così, solo così so farlo.
Quando il contesto quasi impone la "frase" giusta, opportuna come da schema... io mi perdo. E mi distraggo, e poi ricomincio ma resto indietro. Non posso poi che chiedere perdono, e ricominciare di nuovo ma stavolta ascoltando le parole del Cuore. Se tutto ciò costituisce peccato, devo confessare che pecco spesso.
L'unica preghiera che sempre mi prende è il Padre Nostro. La ripeto in silenzio tante volte durante la mia giornata... al mattino, quando grata apro gli occhi al nuovo giorno, quando siedo a tavola per il pranzo, e poi ancora e sempre fino a tarda notte.
Grazie, Padre perché anche oggi è andata, e sono ancora qua, e forse non avrei potuto e invece Tu, solo Tu hai concesso che fosse. Ed io devo in qualche modo disobbligarmi con Te e per Te. Così come hai insegnato... con le opere.
Ecco... a me piace pregare anche così, mettendo in atto ciò che mi è stato dato in potenza. La capacità di tradurre le parole in fatti. Non le mie parole, che possono lasciare il tempo che trovano, ma quelle che ho recepito come insegnamenti.
Che cosa resta di una Fede proclamata che non evolve in esempio come ci è stato detto? Senza Carità è come un cero consumato del tutto prima che sia il tempo.
E' tardi, molto tardi. Rileggo quello che ho scritto. Forse anche questa è preghiera.
Tanti modi e maniere, come cuori diversi per quell'Unico Amore.

sabato 6 agosto 2016

PERIODO DI FERIE

In questi giorni con l'approssimarsi di Ferragosto mi chiedono ripetutamente... quando vai in ferie?
Faccio finta di non sentire o volutamente rivolgo l'attenzione ad altro. E a questo punto, di nuovo e insistentemente... ma tu in ferie non ci vai?
Quasi fosse questione di vita o di morte... va be', riconosco che la mia possa essere una scelta un po' sulle righe, ma comunque faccio torto a qualcuno se in ferie ho scelto di non andare?
Mi concedo ugualmente delle pause di ricarica, perché certamente ne ho bisogno come Tutti, ma partire per lasciare quel che vedo e vivo in empatia, no. Sentirei il peso della solitudine, conoscendone bene il senso provato da Altri in una particolare condizione. Forse perché fu lo stesso per me, proprio un'estate di qualche anno fa, quando per la lunga terapia ogni volta ero l'ultima a finire, e in pratica "chiudevo" il reparto con l'infermiera costretta a tenermi compagnia.
Ricordi che ti restano dentro, non andranno mai via e certe volte ti fanno pure irritabile, soprattutto quando senti chiedere... ma in questo periodo c'è ancora gente in ospedale?
Manco fosse un centro commerciale di una città semi deserta in agosto. La malattia, la sofferenza non vanno in ferie mai, anzi se la vogliamo dire proprio tutta, d'estate come a Natale, Pasqua ed Epifania sembrano attivarsi in maniera sorprendente.
Ma va'... mi si risponde... come è possibile? Non si può rimandare...?
Rimandare che cosa? L'ansia, la paura e l'angoscia...?
Domande di Chi non sa, o preferisce non capire per non vedere riflessa la propria immagine emotiva nella remota, improbabile comunque eventuale medesima condizione.
Ma per non tediare e concludere con una nota serena, dirò pure che a me andare in ferie non interessa perché mi piace stare in compagnia di certe "anime sincere", di cui non si sa mai abbastanza ma che rivelano con discrezione ed umiltà tratti di autentica bellezza.
Dimenticano che cosa sono nella vita di tutti i giorni, non si vantano, e rivelano solo con cenni, i loro semplici desideri. Come vivere un grande Amore con la purezza mai lasciata dall'infanzia, simile ad una timida margherita a primavera.

venerdì 5 agosto 2016

IL DONO IMPROVVISO

Un po' come è la Vita stessa. Ti viene data, in principio non ti rendi conto pure se ci sei.
In seguito, consapevole dai a Tua volta la vita, e c'è una parte di Te. Una piccola "assicurazione" sull'eternità che ti spetta. Che si riceva o si dia, la Vita resta un dono, il più prezioso e grande.
Stamane un "promemoria" improvviso, immediato, non ho fatto in tempo ad entrare in quell'unica stanza dove per tutto il tempo mi sono trattenuta, che mi sono ritrovata tra le mani un piccolo rotolo simil pergamena, legato con un elastico giallo...
Tienilo, è tua. E' una preghiera di ringraziamento per la vita ricevuta in dono. Me l'hanno regalata ed io ne ho fatto diverse fotocopie... a mia volta ne do qualcuna a Chi reputo possa capire.
Capire cosa?... mi sono chiesta... che la vita è un dono, oppure apprezzare il valore intrinseco di quel semplice, umile foglio?
Ché poi, una cosa non esclude l'altra, anzi. La piccola gioia che accompagna un regalo del genere, inaspettato e da parte di una persona sconosciuta fino a cinque minuti prima, dà un valore aggiunto alla vita stessa, che finalmente si comprende essere costituita di molti momenti così, brevi e intensamente vissuti.
Una persona esile e dall'aspetto sereno, non erano trascorsi dieci minuti che ci è sembrato conoscerci da sempre, un po' come accade generalmente in questo contesto e tali circostanze.
Gli occhi interessati ad una pagina del libro che reggeva tra le mani, la camicina rosa vezzosamente aperta sul seno non più florido per gli anni.
Mai tanto garbo e grande compostezza ebbe il dolore, forse perché ingentilito dal briciolo di cultura che fa comprenderne il perché in questa vita che pure resta un dono.