venerdì 29 aprile 2016

IL CAMPO DI GIRASOLI


Emoticon heart

Pare la logica conclusione degli ultimi miei scritti, il "titolo" di una vera e propria serie. Una "raccolta" di positività in divenire, cominciata piano quasi in sordina, partendo da una spiritualità che trova nel culto di una madonna di antica origine l'appagamento di un'esigenza, continuando poi nella tradizione popolare, fino a ritrovare nella piena condivisione, la serenità. Quella fatta di poche cose, semplici ma nello stesso tempo grandi e autentiche.
Perché... il campo di girasoli? Sbocciano e nessuno se ne accorge, poi improvvisamente alzano il capo. Verso la luce quando si fa splendente.
Rappresenta proprio un campo di girasoli il dipinto che un'Amica vuole donare al reparto, perché lo si esponga proprio là, dove la prima volta si approda e sembra buio pesto, non si sa che cosa fare e a Chi rivolgersi. Non ti senti nessuno e forse davvero sei nessuno, ma solo perché ancora "sconosciuto non illustre", in quanto senza luce, opacizzato dalle tante ombre.
Poi il tempo passa, e qualcosa cambia... e con tutta la forza che c'è anche più di qualcosa.
Mi si perdonerà, ma non posso non tornare al "mio tempo", al buio in cui era immerso e alla luce ritrovata. Ci penso sempre più spesso, e per molti questa è cosa assai strana, dovrebbe essere il contrario perché si allontana, e invece rimbalza come una palla lanciata contro un muro, con un ritorno da cogliere in modo attento per non sentire "logico dolore".
Io non ce la farei, non ce l'avrei mai fatta... è questione di sensibilità. Proprio stasera ho sentito queste parole, e ho sobbalzato. La palla come un boomerang mi stava tornando contro. E mi sono chiesta... ma sarò normale? O sarà la mia una forma di esaltazione, una sorta di "lucida follia" che mi riporta a casa ogni volta serena, direi quasi contenta anche dopo aver visto, toccato tanto dolore? Eppure... piango dentro, voglio il silenzio... poi e tutto il resto non m'importa più.
Stasera ho anche "colto" un'espressione che ho trovato mia, perché la ripeto spesso anch'io. Mi basta un pantalone e una maglietta, non voglio altro... ma mi manca la salute.
Al momento io sto bene, spero di esserlo ancora a lungo ma anche a me basta "un pantalone e una maglietta". E' vero.
I Girasoli non cambiano abito per alzare il capo verso la Luce.

giovedì 28 aprile 2016

E POI... NOI


Incredibili, sorridenti... strepitosi! E del resto non poteva essere altrimenti, ché non ci saremmo mossi da casa. Ovviamente, sbagliando. Ed invece abbiamo concluso il resto della giornata nel modo più scontato, sempre Insieme e mangiando. Per una volta tanto con qualche trasgressione e molta sana allegria, la "posologia" giusta per curare malinconia e tristezza, ansia e ipocondria... tutto per stare bene con se stessi e gli Altri. Positività a largo spettro per una serenità duratura.
Altro che "alleviare le sofferenze"... così come aveva affermato solo il giorno prima una dottoressa venuta in reparto per un consulto. E pensare che l'aveva detto proprio a me... siete una dei volontari? Che bravi siete ad alleviare le sofferenze...
Ed io che ho eliminato dal mio "frasario" questa espressione, avevo replicato senza esitare... beh, più che alleviare, Noi facciamo compagnia, camminiamo al fianco per un pezzo del percorso. Sosteniamo fino al "passaggio", qualunque esso sia... finché la "bufera" sarà passata.
E Lei, pure se "addetta ai lavori" è rimasta basita, e poi ha mormorato quasi... "signora, mi sono venuti i brividi". Già, non sempre si è in grado di comprendere, anche se si dovrebbe. Ma quello del cancro è un mito duro da sfatare, soprattutto per Chi cura, mentre dall'altra parte si vive sulla propria pelle e lo si combatte fino all'ultimo respiro, con la convinzione che non può essere sempre un bollettino di guerra, e che alla fine si può sopravvivere anche "con una gamba sola". Ed è una fortuna che siamo in tanti a pensarla così, e a ricavarne risorse e nuove energie per sostenere Chi è più debole, vulnerabile in tutti sensi.
Così, una giornata trascorsa in semplicità, compagnia piacevole, senza sguardi compassionevoli è stata un' "infusione" di vita per Tutti, anche per familiari, caregivers, conoscenti, amici.
Per me, "guaritrice ferita" poi, un'altra occasione per ringraziare di questo " strapuntino" di vita che mi è stato concesso, e chiedere di poter fare ancora "dono" di me. Finché Dio vorrà.

Emoticon heart MANDAMI QUALCUNO DA AMARE
Signore,
quando la mia croce diventa pesante,
fammi condividere la croce di un altro;
quando non ho tempo,
dammi qualcuno che io possa aiutare per qualche momento;
quando sono scoraggiato, mandami qualcuno da incoraggiare;
quando ho bisogno della comprensione degli altri,
dammi qualcuno che ha bisogno della mia;
quando ho bisogno che ci si occupi di me,
mandami qualcuno di cui occuparmi;
quando penso solo a me stesso, attira la mia attenzione su un’altra persona.
Rendici degni, Signore, di servire i nostri fratelli...
- Madre Teresa di Calcutta -

mercoledì 27 aprile 2016

UN' UNICA MEMORIA... AMORE E SEMPLICITA'





Spiritualità e cultura hanno trovato punto d'incontro e completamento nella visita al Piccolo Museo dell'Antica Civiltà Contadina in Motta Montecorvino.
E' suddiviso in 5 sezioni, ma è davvero assai piccolo e sistemato in alcuni locali dell'edificio scolastico, per cui sarebbe stato opportuno visitarlo in piccoli gruppi ma una pioggia battente ci ha costretti ad entrare in fila indiana. Il disagio, comunque è presto rientrato perché la Nostra attenzione è stata catturata per restare poi affascinata dal palpabile amore per un'epoca passata carica di nostalgia.
Il Museo della Civiltà contadina, istituito da Pasquale Gramegna, divenne realtà nel 1990, dopo anni di ricerche. Egli aveva intuito che bisognava salvare e valorizzare il sistema di vita agricolo-pastorale del Sub-Appennino Dauno, non escludendo la sfera domestica. Ovvero far confluire la memoria collettiva nella memoria storica. Si può dire che sia perfettamente riuscito nell'intento, anche se la realizzazione del progetto al momento risulta per l'esiguità degli spazi alquanto mortificata.
Dicevamo... 5 sezioni. La prima, denominata "L'AGRICOLTURA", raccoglie attrezzi di ogni specie che parlano del legame che l'uomo aveva stabilito con la terra. La seconda rappresenta "IL FOCOLARE DOMESTICO", tutto racchiuso in un'unica stanza in mezzo alla quale troneggia il "letto monumentale", dove si nasceva e moriva e quotidianamente si riprendevano le forze dopo il duro lavoro nei campi. Gli arredi, compresi abiti, suppellettili, persino giocattoli completano l'ambiente di suggestione davvero unica.
Nella sezione "TRADIZIONI POPOLARI", un presepe anni '40 riporta riferimenti del luogo in quell'epoca.
Quarta sezione, "I TRASPORTI"... "u traine" in particolare, nella sua imponenza, rievoca il trasporto di merci, attrezzi e interi nuclei familiari verso la masseria, per le varie attività agricole.
L'ultima, infine raccoglie "I MESTIERI ARTIGIANALI"... il falegname, il fabbro, il ciabattino, e tutti gli strumenti di lavoro e i manufatti.
Al termine della visita ognuno ha posto la propria firma su un registro per dare in un certo senso onore al merito dello sforzo progettuale dei promotori a far sì che i beni culturali diventino ricchezza e patrimonio di tutti, specie dei più giovani che hanno il diritto-dovere di ereditare e tramandarne la memoria.

martedì 26 aprile 2016

ALL'ANGELUS


Ai rintocchi delle campane a mezzogiorno abbiamo fatto tappa a Motta Montecorvino, un altro piccolo paese dei Monti Dauni. Le strade erano pressoché deserte, per il maltempo e pure per l'esiguo numero di abitanti in gran parte anziani, che a quell'ora sono già a casa per il pranzo. Ad accogliere il gruppo GAMA, don Sergio che ha fatto da guida nella Chiesa Madre, San Giovanni Battista, divisa in due parti, l'inferiore e la superiore, questa aperta solo nei mesi estivi.
Il nome di Motta, è stato spiegato potrebbe essere rintracciato nell'avverbio latino "mox" ( più vicino), nel senso di più vicino alla vecchia Montecorvino, dalle cui ceneri è sorto il paese. Secondo altre fonti la parola Motta potrebbe derivare da "roccia o scoscendimenti del terreno".
Montecorvino di Puglia, ai principi del secolo XIII, dopo anni di splendore e floridezza, incominciò a tramontare precipitosamente. Nel 1303 Pietro D'Angicourt, possessore del feudo di Montecorvino, lo vendette a Bartolomeo Siginulfo, Conte di Telese. Sotto gli Angioini Montecorvino conobbe un lento e graduale decadimento e per questo motivo, intorno al 1375, gli abitanti, divenuti poveri e affamati cercarono altrove una dimora. Fu proprio in questo periodo che un gran numero di famiglie si stabilì sulla vicina collina, verso ponente. Sorse così il casale di Motta.
Montecorvino attraversò un duro periodo fatto di saccheggi e spoliazioni. Alla fine del secolo XIV, il paese fu abbandonato e i suoi abitanti si diressero in parte verso Pietra, in parte verso Volturino e in parte verso la Terra di Motta che in questo tempo fu designata con la denominazione della città distrutta, Motta Montecorvino.
Molto particolare La Chiesa Madre nella parte superiore. In stile romanico presenta una pianta a prima vista, storta... in realtà denominata "inclinato capite", che segue cioè la posizione del capo del Cristo sulla croce nell'atto di spirare. Sulle pareti, vari dipinti tra cui il più suggestivo è proprio quello rappresentante il Battista, e sul lato sinistro le statue di due Madonne, l'Immacolata e la Madonna dell'Arco. Quest'ultima regge con la mano sinistra il Bambino e con la destra pare indicare la strada. Una Madonna "Odegetria", quindi che guida verso la via della Salvezza.
A tal proposito, una curiosità... spesso per le vie dei piccoli paesi ogni tanto si nota ancora qualche icona con la Madonna, il senso è sempre lo stesso... indicare la strada per non perdersi.
E i rintocchi di campana a mezzogiorno? C'è una spiegazione anche a questo, una spiegazione di nuovo tra storia e leggenda. Si va indietro nel tempo, alla battaglia di Lepanto nel 1571.
A mezzogiorno di quel fatidico 7 ottobre, papa San Pio V, mentre si trovava in preghiera, trasalì all’improvviso, senza apparente motivo. Si riprese dopo pochi istanti e subito diede ordine che le campane delle chiese di Roma suonassero a distesa. Un ordine strano... suonare a festa mentre i figli di Roma combattevano lontano. A quell’ordine apparentemente incomprensibile di papa Pio V si obbedì senza discutere. E le campane di Roma suonarono a festa. In quel momento di silenzio il papa aveva ricevuto in visione mistica la notizia della vittoria dei cristiani, una vittoria così inaspettata, così incredibile davanti a un nemico così tanto più forte. E i messi da Lepanto giunsero a Roma con l’annuncio dell’effettiva vittoria solo diversi giorni più tardi. Una vittoria che si era compiuta proprio il 7 ottobre, proprio a quell’ora in cui il Papa aveva dato ordine di suonare le campane. Per questo nelle nostre città, nelle nostre campagne, a mezzogiorno udiremo i rintocchi di una campana, quelle sono le campane che ricordano ancora oggi la vittoria di Lepanto.
Noi siamo arrivati ai rintocchi di una delle campane che invitano nel mondo cristiano a pregare nell'ora dell'Angelus, ricordando una battaglia vinta. Sarà anche questo un segno...?

lunedì 25 aprile 2016

TRA STORIA E LEGGENDA...


Immagini da raccontare. Proprio così, perché con vivace semplicità si può tradurre in scene un lungo periodo di storia, con conflitti e guerre, compresi aneddoti che difficilmente la memoria accantonerà.
E' stato molto bravo don Gaetano, parroco della Chiesa di S.S. Maria della Serritella in Volturino (FG), ad illustrare un lungo racconto di secoli che fa da cornice alla statua di quella Madonna, patrona del luogo sin dal 1774.
Una piccola chiesa in stile "romanico rustico", unico edificio ancora esistente dell’antico casale dei Templari, ora scomparso. Non ci sono tracce della sua fondazione, è noto tuttavia che l’originario edificio a due navate fu restaurato una prima volta dai Domenicani fra ‘400 e ‘500 e una seconda volta nel corso del ‘700 dopo un ulteriore lungo periodo di abbandono. In questa occasione la navata est fu demolita, mentre la navata ovest, che costituisce l’unica navata della chiesa attuale, fu trasformata secondo i gusti dell’epoca. L’ingresso fu spostato dal lato nord a quello sud, perché la porta doveva guardare verso il comune che fosse allora sede vescovile.
Nella cappella est della chiesa fu collocata nel 1718 una statua in legno di Cedro raffigurante la Madonna col Bambino. Inizialmente questa era una delle Madonne nere, come in uso al tempo in cui bisognava conciliare il culto pagano con quello cristiano. Il colore bruno, infatti riportava a quello della terra fertile che molti popoli adoravano come dea.
Il simulacro, la cui datazione è ignota, è stata nel tempo più volte restaurato, ed è oggetto di devozione popolare.
La chiesa di Santa Maria della Serritella è ancora meta di pellegrinaggio durante il doppio festeggiamento in onore della Madonna, la prima domenica di maggio quando viene traslata su carri agricoli addobbati a festa nel comune di Volturino, dove resta per i mesi estivi, e l'8 settembre in occasione della festa patronale. Dopo questa data viene riportata nella piccola chiesa, immersa in un'oasi di verde che mira tutte le località nate dall'originario Montecorvino poi distrutto.
C'è pure una storia, o meglio una leggenda che si narra su S. Maria della Serritella. Si dice che liberò il territorio dai briganti, in quanto i loro cavalli arrivati in prossimità della chiesa mostrarono l'intenzione di non andare oltre, inginocchiandosi.
Bellissimo racconto, fascino autentico che ha completato anche il Nostro "percorso giubilare" con indulgenza plenaria. La porta della piccola chiesa infatti, è ingresso ad un'ulteriore opportunità di Misericordia divina.

VOLONTA'... O PROGETTO?

Quanti significati reconditi può nascondere già una semplice frase. Pare un dire in "codice" di cui se la chiave non è nota, finisci col capire quel che volentieri avresti evitato.
Ancora più difficile è l'interpretazione di molte espressioni che riguardano i testi sacri, ridotte poi a modi di dire. Sia fatta la "volontà" di Dio... o, è Lui che lo "vuole", che dovrebbero quasi sempre essere esplicative a motivare dolori e sofferenze, e in questi termini così Dio appare come uno che ogni tanto perde il lume della ragione e si dà a "castigare" a destra e a manca. Ed invece quello che colpisce casualmente ora uno ora l'altro di questa variegata umanità, fa parte della debole e fragile natura propria dell'uomo stesso. Lui interviene, si... ma solo perché si elabori il Dolore come fece il Figlio Suo, morto in croce, trasformandolo in Amore grande per il bene del genere umano.
In questo modo ogni evento ha un "senso", profondo significato, forte motivazione per non disperarsi anche quando non ce la si fa più. E diventa "improvvisa intuizione" per qualcosa di grande, la realizzazione del "progetto" di Dio su di Te. Su ogni uomo che alla fine "cede", credendo e fidandosi di Lui.
Bene... oggi dalla visita ad un piccolo, piccolissimo santuario ho riportato questa ennesima gemma ad arricchire un tesoro incredibile, investito tante volte e su cui ho anche azzardato, rischiando. Non restando però mai delusa.
Dalla profondità del significato al fascino del culto per una Madonna dalla lunga storia, passando per la ricchezza delle tradizioni popolari... e poi tanto altro ancora. La condivisione di questo giorno che sa di meraviglia, non finisce qui. Continuerò a... parlarne, domani e poi domani l'altro, e probabilmente ogni giorno che sarà. Perché qualcosa come un "granellino" resta nel tempo e pure germoglia. Quando una pioggia che non bagna, dissolve i pensieri più cupi, scioglie le più ostinate malinconie... e non spegne il Sole che ti porti dentro.

sabato 23 aprile 2016

QUEL VOLTO CHE NON SAI (seconda parte)

Emoticon heart
Il cancro è un evento così sconvolgente che cambia l'ordine delle cose, e a volte stravolge la mente e non è detto solo al negativo. E' un momento che comporta tra i tanti modi di reagire, pure "grande enfasi", si diventa esagerati in tutto. Ecco perché Chi proprio buono non era, diventa quasi cattivo, e la persona buona appare, anzi lo è... buona ancora di più. Passato il tempo difficilmente si tornerà alle origini, anche se qualcosa si ridimensionerà.
L'avventura con la malattia è come un viaggio, dopo... nella fase di ritorno... non si è più gli stessi.
Lo diceva tra le righe anche un signore conosciuto proprio oggi. Si sentiva diverso, e attribuiva la cosa all'età, poco meno di 70 anni. Gli ho chiesto se fosse cosa recente, e dalla risposta affermativa ho intuito che la Sua condizione attuale incideva non poco. Tanto tempo per pensare, fare il punto della situazione... quasi un bilancio. Voci in attivo e voci in passivo... tentativi di recuperare. E poi tanta voglia di vivere, sfruttando al meglio ogni singolo momento.
Sin dall'inizio impari che vale sempre la pena lottare e prenderti tutto il Bene che serve per stare... bene e fare stare bene.
Sentirsi circondati da tanto amore da comprendere finalmente che c'è altrettanto da donare perché in realtà non si finisce mai di farlo.
Amare tutti, ma proprio tutti...
Sente questo addosso, quasi fosse una seconda pelle... ed altro non è che "semplice emozione". Una delle tante di Lucia S. l'Amica che ogni tanto "ospitiamo".
Domani il GAMA andrà al Suo paese per abbracciarla, perché abbiamo bisogno di contagio positivo, e Lei con l'entusiasmo che la contraddistingue "nonostante" tutto, ci farà tutti ad alto rischio.
Una prova...?
Ecco un messaggio che mi ha inviato, espressione di pura gioia, positività... Amore Incondizionato...
" Voglio che tornate a casa portando un pezzettino di questo paese, dove non c'è niente, è solo un'oasi di pace con un piccolo museo dove si respira la vita di una volta, dove forse la parola, amore non la conoscevano, eppure si volevano tanto bene. Vorrei tornare indietro nel tempo e sentire il profumo dei valori di una volta. Amici miei, vorrei darvi tanto amore. Vorrei regalarvi tanti sorrisi, tanta serenità, vorrei darvi tutto ciò che c'è di meglio al mondo.
Vi voglio bene tutti.
Maria credimi... se avessi dei poteri regalerei ad ognuno di Voi, quello che più vi sta a cuore. Io voglio che voi possiate sempre essere sereni e felici.
Vi ringrazio tanto per il dono che mi fate con la vostra presenza nel mio paese..."
Bene. Quando la Malattia diventa l'opportunità del meglio di sé...

venerdì 22 aprile 2016

QUEL VOLTO CHE NON SAI (prima parte)



L'evento della Malattia, non più incurabile ma comunque significativa, ha in sé del mistero.
Prima di essa, l'Apparenza ovvero ciò che si vede ma potrebbe mutare, dopo... la Sostanza, quello che si è veramente. Alla luce di questa considerazione, la malattia è alla pari di un " test" senza ritorno.
Più volte è stato riscontrato che il cancro mette fuori, evidenzia la vera natura di Chi ne viene colpito, così che la "persona buona" appare... più buona, e naturalmente Chi non lo è mai stato, buono... sembra anche peggio.
Successe un bel po' di mesi fa, quando non solo ottimista ma ancora sprovveduta nel rapportarmi con la malattia altrui, andavo forte del mio entusiasmo e di un'errata convinzione sulla purezza sincera di sentimenti ed emozioni alla base di un chiaro rapporto tra due persone.
Beh, quella fu l'occasione giusta per ricredermi, creare qualche "angolatura" di difesa... ridimensionare uno o due atteggiamenti con giusto equilibrio.
Ne uscii malconcia, lo ammetto... ma sapendone di più.
Imparai che Chi è arrogante per natura, si trincera dietro la malattia per avere sempre ragione, protestare per il minimo contrattempo e disagio... non credere mai a quello che gli si dice.
Come fosse l'unico "sventurato" sulla terra non rispetta affatto la sensibilità dell'Altro, dubita della sincerità, arriva persino ad invidiare l'altrui condizione di salute.
Vivere la malattia vuol dire trarne opportunità, e perciò bandire tutti i sentimenti negativi. L'arroganza è uno di questi, e andrebbe tenuta fuori o al massimo rielaborata in "sicurezza", anche se cosa facile non è.
Tiene prigionieri in una gabbia e impedisce di comunicare con gli altri.
Non conosce silenzi e giuste parole, quelle per chiedere scusa dopo un errore... chiarire un dubbio... o rafforzare un'amicizia.
Crea incomprensione, impedisce di pensare perché animata dall'impulsività... e si nega l'ascolto, strumento indispensabile per la conoscenza del bisogno.
Oggi ho incontrato una mamma "arrabbiata". Che contraddizione nei termini...
Ce la farai, le abbiamo detto...
No, non ce la farò. Non mi hanno voluto nemmeno "toccare".
E intanto aveva il mento piegato, rivolto in profondità verso il petto.
A volte penso sia meglio non capirci niente, andare avanti alla cieca... ma questo sta bene quando comunque fa star bene "dentro" e quindi non incide negativamente su Chi vive intorno all'evento e la persona stessa che lo vive.
Ma il "protagonista" che fa della propria ignoranza uno strumento o propriamente un'arma per colpire perde un'occasione di grande riscatto, continuando a non capire nulla di sé e della vita in genere.
Non raggiungerà la Pace Interiore, farà il vuoto intorno. Potranno mai bastargli quei momenti fatti di rabbia mai elaborata, scatti d'ira... crudeltà gratuite per affrontare, vivere e superare tutto quanto?

giovedì 21 aprile 2016

SI... VIAGGIARE




"... evitando le buche più dure, senza per questo cadere nelle Tue paure...", cantava il grande Battisti che il senso alle sue canzoni non faceva mancare, con le stesse parole stasera comincio io che alla esistenza voglio aggiungere continuo e rinnovato significato.
Così anche una delle Nostre semplici uscite del mercoledì, diventa un'occasione per perdersi con e nei pensieri, e poi trovarsi nelle riflessioni che chiudono la giornata. Ed è già un grandissimo privilegio riuscire a fare tutto questo, averne volontà, non stancarsi di guardarsi dentro e intorno... sentirsi bene e capaci in qualsiasi posto, al massimo solo un po' disorientati. Ché anche questo ci sta, a patto che dopo persi ci si si riprenda, per continuare.
Oggi mi è capitato di fermarmi per uno scatto. Mi aveva colpito una frase scritta a grossi caratteri su un muro. Sai, quando anche distratto ad un certo punto è come se Qualcuno prendesse di forza la testa e te la voltasse proprio in quella direzione, quasi fosse l'unica possibile?
Bene, così è stato per me... perciò non ho potuto fare a meno di fermarmi, e poi... fare una foto a quella grande lavagna non abilitata ma chissà da Chi violata.
Cinque passi indietro, tre di lato... ancora un paio indietro e un mezzo giro di busto, e... click. La foto è fatta, rapida visualizzazione... può andare. E poi vuoi mettere il senso letterale e quello meno che trasmette?
Ma... dovevamo riprendere la strada, e quei pochi passi fuori programma, e il mezzo giro, e il guardare come fosse venuta la foto... tutto questo, dicevo... mi hanno fatto perdere l'orientamento. Di mio già non sono granché dotata, e se non ci fosse stato mio marito ed io non avessi preso per riferimento degli scalini, ora sarei altrove. Di certo non qua a scrivere e neppure su quella striscia di terraferma tra il lago e il mare... ecco, forse nel mare o nel lago?
Chiaramente è un' "esasperazione" del discorso, un tentativo di farne come sempre una metafora della Vita.
Puoi viaggiare con la mente, vagare tra i pensieri più strani quando ti si prospettano alternative non troppo diverse, scelte quasi obbligate e all'apparenza senza uscita, ma alla fine una Mano arriverà sempre in Tuo soccorso. Assolutamente sarà così. Risolverai o meno, ma in "quel durante" non sarai mai solo.
"Sempre nella mia Mente, per sempre nel mio Cuore.
Io sono con Te in ogni passo che fai."

mercoledì 20 aprile 2016

A LEZIONE DI UMILTA'




Siamo talmente fragili da vergognarcene, eppure la Fragilità non è un limite... anzi può diventare una virtù.
Al contrario è la Forza ad essere tenuta in alta considerazione, perché si impone e non importa che lo faccia a scapito del buon senso e della libertà altrui. Una scala di valori sovvertiti in un mondo che sempre meno appartiene alla Persona ancor più fragile perché onesta, coerente e rispettosa.
Io sono fiera delle mie debolezze, e sono coerente nel viverle fino in fondo senza farne un mistero, accettando di essere ripresa e mettendomi in discussione. Non è facile quando si è fraintesi, però per quello che mi riguarda considero la possibilità di non essermi spiegata in modo sufficientemente chiaro, e perciò mi propongo per il futuro maggiore cura ed attenzione nella scelta delle parole e la "giusta enfasi", ché questa molto spesso fa il maggior danno.
Mi è capitato di sentire che la persona molto ordinata e meticolosa quasi maniacale, in realtà celi un "disordine interiore", come dire una sorta d'inquietudine. Ora non lo sono più, ma un tempo davvero perdevo il mio tempo migliore a sistemare pile di riviste in "ordine alfabetico", come diceva mia figlia ironizzando sull'impossibilità della cosa. Ero inquieta... insoddisfatta... non ridevo mai. In seguito ho capito che per liberarmi di cotanto fardello dovevo scrollarmi di dosso i "condizionamenti", sempre falsi, sbagliati e dannosi. Oggi l'ho raccontato ad una persona appena conosciuta che ha confessato questo Suo limite... non sorridere mai. Forse perché qualcuno le spegne il sorriso sul nascere, oppure non c'è mai alcun motivo per ridere?
Mi ha guardato... ha sorriso... e poi addirittura riso! Avevo fatto centro. Non era tutto sommato così difficile. La soluzione era nella Sua stessa affermazione. Se aspettiamo il motivo e la persona che ci fa ridere... hai voglia ad aspettare. Come sempre è dentro di Noi, è la forza di una mente ben gestita, una voglia di vivere che non conosce età.
Poi ci sono le piccole fisime che non mancano a nessuno, ma queste possono essere persino "terapeutiche".
Ieri ero particolarmente irritata per una nota palese di incoerenza. E' cosa che difficilmente mando giù... l'incoerenza. La trovo crudele, irrispettosa, destabilizzante. Va be', il punto non è questo... volevo dire che per contrastare la mia irritabilità a causa di un'ennesima manifestazione di questo tipo, mi sono ritrovata con uno spazzolino a pulire in modo nervoso e maniacale un angolo nascosto della cucina. Poi mi sono resa conto, e data uno... stop. Reagendo, nel mio agire stavo diventando incoerente pure io. Umilmente mi sono scusata, e lo spazzolino è finito nella pattumiera.

martedì 19 aprile 2016

COME UNA GRANDE FAMIGLIA



Stasera altro incontro del gruppo GAMA, solite intense emozioni per me, l'Amica accanto, il "simpaticone" seduto alle spalle e forse qualche altro che affannosamente cerca di risalire la china.
Non è per Tutti uguale... i più, probabilmente quelli che cercano spiegazioni altrove senza guardarsi dentro, vivono l'incontro per imparare, sapere e non per risolvere. Anche questo ci sta, e non è neppure criticabile, però quanto è difficile sentirsi un tutt'uno, convincersi che il senso di "appartenenza" al gruppo sia bene comune. Bisognerebbe essere solidali nel dare risposte concrete, adesione massiccia alle proposte ed iniziative, cercare di capire pur "in punta di piedi" dove è la sofferenza, quale è la sua natura, portare "solatio", ovvero conforto giacché se c'è dolore per il corpo soffre anche la psiche, ed è di più semplice risoluzione il male fisico che quello provato dall'animo.
Il malato, spesso, si chiude in se stesso, isolandosi in un profondo silenzio, in una solitudine dal risvolto non solo psicologico, ma anche relazionale. Egli ha bisogno di sentirsi accompagnato da persone che si prendono cura delle sue emozioni, del suo spirito e al tempo stesso del suo corpo, affinché possa affrontare serenamente, secondo i suoi modi e desideri, l'esperienza della malattia. Nel suo phatos ha bisogno di essere ascoltato, ha bisogno di atteggiamenti di valorizzazione e di accoglienza. Ed è importante che sia un’accettazione incondizionata.
Tutto questo ho imparato a percepirlo, e affinché ognuno possa sentirsi pienamente a proprio agio, credo sia opportuno prendersi cura del singolo... in quel singolo momento. Non è un gioco di parole e mi spiego meglio facendo riferimento al concetto di "famiglia".
Capita che un componente, soprattutto uno dei figli attraversi un periodo poco felice per un motivo qualsiasi... in questo caso come ci si comporta? L'attenzione, le cure, ogni energia saranno concentrate perché passi il momento e il soggetto non si senta solo e in un certo senso, abbandonato.
In un gruppo di mutuo-aiuto dovrebbe essere altrettanto. Stare accanto alla "creatura", soccorrerla nel bisogno... camminare insieme "sotto la pioggia" perché il conforto sia proprio nel toccare la mano dell'altro e sentirla fradicia della stessa acqua.

IPOCRISIA O SILENZIO



E' da un po' che ho smesso di trattare dei colori. In parte li ho citati quasi tutti, pure nelle sfumature e mescolanze, poi sono venuti fuori altri argomenti, grigi o con tutti i colori del mondo e per questo sono passata oltre.
Stasera però si vira indietro perché il tema si presta ed è quanto mai attuale. Suggerimento ed ispirazione mi arrivano da quello che si è fatto oggi, votare per il referendum "stop trivelle". Il festival dell'ipocrisia, della mistificazione... del nulla. Milioni di euro sprecati, e pare senza nemmeno aver raggiunto il "quorum".
Che assurdità... dove sono finite le persone che fino a ieri parevano convinte assai, auspicavano il cambiamento, consigliavano pure da qualificate in ignoranza nel pieno di uno stato confusionale? Cercavano persino di spiegare il solito "intreccio" del "si" col "no"... beh, dicevo... che fine hanno fatto?
Saranno andati tutti in massa al mare, come era stato loro consigliato, magari a tuffarsi da qualche piattaforma. Chissà se è stato "ripensamento last-minute", oppure era già in programma perché tutto sommato non interessa un granché, perché non hanno capito... un tubo di trivella.
Sono gli ipocriti che fingono di schierarsi, ma poi si ritirano nelle proprie case, tanto lì non arriveranno mai a scavare, oppure pensano non si risolverà niente come è sempre stato. Allora... mi chiedo... perché tanto "ciarlare"? Sono chiacchiere che tagliano le gambe ad ogni speranza, e la Speranza, si sa, ama procedere cauta e silenziosa per non trasformarsi in vana illusione.
Un unico colore ma di tonalità diversa, mi propongono i pensieri di oggi, per Ipocrisia e Silenzio. Il "verde acido" per la prima, quello vivo e tenero del prato per il secondo.
Io sono decisamente per il Silenzio, anche se da un po' ho trascurato di cercare questa oasi del mio sentire, troppo occupata a fare sempre di più... e non ho considerato che per questo occorre prendere le distanze da ogni tipo di rumore e "appartarsi" nello spazio che ne è privo. In me stessa.
Non penso che tacere equivalga a schierarsi o prendere posizione definitiva, piuttosto aspettare per dire più o meno il giusto e non essere smentiti dopo.
Silenzio in convinzione... o Ipocrisia per convenzione?

lunedì 18 aprile 2016

MAI ARRENDERSI NELLO SPIRITO


Perché di certo le occasioni non mancano, e più volte verrebbe pure di farlo sfiancati, delusi, anche un po' arrabbiati. Ma poi subentrano validi convincimenti e forte determinazione, e tutto si rimette in gioco. Per me è così, almeno attualmente. Se vedo il deserto intorno, ancor più mi sento l' "unico fiore", quello che prende il necessario da se stesso.
Me la cavo con l'ennesima strategia, cerco di affrontare ogni singolo momento, soprattutto il più complesso con un approccio creativo. Penso ad un nuovo progetto, fisso un obiettivo, decido un tocco di novità per la mia casa. Sfrutto insomma le mie risorse mentali per caricarmi di entusiasmo ed andare avanti. Così non riesco mai a vedere tutto nero, negativo e stanco... al massimo sarà grigio, anzi grigio-perla con "venature" di un rosa delicato.
Questione di punti di vista, un modo qualunque per non lasciarsi travolgere.
La carta decisiva per non finire sconfitti, o accumulare delusioni ed insuccessi è questa capacità di non arrendersi mai spiritualmente. Ce l'hai o meno, cerchi di convincerti di non poter farne a meno, pena... sentirti prigioniero dietro sbarre costruite proprio da Te.
Tutti possiedono la capacità potenziale di cambiare gli atteggiamenti passivi in atteggiamenti opposti, carichi di vitalità creativa e assai più proficui. Soprattutto Chi ha sofferto, consideri che tutto ciò che ha passato può essere percepito come un forte addestramento alla lotta e un punto di partenza per farcela sempre. Contro i soprusi, le ingiustizie e pure le prevaricazioni di Chi impone il Suo giudizio manipolando ogni parola che viene detta.
Puoi sentirti stretto, oppresso da ogni parte... umiliato e offeso, riuscirai sempre. Come nel bosco, l'albero che è in mezzo a tante, troppe altre piante, cresce più in fretta perché vuole arrivare alla luce.

domenica 17 aprile 2016

SAI ASCOLTARE IL SILENZIO?



Il Silenzio che merita ascolto c'è... esiste.
E' quello pieno, fatto di sguardi come risposte
a domande mai espresse.

sabato 16 aprile 2016

MI LASCIO ANDARE


Alcun timore. Mi lascio andare, ma nel senso buono. Non quello che vuole la resa senza resistenza, bensì comprende l' "abbandonarsi", fidando in qualcosa che cambierà.
Mi risollevo così dalle batoste che ogni volta infligge l'uomo che deve trovare un capro espiatorio ad ogni costo, dare un volto alla Sua frustrazione, reagire al senso di impotenza. Nell'immediato ci resto male, ma col passare del tempo ho imparato a riprendermi sempre più in fretta, appunto perché... mi lascio andare, fiduciosa, per farmi guidare. E la mano pietosa mi rimette in piedi, mi scrolla un po' di polvere uggiosa di dosso, e poi mi indica la via. Quella giusta, dove servo... visto che nel servizio io ci credo fortemente.
Come al solito avrei dovuto cominciare dal fondo del corridoio, e invece mi sono fermata a metà, quasi Qualcuno mi avesse tirato dentro per la manica. Tre Persone... tre, che mi hanno trattenuta per tutto il tempo e poi non ho potuto andare oltre. E ci sono stata bene con Loro, e avrei dovuto io mostrare gratitudine se non fossero state tanto rapide da farlo prima di me. Ma tant'è che è stato lo stesso, perché mi sento una dei tanti, solo in una posizione leggermente diversa. Quella che consente un sorriso più rilassato ma consapevole, che spunta inaspettato un giorno come fiore nel deserto, e da quel giorno replica tale meraviglia. Tutto qua.
Così stamane, nonostante mi sentissi demotivata e fiacca, all'improvviso mi è venuto fuori il migliore dei sorrisi. Me ne sono resa conto perché ho sentito aprirsi l'animo, è stato un atto inizialmente dettato dalla buona volontà perché dovevo dare un "benvenuto", ma poi è andato per suo conto, da solo sull'onda dell'entusiasmo ritrovato...
Benvenuta tra Noi... ho sentito la mia voce come sempre ripetere... benvenuta, con l'augurio di una breve permanenza. Cercheremo di farti buona compagnia, mentre insieme aspetteremo che tutto passi...

venerdì 15 aprile 2016

PAZIENZA


Mi si perdonerà, ma sono sul punto di perdere la pazienza.
Perderla davvero... perderla per sempre.
Sarà l'età... penso.
Però poi vorrei poter tornare indietro, e riprenderla all'ultimo minuto.
Quasi fosse portata via da una folata di vento.
Tulle leggero a coprire le vergogne altrui.

CHI SONO IO?


Giuro che a volte proprio non lo so. Mi interrogo, mi scruto, credo di avere risposta per ogni domanda, ma ecco che qualcuno o qualcosa mi smentisce.
Ma cosa mai si vorrà da me, che non chiedo niente non perché non abbia bisogno di niente, bensì non voglio disturbare per niente...
Una volta una persona a me vicina disse che non avrebbe mai voluto insegnare perché l' "ignoranza" e la "stupidità" la irritavano. Le dissi allora sorridendo... è facile trasmettere "sapienza" ai primi della classe, merito non c'è.
Stasera voglio pregare il buon Dio di donarmi "umiltà" e "pazienza" in questo percorso di vita che mi resta... ove i "somari" che incontro son ben più numerosi.
Tu l'hai detto, buon Padre... e in questo momento ho proprio bisogno di Pazienza.
Pazienza con le cose, che non sono quasi mai come io le vorrei.
Pazienza con gli avvenimenti spesso contrari e che sembrano studiati per infrangere la mia fatica e la mia costanza.
Pazienza con le persone che mi circondano e che mettono a dura prova la mia sopportazione.
Ti chiedo, inoltre, la Pazienza di misurare le parole,
dominare i nervi, usare un tono dolce e mai aggressivo della voce.
Ti chiedo la Pazienza di non lasciarmi mai trasportare da parole troppo facili di disprezzo, di giudizio, di valutazione.
Ti chiedo infine la Pazienza di non dire e non fare qualcosa quando so di non essere nella forma di perfetto equilibrio, per non dovermi pentire di aver agito impazientemente.
Dio mio, accogli Tu con pazienza, lo sfogo e la preghiera. Ché voglio continuare su quella strada che facesti mia indegnamente, solo per grande Tua magnanimità.

C'E' CHI RIVOLGE LO SGUARDO AL CIELO...


... e Chi si raccoglie in sé per cercare e coglierne una briciola e poi continuare a... sperare.
Se una settimana fa celebravo un anniversario importante, oggi è stato lo stesso per un altro. Due "giri di boa" della mia esistenza in rinascita.
Anche in questo caso ho rivissuto ricordi ed emozioni stando fuori dal mio solito ambiente domestico, e pure stavolta senza farlo apposta. Un messaggio chiaro. Due momenti a confronto in altrettanti scenari diversi ma simili tra loro.
Ho incontrato ancora la "vastità" del mare. Sa di Infinito il mare, e riporta a se stessi e all' "originalità" di esserci. Come nulla fosse intorno... niente fosse prima né dopo. Solo il momento presente, e tanta serenità... quasi fosse possibile solo questa.
Sette giorni fa avevo mal di schiena, stamane mal di stomaco. Avrò esagerato coi farmaci per far andar via il primo. E' sempre così. Prende l'ansia e si fanno errori, si rimanda o si va troppo in fretta, mai si lascia spazio al tempo e ancor meno alla Provvidenza. Se solo ci fermassimo a pensare...
Io ad esempio... perché dovrei essere ancora qui dopo sei anni? Sicuramente un motivo ci sarà, forse anche più di uno, allora dovrei avere più fiducia... aspettare e pregare. Non solo per me, perché di lodi e preghiere c'è infinito bisogno, e soprattutto di lucidità per farlo. Spesso a Chi vive un momento di particolare difficoltà e angoscia, vengono meno parole e sentimenti.
Sarà per questo che anche oggi è capitato un fatto strano, strano perché troppo bello.
Sono stata in visita ad una nota Cattedrale. Era molto caldo, ma ancor prima di aprire la pesante porta e poi entrare, sono stata attirata, risucchiata addirittura da un vento fresco ristoratore. Mi sono così inoltrata... con lo sguardo fisso alla Croce che pendeva al di sopra dell'altare. Tutto intorno appariva di un bianco rosato, rasserenante e... commovente. Senza rendermene conto mi sono trovata in ginocchio e due lacrime... solo due... sono venute giù.
Ho pregato a lungo, intensamente. Ho pensato a qualcuno, cui voglio bene e che in questo periodo ha bisogno di più che una sola preghiera, semplice formula di parole espresse spesso senza ascoltarsi.
Serviranno pensieri profondi in successione di Mente lucida, e perché sorreggano braccia forti di Anime nuovamente in cammino.

mercoledì 13 aprile 2016

IO CREDO E LA VIVO COSI'



L'animo umano è un mistero, quasi mai uguale nel tempo si adegua alle "tempeste e bonacce" della Vita.
Nel pieno della malattia, pregavo con fervore e continuità. La mia preghiera "preferita" era il "Padre Nostro", eppure per un bel po' nel recitarla non riuscivo ad arrivare fino alla fine.
Un giorno, non ce la feci più... lasciai la "formula", recitata tante volte senza capirne il senso, ed esplosi gridandomi dentro... Aiutami TU, da sola non posso niente...
"Io credo in tutto e per tutto.
Sono un credente.
Credo in ciò che non posso cambiare,
in una difficile lezione da imparare e
nella forza che viene dal dolore.
E credo in ciò che non posso provare,
nella gioia dell'ignoto come del non compreso"...




Come ci propone il Cristo stesso nel Vangelo di Giovanni: “qualunque cosa chiedete nel mio nome, ossia in unione con me, vi sarà data dal Padre”

SERENITA' DI FONDO



Trasmetti serenità... mi dicono, e non sanno quanta fatica costi ricaricarsi ogni giorno fin dal mattino.
Perché i pensieri sono tanti e molteplici, e bisogna esercitarsi di continuo per mantenere una certa elasticità che non riguarda solo la mente.
Tempo fa mi capitò sotto gli occhi una di quelle vignette da condividere, rappresentava il noto personaggio di Mafalda, bambina brontolona che lamentava di "guastarsi" durante il giorno per colpa altrui. Esasperazione di una realtà comune quasi a Tutti... tutti quelli che non conoscono bene se stessi, si guardano da un solo lato e alla fine passano dalla presunzione al vittimismo. E si creano alibi e scusanti, perdendo il bello della conquista di una "serenità di fondo".
Quella che permette di affrontare ciò che la Vita presenta, accettare affronti e confronti comprendendo sempre ed andando oltre il visibile.
Sono emblematici atteggiamenti ed affermazioni.
Ho incontrato per la prima volta la signora Maria... ne faccio il nome perché è anche il mio, e credo che nel nome di battesimo si delineano i precipui "lineamenti" di un carattere.
Dicevo... è la signora Maria un'anziana donna di 79 anni assai ben portati nonostante tutto. Era a letto e indossava un cappellino stile anni '30 con un fiocco di lato. Inizialmente l'avevo scambiata per un'altra persona, poi si è presentata e un po' alla volta ha preso a raccontarsi, ma solo dopo aver sentito che anch'io avevo fatto quel noto percorso.
Incredibili le peripezie da lei vissute. Ha parlato di una gran quantità di esami invasivi, attese infinite, referti che lasciavano poco spazio a buone speranze, e per giunta ad oggi, ancora con un intervento da affrontare, però... con una serenità spiazzante e nello stesso tempo contagiosa.
Ho vissuto la mia vita, sono arrivata a questa età. Si sa che la meta è sempre quella per tutti, può pure essere che questa sia l'occasione giusta. Oppure no. Se non vivo la cosa fino in fondo non lo saprò mai. Se poi il Signore stavolta non mi prende, vorrà dire che l'appuntamento è rimandato e qua sulla terra c'ho ancora qualcosa di buono da combinare. Prima di ammalarmi non credevo di poter fare questo tipo di ragionamento, scacciavo ogni pensiero che riguardasse la fine, quasi fossi... eterna. Invece ora ci penso e sono serena. Vedi tu... che cambiamento?!
Cambiamento... sarà... Io direi piuttosto... consapevolezza.
Conosco l' "iter", ed altrettanto la "conquista".

martedì 12 aprile 2016

QUEI GIUSTI "ACCOMODAMENTI"


Chiamale pure strategie di sopravvivenza, senza non se ne uscirebbe vivi. Neppure per quel tempo destinato. Per questo a volte, è vero siamo "leoni dalle unghie spezzate" ma con l'animo che non smette mai di ruggire.
Stasera una collega volontaria ed io siamo state a far visita alla "Principessa" del gruppo, è da un po' che non partecipa agli incontri e sapevamo che non stava affatto bene. Dopo ben 26 anni di malattia la Mente è sempre lucida e l'animo carico di grinta, ma il fisico qualche cedimento l'accusa.
L'abbiamo trovata a letto, inizialmente "floscia" nello spirito forse perché fino a quel momento immersa nei pensieri, poi ha riacquistato vigore e brio sia pure tra i lamenti. Lei ce la mette sempre tutta, tiene alla Sua dignità e così anche stavolta non si è smentita, ha ripreso a raccontarsi. Di sé fatti antichi già tante volte condivisi, e quelli recenti con dovizia di particolari e termini scientifici. Già... a forza di starci dentro finiamo con l'addottorarci nostro malgrado senza essere neppure granché colti.
Un rovescio della medaglia che diventa una forma di protezione, dal momento che se del nemico più sai, meno ne hai paura. Un accomodamento come un altro, grazie al quale e all'aiuto della buona sorte la Nostra Amica può vantare tale "anzianità di servizio" per una per niente nobile causa.
Mentre tornavo a casa pensavo a me stessa parecchi anni fa, quando mai avrei pensato di poter parlare con facilità e disinvoltura di cancro, terapie... sopravvivenza. Un'esperienza così stravolge le ottiche, abbatte i limiti... muri creati dalla coscienza come alibi per non vedere, sapere, toccare con mano. Ora per me è tutto diverso, ne scrivo perfino e poi riprendo i ricordi e ne faccio condivisione ancora, ché spero possano tornare utili a tanti. Lo spero tanto, davvero...
Emoticon heart DI QUESTI GIORNI... 4 ANNI FA
Continuo a... raccontare del periodo di ricostruzione. Ormai mancava solo la chiamata, e la Mente e l'Animo si predisponevano al meglio, si "accomodavano" per uscirne ancora una volta non troppo accidentati...
mercoledì 11 aprile 2012
Porterò con me il "vecchio diario"... quello con la copertina rigida di cartone e la mezzaluna d'argento. Dove cominciò la "narrazione", prima dei fatti e degli incontri con persone meravigliose, tante da aver perso oggi il conto... e poi dei sentimenti e delle emozioni, intense da lasciare il segno.
In questi giorni continuerò a... scrivere su quelle pagine, alla vecchia maniera, ci saranno cancellature e parole ricalcate sopra, perché la foga dello scrivere di getto comporta anche questo, e periodi senza punteggiatura perché non sfugga alcun particolare del sentire col Cuore e del ragionare con la mente. Tanto poi una virgola e un punto non aggiungono niente... magari tolgono qualcosa all'autenticità dell'emozione.
E quando tornerò, rivivendo quel recente passato, riporterò ogni cosa in un flashback intensamente vissuto e arricchito del "dopo".
Questo pensiero allevia non poco l'ansia dell'attesa. E' come quando si parte e si lascia la propria casa e le abitudini... un po' dispiace, però poi si pensa al ritorno e si è contenti perché tutto apparirà diverso, praticamente nuovo.
Ma intanto un altro giorno è passato e domani è giovedì.
Nessuna chiamata è arrivata...
... e per accelerare, almeno per sapere ho telefonato io.
"Al momento non so dire nulla, mi informo e ti farò sapere"... e da allora ogni squillo, un tuffo al cuore... non per paura ma per ansia dell'incerto e del non noto.
E va bene... se così deve andare, andrà così, e resto ad aspettare.
Oggi poi... che giornata è stata... a parte tutto questo. Sembra che qualcuno nel timore di non aver più tempo abbia stipato tutto in un solo recipiente, col risultato di farlo traboccare... ed io non ce l'ho fatta più.
Troppo di tutto... troppe emozioni e alla fine mi son lasciata andare, con l'Amore della mia Vita che mi stava accanto...
(continua...)

lunedì 11 aprile 2016

DONNA


Nel tuo esserci l'incanto dell'essere.
La vita, tua storia,
segnata dal desiderio di essere
semplicemente donna!
Nel tuo corpo ti porti,
come nessun altro,
il segreto della vita!
Nella tua storia
la macchia dell'indifferenza,
della discriminazione, dell'oppressione...
in te l'amore più bello,
la bellezza più trasparente,
l'affetto più puro
che mi fa uomo!
- Eliomar Ribeiro De Souza -



Una donna moglie e madre ma non solo tale.
Finirebbe frustrata e la Sua condizione peserebbe sull'intera famiglia, in particolare sui figli, più deboli e delicati... da proteggere ed amare...
Una donna, nella Sua essenza supera ogni atavico retaggio, qualsiasi specie di schiavitù... non ha bisogno di dimostrare nulla, ha in sé le peculiarità per essere la persona che desidera.
E' una Donna... con l'orgoglio di esserlo.

CHI NON LE RICORDA...?


Impossibile. Le bambine della mia età... anno più anno meno... non possono aver dimenticato il fascino sereno delle bambole di carta. Presero a venir fuori sulle pagine centrali dei giornaletti per l'infanzia, bisognava ritagliarle seguendo attentamente i contorni, e poi incollarle sul cartoncino "bristol", e poi ripetere l'operazione anche coi vestitini e gli accessori che si facevano indossare alle bambole-bimbe-modelle piegando delle linguette, necessario prolungamento ridotto al minimo, ché non si notassero.
Che sogno... fatto di niente. La dolce realtà ad un'unica faccia, perché sul retro la bambola si riduceva ad una sagoma anonima, ma non importava dal momento che eravamo totalmente coinvolte in quel gioco che faceva sentire grandi, ricche ed eleganti con un guardaroba da favola. Bastava fermarsi a quello che appariva subito... dopo aver ritagliato, incollato e posto tutto sul tavolo e in una scena immaginaria decisa volta per volta. Finito il gioco si riponeva bambole, vestiti ed accessori nelle scatole di latta, rettangolari o quadrate... poi in un cassetto o in un cesto sotto il lettino. Felicità a portata di mano.
E' un periodo che vado un po' sull'onda dei ricordi. Sarà l'età. E man mano che questa avanza quelli si fanno sempre più antichi. Forse per ricerca inconsapevole di protezione, poiché la Mente e non solo, pure l'Animo sente l'esigenza vitale e pressante di tenerezza e serenità. Da anziani si torna quasi bambini, e diciamo che io su quella strada mi sono avviata, sempre giovane dentro ma con la carta d'identità in tasca come promemoria.
Ma poi... perché devo e voglio... ritorno alla realtà sia pure in modo diverso, e strategicamente per un po' mi rifugio nei ricordi, quelli teneri della mia infanzia, quando tutto era più genuino o per lo meno era visto con occhi da bambino.
Una sera mi capitò sotto gli occhi la "ninna nanna" di Mary Poppins, la "canzone della cattedrale". Erano più di 50 anni... una vita.
Andare al cinema per vedere questo film, fu una festa. Per giorni e giorni quel noto ritornello... basta un poco di zucchero e la pillola va giù... e presi pure a costruire case per le bambole con le scatole di scarpe, e a riempire fogli con pensieri e disegni che riportavano al film. Una gioia autentica, pura... troppo bella.
Poi, all'improvviso un evento da grandi, e in un giorno fui "grande" anch'io, e ripensando a quel film mi veniva da piangere, ma non mi sentivo triste.
Era solo voglia di tenerezza. Come questa sera.

domenica 10 aprile 2016

IRONIA... PER SCARAMANZIA



Beh, ieri era giornata. Se nella sala d'aspetto si disquisiva e filosofeggiava sulla morte, in una delle stanze l'argomento poi è stato trattato in modo razionale, pratico ma non so fino a che punto serio.
Anche stavolta mi hanno tirato in ballo, ed io... ho ballato. Perché non mi tiro mai indietro... potrei mai farlo?... e devo dire che alla fine me la cavo egregiamente, senza tradire sgomento e voglia di prendere l'uscita.
L'Amica in questione sonnecchiava controvoglia, pareva infastidita...
Colpa degli antistaminici... ho detto, e intanto le ho offerto una caramella.
Una senza zucchero, per piacere.
Sono tutte così, senza zucchero. La vuoi morbida o dura?
Ha scelto la caramella morbida al limone, ed io gliel'ho scartata...
Grazie, io c'ho l'ago che mi blocca, e poi so' così stanca. Pure le dita sono deboli.
Colpa del farmaco... ho aggiunto... fa bene per contrastare la malattia, però per un po' non fa bene al resto. Si chiamano effetti collaterali.
Bella cosa... la colpa è di questo e quello, ed io che colpa non ho devo pagare. Va be'... almeno voglio sperarci che un giorno 'sta storia finisce. Sono 4 anni che facciamo questo "giochetto".
Ai piedi del letto c'era quella che presumo fosse sua sorella, per la somiglianza e un certo che di confidenza sorniona...
Ne ha passate lei di tutti i colori. E il seno, e l'utero e le ovaie, e la vescica... diciamo pure che s'è scocciata...
A questo punto ha abbozzato un sorriso simile ad un accenno di... sfottò.
... figurati che si è preparata la tomba!
Il modo con cui venivo informata della cosa, tra il serio e il faceto, non mi aveva fatto considerare il repentino passaggio dal "rispettoso voi" al "confidenziale tu".
La tomba...? Ma... in che senso... la tomba?
La tomba, la tomba, si... Ha comperato un pezzo di terra e fatto costruire una cappella per famiglia. Insomma per sé e per i suoi. Solo i figli, però...
Tra le righe... una nota di disappunto.
Mò manca solo il portoncino. Ma dice che non lo vuole, dice che deve stare aperto...
Risponde allora lei, con ritrovato vigore...
Si, non mi piace. Con il portoncino non entra la luce, e poi... io ho bisogno d'aria.
Perplessa se dicesse sul serio o ironizzasse, non mi sono fatta mancare la pronta risposta...
Allora, fai metterci una vetrata, e al di sopra una finestra che potrà restare sempre aperta. La luce non mancherà fin dalle prime ore del mattino, e l'aria nemmeno di notte.
Mi hai dato una buona idea... ha replicato con un mezzo sorriso... non c'avevo pensato. Meno male che ho fatto in tempo ad incontrarti...
Ma che dici?... è intervenuta la sorella... forse era meglio che stavi a dormi'.
Mah... pensavo... invece credo sia meglio così. Ironia per scaramanzia... e non solo.