martedì 31 ottobre 2017

SE PERDO LA CALMA...



Stasera prosieguo dell'approfondimento del tema, la rabbia. Al termine dell'ultimo incontro c'eravamo lasciati con il proposito di riprenderlo, misurandone anche l'entità in ognuno attraverso un questionario che mostrava le varie reazioni di un individuo al momento e in generale, e le azioni per controllarla e contenerla.
Alla valutazione di alcuni questionari tra i presenti si è riscontrato un discreto equilibrio, interessante è stato anche constatare per uno in particolare una differenza di rilievo tra rabbia provata al momento e quella caratteriale.
La rabbia, come si è già detto, è un'emozione non del tutto negativa che presenta molte sfaccettature, ognuna con caratteristiche proprie. C'è differenza infatti fra Aggresività, Violenza, Frustrazione e Rabbia stessa.
L'Aggressività è un fenomeno complesso che rientra nelle problematiche legate al manifestarsi della violenza negli esseri umani. Le dinamiche che conducono ai conflitti violenti tra le persone, il loro legame con gli istinti primari, sono state oggetto di studio a lungo e solo recentemente sono orientate verso un parziale chiarimento. Resta infatti una ricca tradizione di ricerca sull'aggressività e molte teorie sul suo funzionamento, ma senza un "locus" nel quale questi studi possano ritrovarsi, ad esempio non è definita una psicologia dell'aggressività, così che le conoscenze sull'argomento siano limitate e quindi impossibili da sfruttare al fine di ridurre i comportamenti aggressivi e violenti nella società.
La Violenza in generale è un'azione molto intensa che ha come fine portare danno grave a una o più persone o animali, e compiuta da una o più persone che operano sinergicamente. E' violenza anche una forma specifica di forza il cui scopo è danneggiare o distruggere l'oggetto, o ancora agire con pressione psicologica su un animale. Quindi la violenza non implica necessariamente un danno fisico.
Inoltre può agire nel tempo, mentre l'aggressività è un impulso spontaneo, una manifestazione vitale che può trasformarsi pure in violenza ma altresì in grinta.
C'è un'aggrssività sana, creativa, appassionata che permette di fare cose mai pensate, fronteggiare le situazioni, sentirsi vivi e partecipi. Come c'è pure una collera etica, manifestazione comprensibile di fronte alle ingiustizie.
C'è l'insofferenza che viene fuori dal dolore, la stizza per non sentirsi compresi ed apprezzati, infine c'è l'arrabbiarsi perché si odia ma anche perché si ama, magari contrastati o non ricambiati. Ci si arrabbia per ostilità ma pure per amicizia, perché si vuole il bene dell'Altro e si fa di tutto ma non si riesce. Frustrati si resta delusi o per meglio dire, demoralizzati.

DA QUESTA DOMENICA SI CAMBIA MUSICA...


... perché sia nuova armonia. Dopo tutto si tratta solo di voler organizzarsi come si deve, il giorno prima "full immersion" nell'attività domestica, che poco peserà pensando alla domenica come si conviene. Giorno del Signore, no? Allora si, riposo o quasi, ché già sarà abbastanza.
E' proprio vero che le opportunità non mancano mai, bisogna coglierle al volo senza reticenze, avere il coraggio di abbandonare gli schemi che erroneamente classifichiamo come certezze perché tutto funzioni a dovere. Non è così, i momenti quotidiani possono essere condotti in modo diverso, ugualmente uno dopo l'altro condurranno alla sera, e probabilmente anche meglio.
Così stamattina non mi sono persa una manifestazione solidale in piazza. L'associazione, "L'Albero della Vita" gemellata col GAMA ha organizzato "Bici in città", un giro per le vie centrali con premi finali ad alcuni partecipanti... la famiglia più numerosa in bici, la persona più anziana in bici, e così via. Immancabile poi la lotteria con bici in palio per i primi tre posti ed altri numerosi premi. Una festa, insomma a folate di vento, allegria per celebrare con il ritorno all'ora solare l'Autunno che oggi si è sentito in pieno.
Sono stata bene con gli Amici di sempre, uscire dall'ambito mentale ristretto, imposto da certi pensieri che... non si sa perché... proprio la domenica si affacciano e pressano, è davvero salutare, oserei dire che aiuta persino la digestione. Che cosa c'entra? Bene, oggi il pasto della domenica l'ho digerito più in fretta di una minestrina, perché la Mente era leggera, impegnata in qualcosa di non abituale e nello stesso tempo gratificante, per me almeno...
E pure l'animo era ben disposto, anche se nel pomeriggio sarei stata al trigesimo di un Amico tra "quelli che contano", una persona speciale, di quelle che lasciano il segno perché non vanno via del tutto, continuando a vivere nella "quiete del cuore" di Chi le ha conosciute.
Ecco la mia domenica è trascorsa così, tra gioia e ricordi recenti, mentre si allontanano senza perdersi quelli di cui ho fatto tesoro per continuare a vivere.

domenica 29 ottobre 2017

SABATO SERENO


Non che gli altri fino ad ora non lo siano stati, normali e tranquilli ugualmente ma per quello che la quotidianità comporta a volte sentiti e vissuti come carico eccessivo. Quindi all'insegna di lamentele e cattivo umore, col conseguente risultato di pesare ancora di più.
Oggi "ho scelto" di vivere questo sabato diversamente, cercando di fare il massimo con l'idea che anche il minimo potesse bastare. Tutto si decide strada facendo, un programma è solo una "linea guida" che se elimini qualche voce o ti concedi una pausa più lunga, di certo non la prenderà male.
Si decide strada facendo, dicevo... si decide non solo cosa fare ma pure come farlo perché possa risultare facilitato, alleggerito, sbrigato in fretta comunque sia. E' una scelta che sembra libera, ma in effetti non è mai per caso, inconsciamente condizionata.
Ho trascorso la mattinata di lavoro facendomi compagnia coi ricordi di allora, quando scoprii di poter amare tutti, anche quelli incontrati da poco. Prima non mi era mai successo, e poi compresi perché capitava solo in quel momento. Negli Altri proiettavo la serenità persa che speravo di riconquistare, ed era conquista che pagavo piacevolmente con sorrisi e garbo. Per essere considerata senza pietà ma con affetto.
Tali pensieri hanno fatto sì che il tempo passasse veloce e con poco danno, nonostante il tentativo di "sciopero" della lavatrice cui non ho ceduto, l'acqua andata di traverso alla piccola Beauty da me rianimata, e il vento forte che si è portato via un lenzuolo poi recuperato.
Tutto è andato comunque, come sarebbe stato anche senza la mia consapevole scelta.
Il tempo che ci è dato non è parametro che possiamo modificare. Durata, modalità, eventi sono incognite da "risolvere" dando il giusto "valore", ovvero scegliendo come e senza chiedersi perché.
Come nel film "Sliding doors", in cui la vita di Gwyneth Paltrow cambiava se riusciva o meno a salire sulla metropolitana, il mutamento è illusorio perché alla fine quello che la protagonista è indotta a fare la condurrà allo stesso finale, sia che prenda, sia che perda quella metropolitana.
A una conclusione simile era già giunto Friedrich Nietzsche in "Ecce Homo" quando parlava di "amor fati", ovvero la serenità che deriva dall’accettare ciò che ci accade sapendo che per larga parte non è determinato dal nostro agire né ci porterà a "traguardo" diverso.
Non che questo compito sia facile, lo stesso Nietzsche impazzì prima di riuscire a riconciliarsi col proprio destino, ma il suo messaggio resta qualcosa su cui riflettere.

sabato 28 ottobre 2017

CON LA VIRGOLA O SENZA VIRGOLA...?


Io mi chiamo Maria... e Tu?
E' la frase d'approccio a Chi incontro, mentre porgo in avanti il cestino a quadretti con le caramelle.
Segue di solito cognome e nome, e al mio "... non sono un dottore", automaticamente si cancella il primo e resta il nome che finalmente ci rende uguali. Uno a uno su campo neutro, alcuna soggezione ma cordiale sia pur rispettosa confidenza.
Quanti nomi in tutti questi anni... comuni e inusuali, maschile a volte per una donna ma pure il contrario, come il nome di un fiore giustamente declinato al maschile. Ortensio.
E poi le storie dei diminutivi già all'anagrafe, del come e perché, se piace o meno, e tanto altro ancora. Tantissimi che cerco di non dimenticare sfruttando la memoria fotografica, l'intuito e il mio essere una buona fisionomista. Si abbina volto e nome, che altro non è che suono, e il gioco è fatto... non lo scordo più o quasi. Ricordo più facilmente i nomi rari che non i soliti, oppure quelli composti che si fanno notare, ovvero messi insieme e non si comprende bene il perché. Non sono le Annamaria, i Giancarlo, i Gianluca o le varie Maria con tutti i nomi femminili possibili accanto, che puoi scrivere staccati o meno nulla cambia, ché sempre un solo nome è... non sono questi, ripeto a non essere a rischio di dimenticanza, ma quelli che ci vuole una virgola per fare la differenza e non passare per altra persona.
Stamattina un simpatico signore, ottant'anni ben portati, mi ha raccontato degli inghippi per una vocale finale del primo nome mancante. Su alcuni documenti era presente insieme con la virgola, su altri era assente compresa la virgola... due persone differenti? No, semplice merito di un impiegato di epoca antica dalla bella calligrafia e scarsa cultura. Nel "secolo scorso" a cui un po' tutti apparteniamo, erano frequenti episodi del genere, capitò alla mia mamma ed anche a mio marito che proprio in questi giorni per l'ennesima volta ne sta pagando le conseguenze. Ha perso la carta d'identità, e nel rifarla ci sono discordanze con il codice fiscale, le virgole e tre nomi di cui da sempre è noto solo il primo. Qualche volta mi sono presa la briga di prenderlo in giro a proposito...
- Insomma, come devo chiamarti?
- Chiamami come vuoi, basta che... mi chiami per nome!
Così velocemente, in un solo modo, senza pause né virgole.

venerdì 27 ottobre 2017

UN "PEZZO" DI STORIA


Stasera sono andata a rifornire il mio cestino dei primi cioccolatini della stagione. Rigorosamente cioccolata fondente con la più alta percentuale di cacao, senza grassi né zuccheri aggiunti.
- Siete molto coraggiosa, signora. Perché questa cioccolata è davvero "forte".
- No, non è per me...
E avrei voluto non aggiungere altro...
- E allora speriamo che gradisca la persona cui è destinata.
Così ho dovuto spiegare perché a questo punto sentivo di farlo. Le parole, le solite che vorrei non più pronunciare perché fanno parte di un "piccolo tesoro" mio ma da dispensare a piccole dosi solo tra persone che possono capire ed apprezzare e trattenerne un po', forse un pezzo di storia da aggiungere alla propria...
- E' un duro "lavoro" il vostro. Comunque complimenti.
Lavoro?! E Chi dice sia un lavoro? Io non l'ho detto mai né pensato, trovo il termine inappropriato e non solo perché non c'è retribuzione. E' un servizio prestato che poi torna indietro subito, nell'immediato perché lenisce le ansie inutili, fa sbiadire le sciocche malinconie e dà senso all'esistenza con il valore dell'"esserci" per l'Altro. Pare poco? E' dare e avere nello stesso tempo, una ricchezza immensa. Inteso così il servizio non stanca mai, altrimenti avviene una sorta di selezione naturale perché quando la sfida è forte solo i forti l'accettano e la portano a termine fino alla fine.
Quindi quella cioccolata davvero forte è proprio per Chi è "giusto", e potrei assaporarla pure io, non più giusta di tanti ma abbastanza da non voler ritirarmi almeno finché Dio me lo consentirà.
Rielaborando poi l'episodio di stasera, ho pensato al mio vissuto e mi sono sentita piccolissima di fronte al dolore altrui. La mia storia che all'inizio pareva fatto eccezionale, oggi appartiene a manifesta normalità anzi ancora meno, un periodo travagliato e nulla più. E quasi mi vergogno di aver permesso tanto "clamore" all'epoca. E' così che dalla mia immagine l'attento interesse passa alle situazioni altrui che diventano mie di riflesso. Storie nella storia.

giovedì 26 ottobre 2017

TUTTO IN PIETRA CHE VIVE




Non ci ha fermato il maltempo degli ultimi giorni, né il brusco calo delle temperature e nemmeno il vento forte, stamattina ci siamo armati di entusiasmo e partiti per una meta che sapevamo affascinante. Sempre nella Nostra provincia, distante solo quaranta chilometri. Pietramontecorvino.
E' strano quanto spesso cerchiamo posti lontani per conoscere qualcosa di nuovo e mai visto, quando poi abbiamo località bellissime nei pressi affatto considerate. Al solito non conoscevo neanche Pietra Montecorvino, quindi non potevo immaginare che il nome rispecchiasse in pieno il paese, le case, e tutto quello che può esserci, compreso chiese e negozi. Un po' come ad Alberobello, ma tanto più ricco di fascino. Tutto in pietra che vive, persino il castello, oggi sede di scuole professionali.
Già all'arrivo, odore di legna bruciata e atmosfera medioevale, e dalla terrazza di un primo belvedere comignoli su tetti con tegole antiche di case poste in modo degradante. Sembra immagine dipinta e tridimensionale.
Il vento forte spinge e Noi cerchiamo riparo nei vicoli stretti tra muri di case in pietra. Voci, suoni e profumi. Su un'altra terrazza che mostra la campagna, un'unica panchina con accanto un cuore solitario. Il vento muove l'erba, se chiudo gli occhi sento la voce del mare... un mare d'erba. Chissà, forse quel cuore l'avrà disegnato un innamorato deluso, magari in una giornata come questa, ventosa cercando risposte in quella voce di "mare in tempesta".
Certo che posti così stimolano non poco la fantasia, e la mia già fervida mette le ali, come davanti ad una finestra murata. Una dama tenuta prigioniera dal Suo cavaliere geloso...? O magari nascosta per sfuggire al maleficio di un mago...?
- Ma dai, possibile che ti fermi ogni cinque minuti...?
Beh, è vero... è sempre così, se ne accorgono anche i cani del luogo. Conquistati dai Nostri passi lenti, hanno l'impressione che li aspettiamo e così ci seguono docili, come se ci conoscessero, o ci precedono facendoci da guida.
In questo paese si incontrano poche persone ma se ne sente la presenza. Le strade sono pulite, altrettanto i muri, è evidente che lo scenario è medioevale ma la cura quotidiana, ciò che è necessario per una pietra che non si vuol veder morire.

mercoledì 25 ottobre 2017

SEMBRA FACILE


Inizialmente volevo dare ai pensieri di stasera un altro titolo, poi ho pensato fosse alquanto sibillino e per non rischiare ho cambiato. Sembra facile... ecco sembra facile poter cambiare qualcosa all'ultimo minuto, ma si riuscirà a mantenere lo stesso pensiero, intento di partenza?
Già, vado avanti a colpi d'entusiasmo, mi presento all'Altro nella semplicità del mio esistere che continua, convinta che non sia per alcun mio merito ma per missione voluta da quel Qualcuno che scruta e scuote i cuori, e nel bene e nel male mi adopero... poi a casa, il dubbio, a volte pure più di uno. Avrò detto qualche parola di troppo, oppure prestato poca attenzione ed ascolto? Banalità o atteggiamento superficiale... essere troppo o esserci poco. Sembra facile, appunto... pare facile dare pure una risposta, fare autocritica per migliorarsi, e non lo è perché quando varchi una soglia non sai mai Chi puoi trovare, qual è la condizione e il conseguente stato d'animo.
Capita a volte Chi vuole confondere con frasi trabocchetto e sguardo inespressivo, un bel guaio allora replicare perché a "disfatta" avvenuta si resta disorientati e delusi soprattutto da se stessi. Rimettersi in sesto velocemente si può, ma quanta flessibilità occorre! Esercizio continuo di Mente e Cuore.
Che dire poi di Chi sfida, facendo dello spirito in modo improprio giusto per vedere come se la cava Chi gli è davanti? Parole che mal si legano ad altre, simili ad anelli di catena difettati... uno strappo più sostenuto da parte di un'intonazione insolita di voce, ed ecco che qualcosa si incrina, e si dovrà presto recuperare.
Scusa... è una parola che adopero spesso, mi scuso con l'Altro, me stessa e la situazione tutta, poi mi perdono e giro pagina, facendo ricorso ai momenti che mi hanno visto non troppo sbagliata. L'animo si conforta e l'autostima recupera, così che ritorno in me simile ad una lavagna su cui non è rimasto un granello di gesso, pronta a trattenere i pensieri più belli.
Un giorno qualunque può succedere essere troppo o esserci poco, addirittura entrambe le cose. Presa in contropiede, poi ci sarà sempre però Chi mi salverà in corner. Autodeterminazione e Positività mi faranno tornare in campo.

IL CORPO DEL DOLORE


Da giorni dovevo fare una telefonata importante, ad un mio parente che qualche settimana fa ha perso tutto, proprio tutto davvero. In un incendio divampato di notte... la casa e un figlio. Un tetto comunque si trova, un figlio... no. Resta il vuoto, e se non fosse per necessità non avrebbe senso neppure cercare un luogo dove stare. Lasciarsi andare in abulia, quasi morte apparente per non essere sovrastati dalla disperazione o immaginare fisicamente il Dolore, dargli corpo e volto per combatterlo alla pari. Io la penso così.
Sopravvivere ad un figlio è cosa contro natura, quando poi la perdita avviene in modo violento la si vive con il senso di una profonda ingiustizia.
Il giorno della disgrazia avevo mandato un sms molto meditato, pensavo non fosse il caso che tormentassi a voce anch'io con frasi messe insieme così, pure a tratti sconnesse perché... è inutile negarlo... la cosa mi aveva sconvolto non poco. Mi riservavo però di telefonare non appena il "clamore" fosse calato, quando non se ne parlava più se non in termini legali, di perizie e risarcimenti. Dolore su dolore, visto che un'esistenza intera alle spalle non ha prezzo tanto meno una vita spezzata.
Per tutto il tempo fino ad oggi ho provato più volte, e il destinatario risultava sempre irraggiungibile. Mi dispiaceva si... e no, perché non riuscivo a pensare nemmeno ad un "esordio".
Noi siamo al mondo per la Vita, e non dobbiamo dimenticarlo mai.
E in presenza della morte, del dolore di Chi resta... che fare?... ma soprattutto che cosa dire?
Nulla...
La sofferenza ha bisogno di ben altro che parole, ovviamente, per quanto confortanti possano essere. A volte appaiono solo semplice retorica e non sufficienti a lenire un dolore profondo.
Poi dovrebbe capitare la "parola giusta" al momento giusto, e il senso di ciò che dolorosamente accade, sarebbe chiaro.
Non so se oggi alla fine ci sono riuscita, almeno a confortare un po'. Al telefono sono stata trattenuta meno di quello che credevo, pensieri incompleti, qualcuno solo accennato, parole che parevano sospiri.
E' così che accade a volte quando il dolore è al di sopra dell'umana comprensione, diventa comprensibile Dolore che taglia corto, troncando i pensieri e mozzando le parole.

lunedì 23 ottobre 2017

SOLO REALTA'


Scrivo a tarda sera quando resto in compagnia di me stessa, scrivo ciò che mi succede, la ricca esperienza, le contrarietà che deludono, la forza che raccolgo ogni volta per continuare. Scrivo la realtà e sono sincera, quando però a distanza di tempo rileggo con spirito critico le "sentite pagine", pare che io molto in fretta passi di palo in frasca non tanto per l'argomento, ché questo è logico, quanto per stato d'animo. E con la scrittura è alto il rischio di sembrare "cantafavole" che coglie e raccoglie e di sé veramente poco e niente dice. Per quello che mi riguarda così non è, comunque...
Ad esempio, stamattina appena alzata e ancora in pigiama ho "pensato un pensiero" di getto e immediatamente l'ho buttato giù. Prime ore di una domenica qualunque, me la prendevo comoda, ed ho scritto...
"Con quel po' di pigrizia comincia la domenica mia. Molto ho fatto e tanto c'è da fare, è tutto nella mente. Nulla da dimenticare"...
Dopo qualche ora ho riletto, e mi è sembrato come certi promemoria di cose da fare e non dimenticare assolutamente. In effetti lo era, perché le faccende soprattutto nei giorni di festa sembrano moltiplicarsi, poi riletto più volte, il senso è cambiato come fosse un messaggio in codice. Perché la coscienza spesso lo fa, e dal più profondo emergono piccoli e grandi turbamenti che guastano la serenità con grande fatica conquistata.
Ho compreso allora che inconsciamente è stato voler riportare una sorta di equilibrio. La festa dell'altra sera, il ricordo delle perdite di un paio di mesi fa e il pensiero a Chi ancora non smette di lottare.
Non è la prima volta che succede, e quando provo queste sensazioni devo fare un gran lavoro. Darmi coraggio e contemporaneamente, annullare i latenti "sensi di colpa".
So bene che non dipende da me lo "stop" alla stadiazione della malattia... ché nulla è definitivo ed è giusto che mi goda il "momento fortunato", dato che il domani non è dato conoscere, però...
Però... è più forte di me perché anche se è passata, pare sempre essere guardati da lontano se non addirittura, sentire una "scimmia sulle spalle", e il senso di responsabilità che sembra colpa ne aggrava il peso.
Visto, come è facile passare dalla gioia alla malinconia, dal sorriso alla commozione? E se nel parlarsi ci sono pure gli occhi a comunicare, con la scrittura restano le parole soltanto "testimoni" della realtà.

domenica 22 ottobre 2017

LA GIOIA DENTRO


E dopo la bellissima serata, oggi è stato un altro giorno, scorgendo il sole anche in un cielo lattiginoso.
Forza e potere dei sentimenti, anzi meritevole quell'unico che li comprende tutti, capace di far guarire attraverso la gioia dentro. Sapere di essere nei pensieri altrui, sentirsi amati fa stare bene, il battito cardiaco è regolare e l'animo sorride. E il sorriso diventa luce nello sguardo, solarità sul volto di Chi non avresti pensato. Io non lo avrei mai pensato di me, oggi guardo le mani che portano i segni dell'età e il viso allo specchio, e mi piaccio più di anni fa, quando giovane avrei dovuto considerare il tempo che avevo proficuo e non sprecato. Ora per fortuna penso di aver raggiunto un traguardo importante, ci sono alla fine riuscita a non arrendermi al tempo che passa, ma ad assecondarlo amando la vita. Anche alla festa di ieri, per il modo con cui sono stata accolta e mi sono relazionata, persino "sfrenata" senza quasi rendermene conto, e poi ci sono state le foto con le Amiche più giovani... non mi sentivo giovane tra le giovani, semplicemente "una di loro" che le amava ed era ricambiata e lo sentiva. E stava bene, con la gioia dentro.
Queste che non so se chiamare percezioni o emozioni, mi danno piena consapevolezza di me stessa, delle capacità innate, delle potenzialità da sviluppare, e quindi la necessità di avere ancora tanta vita davanti. Ed è più che una speranza, è adoperarsi perché sia una certezza.
Ovvio, è tutto nella mente, ma non abbiamo più volte detto che grande è la sua forza nel bene come nel male? E se Mente e Cuore solidarizzano tra loro, non potrebbe venir fuori una grande alleanza?
Ed è così che comprendi quanto l'Amore sia tutto. Quando sei capito e capisci, non è scontato perché lo conquisti e valorizzi, e ogni gesto che fai e ricevi è assolutamente sincero.

sabato 21 ottobre 2017

PROGETTO VITA



Stasera un altro step del grande progetto che porta avanti il GAMA Oncologico, un progetto di vita per la Vita. La gioia di una festa di cui Noi tutti siamo beneficiari, Tutti... quelli che sono e purtroppo saranno.
C'è da far cadere un mito, il Cancro il cui solo pensiero fa venire i brividi e tanta tristezza, perché si pensa limitante, è visto come condanna senza appello. Non è così, almeno non sempre e compito di Chi lo ha vissuto più o meno direttamente è dimostrare che con un tumore, di certo in assenza di forte sofferenza fisica, cambia solo l'ottica della vita.
Andare su due binari, con soste obbligate, alcune più o meno lunghe, non definitive fino alla meta. Niente dura per sempre, infatti... nemmeno la cosa più spiacevole. Così fu detto a me sette anni fa perché prendessi forza e coraggio in un ideale conto alla rovescia, e servì molto se oggi ancora ne parlo.
La festa di stasera, al solito animata dal gruppo rock di uno dei Nostri oncologi, il dott. Nico Sasso sostenitore ad oltranza del GAMA, è un altro passo avanti nel progetto di vita che ogni paziente oncologico deve portare avanti. La Vita merita, non deludiamola.
E per non farci mancare niente, c'è un'altra novità per stasera. Ricordate il concorso fotografico di quest'estate, "Le Vacanze degli Amici del GAMA"? Bene... stasera c'è la premiazione, con tanto di discorso e motivazione per i vincitori.
Vi ho incuriosito abbastanza? Una diretta live non è stata possibile, però "sintonizzandovi" verso il tardi, più o meno alla solita ora... ne leggerete delle belle!
E infatti cominciamo dalla premiazione...
Il concorso fotografico, "Le Vacanze degli Amici del GAMA" nasce in uno dei pomeriggi più caldi della scorsa estate. Il motivo è intuibile. In tale stagione i contatti si diradano, molti partono per le località di villeggiatura, qualcuno resta a casa e risente maggiormente della solitudine. Allora si è pensato ancora una volta di ricorrere alla condivisione, collante di qualsiasi gruppo, ancor più per uno di auto mutuo aiuto, quindi del GAMA Oncologico.
Studiato il progetto, lanciata l'idea, l'esito... c'è da dire, ha superato le aspettative. Sui canali di comunicazione, FB e WhatsApp sono state condivise decine di fotografie, alcune davvero belle e significative. In un viaggio ideale da Nord a Sud, Tutti... anche quelli impossibilitati per un motivo o l'altro... hanno vissuto di riflesso le loro vacanze, con ricarica a pronto uso di serenità.
Ogni concorso che si rispetti ha la sua bella premiazione, quindi pure per "Le Vacanze degli Amici del GAMA" stasera ce ne sarà una. Non sarà premiata la foto più bella, quella tecnicamente perfetta, ma l'entusiasmo e la voglia di condivisione con cui si è partecipato. Andrebbero premiati un po' tutti, ovviamente non è possibile, quindi... un primo premio, qualche ex aequo per un totale di cinque premiazioni, e grande plauso per la gioia di vivere che ha caratterizzato questo primo concorso fotografico del GAMA Oncologico.
1° PREMIO - SERGIO MEOLA
Per le numerose foto delle Sue vacanze trascorse in più di una regione dell'Italia Settentrionale. Dal mare alle alte vette, passando per biblioteche e musei delle grandi città del Nord, valorizzando le bellezze naturali quanto quelle artistiche.
2° PREMIO - MONICA CARBOSIERO E ANGELO FRISOLI
Perché hanno condiviso foto di rappresentazione storica, lo spettacolo pirotecnico a simulazione dell'incendio del Castello di Termoli, riportando all'attenzione il concetto che... vacanza non è solo divertimento ma pure cultura delle tradizioni storiche e popolari.
3° PREMIO - CARMELA LONGO; PINA TUCCI
Ritrovata serenità e spensieratezza nelle foto di Carmela e Pina, ex aequo, per leggerezza di immagini e maestria nel cogliere i particolari.
4° PREMIO - EMILIA PUNZO
Ad Emilia il quarto premio per aver espresso tramite efficaci scatti, ironia e gioia di vivere nelle piccole cose.
5° PREMIO - ANNA GRAZIA DI PUMPO
Per le sue foto, metafora delle varie fasi della vita.
Ai vincitori e a tutti coloro che hanno partecipato, il più caloroso grazie da parte della grande famiglia del GAMA Oncologico.
... e poi continuando a tavola, tra buon cibo e musica rock, risate per il monologo del cabarettista Vitantonio Mazzilli, sfrenate danze e baci ed abbracci... e tutto proprio tutto a celebrare la Vita, dono prezioso ineguagliabile, per Noi che possiamo raccontare, pure faticosa conquista.

venerdì 20 ottobre 2017

PAROLE... UN COLORE A CASO... LA FRASE GIUSTA


Ma come fai a scrivere così tanto?
Non lo so...
E' la mia risposta quando non posso farne a meno, altrimenti resto in silenzio. Forse perché non lo so veramente, oppure per tener fede a ciò che mi è stato chiesto dovrei cominciare a dire e non finire mai. No, meglio di no... preferisco scrivere, tentando di essere breve e farmi capire.
Scrivo per darmi speranza, lo faccio ormai da sette anni e credo continuerò finché Dio vorrà. Se stanca dovessi fermarmi, significherebbe essere arrivata al capolinea. Niente da pensare, meditare, scoprire. Alcuna volontà. Il buio. Ma lontano è quel momento, perché cerco ancora la luce e i colori. L'Arcobaleno. Alquanto obsoleta come immagine, ma sempre efficace per far intendere quanta vitale speranza prende un animo che non si arrende, e non solo per se stesso.
Scrivo per darla, la speranza, o meglio offrire lo spiraglio da cui sbirciare, trovare una via di fuga e non piegarsi su se stessi. Così messi infatti, lo sguardo va alla nuda terra in ombra, quando invece dovrebbe essere rivolto all'azzurro del cielo sempre, siamo nati per questo.
Scrivo cercando i colori della Vita, ché ad un'attenta ricerca si trovano sempre e sono pure tanti. Nessuno con un significato preciso, e tutti alternativamente per darne uno all'esistenza. Così ad esempio, della speranza il colore potrà essere lo scontato verde, come pure il vivace rosso e il tenue rosa, amore e positività che alimentano i giorni e proiettano nel futuro, qualunque sia.
Scrivo sempre. Lunghi periodi in testi articolati che non sono racconti né saggi, ma scorci di vita vera.
Continuerò a scrivere frasi, frutto dei miei pensieri o citazioni rielaborate, per farne fiocchi colorati in un cestino di bambola o un cuore foderato a quadretti. Per un ritorno all'infanzia, quell'oasi felice dove la mente riposa e si ristora, e l'animo finalmente trova pace.

giovedì 19 ottobre 2017

IL TRULLETTO DELLA FANTASIA



Nessuno ci crederà, ma ad Alberobello non ero mai stata. L'avevo vista in cartolina sotto il sole cocente d'estate, coi mandorli in fiore, i trulli innevati, ma solo in un tiepido mercoledì d'autunno mi sarei ritrovata in quella realtà che la rappresenta in modo unico e indimenticabile. Un po' come dire dalla realtà alla fantasia.
Quasi duecento chilometri da dove vivo, ma alla fine ne è valsa la pena.
Già qualche trullo isolato sulla via subito dopo Putignano, poi un paio di "distrazioni" del tom tom, e finalmente... i trulli. Di pietra bianca, coi tetti a cono e i pinnacoli tutti diversi. Le stradine strette simili a corridoi di un'unica casa, e su nel cielo pois di fiocchi di cotone. Sembrava essere capitati sul set dell'ultimo film dei Puffi, cartoni ed esseri umani, simbiosi perfetta, armonia o magica realtà.
Da un tetto all'altro un gran pavese fatto di bucato steso ad asciugare, tra due casette un gatto in posa a farsi fotografare, e nell'aria un profumo che non si può spiegare. Odore di lavanda misto a quello di cera per pavimenti, e in effetti le "chianghe" di cui lastricate sono le vie sembrano proprio tirate a lucido, non scivolose ma brillanti. Davvero un bel paese. Tutto un trullo.
Negozi, ristoranti, bar, gelaterie, praticamente... trulli. Abbiamo fatto shopping di trulli nei trulli, sorseggiato rosolio di mandorlatte e di melone, versato da bottiglie a forma di... e non lo ripeto, perché tanto la cosa è scontata. Persino la chiesa di Sant'Antonio è in un trullo, ed è raccoglimento e bellezza insieme, situata di fronte alla villa comunale, lontana un po' dal frastuono generale...
Eh, oggi siete fortunati... giornata buona e poca gente...
Poca gente? Ma se era pieno di turisti tedeschi in tenuta standard quattro stagioni!? Già, in piena stagione sarà stato anche peggio, nonostante i prezzi tutt'altro che modici... peggio per gli "ospiti" e meglio per la gente del posto che aspetta davanti ai trulli e invita, e spera per le proprie casse un anno pieno e ricco. Standard quattro stagioni, appunto.

mercoledì 18 ottobre 2017

DALLA RABBIA ALLA STANCHEZZA IL PASSO E' LUNGO ( riflessioni e riscontro il giorno dopo)


Quando si parla di emozioni legate alla malattia è uno scatenarsi di altre, come un vento a mulinello che da terra solleva una foglia e dietro ne trascina altre vorticosamente.
Così dalla rabbia, attraverso la conveniente e mite accettazione, passando tra euforia e senso di impotenza, poi rassegnazione, si arriva infine alla stanchezza, quando la "storia" supera il tempo presupposto e quello futuro diventa sempre più un'incognita.
Dopo l'altra sera, stamane l'incontro ravvicinato con una paziente a distanza di tre anni, alle prese con una recidiva. Due interventi seri, chemio e radio, due minacce di setticemia, ed ora ancora chemio...
Sono stanca... mi ha detto, ed io invece la ricordavo così come l'avevo vista allora, coraggiosa, oserei dire euforica mentre pensava a come affrontare l'inevitabile caduta dei capelli.
Da quel giorno non l'avevo più rivista, e più volte mi ero chiesta come mai neppure di sfuggita. E oggi proprio oggi, all'indomani di un "discorso" solo in apparenza chiaro, che sempre resta nebuloso o al massimo mutevole come lo sono gli esseri umani stessi.
Sono stanca... e a quel punto mi è sorto il ragionevole dubbio... e se a me non fosse andata come fino ad ora, sarei stata stanca anch'io, avrei avuto sempre la "forza" di sorridere? O più verosimilmente arrabbiata, delusa, al massimo avrei sfidato ogni giorno la vita e pure Chi mi si presentava davanti?
Chi lo sa... forse posso solo immaginarlo, per un momento e poi allontanarlo, perché certi pensieri meglio non farli sostare troppo a lungo. Ugualmente però posso sostenere ciò che ho sempre detto, la rabbia è un sentimento che non mi appartiene né fu emozione che aprì le porte al percorso di malattia. Non è da eroi e neppure da santi, anzi... e sempre stasera qualcuno me ne ha dato conferma...
"Quando mi è stata data la notizia del tumore, sai ... io non ho provato rabbia. Mai provato rabbia. Sai che cosa ho pensato, tornando in macchina verso casa? Piangevo... ma nello stesso tempo ho pensato alla mia carissima amica Paola che era mancata qualche mese prima e che mi aveva procurato un grande dolore, che io non ero migliore di lei o di tanti altri che non ce la fanno e quindi dovevo accettare questa cosa che mi stava succedendo. Questo è stato il mio pensiero, e ancora oggi la penso così.Anche mio padre è mancato a 52 anni, quando noi avevamo ancora bisogno di lui. Allora si, ho provato rabbia, e rabbia ho provato quando ho saputo di Paola, la mia amica di infanzia che lasciava tre figlie ancora piccole. Ma quando ho saputo di me, no... non ho provato rabbia. Curioso... considerando che come hai scritto nella sintesi che mi hai mandato, è un sentimento istintivo alla notizia..."
La rabbia... più forte della paura?

martedì 17 ottobre 2017

TUTTO IL MONDO CONTRO


Secondo appuntamento col gruppo di auto mutuo aiuto, stavolta strutturato secondo le regole, seduti in circolo per poter ascoltare bene e guardarsi meglio.
Tema del giorno: la Rabbia. Emozione da imparare a gestire, incanalare in modo da ricavarne una risorsa.
La rabbia riguarda da vicino la malattia, soprattutto nel suo immediato, già al momento della diagnosi e prima del percorso vero e proprio. E' preceduta solo e per breve tempo dalla "negazione", quando il paziente rifiuta la verità e ritiene impossibile avere quella malattia.
Chissà... e se fosse? Ma no... è impossibile.
Poi viene accertata, ed è il momento della frase comune a molti. Perché proprio a me?
Manco si appartenesse ad una specie intoccabile, invulnerabile, indispensabile in tutto e a Tutti. Al di sopra di tutto e Tutti.
E' in questa fase in cui iniziano a manifestarsi emozioni forti che esplodono in ogni direzione, a partire dall'ambito familiare e poi intorno, a vasto raggio. Tutto il mondo contro.
E' che non ci si capacita che fino a poco prima la vita possa essere stata sotto controllo e facilmente gestita, come non dovesse finire mai, poi un giorno qualunque tanto simile ad altri, scoppia la "bomba", avviene un "terremoto" che cambia ordine alle cose, priorità, ottica, ed è un totale sconvolgimento prima che l'istinto di sopravvivenza ripristini la lucidità, indispensabile all'adattamento.
Vista così, la rabbia appare come emozione negativa, mentre non lo è necessariamente, tenendo conto che è presente fin dalla nascita. Ha la funzione di attivare risposte protettive, difensive e di sopravvivenza, ed appartiene all'uomo come all'animale. D'altro canto però, e possiamo constatarlo dalle varie esperienze ascoltate, è fonte di molte difficoltà e di problemi soprattutto nella sfera relazionale.
La delusione di non sentirsi accolti in un momento di particolare fragilità, la frustrazione di vedere che nonostante gli sforzi non si è più quelli di prima, procurano senso di disagio, fastidio per essere dipendenti dagli altri, una latente inadeguatezza che possono generare isolamento e carico eccessivo.
Ansia continua e ingestibile, irritabilità, paura del futuro minacciato dall'ossessione della morte come "stop" forzato a tutti i progetti, una violenza alla propria persona.
L'esasperazione della lucidità porta come conseguenza la perdita della fede come della fiducia persino negli affetti più cari, considerati completamente indifferenti ed egoisti, presi come sono dal vortice inutile delle proprie "cose".

PAGINA DI DIARIO


Voglio pubblicarla oggi, una poesia senza rime al termine di questa domenica un po' così, che ricorda qualcosa ed è insieme principio per non scordare qualcuno. Un anniversario e il termine di un percorso, un arrivederci all'eternità.
Tornavo a casa dopo aver dato l'estremo saluto alla Nostra "Principessa", e solo in quel momento ho pensato alla data odierna e in mente mi è tornato un ricordo importante. Così importante che sette anni fa dedicai una pagina intera, forse tra le più belle perchè nata direttamente dal cuore, alimentata dalle mie lacrime sincere di gioia ma anche di ovvio timore, tutto in tempo reale.
Da quelle righe un paio di mesi fa ho liberamente tratto quella che ho definito poesia, più per il contenuto denso di pathos che struttura e metrica. L'ho inviata ad un concorso letterario, non ho vinto premi e non m' importa, è bastato aver vinto, ormai si sa, lo "strapuntino di vita" che per me vale quanto la vita stessa tutta intera...
"Un anniversario. Poche parole.
Oggi, le stesse lacrime. Ma senza una causa precisa.
O forse, si. Inspiegabile.
Venerdì, 15 ottobre 2010... Stasera sono stanca, molto stanca.
Mi sento come stessi partecipando all'Olimpiade della mia vita, con tante gare da affrontare e vincere ad ogni costo.
Oggi ho vinto la prima veramente importante.
Strano, ho voglia di piangere, e piango davvero.
Concludi una gara, vinci pure, e piangi.
Piangi di gioia, stanchezza, piangi perché ricordi l'impegno e la fatica per quel traguardo.
Piangi perché sai che non potrai fermarti.
Avanti senza illudersi, senza adagiarsi perché la forza è una e va allenata, ché non perda energia e possa tradire. Giammai.
Sarà delirio il mio? Ma di deliri è fatto un percorso, deve essere così, perché le sfide si vincono anche con l'incoscienza che offusca la paura.
So pure che devo stare all'erta però, cauta, guardinga e serena.
Serenità. Mi hanno raccomandato fin dall'inizio di non perderla mai, è cura, vera cura per poter guarire.
Quel giorno avevo tanta paura perché volevo vivere, e l'avrei anche gridato .
Lo sussurrai solo. Mi fu risposto... ti aiuterò. E così è stato.
Scrivevo quella sera, e le lacrime rigavano il volto e poi cadevano sul diario dei miei giorni di malattia.
Ora rileggo e mi fa bene, lentamente riemergono frammenti che si perdono nella memoria.
Come smuovere la cenere di un fuoco spento, qualcosa brucia ancora, ma alla fine perde luce e vigore.
Perché è solo cenere".

domenica 15 ottobre 2017

QUELLI DI "COCCIO"


Non riesco a definire la mia condizione attuale, di questo momento preciso. Se sono irritata o irritabile, pignola o pedante, oppure semplicemente una persona che vede subito le soluzioni cui Altri oppongono invece problemi, cavilli ed altre astruserie varie ed eventuali.
Tutto si supera, perché ad ogni intoppo sopravvivi, puoi fare scelte giuste o meno, sarà comuque ciò che fa per Te, se per Te lo riservi, non cerchi il consenso generale e ne assumi le responsabilità.
Almeno questa è la mia condotta, e non dico sia perfetta però mi fa vivere serena.
Se mi si presenta un problema importante, prima di perderci le notti, cerco di frazionarlo, ridurlo ai minimi termini, e con la semplificazione in atto mi metto d'accordo. Pacifica convivenza step by step per continuare.
Bene, anche le mie "attività" a questo punto risentono di tale linea che trovo benefica, la metto pure a disposizione ma poi... trovo Chi rompe le uova nel paniere, ed è come avessi fatto tanta fatica per niente. Mi verrebbe proprio di dirgliene quattro, ma poi considero che non vale la pena rischiare di passare per ciò che non sono e magari avere torto, così finisco col mordermi le labbra di fronte all'eccelsa qualità di coccio di certi soggetti e faccio finta di niente o fingo di far finta di niente perché per un po' mi punzecchia la stizza e mi intristisce la delusione.
Va bene che non siamo Tutti uguali, ma sarà così difficile pensare che un gesto gentile può alleviare anche una grande sofferenza, e di contro non occorre fare proclami per far sentire la propria vicinanza alla suddetta sofferenza?
Non per Tutti è uguale, stato d'animo, condizione, malattia, ma si può essere ugualmente e in modo autentico empatici senza mettersi a confronto, paragonarsi. Basta prendere le distanze da quel che si è, ed essere per l'Altro. Annullare la propria condizione o malattia, e naturalmente anche lo stato d'animo cambierà.

sabato 14 ottobre 2017

SUPER POTERI


Stasera è stata mia figlia a darmi l'input, e inconsapevolmente anche il titolo per questi pensieri prima di andare. Giornate intense le mie, a volte non so come dividermi, mi pare di non farcela ma alla fine ce la faccio sempre. Anche "stravolta", parafrasando una simpatica vignetta di Mafalda, falsamente ribelle, piuttosto polemica e brontolona. Non sono niente di tutto questo, almeno ora, ma stravolta questo si, mi capita spesso. E come non si potrebbe, sentendo il peso di una responsabilità che magari per Altri è poca cosa? Prendo un incarico e cerco di portarlo a termine al meglio, il mio meglio. Misuro le parole quando ce le metto, non mi dilungo in discorsi inutili, colgo l'essenziale e lo trasmetto, sperando che non sorgano equivoci. Speriamo.
E intanto oggi è andata così, tutto quel che ho detto e in più una notizia da dare, di quelle che non si ama comunicare né ricevere...
Alla fine ce l'ho fatta e stasera sono pure contenta. Non ho nulla da rimproverarmi, perché sabato scorso ho fatto quello che dovevo da non so quanto tempo, però...
veramente avrei avuto qualche difficoltà anche stavolta, ma Tu non l'hai permesso, ed è stato come mi avessi chiamato e mi hai voluto presente e hai fatto in modo che la "via fosse piana". Perché arrivassi a Te. Quando ti ho avuto davanti, ho cercato di parlarti ed essere di stimolo, e quel magone che mi portavo da un bel po', si è sciolto e finalmente sono contenta.
Sai una cosa? Ci credo anche io nei segni mandati dal Cielo, come ne eri convinta Tu...
Se il Signore mi vuole ancora su questa terra, vuol dire che qui servo ancora. Ahh, 'ste quattro ossa quante ne devono vedere e fare...
E con le Tue parole, consolavi e allontanavi l'ultima meta.
Allora siamo intese!?... mi dicesti una delle tante volte che c'incotrammo là dove sai... vienimi a trovare, ché ti aspetto.
Certamente, ti risposi... e poi ho continuato a rimandare, per mancanza di tempo, dicevo ma più probabilmente perché mancava il coraggio di guardare il luccichio più intenso di due occhi che stanno per spegnersi.
Ora... è tutto passato, compresa la Tua lunga sofferenza. Quasi trent'anni che Tu hai reso come una favola possibile nella realtà. Principessa inconsapevole e tenace per speranza e fede, oltre il visibile.
La Vita continua senza di Te ma con Te, nella Mente e nel Cuore. La scelta di vivere seguendo un cammino, in quel modo unico e speciale, lascia in Chi Ti ha voluto bene più che un ricordo, una traccia nascosta sotto la sabbia.
L'hai donata perché un giorno si aprisse quella stessa strada che fu per Te. Oltre la Paura e la Morte.
Non solo Principessa ma pure eroina dai "super poteri".

E' LA PIOGGIA CHE VA



Stasera martellante passa per la mente qualcosa che so di certo essere un titolo di una canzone. Molti la ricorderanno, era di fine anni '60, la cantava un gruppo musicale, i Rockes mi pare. Ero adolescente con tanti sogni e una lunga strada davanti, perciò mi piaceva molto non solo perché era orecchiabile ma pure per il testo che parlava di azzurro e speranze...
"Ma noi che stiamo correndo
avanzeremo di più
Ma non vedete che il cielo
ogni giorno diventa più blu
È la pioggia che va, e ritorna il sereno..."
Tempo passò e anni trascorsero, e ogni tanto mi ritrovavo a canticchiarla mentre sfaccendavo, soprattutto quando qualcosa non andava come avrebbe dovuto, e nei momenti che ora definisco di "falso vuoto esistenziale", perché mi sentivo fuori luogo in tutti i sensi pur avendo fatto scelte completamente libere...
"Ma non vedete che il cielo
ogni giorno diventa più blu
È la pioggia che va, e ritorna il sereno..."
Già, perché spazzavo i pensieri frustranti per trovarci il sereno, che magari arrivava poco dopo col sorriso o la prima parola di uno dei miei figli... mam-ma. Ed era il sole per me, il senso alla mia vita. Ecco, mi dicevo... di che cosa mi lamento? La risposta è arrivata. Dovevo diventare madre, e lo sono.
Altro tempo è trascorso, ho fatto molte cose, commesso qualche errore, a volte ero contenta, tante altre no.
Poi mi sono ammalata...
"E' la pioggia che va..." , e per un attimo non c'ho visto più, perché era battente, mi accecava, mi toglieva il respiro. Mi guardavo intorno in qualche breve momento di pausa e vedevo solo persone "sane", nel senso "diverse" da me per condizione, e pensavo che proprio qualche tempo prima ero anch'io così... sana.
Ma davvero era stato così? Probabilmente "chiusa" ero prima così come in quel momento, incentrata solo su bisogni vani e senza senso, "cieca e sorda" e per niente "lucida". Quelle che consideravo persone sane forse avevano dolori grandi, e del resto anch'io all'esterno potevo apparire come una senza problemi, e invece mi era stato diagnosticato un cancro!
Ma che cosa andavo vaneggiando?
E allora mi asciugai il volto dalle lacrime confuse con la pioggia, e mi accorsi dello squarcio d'azzurro che Qualcuno mi dedicava. E ogni giorno diventò più blu mentre ritornava il sereno.

giovedì 12 ottobre 2017

DELLA VITA I TONI CONTRASTANTI



Si parte sereni, poi una dolce foschia adombra l'orizzonte, e si continua perché il buon equilibrio non fa perdere l'orientamento. Proprio così com'è nella vita di ognuno.
Il mattino di buononora, un mercoledì come tanti dei Nostri. Abbiamo deciso... ci spostiamo un po' più in là della provincia solita, stavolta si va in Molise, a Riccia (CB), paese ad una discreta altezza, dal borgo incantato e con un castello che ricorda quelli delle favole.
Ci fermiamo subito di fronte ad una Chiesa, semplice ma accanto ci si presenta un rustico scorcio antico dove i pensieri odierni trovano quiete, poi prendiamo ad inoltrarci nella parte storica fatta al solito di stradine strette pari a strisce, lastricate a ciottoli e pietruzze a cuneo. Svicolando sotto i numerosi archi, incontriamo qualche passante che lento se ne va, in questi paesi nessuno ha mai fretta, nemmeno le persone giovani come l'uomo a cui abbiamo chiesto un'informazione e ci ha fornito in realtà una "guida turistica vocale". Tante notizie ed indicazioni utili, ed un invito... qui dovete venirci quando c'è la neve! Già, e anche se siamo ancora ad ottobre l'abbiamo immaginato questo paese innevato. La perfetta ambientazione per un presepe.
Si pensa all'inverno ed ecco che notiamo una legnaia piena di tronchi fino al soffitto, e sarà realtà o suggestione ci pare addirittura avvertire nell'aria l'odore di ceppo nel camino. O forse saranno solo caldarroste, chissà...
Certo è che in questi luoghi la natura è davvero generosa, prova ne è l'abbondanza di verdura e frutta di stagione...
- Signora, questa è tutta roba nostra. Fidatevi...
Ed io mi fido, perché c'è ancora la brina sulle bietole fresche, la cicoria campestre, la piccola verza e la riccia scarola. Compro tutto dal panciuto fruttivendolo e continuiamo il Nostro giro.
Sui muri qualche edicola, dispensatrice di fede, a più di un angolo la statuetta di San Pio, circondata da piante e fiori. Un paese silenzioso ma che percepisci vivo, col profumo del bucato steso ad asciugare che si mescola agli odori di cucina, e poi per i balconi fioriti e ben tenuti. Dove c'è tranquillità e poco arriva la mano maldestra dell'uomo la natura pare riconciliarsi con lui, e animo e mente trovano ristoro.
Per Noi oggi più che mai è stato così, e in particolare ho potuto testare la mia flessibilità di pensiero, quella che dona la serenità sempre e comunque, senza timore di apparire insensibili o sentirsi in colpa.
Nuvole non mancano mai, però l'Azzurro c'è sempre se lo si vuole vedere davvero.

mercoledì 11 ottobre 2017

CATENE SENZA ANELLI


Ovvero... non è vero ma ci credo.
Sono certa che è così, altrimenti non saremmo presi di mira dalla mattina alla sera con quelle catene inutili che paiono messaggi minatori. Ricatti occulti e presagi infausti... se oserai spezzare la catena, anatema! Così che la maggior parte degli esseri pensanti che in più si definiscono buoni cristiani, per non "rischiare" veicolano le baggianate in serie. In quest'era altamente tecnologica, tra fb e WhatsApp, ne sono assicurate almeno una decina al giorno. Ipotesi dell'irrealtà trasformate in realtà da menti fantasiose e nullafacenti. Eredi ricche di sproloqui delle note "catene di Sant'Antonio" di antica memoria. Quando trovavi una busta con l'indirizzo scritto a mano in stampatello nella buca della posta, potevi essere certo al 99,99% che all'interno, ben piegato ci sarebbe stato un foglio ciclostilato con la solita tiritera. Qualche volta però il finale era edulcorato da una doppia possibilità, premio o punizione. Se non avessi spezzato la catena, nel giro di 12/24 ore avresti ricevuto una bella sorpresa, tipo... grossa somma di denaro in eredità o vincita al totocalcio, in caso contrario sarebbe capitata una grave disgrazia, quasi sempre morte certa. Seguiva un doppio elenco, degli ubbidienti felici e contenti, e dei disubbidienti morti stecchiti. Naturalmente "i più" ci cascavano, non tanto per il miraggio di diventare ricchi quanto per la paura di finire molto male, e quindi giù a copiare quella "tristezza" per 12 volte, comprare 12 buste con relativi francobolli, affrettarsi ad imbucarle, perché 12 o anche 24 ore passano in fretta, che poi non era mai ben chiaro da quando bisognava cominciare a contarle. A casa mia era la nonna materna a ritirare la posta, dopo le prime volte a missive comunque non considerate da cui eravamo usciti indenni, aveva imparato a riconoscerle a fiuto. Non le apriva nemmeno, le strappava immediatamente e sospirando concludeva... ah, povero Sant'Antonio!
Quello che dovremmo fare anche Noi, oggi... tempi moderni ed obsoleta banalità.

martedì 10 ottobre 2017

DA CUORE A CUORE... ... passando per la ragione e molto buon senso



Non desidero annoiare e nemmeno essere ripetitiva, mi reputo una "volontaria un po' sopra le righe", mi critico ma non mi condanno perché in definitiva seguo il Cuore. Però ultimamente di fronte alle numerose criticità in reparto, mi chiedo come possiamo Noi volontari, appartenenti ad un'associazione con radici in un gruppo di auto aiuto, migliorarci per dare una valida mano. E' chiaro che non è un'opera che si improvvisa, ci si deve organizzare, ognuno deve fare un lavoro di auto analisi, condividerne gli esiti e confrontarsi.
Nel pomeriggio abbiamo fatto questo, riunito i volontari già operativi e convocato alcuni aspiranti, per fare il punto della situazione. Sia ben chiaro che già tutto procede per il meglio, ma necessita continua "formazione" che è processo dinamico con aggiornamenti continui. Per questo è in preparazione un nuovo "corso per volontari", specifico per operare in ospedale. Si partirà da una breve storia dell'associazione, con riferimenti alle attività svolte anche all'esterno, e poi si passerà ai vari interventi dei "docenti", cercando di coinvolgere anche le figure professionali (medici, infermiere) con cui collaboriamo e le altre che ci supportano (psiconcologo, life coach).
Importante sarà valutare le motivazioni di ognuno, gli obiettivi individuali e generali, e le modalità della relazione d'aiuto, all'inizio solo intenzionale e perché si evolva al meglio con partenza un buon "approccio". Tanto ascolto, che si dirà empatico perché teso ad entrare in sintonia con Chi vive il momento di difficoltà, e poco"svelarsi" che porterebbe a stornare l'attenzione e decentrare l'aiuto dal soggetto.
E ancora, acquisire poche ma efficaci competenze, per poter metterle in atto con umiltà e senza voler sostituirsi a medici e psicologi.
I volontari inoltre dovranno costituire un gruppo coeso, unito negli intenti, mantenendo ciascuno la propria individualità con le peculiari caratteristiche messe al servizio della Persona in quanto tale e pure in un momento di forte fragilità. Mossi da "amore incondizionato" devono comportarsi come "animali da compagnia" che non possono fare domande, e se allontanati si ritirano aspettando un eventuale ma non certo momento migliore.
Dimenticando tutto ciò che lasciano fuori prima di entrare in corsia, diventano come sabbia passata al rastrello. Liscia, pronta a disegnarsi di impronte, segni e a volte pure larghi e profondi fossi.

lunedì 9 ottobre 2017

COMPAGNI DI STANCHEZZA


Mi trovo su questa strada, e non scelgo altre per arrivare al noto traguardo.
Mi ci sono ritrovata per caso dopo la necessità, e poi appassionata.
Non mi piace essere spettatrice della sofferenza altrui, e per questo cerco di "affiancare" per "sfiancarla" e ridurla a metà o almeno in parte. E così soffriamo di meno, Noi... Lui o Lei ed io, compagni di stanchezza, quando diventa troppo pesante il fardello, gravosi i pensieri, e fa paura immaginare il domani.
Entro in punta di piedi, senza fare troppe domande, mi è sufficiente ciò che vedo e il poco che mi dicono. Il Dolore non ha gradi né stadiazioni, come non esiste un tumore da "primo posto" per gravità od altro, sempre merita rispetto, vicinanza e aiuto. Non ho in tasca la "panacea di tutti i mali", porto me stessa e la volontà di "accompagnare" nel bene e nel male, entro quello spazio ed oltre, fuori per continuare.
Questo è il mio essere una volontaria, termine che non mi piace molto, perché pare piccarsi di una professionalità, che se pur necessaria per serietà, poco riguarda il Cuore. Comunque... io mi comporto così, ma forse perché tale sono anche nella vita di tutti i giorni, pregi e difetti compresi.
Dimentico una cosa importante, una mia strategia. All'epoca l'adottai per far venir fuori, "partorire" la nuova me stessa. Stimolare le emozioni. Imparai alla grande, e oggi sono quel che sono, e qualcuno mi affianca e poi mi ringrazia, indegnamente giacché Tutti sono capaci di emozioni...
"Beh, a volte ripenso alla mia vita. Ho studiato, facevo doposcuola, avevo tutto, non mi mancava niente apparentemente. Un giorno d'estate venne a bussarmi una notizia che nessuno vorrebbe sentire mai. Da quel giorno la mia vita cambiò. Tutto mi apparve diverso, più nitido quasi per assurdo. Ho visto la mia piccolezza, il bisogno di affetto, l'accettare con serenità alcuni limiti. La sofferenza mi ha fatto muovere il cuore verso Dio.
Molti amici non ci sono più, io ho avuto la fortuna di esserci ancora. Quando faccio la terapia a volte mi capita di stare un po' male, ma quando il giorno dopo mi riprendo, mi sento rinata, emozionata come un bambino per aver conquistato un pezzetto di salute. Tutto sembra splendere d'infinita luce intorno a me e mi sento avvolta da un amore smisurato per merito di questa esperienza di vita straordinaria. Così ho capito che non avevo tutto, mi mancava questo evento che ha dato un vero senso alla mia vita. Anche se è molto faticoso. Però chiudo gli occhi e mi piace gustare, attimo per attimo il profumo della vita che diventa infinito. Afferro tra le mani e il mio cuore qualunque cosa venga a contatto con me, perché tutto è meraviglioso. Il sole che tramonta, il cielo che diventa grigio, la sera che cala, il vento che sfiora il viso, il profumo di un bambino, la carezza di un amico... ma se ho tutto questo, di cosa posso lamentarmi? La sera appoggio la testa sul cuscino quasi ricevessi una carezza dallo stesso, e col cuore ricolmo di pace attendo l'alba per riempirmi gli occhi, la mente e l'animo ancora di tante bellezze".
L. S.
Ecco... compagni di stanchezza ... compagni di sensazioni ed emozioni.
Nulla è da scartare mai. Neppure la "malattia".

domenica 8 ottobre 2017

E MI TOCCA...


Eccome se mi tocca, e non per dovere ma perché lo sento, visto che dico di metterci il Cuore in tutto, e bugia non è. Ora che sono "dall'altra parte", così come affermano non so quanto convinti, mentre io mi ci sento dentro più di prima. Ma preciso per tranquillizzare Chi legge, sto bene, tutto a posto, Follow Up ineccepibile... è altro che mi prende e non contagia, è sentimento ed immedesimazione, è come polline di un fiore quando lo sfiori, resta attaccato alle dita.
Empatia, si chiama così, e se empatico sei non puoi non esserlo, anche se lo volessi per soffrire meno.
Dall'altra parte. E mi chiedo, ma di che cosa?... della barricata?...della frontiera? Forse solo oltre gli ostacoli di un percorso che credo aver portato a termine, sarà il tempo un giorno a stabilire l'esito definitivo di quella "gara" tanto anomala per motivazione e modalità. Perché, è chiaro... il "traguardo" è sempre lo stesso ma il modo di arrivarci può essere diverso. Ecco... io spero fortemente di arrivarci non in maniera "ovvia", come erroneamente potrebbe far intendere ciò che ho vissuto, lo 048 che manco mi tocca più.
E mentre sono di fronte ad un paio di occhi chiusi e un respiro che pesca nel profondo, penso alle persone che vedo ogni volta, anche quelle con cui non scambio una sillaba. Le guardo sfilare come anime in cerca di quiete, e dai volti percepisco l'età di ogni storia.
Quanta umanità, ferita, martoriata nel corpo e nell'animo, privata di legittime aspirazioni e naturali progetti di vita... non si può immaginare, o forse si... immaginare si può, ma credere no... se non ci si è passati.
E continuo a guardare quegli occhi che ogni tanto si aprono a cercare la luce, e noto che hanno una luce propria, lo spiraglio di speranza per ricominciare. E' vita fino all'ultimo respiro, degna di rispetto dei tempi e pause di silenzio. Cambiano i bisogni e mute sono le esigenze, lievi carezze e voci modulate su note di infinita tenerezza.
Per empatia sento tutto questo, così mi tocca e non posso tirarmi indietro, anche se non so se sono capace o meno.

sabato 7 ottobre 2017

UNA PERDITA DI TEMPO


Ogni giorno che passa e ci vede spettatori, è guadagnato... donato... conquistato. E tutto quello che da parte nostra si fa è il prezzo da pagare... modo per ricambiare... strategia per arrivare a vivere quel giorno nella sua pienezza. Mai tempo perso.
- Come va?
- Al solito, sto perdendo tempo.
- Perché?
- Semplice, perché è una perdita di tempo.
Sono sincera, l'Amico in questione è uno dei pochi che incontro quando mi sento "forte", insomma all'altezza, altrimenti solo un semplice saluto e un sorriso. E anche se mi sento una codarda, poi finisco col pensare di aver fatto bene. Che cosa potresti con Chi non porge nemmeno la mano, sceglie una "frase" e la ripete come un disco rotto, e poi guarda di sbieco con un sorriso di sfida? Nulla. Eppure a volte mi cimento ad ascoltare le Sue poche parole, ad imbastire conversazioni su argomenti vari, che ad un certo punto finiscono sul tasto dolente del tempo perso...
- Posso sedermi allora, posso perdere un po' di tempo con Te?
- Prego, è casa tua...
Beh, è già qualcosa, ho pensato ieri che tanto in vena non ero ma ero capitata lì, in quella stanza e lo avevo trovato da solo...
- Ma se per Te è una perdita di tempo, perché vieni?
Solito sorriso a labbra strette e nessuna risposta, e dopo un po' un'altra delle frasi fisse...
- Questa non è vita per me che ho tanto da fare fuori.
Non ho replicato nulla, e per grazia di Dio è entrata l'infermiera che mi ha tolto d'impaccio parlando di pazienza. Già... un paziente che si rispetti dovrebbe essere "paziente" a 360°, credo e non solo, e poi considerare anche di non essere l'unico punto su cui poggia l'Universo. Ma c'è la rabbia, la non accettazione di quel che è successo, il farsi "vittima sacrificale" per tutti i mali del mondo, e allora si che è tempo perso, tanto tempo che potrebbe essere impiegato in compagnia, aiutando e nello stesso tempo essere aiutato, ma che dire...?
L'onda non si arrenderà a scontrarsi con lo scoglio, ostinato e fermo lì anche in alto mare, potrà ogni volta lasciare tracce del suo passaggio e non riuscirà a scalfirlo. Col tempo, forse...

venerdì 6 ottobre 2017

LA BOTTEGA DEI RICORDI (ovvero... il profumo della speranza)


A Rocchetta Sant'Antonio, sulla parte più alta c'è un castello spettacolare che domina il paese e la valle sottostante. La torre merlata a forma di scafo di nave fu chiaramente costruita a scopo strategico e di controllo, il resto della struttura appartenente al XVI secolo lascia attoniti per maestosità, precisione e anche per un certo alone fiabesco. Trovarsi lì è come capitare per caso nel bel mezzo di una storia destinata a diventare leggenda, di quelle che poi condivise diventano veritiere e quindi finiscono per sostituirsi alla realtà. Personaggi fissi... il duca, il conte o chi per lui... la dama e il cavaliere... e il cavallo, si perché un cavallo in una leggenda non manca mai.
Intorno a quel castello, con quei personaggi e avvalendosi di un presunto "ius primae noctis", il simpatico proprietario del bar-cinema-teatro-discoteca, aveva imbastito una leggenda per farsi bello e corteggiare da giovane le ragazze che gli capitavano a tiro.
Arrivato sul posto con quella del momento, raccontava sempre la storia di un amore tradito e conseguente fuga su un cavallo ancora con la catena che lo legava al muro. Quando la narrazione arrivava al punto che il tradimento era stato scoperto e i rei puniti con la morte, compreso il povero cavallo, vittima innocente, la ragazza mostrava un iniziale coinvolgimento che si completava con...
- ... da allora, si dice che ogni notte si ode nei paraggi del castello e risuona nella valle un sinistro rumore di catena. La catena del cavallo in corsa.
Hai capito, il furbacchione?! Che fantasia...
Certo che ascoltare questo spaccato di vita giovanile è stato per Noi come leggere un paragrafo di quelle brochure divulgative di una pro loco. Davvero un modo originale per promuovere una località già attraente di per sé. Strade lastricate all'antica e in salita, botteghe vecchie e negozi nuovi, vasi lungo i marciapiedi dove trovano locazione piante dall'improbabile convivenza, piccoli olivi o addirittura dracena e basilico insieme, questo a profumare e dare speranza di vita all'incredibile. Come una leggenda.