venerdì 17 novembre 2017

ALLENIAMO LA CONSAPEVOLEZZA


Dopo aver trattato delle emozioni, il 4° incontro del corso di 2° livello ci ha visti impegnati nelle risposte ai quesiti di un questionario sulla "consapevolezza emotiva".
Conoscere bene se stessi, le proprie emozioni e relative reazioni è indispensabile alla formazione di Chi intende operare nel volontariato, ancor più nel campo specifico della patologia oncologica.
Quindi... sapere quali emozioni si stanno provando in un preciso momento di una particolare situazione e il perché. Rendersi conto del legame tra sentimenti provati e pensieri che si auspica siano totalmente privi di giudizio.
La consapevolezza emotiva è perciò il riconoscimento delle proprie emozioni e dei loro effetti, la conoscenza dei propri punti di forza e dei propri limiti.
Per essere volontari bisogna avere grande fiducia in se stessi, chiudere perciò con un eventuale passato di frustrazione e scarsa autostima, rivalutando il proprio valore, le capacità ed anche competenze inaspettate, come sensibilità, predisposizione all'ascolto e solidarietà.
E' infatti un rapporto profondo, di fiducia e intima sintonia, quello che si stabilisce tra volontario e paziente, soprattutto quando la malattia a volte fa sentire sospesi, tra ansie e dubbi, ad un filo, a parole mormorate sottovoce.
Il tumore non è una malattia come le altre, altrettanto gravi, e coloro che ne vengono colpiti sono di conseguenza malati diversi. Lo sconcerto che prende all'inizio, quando se ne viene a conoscenza, l'evoluzione diversa per ogni caso, la durezza delle terapie, il forte senso di precarietà fanno sì che si cerchi un rapporto che è qualcosa in più, la condivisione di ogni pensiero, timore, e quando c'è anche di gioia.
Un malato oncologico non vuole essere dimenticato, e d'altra parte si resta nei Suoi pensieri come un amico, una spalla su cui piangere, una mano da stringere per prendere forza e dimostrare gratitudine.
Perché si tratta di emozioni intense, molto forti, difficili da spiegare, impossibili da condividere in un secondo tempo, perché altre ce ne saranno ma sempre diverse, uniche, legate ad ogni singolo momento.
Vanno trasmesse allora che le si sente vivere, vibrare addosso, perché non si disperda la loro forza anche contagiosa.

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