venerdì 15 dicembre 2017

CONTO ALLA ROVESCIA


Mancano solo due settimane alla fine dell'anno e già da quindici giorni ci viene imposto velatamente di fare un bilancio. Qualcuno cede, Altri meno, soprattutto si lascia andare Chi in questi dodici mesi, ne ha viste e passate di tutti i colori, mentre raro non è che in una conversazione si infiltri il "lamentoso" di turno, scontento di tutto, a pensarci su... pure dei doni a scatola chiusa che l'anno nuovo gli prospetta.
Io ascolto e taccio. O azzardo una timida opinione. Su una cosa comunque sono d'accordo, la strana inquietudine che accompagna ogni fine dell'anno, un conto alla rovescia che si fa quasi affannoso negli ultimi trenta minuti prima della mezzanotte.
Se l'anno che sta per finire è stato buono o almeno discreto coglie l'ansia di ciò che sarà, se al contrario ci si lascia alle spalle il dolore, i momenti peggiori scorrono nella mente accelerati, messi in fuga perché non tornino più nemmeno nei ricordi, cosa impossibile... perché fosse così facile... ma semplice non è. Pure si presentano aspetti diversi e apparentemente in contrasto tra loro.
Alla scadenza del "mio anno di svolta" mi sentii fortemente turbata e nello stesso tempo sollevata da una spinta interiore...
"Non l'ho mai amata perché mi dava tristezza. Ora l'ho desiderata, eppure con malinconia la vedo passare. Chiudo oggi il bilancio di un anno della mia vita.
Un dolore profondo, un'ansia incalzante come un'onda che si frange contro il duro scoglio dell'angoscia. E poi l'ansia ancora per una cosa che non vuoi, che temi perché non la conosci e che non puoi evitare. Sfinita, non opponi più resistenza, ti abbandoni per recuperare le forze ed è un'altra prova. La superi ma ne esci dimezzata, ti ricomponi, di nuovo, lo devi fare e perché lo vuoi. Altro ti attende. La vita prospetta sempre nuove battaglie interrotte da pause che danno più gusto alla vittoria".
Questa la "cronaca emotiva" dell'ultimo giorno del 2010, da me vissuto come "traguardo", una vittoria con molte cicatrici.
Eppure una settimana prima, all'antivigilia di Natale, proprio un anno dopo che il tumore aveva fatto la sua comparsa, avevo avuto il coraggio di affrontare la lamentosa di turno...
"Ma a te piacciono queste feste?! Io le detesto, la confusione, la spesa, il sangue amaro che ti fai! Non le sopporto.
Una nostra conoscente mi ha parlato così mentre era sul punto di salire in auto, poi mi ha guardato in attesa di una risposta, magari retorica come la domanda. Ma io non me la sono sentita di confermare quello che aveva detto, perché per me ora è tutto talmente bello e gioioso che se potessi lo griderei al mondo intero dalla mattina alla sera. Così gliel'ho spiegato, raccontando tutto dall'inizio. E' quasi sbiancata, si è scusata perché non sapeva nulla, poi visibilmente commossa mi ha abbracciato, Scusami, sei molto forte e riesci a guardare tutto con gli occhi della vita, io non so... forse non sarei stata capace.
Certamente sarebbe stato lo stesso per Lei. La forza è in ciascuno di noi, forse nascosta, bisogna solo andarne alla ricerca e scoprirla. Tutto è vita, il bello e il brutto, il divertimento e la noia, il riposo e la fatica. Ha annuito con il capo stringendo le labbra ed è andata via".
Un altro "paragrafo" della cronaca emotiva di quello stesso anno, l'alternanza di stati d'animo di una coscienza in subbuglio, il tentativo di trovare finalmente la strada, di tornare a galla. E restarci per sempre.

1 commento:

  1. Non trovo la forza, forse nascosta.... come scrivi Tu. Forse medici e medicine sbagliate,ma voglio tornare a vivere, e star bene. Troverò chi mi aiuta. Buona domenica Mary cara. ♥

    RispondiElimina