venerdì 8 dicembre 2017

DAVANTI AL PRESEPE


Un paesaggio attinente alla realtà, al centro la capanna di sempre con le "figure che contano", tra pochi personaggi e molti animali, semplici creature adoranti.
Quest'anno non l'abbiamo ancora preparato, mio marito ed io, e oggi ho risentito di tale ritardo perché avevo bisogno di mettermi di fronte, fissarlo, riflettere. Perché...? Perché era necessario che respirassi aria di rinascita, e il presepe è il memoriale di una nascita che si rinnova... appunto, una rinascita.
Ha detto bene stamattina un paziente ad una Sua collega di stanza, vedendola tanto sfiduciata e abbattuta...
- Signora, avete fatto il presepe?
E alla risposta negativa, ha replicato...
- Fatelo, il presepe è gioia. E Voi ne avete bisogno.
E Lei ha abbozzato un sorriso, un po' tirato ma sincero, e poi si è ripresa raccontando il Suo presepe. Da credente mi sento di affermare convinta, Dio non è mai stanco di fare miracoli, piccoli e grandi, ed opera con ogni mezzo, per questo a LUI nulla è impossibile davvero.
Dicevo prima, che in un preciso momento di questa giornata mi è quasi mancato il respiro perché il dolore diffuso ed esagerato cui assisto pare a tratti bloccare sorrisi e parole. Ecco perché avrei voluto essere davanti ad un presepe, per impormi un "reset", rilassarmi e poi proseguire, sempre da credente convinta, con l'aiuto di Dio.
Il mio presepe sarà pronto domani, e allora come avrei potuto fare?
Ho richiamato alla mente quello preparato in reparto, che stavolta ha cambiato sede, è nel corridoio tra due porte e non più nell'ampio spazio di un tempo, perché quello era destinato alla sistemazione di altre sedie per l'attesa. C'è tanta gente che si ammala ogni giorno, purtroppo... ne siamo consapevoli ma continuiamo a soffrire come non mai. Ci sentiamo penalizzati, simili al presepe del reparto, relegati ad un ruolo di consolatori indefessi che però oltre non possono andare, come del resto è per Chiunque.
Qualcosa però io dovevo fare, per poter tornare in corsa. Così ho pregato, pregato tanto, ho affidato qualcuno al tenero Bambino, ché lo protegga ora e sempre, perché merita se non di più, e perché nella vita ha sofferto così tanto da esclamare oggi in tono rassegnato... io sono morto il giorno che sono nato.
E ciò non è possibile perché il presepe con l'intrinseca sua gioia non avrebbe senso.

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