lunedì 18 dicembre 2017

E' NATALE... NON SOFFRIRE PIU'


Davvero, ripeto e confermo, questo periodo dovrebbe essere solo di gioia. Le malattie in ferie, le preoccupazioni chiuse a chiave in un cassetto, solo sorrisi a far bella mostra di sé come vestiti nuovi nel giorno della festa. E invece pare che tutto si raccolga in tali momenti, e mentre alcuni sono in falso affanno per preparare, comprare, regalare, altri hanno l'affanno vero, autentico di Chi stenta a respirare. E si ricorda il "tempo antico" quando era un Natale normale.
E' la sintesi di questi ultimi giorni, non riesco ad incontrare molte persone nelle ore che sono in ospedale perché ascolto lunghe storie raccontate in lacrime, a volte con rabbia e sempre con dolore.
Si fa un sunto di ciò che si è vissuto, dell'anno che volge al termine... il più sofferto... si vorrebbe non ricordare i giorni, e intanto il racconto continua, e di stanza in stanza e anche nei corridoi i racconti si moltiplicano. Tessere di una vetrata a mosaico ancora senza luce.
E pensare che mi consideravo quasi l'unica "iellata" per essermi ammalata a Natale. Forse peccato di presunzione con una punta di vittimismo, ma bisogna comprendere, fa veramente male, si soffre di più quando la propria condizione stride con la realtà circostante. Le lacrime come una lente non appropriata deformano ciò che è intorno, rendono esagerato il disagio emotivo, e una volta asciugate lasciano il deserto.
Oggi ho ascoltato due storie, la prima... un percorso di vita che pare sia il proseguimento di un altro, in pratica un passaggio di testimone, episodi ricorrenti come per un codice genetico... di madre in figlia. L'altra... una storia di malattia molto sofferta per tanti motivi, dall'errore umano in campo medico alla mancanza di umanità nel percorso di cura, per finire nel non poter guardarsi allo specchio, e ridotta a nascondersi dalla curiosità morbosa della gente di paese.
Colpa dell'"ignorantità", neologismo estemporaneo venuto su per stizza e compassione. Ignoranza sarebbe termine troppo elevato e forbito nella sua esattezza, quelle persone non meritano tanto.
Così il mio andare in questi ultimi giorni che precedono la festa, procede come al termine di una gravidanza. Tanto affanno ed ansia, sperando per Tutti un futuro con meno sofferenza, e del dolore soltanto un lontano ricordo.

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