sabato 2 dicembre 2017

LE BELLE PERSONE


Con il sesto incontro si è concluso il corso di 2° livello per volontari, ospite un'infermiera professionale in pensione, caposala in uno dei reparti più difficili, Urologia.
Maria Pia Cimaroli ha riferito della Sua esperienza, non solo da operatrice sanitaria ma anche volontaria, mentre era ancora in servizio e pure dopo aver lasciato ad altri posto e ruolo.
A 19 anni, con un diploma di ragioniera e sul punto di essere assunta da un'importante azienda, decide in seguito ad un'esperienza non diretta di malattia, di cambiare strada e diventare infermiera, quindi altri sacrifici e poi finalmente il coronamento di un sogno, dedicarsi agli Altri. Al fianco di un noto urologo comincia la Sua professione, e con Lui continua per 40 anni, fino al giorno in cui entrambi lasciano l'azienda ospedaliera
Una vita perciò spesa per quella altrui, da infermiera di grande spessore ed umanità, e da volontaria di forte intuito e generosità. Preme infatti per ottenere un ambulatorio del tutto gratuito di stomaterapia, e lo ottiene, poi si dedica ai malati terminali dell'Hospice e ai loro parenti, forse ancor più bisognosi di sostegno e cure. Ma l'opera in un luogo dove è richiesta forza d'animo, equilibrio e impegno continuo di risorse è spesso a rischio, per questo Maria Pia nel momento che si sente svuotata e di non poter dare di più, si ritira e sceglie di dedicarsi ad altra forma di volontariato. Il Suo non è un dichiarare fallimento, bensì riconoscere i propri limiti, interrogarsi e poi orientare le risorse ad altro. Questa è la prima regola da osservare quando si vuole intraprendere la strada del volontariato, mai strafare e soprattutto essere sicuri di stare bene per fare star bene.
Un bravo volontario deve avere in buona dote un "surplus di energie e calore umano". Ma energie e calore umano si imparano, si acquistano al mercato... o cosa?
E poi, ancora... essere empatici e distaccati. Sembra quasi una contraddizione. Non lo è.
Non si può scegliere di fare il volontario se non ci sei portato, e non solo devi essere incline ma quasi non devi accorgerti di esserlo. Come dire... sei di fronte, accanto a Chi vive un momento difficile e resti Te stesso come se la situazione fosse diversa. Diversamente serena.
Essere accanto a Chi soffre nel modo più normale possibile. Donare il proprio tempo per Amore, facendo in modo che la sofferenza si ridimensioni progettando a breve scadenza. Poi, piccole premure e gesti di affetto oltre l'ovvia cura ed assistenza. E non sentirne il peso.
Alla base, saper "ascoltare" e tener dentro, fare proprio ciò che si ascolta. Non demoralizzarsi per eventuali rifiuti e non mollare mai, con Amore, Rispetto e perseverante continuità. Alla fine si stabiliranno delle vere relazioni di aiuto.
Fare del bene fa bene, diventa una sorta di stimolo a trovare strategie e soluzioni per vivere un tratto di percorso Insieme. Chiamiamolo... sostegno? Azzardiamo pure. Come un appoggio quando si fa fatica ad andare. Si procederà anche lentamente, ma con la confortante sensazione di essere sicuri di arrivare. Fino in fondo.
Belle Persone che non dimenticano né si fanno dimenticare.

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