sabato 2 dicembre 2017

TU ED IO PER UN GRANDE OBIETTIVO (parte terza)


Ma qual è il rapporto tra Medico di Medicina Generale e paziente oncologico?
In genere il medico di famiglia che si occupa di 1500 persone, deve aspettarsi di avere nella Sua vita lavorativa 100 assistiti con diagnosi di cancro, che rispetto alla malattia saranno così suddivisi:
- guariti con necessità di controlli periodici
- in terapia di prevenzione (ad esempio, donne con K mammario in terapia ormonale)
- con malattia attiva, in terapia
- con malattia avanzata (cure palliative)
Per i primi è molto complicato dare una definizione univoca di guarigione. In genere sono potenzialmente guariti i pazienti sopravviventi che hanno un'aspettativa di vita paragonabile a quella delle persone non colpite da tumore. Meglio parlare di lungo sopravviventi liberi da malattia piuttosto che di guariti, ovvero liberi da malattia e che non effettuano nessun trattamento da oltre 5 anni, e che quindi hanno raggiunto un'attesa di vita simile a quella delle persone non affette da tumore. Questa condizione si raggiunge per la maggior parte dei tumori dopo 10 anni dalla diagnosi.
I sopravviventi costituiscono una popolazione eterogenea con bisogni sanitari differenti in funzione dell'epoca della diagnosi, del tipo di tumore e dell'età del soggetto. Dubbi e domande non mancheranno a Chi sarà interessato ai sopravviventi o di questi farà parte. Il paziente si chiederà... sarò guarito? E il clinico... fino a quando il follow up per scongiurare recidive o riprese di malattia? E infine pure l'amministratore... nel pianificare le attività di monitoraggio e sorveglianza dove concentrare le risorse e dove ridurle?
Il Follow Up è il controllo continuo dello stato di salute del paziente oncologico, e consiste in una serie di controlli programmati al fine di seguire l'evoluzione di un processo morboso e di valutare la risposta alla terapia instaurata. Comprende visite mediche ed esami di laboratorio e strumentali con frequenza variabile. Può essere di tipo minimo ed intensivo, senza però che cambi la possibilità di esito felice o meno, e intanto oggi siamo sempre più allineati ad una medicina difensivistica, frutto comunque di una non buona qualità della relazione medico-paziente. Non sappiamo alla fine se stiamo sprecando risorse preziose e opportunità di cura, visto che attualmente si ripetono a tappeto modelli di follow up di tipo intensivo.
Per concludere si riferiscono molte criticità. Mancanza di comunicazione tra Medico di famiglia e Ospedale, mancata conoscenza o inesistenza di protocolli, coesistenza di altre patologie rilevanti, definizione imprecisa dei passaggi in cura in altri Centri di riferimento con inevitabile disorientamento, grande confusione, e preoccupante sfiducia da parte del paziente oncologico e dei Suoi familiari.
La patologia tumorale, pur nella serietà della condizione, andrebbe valutata e di conseguenza trattata seguendo il semplice schema dei "bisogni", quelli del paziente oncologico e in una visione olistica della Persona. Senza sfasature, omissioni e con estremo scrupolo e precisione.

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