lunedì 19 marzo 2018

LA "TUA ORA"


Viviamo la Nostra vita come non dovesse mai avere fine, e per giunta convinti che debba scorrere liscia, su un unico binario e alla velocità che desideriamo. Poi succede che una brecciolina o addirittura un macigno finisca tra i giorni che procedono normali, e la realtà appare come è, né brutta e neppure bella, semplicemente "svelata". E' così che arriva la "Tua ora". Alcuna paura, non vuol dire che sia la fine, è solo il momento che sei chiamato a mostrare quel che sei, ciò che vali, a mettere fuori il meglio di Te.
I miei pensieri prima di andare, stasera nascono da riflessioni sulla pagina del Vangelo ascoltata oggi, V Domenica di Quaresima. Gesù, in quanto uomo vorrebbe che fosse allontanato quel momento, ma conclude che dopo tutto è stato mandato per quell' "ora" che dovrà affrontare. Nel disegno preciso che lo riguarda c'è una finalità, e per questo dà tutto se stesso, offre la vita sulla Croce per Amore dell'umanità.
Ricordo da un'omelia un'espressione che mi colpì per la veridicità del paragone. L'Amore di una madre è pari a quello del Cristo che si sacrifica, perché entrambi donano la vita a discapito della propria. Nella quotidianità è cosa già riscontrabile, la mamma è sempre due o più passi indietro perché al figlio non manchi nulla, prega per lui, lo ama visceralmente come lo avesse ancora e per sempre in grembo. E lo protegge, in alcuni casi fino alla morte. Come fu per Gianna Beretta Molla che, incinta, rifiutò le cure per un tumore, purché la Sua piccola potesse vedere la luce. E fu la prima madre che diventò santa per essere stata mamma fino in fondo. Per aver dato il meglio di sé quando fu la Sua "ora".
Questo tempo di Quaresima, ormai quasi al termine ci impone qualche riflessione in più, anche al di fuori di un contesto prettamente cattolico, sono considerazioni che riguardano tutti o almeno quelli che tengono alla dignità dell'essere umano, che ad un certo punto fanno un bilancio e tirano le somme, e dove disavanzo c'è sanno bene che occorre darsi da fare per colmarlo. E' questione di lucida analisi di sé, nient'altro. Perché non siamo vegetali e di altra linfa vitale abbiamo bisogno.

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