sabato 17 marzo 2018

NESSUNO SI SALVA DA SOLO


A quante interpretazioni si presta un titolo come questo, una semplice frase che è espressione di scoramento e speranza insieme.
Come accade spesso, ho letto casualmente... Nessuno si salva da solo... e i pensieri hanno preso a susseguirsi, riprendendo da ciò che ho scritto ieri per il compleanno di un' "Amica", diventando poi considerazioni sul mio vissuto giornaliero.
Siamo gusci di noci divisi a metà, che ritrovano l'unione restando a galla pur in un mare di difficoltà, a patto che restino vicini, l'uno accanto all'altro. Se il primo vacilla, il secondo si affianca e lo sostiene...
E il pensiero va ai compagni, marito o moglie, ai fratelli o figli, a quelli insomma che incontro e vivono insieme ai propri cari sia pure in modo diverso la malattia. Li chiamano comunemente accompagnatori, ma sono molto di più, perché si prendono cura, traduzione letterale e dal senso più completo di "caregiver".
l ruolo di Chi sta vicino allora quale sarà...? Resta comunque un compito assai difficile.
Al di là della fatica vera e propria, che dire della responsabilità morale e poi del "fardello psicologico" che non deve rivelare mai strappi e cedimenti? E se difficile sarà per un caregiver di professione, si immagina quanto più potrà esserlo per un familiare, un compagno/a, un marito o una moglie?
Molte volte però è stato ripetuto che quando è il marito ad ammalarsi, la moglie è più paziente ed accudente. Sarà per una propensione materna che dura pure 100 anni, ma anche perché la tempra interiore femminile è davvero tosta. E' come la roccia. Si leviga ed arrotonda per le intemperie ma non si frantuma, e resta salda là dove è posta.
Poi c'è il sentimento che lega, e anche in questo caso il primato è della Donna. Se ama, ama davvero e nemmeno l'ombra di un futuro nerissimo la farà mai scappare. E poi c'è il retaggio educativo che si riscontra soprattutto in donne di altri tempi.
Stamattina per esempio, ero sul punto di andare via dal reparto quando nel corridoio semi deserto ho incontrato una signora dall'espressione annoiata e piuttosto triste, stanca. Le ho offerto qualcosa dal mio cestino. poi mi sono seduta accanto e abbiamo preso a chiacchierare. Se all'apparenza mi era sembrata restia alla conversazione, è bastato quello, mettermi al Suo fianco, perché la realtà fosse tutt'altra. Ha raccontato della malattia del marito, quanto questi fosse insofferente e a volte ingrato nei Suoi confronti, e d'altro canto però la fortuna di avere tre figli che la supportavano in ogni modo...
Vedete, signora... i miei figli sono più che presenti, nonostante Lui non sia stato un padre presente e abbia sempre scaricato tutto su di me. Eppure abbiamo fatto e stiamo facendo quel che si deve...
E quel che fu un ruolo diventa così un compito carico di responsabilità, perché in certe situazioni non si può sgarrare nemmeno per sbaglio, per non sentirsi in colpa e non avere rimorsi, per non aver fatto tutto quasi per rendere la pariglia.
Davvero non ci si salva da soli, perché anche in un percorso senza speranza, quanto vale la presenza coraggiosa di Chi resta e non si stanca.

Nessun commento:

Posta un commento